Sedici anni fa, Winona Ryder si è fatta fermare al Saks Fifth Avenue di Beverly Hills con più di 5.000 dollari di merce rubata. Durante il processo, si è scoperto che non era la prima volta che sgraffignava nei negozi. Infine, gli avvocati in causa avrebbero stabilito che l’attrice aveva da tempo comportamenti criminali compulsivi. Al tempo, era la fidanzatina dal cuore nero d’America, e guadagnava milioni di dollari l’anno.
È una storia fin troppo famigliare—il personaggio privilegiato che sviluppa tendenze antisociali e poco ammirevoli. E, se stai leggendo questo articolo e vivi in Occidente, probabilmente in qualche modo anche tu conosci persone così o sei così tu stesso. Tutti abbiamo i nostri vizi. I nostri problemi. E a tutti piace giudicare.
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Etimologicamente, il termine cleptomane viene dal greco klepto, che significa “rubare”, e si usa spesso per chi ruba anche se non ne ha bisogno. La parola stessa è causa di incertezze: è una malattia? è una giustificazione? in realtà non ne abbiamo la più pallida idea?
Comunque, le storie di persone che manifestano comportamenti compulsivi, e che alla fine si ritrovano con in tasca qualcosa che non hanno pagato, non sono poche.
Un paese che ha raccolto dati a riguardo è il Canada, che ha contato nel 2015 504.113 furti non d’auto—ovvero, l’1,4 percento della popolazione del paese si è fatta beccare a rubare qualcosa. Ho deciso di chiedere delucidazioni a un cleptomane ancora a piede libero.
VICE: Perché provi una voglia irrefrenabile di rubare?
Brandon*: Non ne ho idea, ho cominciato da piccolo. Il primo episodio che ricordo è accaduto alle elementari. Avevo rubato una carta dei Pokemon, di Charizard, a un compagno. Poi però gliel’ho rimessa di nascosto nello zaino perché mi sentivo una merda.
Quanto spesso ti succede di provare la voglia di rubare e assecondarla?
Dipende molto dalle situazioni. Da ragazzo, diciamo che ogni volta che mi veniva voglia rubavo—il 90-100 percento delle volte. Ma ora ho imparato a controllarmi. Ci sono stati periodi bui in cui ogni giorno dovevo “farmi la mia dose”, anche se poi rubavo cose di cui non avevo assolutamente bisogno. Invece oggi quasi mai agisco compulsivamente.
Hai un bel lavoro e una famiglia agiata—perché pensi di aver sviluppato questa compulsione a rubare?
Mi piacerebbe saperlo. Penso che sia davvero semplice come schema, è partita come voglia minuscola e poi è diventata enorme. Forse se mi avessero beccato sarebbe stato diverso.
Quando ci pensi, ti ritieni un cleptomane—e quindi una persona con un disturbo, o un semplice ladro?
Entrambe le cose. Ci sono stati episodi in cui avevo l’opportunità di farlo, e anche se non ne avevo voglia, la semplice opportunità mi spingeva a rubare. Questo mi fa pensare di essere cleptomane. Altre volte ho passato giorni o settimane a pianificare come rubare una cosa specifica, e su questo punto devo dare ragione a chi mi chiamerebbe criminale. Comunque, ho una coscienza e cerco sempre di non rubare dai piccoli esercizi indipendenti o alle persone, rubo solo dalle grandi catene che nemmeno se ne accorgono.
Qual è il furto più grosso che hai compiuto?
Una volta, insieme ad alcuni amici, avevamo bisogno di una pala caricatrice, e l’abbiamo rubata. Ma non una di quelle che la gente tiene in giardino, una vera, sarà costata decine di migliaia di dollari. I comandi erano tutti sottosopra, non c’erano nemmeno le chiavi.
Comunque non ci abbiamo messo molto a capire qual era la sequenza di pulsanti che faceva avviare la macchina, il problema era che non sapevamo come spegnerla. Per spegnerla c’è voluta un’ora. Abbiamo provato a mandarla in stallo contro il fianco di una collina, a sparare un getto d’acqua fortissimo contro il motore, finché uno dei miei amici è entrato nell’abitacolo e ha cominciato a schiacciare e tirare tutto quello che trovava. L’abbiamo spenta tirando indietro il pedale dell’acceleratore.
Lo considero il furto più grosso perché avevamo un sospetto su chi fosse il proprietario, e se fosse arrivato, probabilmente si sarebbe fatto giustizia da solo. E se qualcuno chiamava la polizia, saremmo finiti in carcere.
L’adrenalina vale la prospettiva della prigione?
No. Ci sono un sacco di altri modi per farti battere forte il cuore, ma io sono bravo a rubare, e sfortunatamente più lo faccio più sono bravo.
I tuoi amici lo sanno che rubi così spesso?
Certo. Quando ero più piccolo lo facevo quasi sempre solo per il brivido, quindi poi regalavo tutto. Raramente rivendevo. Mi piaceva l’adrenalina, tutto qui. A volte prendevo ordinazioni e poi rubavo le cose di cui i miei amici avevano bisogno, e che non potevano permettersi.
Qual è l’ultima cosa che hai rubato?
Una maglietta in un negozio, costava 15 dollari, e l’ho rubata lo stesso. Non so se era il cleptomane o il criminale in me a farlo, ma avevo in mano dieci altri indumenti quando sono arrivato alla cassa, e li ho pagati tutti tranne questa maglia, che sono riuscito a nascondere sotto il giubbotto che portavo sul braccio. Ho speso 200 dollari invece che 215.
Hai in programma di smettere?
Lo spero, mi piacerebbe che diventasse un dono, non una maledizione. Ci sono hacker che lavorano con le corporation, segnalano le falle nei loro sistemi di protezione. Mi piacerebbe fare lo stesso per i negozi, perché in molti casi per quelli come me è come rubare una caramella a un bambino.
Qual è la situazione più pericolosa in cui ti sei messo?
Cerco di stare lontano dalle situazioni pericolose. Per un po’ ho fatto il falsario. Ma ero minorenne, quindi non mi avrebbero comunque fatto chissà cosa.
Per lavoro a un certo punto dovevo avere a che fare con aziende importanti come la Coca Cola, la Pepsi, una rete di telecomunicazioni. Compravano da noi migliaia di dollari di prodotti ogni giorno, e a volte i loro impiegati ne approfittavano e aggiungevano all’ordine qualcosa per sé. Quindi ho deciso di approfittarne anche io. Facevo pagare un po’ di più, e poi mi tenevo la differenza. A volte andavo a casa con centinaia di dollari.
Non era tanto pericoloso, ma se mi avessero scoperto non sarebbe stato divertente per la mia reputazione lavorativa.
Pensi che essere cleptomane ti renda più incline a essere un bugiardo patologico o un sociopatico?
Questo devi chiederlo a uno psicologo. Tutto quello che so io è che spesso devo mentire, e mi fa schifo. Non mi considero un bugiardo patologico e non penso di essere un sociopatico, dato che ho una coscienza e mi interessa delle persone intorno a me e di quello che provano. Ciascuno vede le cose a modo suo—a volte mi sento Robin Hood, a volte mi sento un wannabe anarchico che però in verità è un ladro egoista e arrogante.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, non penso che mi renda più vulnerabile ad altri disturbi psicologici, penso solo che a volte non me ne frega un cazzo.
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