150 cose che spaventano le persone più intelligenti del mondo

Ogni anno, il magazine online Edge—guidato da John Brockman, l’agente letterario dei più rinomati autori di libri scientifici—chiede a personalità dal mondo della scienza, della tecnologia, della letteratura e della ricerca di dare la propria opinione su una singola domanda. Nell’edizione del 2013 il tema-quesito era “Di cosa dovremmo preoccuparci?”, formulato nell’intenzione di individuare i nuovi problemi nei rispettivi campi di esperienza.

Tra i partecipanti chiamati a rispondere c’erano ex presidenti della Royal Society, vincitori di premi Nobel, famosi autori di fantascienza, Nassem Nicholas Taleb, Brian Eno e pezzi grossi della fisica, della psicologia e della biologia. Ma la lista è lunga. Molto lunga, a comporre le 150 cose che preoccupano 151 dei maggiori cervelli al mondo. Mi sono preso la briga di passarle in rassegna tutte quante, così che non dobbiate farlo voi. Eccone una versione in stile Buzzfeed. Quella completa, intervento per intervento, si trova qui.

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Cosa tiene sveglie le menti più luminose di questo mondo?

1. La proliferazione dell’eugenetica in Cina. – Geoffrey Miller, psicologo evoluzionista

2. Gli eventi riconducibili alla teoria del Cigno Nero, e il fatto che continuamo a basarci su modelli rivelatisi scorretti. – Nassem Nicholas Taleb

3. Il fatto che saremo incapaci di distruggere i virus. – William McEwan, ricercatore di biologia molecolare

4. Il fatto che la pseudoscienza acquisti sempre più terreno. – Helena Cronin, scrittrice, filosofa

5. Il fatto che l’avanzamento tecnologico ci travolgerà. – Dan Sperber, scienziato cognitivo

6. Gli eventi apocalittici. Il crescente numero di eventi scarsamente probabili che potrebbero condurre alla totale devastazione della società umana. – Martin Rees, ex presidente della Royal Society

7. Il declino degli argomenti a carattere scientifico trattati sui media. – Barbara Strauch, science editor del New York Times


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8. Le supernove, l’eventuale collasso del sole, e i problemi che ci impediscono di intervenire in questi campi. — John Tooby, fondatore della psicologia evoluzionista

9. Il fatto che internet sta danneggiando la scrittura. – David Gelernter, scienziato informatico di Yale

10. Il fatto che le persone intelligenti—come quelle che contribuiscono a Edge—non si occuperanno di politica. – Brian Eno, musicista

11. Il fatto che ci sarà un altro disastro finanziario di dimensioni epocali – Seth Lloyd, professore al MIT

12. Il fatto che i motori di ricerca diventeranno arbitri della verità. — W. Daniel Hillis, fisico

13. La scarsità di compagni desiderabili, poiché “si cela dietro a infedeltà e brutalità umane.” – David M. Buss, professore di psicologia

14. Temo che la nostra tecnologia stia contribuendo alla fine del consenso post-bellico contro il fascismo. – David Bodanis, scrittore

15. Il fatto che continueremo a sostenere i tabù sulle parolacce. – Benhamin Bergen, professore associato di scienza cognitiva, UCS

16. La privazione dei diritti civili sui dati. – David Rowan, editor, Wired UK

17. Il fatto che le tecnologie digitali stiano svigorendo la nostra pazienza e cambiando la nostra percezione del tempo. – Nicholas G. Carr, scrittore

18. Un declino della popolazione. – Kevin Kelly, editor-at-large, Wired

19. L’esaurimento dei finanziamenti per la scienza. – Lisa Randall, fisica presso Harvard

20. “Ho paura che con l’incremento delle capacità dei computer di risolvere i problemi, la nostra capacità di distinguere tra problemi importanti e problemi irrisori vada completamente perduta.” – Evgeny Morozov, contributing editor, Foreign Policy

21. Non molto. Vado in moto senza casco. – J. Craig Venter, scienziato

22. La catarsi è una sensazione trascendentale che—puoi ripetere la domanda? – Andrian Kreye, editor, German Daily Newspaper

23. “Io ho smesso di rispondere alle domande. Mi limito a fluttuare su uno tsunami di accettazione di tutto quello che la vita mi manda davanti… e resto a bocca aperta come uno sciocco.” (risposta integrale) — Terry Gilliam

24. “Dovremmo preoccuparci della nuova era dell’Antropocene—non solo come fenomeno geologico, ma come cornice culturale.”–Jennifer Jacquet, professoressa associata di studi ambientali, NYU

25. Dell’estinzione della cultura, e del fatto che le opere di uno scrittore sconosciuto dai Caraibi non avranno mai l’attenzione che meriterebbero. –Hans Ulrich Obrist, curatore, Serptine Gallery

26. Il pericolo di un’involontaria esaltazione dell’arcata zigomatica. –Robert Sopolsky, neuroscienziato


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27. Il fatto che smetteremo di morire. – Kate Jeffery, docente di neuroscienza comportamentale

28. Il fatto che ci sia un numero incredibile di universi, e che noi siamo in grado di studiare soltanto il nostro. – Lawrence M. Krauss, fisico

29. L’aumento dell’anti-intellettualismo e la fine del progresso. “Per la prima volta nella storia, siamo di fronte a un’unica civiltà globale. Se crolla, crolliamo tutti.” – Tim O’Reilly, CEO e fondatore della O’Reilly Media

30. Dovremmo temere alcuni Stati “moderni” definiti dal crimine; Stati in cui le leggi sono promulgate da criminali e, fatto ancora peggiore, legittimate attraverso una democrazia formale e “legale”. – Eduardo Salcedo-albaran, filosofo

31. “Dovremmo preoccuparci per il fatto che gran parte della nostra scienza e della nostra tecnologia usi soltanto i cinque principali modelli di probabilità, quando ce ne sono più di quanti siano i numeri reali.”– Bart Kosko, scienziato dell’informazione

32. “È possibile che siamo effimeri puntini di consapevolezza in un deserto cosmico insensibile, unici testimoni della sua meraviglia. È anche possibile che ci troviamo in un mare universale di entità senziente, circondati da conflitti ed estasi aperti alla nostra influenza. Entrambe le possibilità dovrebbero preoccuparci.” – Timo Hannay, editore

33. Gli uomini. – Helen Fisher, antropologa

34. La social media-tizzazione della scrittura scientifica. – Michael I. Norton, professore della Harvard Business School

35. L’arroganza dell’umanità. – Jessica L. Tracy, docente di psicologia

36. Il rischio che la tecnologia possa ledere alla democrazia. – Haim Harari, fisico

37. Non temete—non ci attende una Singolarità. – Bruce Sterling, scrittore

38. La distruzione che ci assicuriamo gli uni con gli altri. – Vernor Vinge, matematico, scrittore di fantascienza e informatica

39. “L’indirizzamento dello sforzo intellettuale dall’innovazione alla distruzione, la follia della guerra ininterrotta, il fondamentalismo in crescita” possono dare vita a una nuova Epoca Oscura. – Frank Wilczek, fisico del MIT

40. Abbiamo bisogno di istituzioni e norme culturali che ci rendano migliori di quello che siamo. Credo che la più grande sfida, ora, sia crearle. – Sam Harris, neuroscienziato

41. “Mi preoccupa il fatto che non capiremo fino in fondo i fenomeni quantistici” – Lee Smolin, fisico

42. Gli americani stanno omogeneizzando ed esportando la loro visione di “mente normale” in tutto il mondo. – P. Murali Doraiswamy, professore di psichiatria

43. Il futuro dell’editoria scientifica. — Marco Iacoboni, neuroscienziato

44. Il fatto che la nuova sfera pubblica digitale non sia poi così pubblica. – Andrew Lih, professore di giornalismo

45. “Aggiungerei inoltre che in realtà dovremmo essere ‘preoccupati’ non da un solo problema, ma da tutti i problemi possibili.” – Richard Foreman, sceneggiatore e regista

46. Lo stress. – Arianna Huffington,giornalista, fondatrice dello Huffington Post

47. “Dovremmo essere preoccupati del fatto che la scienza non ci ha ancora fatto avanzare nel capire e curare il cancro.” – Xeni Jardin, Boing Boing

48. Il fatto che perderemo letteralmente contatto con il mondo fisico. – Christine Finn, archeologa


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49. “Dovremmo tutti preoccuparci del baratro che si sta aprendo tra l’uomo e la natura” – Scott Sampson, paleontologo

50. Stiamo diventando troppo connessi. – Gino Segre, professore di fisica e astronomia

51. Il fatto che ci preoccuperemo troppo. – Joseph LeDoux, neuroscienziato

52. “Quello che mi preoccupa è che siamo sempre più invischiati in sistemi non funzionali, ovvero sistemi che presentano un comportamento patologico ma che non possono correggersi.” – John Naughton, editor, Edge

53. Troppo accoppiamento. – Steven Strogatz, professore di matematica applicata, Cornell

54. Il fatto che da internet alla fine trarranno beneficio le strutture di potere esistenti e non la società nel suo complesso. – Bruce Schneier, security technologist

55. Il fatto che il quesito di Edge di quest’anno non sia un granché. – Kai Krause, sviluppatore di software

56. Il fatto che vedremo la fine della scienza fondamentale. – Mario Livio, astrofisico

57. Il paradosso del progresso materiale. – Rolf Dobelli, giornalista e scrittore

58. Il fatto che diventeremo come topi intrappolati sulla Terra. – Gregory Benford, professore di fisica e astronomia

59. Il fatto che gli uomini smetteranno di guardare le cose da vicino. – Ursula Martin, informatica

60. “Quello che mi preoccupa è il galoppante invecchiamento della popolazione mondiale, che è fenomeno impari nel mondo ma comunque diffuso.” — David Berreby, giornalista e scrittore

61. “Dovremmo preoccuparci del crescente dominio delle Quarta Cultura [pop] e di come potrebbe direttamente o indirettamente influenzarci tutti.” – Bruce Parker, professore

62. La prossima guerra tra ingegneri e druidi. – Paul Saffo, esperto di tecnologia

63. “In qualità di individuo legato alla morte del sistema solare e in ultima analisi all’entropia dell’universo, penso che la questione di cosa dovremmo preoccuparci sia, in fondo, irrilevante.” – Bruce Hood, psicologo

64. La scarsità delle risorse idriche. – Giulio Boccaletti, fisico

65. Il fatto che siamo “persi senza posa nella Modernità. Molti di noi sembrano presentire la fine di qualcosa, magari una futile assenza di significato nella nostra modernità.” — Stuart A. Kauffman, professore di biologia, fisica e astronomia

66. ” Mi preoccupa il fatto che abbiamo perso l’opportunità di dare agli adolescenti di tutto il mondo accesso all’educazione.” Sarah-Jayne Blakemore

67. La realtà aumentata. – William Poundstone, giornalista.

68. I Big data e i nuovi media saranno la fine dei fatti. — Victoria Stodden, docente di statistica

69. Il fatto che passeremo troppo tempo sui social media. — Marcel Kinsbourne, neurologo

70. Il fatto che il regno della stupidità è alle porte. – Douglas T. Kenrick, professore di psicologia

71. Il fatto che il divario tra le notizie e la comprensione si sta allargando. — Gavin Schmidt, climatologo della NASA

72. “Mi preoccupa il fatto che dobbiamo ancora discutere seriamente della presenza di schermi considerati “la nuova normalità” negli asili e negli spazi gioco. — Sherry Turkle, psicologa, MIT

73. “Il fatto che diventeremo irrazionalmente impazienti nei confronti della scienza.” — Stuart Firestein, professore che lavora più che può, dannazione

74. Il fatto che continueremo a sperare nei viaggi interstellari, dato che non diventeranno realtà. — Ed Regis, scrittore di scienza

75. Il fatto che la cooperazione internazionale sta fallendo e non sappiamo perché. — Daniel Haun

76. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Joel Gold, psichiatra

77. “Mi preoccupo sempre di più di quello che sarà delle generazioni di bambini che non hanno il dono, così intrinsecamente umano, di una lunga infanzia, protetta e sicura.” — Alison Gopnik

78. Il fatto che la biologia di sintesi vada fuori controllo. – Seirian Summer, docente di biologia comportamentale

79. La morte della matematica. –Keith Devlin, matematico

80. Il fatto che ci affideremo sempre di più alle macchine. – Susan Blackmore, psicologa

81. “Dovremmo preoccuparci dei contenitori online. Ci rendono stupidi e ostili gli uni verso gli altri.” – Larry Sanger, co-fondatore di Wikipedia

82. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Gary Klein, scienziato alla MacroCognition

83. Il fatto che gli uomini perderanno l’istinto di sopravvivenza. – Dave Winer,sviluppatore

84. Il surplus di testosterone causato dal gender gap cinese. – Robert Kurzban, psicologo

85. “Una preoccupazione che ancora non occupa il campo scientifico o culturale riguarda i diritti della privacy relativi ai dati neurali” — Melanie Swan, filosofa

86. L’Armageddon. – Timothy Taylor, archeologo

87. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, anche se il Large Hadron Collider non ha ancora portato a nuove scoperte. — Amanda Gefter, scrittrice

88. “Quello che temo è che stiamo sempre più perdendo i ponti formali e informali tra i diversi approcci intellettuali, mentali e umani nel vedere il mondo.” –AntonZeilinger, fisico

89. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Donald D. Hoffman, scienziato cognitivo

90. Il crescente divario tra l’élite della scienza e la vasta maggioranza con lacune scientifiche — Leo M. Chalupa, oftalmologo e neurobiologo

91. “Mi preoccupa la prospettiva di un’amnesia collettiva.” – Nogra Arikha, storica delle idee

92. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Brian Knutson, professore associato di psicologia

93. Il fatto che non capiamo le dinamiche della nostra cultura globale. – Kirsten Bomblies, assistente di biologia organica ed evoluzionistica

94. “Dovremmo avere paura di perdere la pulsione sessuale in quanto principio guida per la riproduzione della nostra specie.” – Tor Norretranders, scrittore di scienza

95. Il fatto che ci preoccupiamo troppo, ma solo della violenza immaginaria. – Jonathan Gottschall, professore di inglese

96. “Dovremmo preoccuparci delle conseguenze della nostra crescente conoscenza di ciò che causa le malattie, e delle sue conseguenze per la libertà degli uomini.” – Esther Dyson, filosofa nel campo delle tecnologie digitali emergenti

97. La morte naturale. – -Antony Garrett Lisi, fisico teorico

98. “Quello che mi spaventa è che il dibattito sul genere sembra polarizzato in natura vs. educazione, e che alcuni delle scienze sociali e delle discipline umanistiche sostengono che la biologia non giochi alcun ruolo in materia, mostrando di non sapere che ci sono prove scientifiche del contrario.” — Simon Baron-Cohen, psicologo

99. La scomparsa dei dotti. — Daniel L. Everett, ricercatore di linguistica

100. L’inevitabile intrusione delle forze sociopolitiche nella scienza. — Nicholas A Christakis, fisico

101. “Sono preoccupato di chi avrà un ruolo nel gioco della scienza—e chi ne resterà fuori.” – Stephon H. Alexander, fisico

102. “Il fatto che così tante persone scelgono di vivere in modi che riducono la comunione di propositi e di destino a pochi altri intorno a sé e di considerare tutto il resto come una minaccia per la propria vita e i propri valori è molto preoccupante, perché è una forma di tribalismo contemporaneo, e perché le ideologie alla base di questa visione li spingono a rifiutare una interdipendenza più complessa e multiculturale—locale, nazionale e internazionale—e a eludere la loro responsabilità nel mettere in gioco il benessere proprio e degli altri.”– Margaret Levi, politologa

103, 104. Il fatto che non saremo in grado di rendere più semplice una reale sinergia. — Stephen M. Kosslyn, Robin S. Rosenberg, psicologi, fan della sinergia

105. Le super intelligenze artificiali non controlleranno il mondo. — Andy Clark, filosofo e scienziato cognitivo

106. La geografia post-umana che si creerà quando i robot svolgeranno ogni lavoro al nostro posto – David Dalrymple, ricercatore, MIT

107. Il fatto che gli alieni mettano in pericolo l’umanità. — Seth Shostak, astronomo, SETI

108. Il fatto che il ruolo dei microrganismi nel cancro sia ignorato nelle attuali strategie di sequenziamento utilizzate dalla comunità medica. – Azra Raza, medico

109. Il fatto che i dettami sociali e morali umani soffochino il progresso tecnologico. – David Pizarro, psicologo

110. “L’illusione di sapere e comprensione che può risultare dall’avere informazioni sempre disponibili, prontamente e senza sforzo.” — Tania Lombrozo, docente di psicologia

111. Il declino dell’esperienza vitale per via delle nuove tecnologie – Adam Alter, psicologo

112. L’aumento delle sostanze illegali. – Thomas Metzinger, filosofo

113. La superstizione. – Matt Ridley, scrittore di scienza

114. Il fatto che le istituzioni trincerate nella storia ostacoleranno il progresso tecnologico. — Paul Kedrosky, esperto di tecnologia

115. Il fatto che “nel giro di una o due generazioni i bambini diventeranno adulti incapaci di distinguere la realtà dall’immaginazione.” — Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo

116. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Virginia Heffernan, corrispondente, Yahoo News

117. Dovremmo preoccuparci della saggezza necessaria a gestire il progresso, nel momento in cui impareremo a stampare tessuti umani, a coltivare cervelli sintetici, quando i robot si prenderanno cura dei nostri genitori anziani, quando lasceremo che sia internet a educare i nostri figli. – Luca De Biase, giornalista

118. Il fatto che la genomica non si riveli utile nel trattare le malattie mentali. — Terrence J. Sejnowski, neuroscienziato computazionale

119. “Quello che mi tiene sveglio la notte è il fatto che ci troviamo davanti a una crisi dei fondamenti più profondi della fisica. L’unico modo per uscirne è una profonda revisione degli stessi.” – Steve Giddings, fisico teorico

120. “L’aspetto più preoccupante della nostra società è che sospettiamo troppo poco del comportamento delle persone normali.” – Karl Sabbagh, scrittore

121. “Molti si preoccupano che non ci sia abbastanza democrazia al mondo, io mi preoccupo che non oltrepasseremo mai la democrazia.” – Dylan Evans, CEO di Projection Point

122. Non la crescita della popolazione mondiale, ma la crescita della ricchezza—la prospettiva che il mondo intero consumi risorse come gli americani e gli occidentali. – Laurence C. Smith, professore di geografia

123. Il fatto che cominceremo a trattare la tecnologia come magia. – Neil Gershenfeld, fisico, MIT

124. La crescente instabilità del genoma. – Eric J. Topol, medico, professore di genomica


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125. Il fatto che presto autorità e aziende saranno in grado di leggere nella mente delle persone. – Stanislas Dehaene, neuroscienziato

126. Il fatto che la crescita economica si fermi. – Satyajit Das, esperto di finanza

127. “Temo che la libera immaginazione sia sopravvalutata, e che ciò comporti dei rischi.” – Carlo Rovelli, fisico

128. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – James J. O’Donnell, professore di studi classici

129. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Robert Provine, neuroscienziato

130. L’assenza di un numero di robot sufficienti a svolgere tutte quelle attività di cui avremo bisogno in futuro. – Rodney A. Brooks, esperto di robotica

131. L’assenza di un Piano B per il momento in cui internet collasserà. – George Dyson, storico della scienza

132. “Dovremmo preoccuparci del fatto di non essere preoccupati.” – Max Tegmark, fisico del MIT

133. “Ci sono fatti noti e incognite note, ma ciò di cui dobbiamo preoccuparci realmente sono le incognite non note.” – Gary Marcus, scienziato cognitivo

134. Il fatto che il cervello non sia in grado di comprendere i nostri problemi più seri. – Daniel Goleman, psicologo

135. “Dovremmo preoccuparci del fatto che gli scienziati hanno smesso di cercare il discrimine tra bene e male e quali valori portino effettivamente a uno sviluppo dell’umanità, proprio nel momento in cui gli strumenti per farlo sono disponibili online.” – Michael Shermer, Skeptic magazine

136. La perdita della consapevolezza collettiva. – Douglass Rushkoff, media analyst

137. Il declino dello scienziato come eroe. – Roger Highfield, Direttore, Science Museum Group

138. Il fatto che non siamo in grado di capire cosa sia “una bella vita.” – David Christian, storico

139. Le nostre tracce lasciate online. – Juan Enriquez, scrittore

140. La regulatory capture federale. – Charles Seife, professore di giornalismo

141. “La pericolosa incapacità della società di ragionare sull’incertezza.” – Aubrey De Grey, gerontologo

142. Il fatto che il sapere sta avanzando troppo in fretta. – Nicholas Humphrey, professore, London School of Economics

143. Il “Nightmare Scenario” della fisica fondamentale. – Peter Woit, fisico matematico


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144. L’omogeneizzazione dell’esperienza umana. – Scott Atran, antropologo

145. Il fatto che saremo incapaci di capire tutto. – Clifford Pickover, scrittore su temi scientifici e matematici

146. Il fatto che ci preoccupiamo troppo. – Mary Catherine Bateson, antropologa

147. Il fatto che a causa di cambiamenti climatici, scarsità delle risorse, droni o altre ragioni impreviste, scoppi un confitto di grande portata. – Steven Pinker, psicologo

148. La stupidità. – Roger Schank, psicologo

149. Ho smesso di preoccuparmi per il problema del libero arbitrio, perché non verrà mai risolto – Howard Gardner, psicologo e professore

150. Il fatto che la scienza corra il pericolo di diventare un nemico dell’uomo. – Colin Tudge, biologo, editor presso il New Scientist

151. Il fatto che saremo incapaci di vivere senza internet. – Daniel C. Dennet, filosofo

Come sfuggire alle preoccupazioni:

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