Hashtag da evitare negli autoscatti al Memoriale dell’Olocausto

In generale potremo tutti concordare sul fatto che Instagram non è malaccio—in fondo l’importante è non esagerare. Ma di tanto in tanto può capitare che gli utenti che lo popolano non sembrino così fichi, e scorrendo tra un po’ di tag la cosa si fa molto più evidente nei selfie associati a particolari circostanze. Il campione da noi analizzato in questo caso raccoglie gli scatti al Memoriale della Shoah di Berlino, ad Auschwitz e Buchenwald. Come evidente dalle foto si tratta di turisti per lo più giovani, che a forza di far uso di #picoftheday, #instamood e #duckface devono aver dimenticato di sollevare gli occhi dallo schermo del cellulare. Può capitare, ma è inevitabile pensare che sia anche piuttosto triste.

Ho rovistato fra centinaia di profili Instagram pubblici alla ricerca dei selfie in posa di fronte al monumento. E quello che ho trovato è quanto segue:

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1) #chilly #willy

Pollice verso per questo selfie ad Auschwitz. Soprattutto quando cercando su Google “to Chilly Willy” finisci su questa pagina di Urban Dictionary.

2) #hipster

Di tutte le parole più inflazionate e fondamentalmente prive di senso, questa è sicuramente una che nemmeno nel sopracitato caso riesce a trovare una scusante.

3) #bestoftheday

Il marchio a stella della giacca aggiunge al tutto un alone di ulteriore angoscia. Non è sicuramente la cosa migliore che ti sia successa oggi.

4) #zyklonb #feelgood

Probabilmente la combinazione più cinica della raccolta.

5) #fresh #dope

Non è esattamente un servizio di moda, e in generale un piano poco convincente.

6) #fun

Per Horkheimer e Adorno, l’industria culturale come industria del divertimento è essenzialmente “apologia della società.” Quindi, in fondo, l’industria culturale di Hollywood non era così diversa da quella della morte di Auschwitz. Ecco una bella lezione di Dialettica dell’illuminismo a tutti gli utenti Instagram. 

7) #nice

#notnice

8) #swag

Come per hipster: prima di digitare una tag, chiunque dovrebbe chiedersi se una categoria come “swag” abbia in generale un qualsiasi senso. 

9) #instacaust

Secondo l’opzione di ricerca collegata a Instagram, 28 persone hanno utilizzato questa tag. Mi sembrano più che sufficienti.

10) #weeee

Oltre alle tag ci sono anche foto non troppo appropriate. E anche se il dibattito sulla particolare conformazione del Memoriale e la sua collocazione esiste da tempo, non credo che questo sia un contributo alla questione.

11) #interrailing

Questo è rivolto espressamente ai turisti. 

12) #rehabtripswaggie

Il più classico dei gesti da gita di classe per il non più classico dei commenti.

13) #crazy #germans

Già, che pazzi i tedeschi.

14) #happy #holocaustmahnmal

Riaccendi il cervello. O forse era una

citazione?

15) #yolocaust

Di 7.000 risultati, solo questo aveva come location il Memoriale. Ma non basta a togliermi dalla testa “you only live once”.

16) #perfect #country

Cosa abbiamo fatto per meritarci questa definizione?

17) #hungry #and #cold

Non capisco se è una concessione alla memoria storica, ma a questo punto preferisco non pensarci troppo.

18) #fascism #follow4follow

Se Goebbels si fosse dotato di un account Instagram, scommetto che le sue tag sarebbero state molto simili a questa. Senza follower, nessun fascismo. E quindi nessuna persecuzione.


Come potete notare, su alcune persone l’effetto dei filtri sembra valere anche in materia di senso comune. Forse da qualche parte tra le raccomandazioni ai turisti in visita a un Memoriale presto comparirà la scritta “Please Instagram responsibly.” 

Se siete interessati al tema, esiste un Tumblr che raccoglie i Selfies At Serious Places, e per chi frequenta Grindr, pare che anche lì vada di moda scegliere il Memoriale dell’Olocausto come sfondo per il proprio profilo. Paragonato a tutto ciò, il commento di Justin Bieber alla casa di Anne Frank è chiaramente una cosa da principianti.


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