Durante l’estate, un caro amico mi ha chiesto come avevo intenzione di passare il Natale. La domanda chiaramente mi ha colto di sorpresa. Gli ho detto che probabilmente sarei andata a casa dei miei e, appena pronunciata quella frase, mi è sovvenuto il perché della domanda: lui ha perso entrambi i genitori qualche anno fa.
Ogni anno deve farsi venire in mente qualcosa da fare nel periodo delle feste e, mi ha confessato, l’ansia inizia ben prima che la voce di Mariah Carey cominci a uscire da ogni radio. Quest’anno passerà il Natale a casa mia. Ma non è l’unico che è costretto ad attraversare la “stagione della gioia” con il dolore nel cuore, per alcune persone è una sfida ricorrente.
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Ho quindi cercato di capire come chi ha perso i genitori affronta il periodo delle feste. Ecco alcune storie raccontate in prima persona.
Marleen, 28
Mia madre è morta nove anni fa, mio padre il 7 novembre 2018. Sono entrambi morti di cancro nei giorni più bui dell’anno. Subito dopo la loro scomparsa, io sono entrata in modalità sopravvivenza, ma oggi sento davvero la loro mancanza.
Tutti non vedono l’ora che arrivi il Natale, io non vedo l’ora che sia passato. Nessuno ti insegna come festeggiare senza genitori. Quando c’erano, seguivamo tutta una serie di tradizioni particolari. Ci mettevamo abiti paillettati, guardavamo film brutti, bevevamo cioccolata calda e giocavamo a Risiko fino a notte fonda. Ma quando è morta la mamma, le tradizioni sono morte con lei. Abbiamo provato a crearne di nuove, ma non ci siamo mai riusciti davvero. Poi se n’è andato anche papà.
Due settimane dopo la sua morte, ho iniziato ad essere tempestata da pubblicità a tema natalizio e a sentire gli amici lamentarsi di dover andare a casa a trovare la famiglia. Continuavo a pensare: ‘Se solo ci fosse ancora mia madre a infastidirmi con i preparativi per il cenone.” I giorni appena prima di Natale sono i peggiori, perché gli amici sono tutti concentrati su se stessi, sulle famiglie e i loro mille impegni.
Quel primo Natale senza genitori mi sono sentita uno zombie. Il lutto mi ha colpita come una malattia. Sono stata a cena con degli amici, ma non riuscivo a partecipare alla conversazione. La mia testa era altrove e avevo lo stomaco chiuso. Ho provato a divertirmi, ma mi sembrava di recitare. Tutto quello che volevo era sedermi sul divano con una tazza di tè e parlare delle persone che mi mancavano così tanto.
Insomma: le feste non sono buone, per me. Non voglio parlare dei miei genitori morti mentre tutti gli altri sono felici. Mi sveglio, indosso i miei vestiti speciali e cerco di arrivare a sera senza crollare. L’anno scorso, gran parte dei miei amici non ha nemmeno toccato l’argomento. Non li biasimo: nemmeno io saprei come comportarmi. Alcune persone mi hanno scritto messaggi tipo: “Che giorno strano. Ti penso.” È una cosa molto dolce, è bello sapere che qualcuno ti pensa.
Quest’anno passerò le feste con gli amici e i suoceri. È bello, ma mi sento comunque fuori posto. Tenevo molto al Natale quando avevo la mia famiglia, ma ora il significato di questa festa è cambiato. I miei amici sono la mia famiglia, ora.
Emma, 26
A 22 anni avevo già perso entrambi i genitori. Mia madre è morta nel 2015 e mio padre nel 2016, entrambi di cancro. Ricordo che non volevo dirlo a nessuno, perché mi sembrava surreale.
Una volta festeggiavamo il Natale in modo intimo. Il giorno di Natale andavamo a trovare mia zia, per Santo Stefano mio zio. Dopo la morte dei miei, ho pensato: “Devo proprio continuare a rispettare questa tradizione?” Ma mi sembrava che glielo dovessi.
Il primo Natale senza di loro, mio zio ha organizzato un gran cenone. Tutti sembravano divertirsi ridendo, bevendo e mangiando, ma io mi sentivo completamente fuori posto e stavo malissimo. Quando mio zio ha detto che eravamo in 25, ho contato e ho detto: “No, siamo 23. 25 meno mamma e papà.” Lui ha fatto finta di non sentirmi. Credo fosse troppo doloroso.
Il mio compleanno cade appena prima di Natale. Quello è il giorno in cui mi mancano di più i miei genitori perché non posso festeggiare la mia vita con le persone che me l’hanno donata. Sento così profondamente la loro mancanza che, in confronto, il giorno di Natale non sembra così male. Poi mi mancano tantissimo le pere cotte che faceva mia madre, le passeggiate, fare l’albero insieme. Abbiamo sempre avuto lo stesso albero finto, con un’ampia collezione di decorazioni accumulate negli anni. Il fatto di usare ancora lo stesso albero mi dà conforto. In cima ci metto un piccolo uccellino—mamma li amava.
Ho passato la vigilia di Natale in solitudine una o due volte, ma di solito i miei amici mi invitano dalle loro famiglie. Si assicurano che io non stia sola. È una cosa molto carina, ma è comunque difficile affrontare il fatto che sono lì da estranea, l’unica non di famiglia.
Quest’anno, mio fratello e io andremo a cena da mia zia. Suo genero una volta ha osservato che “il Natale dev’essere molto duro per noi”. Lo abbiamo apprezzato, perché era come se riconoscesse che i nostri genitori non erano stati dimenticati e se ne sentiva ancora la mancanza. Va bene che gli altri facciano domande sui cari che hai perso. A me fa piacere parlarne; è come farli tornare in vita per un momento.
Emma, 30
Cerco di approcciarmi al Natale nel modo più positivo possibile. Mi metto un vestito con i lustrini e il rossetto, e mi concedo un sacco di vino e formaggio. Cerco di non vederlo come un periodo triste dell’anno, ma di fatto lo è, e a volte mi sento molto sola. Più di tutto mi manca la casa piena di ricordi della mia infanzia, dove i miei genitori raccontavano le storie dei Natali passati.
Avevo 22 anni quando mio padre è morto di arresto cardiaco, invece mia madre è morta suicida tre anni fa. Quando sento le persone lamentarsi dell’arrivo del Natale, penso: “Goditelo, non sai mai cosa ti aspetta.”
Il mio primo Natale senza di loro è stato molto complicato. Ero appena uscita da una relazione durata sette anni, quindi avevo perso tutto: i miei genitori, il mio ragazzo e la sua famiglia. Fortunatamente una mia vecchia amica mi ha invitata a passare il Natale dai suoi. Quando ho saputo che sua madre mi aveva preso dei regali, sono scoppiata a piangere; non mi aspettavo che qualcuno l’avrebbe più fatto. La mia amica mi ha detto: “Sei una di noi, Em.” Mi sono commossa. Mi mancava il senso di appartenenza.
Invitare una persona a cena per la vigilia, o anche solo mandare un messaggio, può fare la differenza. Ricordo di una persona che mi ha scritto: “Ehi Em, immagino che sia un periodo duro per te, ti penso.” Mi ha fatto sentire molto meglio.
Di solito passo i giorni dopo la vigilia con mio fratello e mia sorella. Quando mia madre è morta, mia sorella aveva appena saputo di essere incinta. Quindi ha passato il primo Natale senza genitori con un bambino di sei settimane. Penso che sia stata particolarmente dura per lei. Ci siamo consolate a vicenda: “Vedremo come va, cerchiamo solo di starci vicini.” Mio fratello era in pigiama, io avevo il mio vestito luccicante. Sono ancora orgogliosa di come abbiamo gestito quel Natale, noi tre da soli. Cerco di ricordarmi le mie fortune.