Attualità

Come la nuova destra sta vincendo la guerra italiana dei meme

Uno dei fenomeni più rilevanti dell’ultimo periodo sull’internet italiano è stato senza dubbio la svolta politica di Nina Moric, trasformatasi in una specie di ufficiale di collegamento tra il bomberismo e CasaPound. È successo tutto molto rapidamente: ha iniziato a condividere i post di Sesso Droga e Pastorizia e altre pagine simili, poi a prendere sempre più spesso posizione su temi politici, e da lì è arrivata a farsi fotografare con Davide Di Stefano, a partecipare a manifestazioni di CasaPound e a rilasciare interviste sul Primato Nazionale in cui parlava di “far innamorare le persone nuovamente di questa nazione.” Alla fine ha anche annunciato la sua candidatura con CasaPound alle prossime elezioni.

Ed è stato anche tramite Moric e le sue condivisioni che sulla mia bacheca si è fatto strada un fenomeno che sta diventando sempre più rilevante: parlo di un nuovo tipo di contenuti di destra, creati da pagine spesso senza esplicite connotazioni politiche e mascherati da altro o nascosti dietro uno strato più o meno spesso di ironia.

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Il precursore più illustre di questo fenomeno è senz’altro Svart Jugend—un blog ironico e nichilista, con annessa pagina Facebook da 12mila like, che parlava di temi popolari come la cultura ultras, la vita da bar e la musica pop con un’estetica in parte ripresa da quella del black metal. Credo di averlo visto per la prima volta intorno al 2011, e dato che all’epoca ascoltavo parecchio metal avevo cominciato a seguirlo. Come tanti non mi ero accorto, perlomeno non subito, che si trattava di una pagina dichiaratamente di destra. Eppure a quanto pare il suo autore avrebbe scritto diversi articoli per Ideodromo, un sito (oggi chiuso) legato a CasaPound.

È solo da qualche tempo a questa parte però che quella stessa tendenza ha assunto una nuova forma: non più solo un’estetica vaga, ma un indirizzo politico via via più preciso. Ai testi nichilisti di Svart Jugend sono subentrati i meme sugli immigrati e i video che smontano “le verità buoniste”, come quello di Luca Donadel sui “migranti” o quello di Matteo Montevecchi (un giovane consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Sant’Arcangelo di Romagna) sul 25 aprile e la resistenza. Com’è successo?

Pur con le dovute differenze stilistiche e contenutistiche, l’esempio più vistoso di questa trasformazione è Sinistra Cazzate Libertà, che al momento ha più di 100mila like. Si tratta di una pagina che ha cominciato postando meme che facevano leva sugli stereotipi contro la sinistra istituzionale e i suoi elettori—buonisti e fattoni, incapaci di argomentare o di avere un proprio pensiero politico per ingenuità, stupidità, ignoranza o per essersi fumati troppe canne. Proprio per questo, almeno all’inizio, per spirito autoironico ha attirato molte persone che facevano parte delle categorie che prendeva per il culo. Col tempo però si è trasformata: oggi questi meme sono quasi spariti, sostituiti dal altri decisamente più “espliciti”.

Anche lo spettro dei bersagli presi di mira dalla sua “satira” è diventato molto più ampio: ha cominciato ad andare contro i partiti di centrodestra, a prendersela con figure come Alfano e Berlusconi e a ironizzare sul Movimento 5 Stelle. Allo stesso tempo ha iniziato a elogiare i vari Salvini, CasaPound e Le Pen, e solo qualche settimana fa ha dato il suo appoggio esplicito alla lista di destra Azione Universitaria nelle elezioni studentesche all’Università di Roma Tre. Da un po’, inoltre, Sinistra Cazzate Libertà condivide i contenuti di molte altre pagine di destra più piccole, dai meme su Putin alle vignette di destra di Ghisberto, e a fare pubblicità a iniziative come quella di Generazione Identitaria per fermare le navi delle ONG nel Mediteranneo—a cui qualche settimana fa ha partecipato anche Laura Southern, una delle figure di spicco dell’alt-right americana.

Un’altra cosa che la pagina fa spesso è rilanciare i video di Donadel e i meme di Tommaso Longobardi (che ha una pagina da quasi 600mila fan), che si potrebbero considerare i primi esempi italiani di quel tipo ibrido di “influencer di destra” che all’estero è già una realtà, e che trova il suo esempio più importante nell’editor di Infowars Paul Joseph Watson. L’ispirazione è evidente: Donadel, ad esempio, posta contenuti provenienti da esponenti della galassia dell’alt-right americana come Jack Posobiec.

Ma non c’è solo Sinistra Cazzate Libertà. Con oltre 300mila like, Figli di Putin è probabilmente la pagina più grossa di questo filone. All’inizio pubblicava solo battute su Putin, una specie di equivalente di destra di quelle su Chuck Norris che giravano anni fa; mentre adesso si comporta come una specie di testata “alternativa,” e sta per lanciare un sito e una linea di magliette. Come hanno spiegato i gestori in un’intervista, si è trattato di una strategia consapevole per attirare sulla pagina “anche chi non pende dalle labbra del leader russo” e crearsi un pubblico il più vasto possibile, per usare poi la figura di Putin come spunto per commentare l’attualità.

L’altra figura della politica internazionale che ha ispirato pagine Facebook di questo tipo è il nuovo presidente degli Stati Uniti: Donald Trump Italian Fan Club ha circa 50mila like e fa un’operazione simile. Anche in questo caso Trump è utilizzato come semplice simbolo di una certa visione del mondo che si vuole diffondere, e la pagina si occupa più che altro di commentare l’attualità e diffondere i contenuti di testate e pagine Facebook come Oltre la linea e Sinistra Cazzate Libertà. Stavolta—viste le differenze tra i due personaggi—non ci sono meme su Putin che cavalca orsi grizzly, ma siamo lì.

Quelli appena menzionati sono solo alcuni degli esempi più significativi—c’è tutta una rete di pagine così, che in molti casi sono anche collegate tra loro e fanno girare le une i contenuti delle altre. Uno dei leitmotiv comuni che sembra attraversare tutta la loro produzione è quello dei “radical chic,” un termine che oggi è evidentemente in discesa ma che è stato l’antesignano del più diffuso “buonisti.”

Al di là della terminologia, quella che si vuole identificare è una categoria dello spirito, un tipo umano personificato da figure come Laura Boldrini, Roberto Saviano o Saverio Tommasi, viste come rappresentative del pensiero della sinistra mainstream. Secondo una definizione enciclopedica, data da una di queste pagine in un post di due anni fa, si tratta di persone che giudicano tutto “dall’alto della loro posizione sociale senza mai guardare in faccia la realtà” e si credono “intellettualmente superiori” pretendendo di avere sempre ragione e bollando come ignorante chi non la pensa come loro.

Così esistono pagine come Radical Chic boriosi che si beffano dell’ignoranza altrui (55mila like), che si definisce né di destra né di sinistra e che è dedicata solo a farsi beffe di questa categoria; oppure Saveryø Tœmmasy (12mila like, il cui url è “fascioleghismo”) che prende in giro il giornalismo semplificatorio, banale e sensazionistico di Tommasi.

Ma il vertice di questo pensiero “anti-radical chic” è probabilmente La Via Culturale (25mila like) il cui gestore, Alessandro Catto, scrive sul sito de Il Giornale e ha da poco pubblicato un libro intitolato proprio Radical Chic. Conoscere e sconfiggere il pensiero unico globalista. A livello politico, la pagina è schierata sulle classiche posizioni populiste di destra pro-Donald Trump, Lega Nord, Front National, e ultimamente ha concentrato i suoi attacchi polemici contro le ONG che salvano i migranti nel Mediterraneo, rilanciando le accuse del procuratore di Catania Zuccaro e sostenendo l’iniziativa anti-ONG di Generazione Identitaria.

Se La Via Culturale spicca tra le pagine di questo tipo è perché, anche se tratta gli stessi temi, lo fa con un livello culturale leggermente superiore. Catto posta frasi di Gramsci, e invece dei video di Donadel mette quelli di Carmelo Bene. Un’altra caratteristica peculiare della pagina è il suo immaginario e la sua estetica, che riprende iconografie del socialismo novecentesco—a partire dall’immagine di copertina: il dipinto Il quarto stato di Pellizza da Volpedo. Il risultato è un mischione di suggestioni estetiche del socialismo reale, affermazioni di destra e citazioni estrapolate e rimaneggiate, similmente a quanto fa Diego Fusaro.

Del resto, l’estetizzazione della sinistra radicale o il suo utilizzo ironico per veicolare messaggi di destra non è un’esclusiva de La Via Culturale: la pagina Con i maestri vinceremo, ad esempio, fa un’operazione simile. Come immagine del profilo ha una foto di Che Guevara virata con il Rainbow filter, come copertina un’immagine che affianca ai volti di Marx, Engels, Lenin e Stalin quello di Tia Sangermano—il ragazzo del “minchia bordello” agli scontri No Expo del primo maggio 2015. I contenuti invece affiancano all’ironia messaggi serissimi in favore della segregazione razziale o celebrazioni per nulla ironiche dell’anniversario della morte di Mussolini e del compleanno di Hitler.

C’è poi tutto un sottobosco di pagine più piccole e settoriali che se la prendono con categorie specifiche. Un esempio è Femminismo VS Resto del Mondo (circa 5mila like), pagina maschilista e antifemminista, con un’ironia spiccia e post che vanno dal sessismo al bodyshaming, senza farsi ovviamente mancare temi più classici come l’omofobia e le teorie del complotto su Soros.

Altre pagine come Propaganda Molesta (109mila like) meritano invece una citazione per il tentativo di portare sul Facebook italiano tutte le caratteristiche dell’alt-right americana, a partire dal Pepe messo nella foto profilo—un esperimento che, per ora, non sembra essere riuscito piuttosto bene. Così come merita una citazione Per il ritorno dell’Impero Romano – Renovatio Imperii (27mila like) che dietro una facciata di divulgazione storica/nostalgia semi-ironica per l’impero romano esprime una visione reazionaria, che viene esplicitata nei post e nei meme che commentano l’attualità.

A completare il quadro ci sono le pagine che fanno solo meme, e spesso anche piuttosto bene. Terzo Degrado (quasi 150mila like), ad esempio, sembra abbastanza al passo con la produzione degli Stati Uniti. I’m a bit autistic but I can draw political memes (20mila like) è un altro esempio: a prima vista può sembrare una meme page come un’altra ma, nonostante i tentativi di far satira su tutto per mostrarsi imparziale, osservando meglio si nota come ciò che pubblica abbia una direzione politica ben precisa.

In ogni caso, e al di là delle diversità, ciò che le accomuna davvero è il modo in cui comunicano. Secondo Whitney Phillips, autrice di The Ambivalent Internet, per avere successo “i meme devono essere astratti, slegati dalle esperienze specifiche così che più persone possibile possano rispecchiarcisi e diffonderli. L’ideologia di destra è semplicemente più facile da memificare,” perché gioca su un’ironia poco complessa, facilmente accessibile alla maggioranza degli utenti. E per comprendere l’ironia sottostante a questi meme c’è bisogno che che nella mente di chi legge ci sia già la concezione del mondo su cui essa si basa.

Tute queste pagine, insomma, dimostrano l’emergere di nuove modalità per far circolare idee politiche, modi che potrebbero essere più efficaci di quelli tradizionali, e che per ora sono monopolizzati da una sola parte. Forse in futuro sarà possibile ribaltarli, ma per ora ci mettono di fronte a un fenomeno non da poco: la nascita di una controcultura reazionaria, che si smarca efficacemente—almeno in termini comunicativi—dalla tradizione dell’estrema destra post-fascista.

In questo senso—come ha detto espressamente Mike Cernovich, uno dei nomi più importanti dell’alt-right americana—si sta costruendo “un’alternativa alla narrazione dominante.” Ed è una narrazione meno compromessa rispetto a quella delle teste rasate e dei saluti romani, e per questo infinitamente più seducente. Ma alla base di entrambe c’è la stessa cosa: i pregiudizi latenti e interiorizzati di cui la nostra società non si è ancora liberata.

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