Cibo

Nei grandi ristoranti, alle donne continuano a rifilare menu senza prezzi

menu-cortesia

Mentre leggevo il menu, mi sono accorta che non c’erano i prezzi delle portate. Il collega che mi stava seduto accanto ha detto: “Guarda, sul mio ci sono. A te hanno dato un altro menu perché sei una donna”.

Qualche mese fa sono uscita a cena con un ragazzo. Era il nostro secondo appuntamento. Al momento di pagare il conto ci siamo alzati in piedi, ci siamo avvicinati alla cassa, io ho tirato fuori il bancomat e ho pagato. Una serie di gesti dalla logica apparentemente consequenziale – ma che, già mentre li compivo, sapevo non essere affatto scontati.

Videos by VICE

Il ragazzo ha protestato, con un misto di perplessità e dispiacere, però non si è buttato in mezzo tra me e il bancone né mi ha strappato la carta di mano, rispettando la mia volontà di pagare. Volontà che, in effetti, non sapevo esattamente da dove mi venisse fuori. Non mi ero mai impuntata per pagare in nessun altro appuntamento, prima, ma la dinamica che si era da subito instaurata tra me e lui – una dinamica di grande apertura e comunicazione su ogni tema, anche i più spigolosi, senza giochetti e schermaglie da flirt – mi aveva reso spontaneo il gesto.

A distanza di diversi mesi, andare al ristorante fuori rimane una delle attività preferite mie e di quel ragazzo, a pari merito con l’addormentarci sul divano guardando Netflix. Nel primo caso la cena la paga lui il 90% delle volte, nel secondo caso la pizza d’asporto la pago io il 90% delle volte. Perché? Perché lui è un po’ più grande di me, guadagna più di me, non ha una partita IVA e una casa da ristrutturare come me. Ne abbiamo parlato molto tranquillamente: gli fa piacere contribuire in misura maggiore a un’attività che piace a entrambi. Il gesto di “offrire” tra noi non è un’azione di default, settata dai rispettivi ruoli uomo-donna, ma un modo di prendersi cura, di pensare all’altro, che io donna ho lo stesso diritto di lui uomo di fare.

Semplice? Banale? Non proprio. O almeno non per tutti. La scorsa settimana settimana mi sono imbattuta in questo post sulla pagina Facebook di Edizioni Tlon.

Qualche giorno fa ero in un ristorante a Milano con i colleghi di Edizioni Tlon e, mentre leggevo il menu, mi sono accorta che non c’erano i prezzi delle portate. Il collega che mi stava seduto accanto ha detto: “Guarda, sul mio ci sono. A te hanno dato un altro menu perché sei una donna”. Ho sgranato gli occhi. “Alcuni ristoranti lo fanno, danno per scontato che la donna non paghi e le danno il menu senza prezzi in modo che possa scegliere cosa ordinare senza leggere quanto costa”. Lo fanno per eleganza, per cavalleria. Abbiamo voluto fotografare i menu perché non sembrasse una leggenda metropolitana. Italia, anno 2019. Maura

Credo che il punto sia proprio quello: non il ristoratore che possiede il menu, ma il cameriere che lo dà di default alla donna

Il post ha scatenato centinaia di commenti. Ci sono le donne che la definiscono una pratica degradante e sostengono che, se capitasse a loro, si alzerebbero da tavola e se ne andrebbero; gli uomini che lo difendono come ‘gesto carino’; e molti commentatori ambosessi che fanno notare come il menu si chiami di cortesia, e non per le donne, perché dovrebbe essere dato all’ospite, non necessariamente alla donna, della tavolata.

Credo che il punto sia proprio quello: non il ristoratore che possiede il menu, ma il cameriere che lo dà di default alla donna. Offrire – una cena, un bicchiere di vino, un caffè – è un gesto, in contesto sentimentale, professionale o amicale che sia, che può risultare gradito, così come può risultare gradito il non far sapere all’ospite il prezzo esatto che si sta pagando. Io sinceramente preferisco un amico che mi tiene all’oscuro del prezzo piuttosto che un amico che mi chiede indietro l’euro del caffè.

Ho pensato di chiedere a tre maître i loro due centesimi sulla questione del menu di cortesia. Piero Pompili è il maître de Al Cambio, a Bologna, ristorante di cucina tradizionale e atmosfera sobria ed elegante. Entrambe gli hanno valso il secondo posto nel programma 4 Ristoranti, in cui a colpire il pubblico, oltre alla tagliatelle con il ragù al coltello, è stato Piero, la sua ironia caustica e la sua eleganza così dissonante rispetto all’immagine ‘classica’ dell’oste bolognese. La sua opinione sui menu di cortesia è piuttosto netta: “Sono contrario ai menù senza prezzi. Viviamo in un’epoca dove le donne occupano posizioni di rilievo importanti, sia livello sociale che politico, e trovo ridicolo che una persona come Angela Merkel o Hilary Clinton non debba sapere quanto costa un secondo piatto. Ma senza voler estremizzare su figure femminili così importanti, basti pensare che i menù senza prezzi solitamente vengono offerti in una fascia di ristorazione medio-alta, frequentata da donne che non battono ciglio per acquistare un paio di scarpe Jimmy Choo o una Birkin di Hermes. Quanto mai potranno restare sconvolte di una pietanza venduta al prezzo di 80€?”.

Al momento della prenotazione chiediamo sempre chi prenota: a volte, tipo un 5% dei casi, è una donna. In quel caso il menu senza prezzi lo diamo a lei.

Di tutt’altra opinione Matteo Zappile, maître de Il Pagliaccio, due stelle Michelin a Roma: “La questione dei menu di cortesia ci fa interrogare ogni 3 mesi. Poi decidiamo sempre di tenerlo: la politica, lo stile, del nostro ristorante, è quello di fungere da casa, e quindi mai mettere a disagio il cliente. Al momento della prenotazione chiediamo sempre chi prenota: a volte, tipo un 5% dei casi, è una donna. In quel caso il menu senza prezzi lo diamo a lei. In un ristorante come il nostro si fa lo studio tavolo per tavolo, ognuno è una storia a sé. La profilazione del cliente comincia al momento della prenotazione e prosegue quando si siedono: sono due amici? È una coppia business? Una coppia e basta? Bisogna abbandonare gli schemi classici di prenotazione, capire – ed eventualmente ricordare, annotandoli – nazionalità, gusti, tavolo preferito… Poi certo, ogni tanto ci capita di sbagliare e servire il menu senza prezzi alla donna che vuole pagare. Ma capita pochissimo.” Non resisto a chiedergli se, quando esce a cena con una donna, paga lui o no. “La parità è sacrosanta, ma io sono un uomo del Sud e per me un po’ di galanteria deve rimanere. Non mi è mai accaduto di uscire a cena con una donna e non pagare.”

“Il mondo del vino è maschile e maschilista. La vogliamo smettere di dire che esiste un palato femminile? Io bevo whisky e non ho in carta nessun Gewürztraminer”

Infine ho chiesto l’opinione a una donna. E non è stato facile trovarla: le donne maître in Italia sono pochissime. Il perché, dice Ramona Ragaini, maître e sommelier del ristorante Andreina a Loreto, che guida insieme al marito – chef Errico Recanati, è da imputare in parte al maschilismo ancora latente nel settore, in parte alla tipologia del lavoro: “È un mestiere molto maschile per gli orari. Io ho avuto parecchi aiuti, ma essere una madre e lavorare nella ristorazione è frustrante, ti sembra di non riuscire a fare bene né l’una né l’altra cosa. Almeno in una società come la nostra, dove il peso della famiglia ricade soprattutto sulle spalle della donna.” E i pregiudizi nel settore non aiutano: “All’inizio, quando ho iniziato a fare questo mestiere, c’era tantissima diffidenza, specialmente per il mio ruolo da sommelier, perché il mondo del vino è maschile e maschilista. La vogliamo smettere di dire che esiste un palato femminile? Io bevo whisky e non ho in carta nessun Gewürztraminer, che definiscono il vino femminile per eccellenza Pensa che quando vado a cena fuori con mio marito consegnano di default a lui la carta dei vini”.

Io personalmente non mi sono mai imbattuta in un menu di cortesia. Ma mi sono imbattuta, quello sì, in camerieri (quasi tutti in effetti) che chiedevano all’uomo che cosa bevevamo, che consegnavano all’uomo la carta dei vini, che facevano assaggiare all’uomo il vino. Quando non frequento il mondo della ristorazione – di qualsiasi fascia – non per lavoro, ma per puro piacere, lo annuso nell’aria quel “sei donna e quindi”. Sei donna e quindi bevi, e sai bere, meno; sei donna e quindi non puoi pagarti una cena da sola; sei donna e quindi, anche se puoi pagartela da sola la cena, te la pagherà l’uomo. Perché è gentilezza, dai, cosa te la prendi, non si può essere gentiluomini? Ah, queste femministe che fanno morire il romanticismo.

Non è difficile immaginare cosa pensi Ramona dei menu di cortesia: “Non li do più. Mi mette in difficoltà. Non è questione di femminismo, è questione di essere corretti. Però li conserviamo al ristorante, perché invece è molto carino quando è l’ospitante in persona a chiederli – non solo in cene romantiche, anche di lavoro! E a volte è la donna a domandarli per l’uomo. E a pagare il conto.

Segui Giorgia anche su Instagram.

Segui MUNCHIES su Facebook e Instagram .

Vuoi restare sempre aggiornato sulle cose più belle pubblicate da MUNCHIES e gli altri canali? Iscriviti alla nostra newsletter settimanali.