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Come si guadagna su Twitch (e perché è un lavoro vero)

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Sono in diretta streaming per ore al giorno—quasi tutti i giorni—trasmettendo sulla piattaforma Twitch di Amazon, e alternano contenuti mentre il pubblico interagisce con loro tramite una chat testuale e contribuisce a costruirne i tormentoni. Sono le professioniste e i professionisti del live streaming, e ormai i videogiochi sono solo una parte della loro offerta.

Le personalità di Twitch sono “come noi,” ragazze e ragazzi spesso giovanissimi che lavorano da uno studio casalingo o direttamente dalla loro camera. Ci sembrano quasi nostri amici, e ci danno l’impressione che anche noi, con una videocamera e un paio di cuffie con microfono, potremmo lanciarci nel mondo dello streaming. Nel 2020, anche a causa della pandemia, le ore di diretta guardate su Twitch sono cresciute dell’83 percento—raggiungendo i 17 miliardi—e l’utenza italiana sarebbe arrivata a 4 milioni di persone al mese.

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E allora, come funziona Twitch? E come guadagna chi ci lavora sopra?

COME FUNZIONA TWITCH

“Fare streaming oggi è diventato più o meno alla portata di tutte le persone,” racconta a Motherboard Roberto “iBob” Lucentini, streamer e co-fondatore di Arkadia Media Agency che gestisce più di 50 figure tra Twitch e YouTube.

“Si inizia scaricando un software di streaming, impostando la diretta e andando in streaming su Twitch,” continua Lucentini. “Se va bene, in poco tempo (bastano uno o due mesi), si diventa affiliati.” L’affiliazione è il momento in cui si può iniziare a monetizzare il proprio canale, cioè a guadagnarci;  per ottenerla basta avere 50 follower e aver fatto—negli ultimi 30 giorni—500 minuti di diretta in almeno sette diversi giorni e con una media di almeno tre spettatori. Requisiti molto bassi. Il passo successivo all’affiliazione è la partnership. La differenza dal punto di vista della monetizzazione non è notevole, ma la partnership dà accesso a server migliori e offre maggiore visibilità.

Chi conquista l’affiliazione ha però a volte solo l’illusione di star finalmente guadagnando con lo streaming. Questo perché i pagamenti da parte di Twitch si ricevono solo al raggiungimento di 100 dollari di saldo e—soprattutto oggi, in un momento di saturazione della piattaforma—già raggiungere questa somma è un obiettivo difficile. “Twitch non ha ancora un algoritmo funzionante che permetta di scoprire nuovi streamer, e quindi è difficilissimo crescere,”  nota Lucentini. “Quelli che ci riescono sono quelli che hanno un buon progetto, quelli che hanno un’idea particolare e soprattutto che sanno spingerla tramite altri social che offrono più visibilità.”

DIVENTARE STREAMER SU TWITCH DURANTE LA PANDEMIA

La streamer Barbara Marrocco—quasi 19 anni, 87mila follower su Twitch e 56mila su Instagram conquistati in meno di un anno—sembra uno di questi casi. Ha iniziato perché “era la prima quarantena, era aprile, e di tempo libero ce n’era,” come racconta a Motherboard durante una videochiamata su Skype in compagnia di un rappresentante della sua agenzia, eVox. Marrocco crede che il suo successo derivi sia dal sostegno di altri streamer che l’hanno invitata nelle loro dirette sia da quella che i suoi fan definiscono “semplicità.” “Sono semplicemente io che parlo delle mie esperienze,” dice Marrocco. “È piaciuto che ci fosse qualcuno senza un personaggio.”

Twitch viene ancora spesso ricollegato al solo videogioco, ma la sua prima categoria per numero di spettatori e numero di ore guardate è ora “Quattro chiacchiere,” su cui si concentra appunto Marrocco. Un contenitore per tutto quello che è parlato, dalle confessioni private alla chiacchierate con la chat, dai commenti in tempo reale sui programmi televisivi al talk show politico. Su Twitch oggi ci sono celebrità e canali di musica, di cucina e di arte. Dal 2020 c’è per esempio anche Christian “Bobo” Vieri con BoboTV, in cui parla di calcio (e non solo) in compagnia di Daniele Adani, Nicola Ventola e Antonio Cassano, portandosi dietro un pubblico più vecchio di quello che potremmo immaginarci frequentare Twitch.

“Io sono partita come la ragazza che andava in live così, senza contenuti. È una cosa che mi è stata anche spesso criticata,” racconta Marrocco. “Magari vedo in chat una domanda, e da là parto con un discorso. Ultimamente ho portato un format che si chiama The Voice of Twitch, in cui do la possibilità di esibirsi a cantanti emergenti.”

COME SI GUADAGNA SU TWITCH? ADS, ABBONAMENTI E DONAZIONI

Come spiega Lucentini, i canali vengono monetizzati su Twitch attraverso pubblicità, Bits e abbonamenti. Un’altra fonte di incassi—soprattutto per i volti più noti—sono le collaborazioni con aziende e marchi per contenuti sponsorizzati, veri e propri “consigli per gli acquisti” infilati più o meno esplicitamente nelle dirette. Le pubblicità di Twitch sono invece classici intermezzi pubblicitari con contenuti decisi dall’algoritmo della piattaforma, mentre i Bits sono una moneta virtuale che il pubblico può acquistare e “donare” attraverso la chat. Per chi fa streaming, un Bit donato corrisponde a un centesimo di euro, e altre donazioni avvengono con strumenti esterni a Twitch.

Gli abbonamenti, mensili, non servono per guardare Twitch, perché il servizio è gratuito. Gli abbonamenti permettono però di supportare economicamente i canali, ricevendo in cambio dei vantaggi come la rimozione della pubblicità, emoticon (dei disegni da usare in chat) esclusive e contenuti aggiuntivi pensati su misura. L’esempio che pone Lucentini è quello di un canale di cucina che dia accesso agli abbonati a un canale Telegram privato in cui vengono consigliati vini e ristoranti. Gli abbonamenti possono essere anche regalati ad altre persone e sono divisi in quattro categorie differenti: ci sono abbonamenti da 4,99, 9,99 e 24,99 euro, poi ci sono gli abbonamenti gratuiti. E gli abbonamenti gratuiti sono la vera forza di Twitch.

GLI ABBONAMENTI GRATUITI SU TWITCH PER GLI ABBONATI AMAZON PRIME

“Basta avere un account di Amazon Prime e collegarlo a Twitch e ogni mese ci si può abbonare gratuitamente a un canale Twitch,” mi dice Lucentini. “Ci si abbona senza spendere un centesimo, ma il canale riceve un pagamento come se avessimo pagato un abbonamento da 4,99 euro. E il 60-70 percento degli abbonamenti a un canale Twitch sono abbonamenti gratuiti.” Chi fa streaming ottiene solitamente il 50 percento degli incassi provenienti dagli abbonamenti da 4,99 euro (gli abbonamenti più costosi danno percentuali maggiori, ma sono poco usati). Facciamo allora un po’ di conti: abbiamo detto che un abbonamento gratuito dà al canale quanto gli darebbe un abbonamento di 4,99 euro, quindi il 50 percento di 4,99 euro, quindi 2,49 euro. Questo vuol dire che un abbonamento annuale ad Amazon Prime da 36 euro garantisce dodici abbonamenti gratuiti che, se pagati, varrebbero 59,88 euro. E se questi abbonamenti gratuiti vengono usati tutti, Amazon per 36 euro di abbonamento ad Amazon Prime distribuisce ai canali a cui ci siamo abbonati 29,88 euro all’anno. A questo punto… perché Amazon dà via tanto denaro?

Prima di tutto, perché l’abbonamento Prime e le sue funzioni tengono il pubblico sulle piattaforme di Amazon, lo fidelizzano: secondo dati del 2019, negli USA la spesa media su Amazon per chi ha Amazon Prime era di 1400 dollari all’anno, contro i 600 dollari di chi non ha l’abbonamento. Poi, come mi dice Lucentini, “questi abbonamenti gratuiti sono il motivo per cui Twitch detiene il 70 percento del mercato del live streaming. Le persone scelgono Twitch per fare streaming per due motivi: perché offre i servizi migliori dal punto di vista tecnologico, e per la monetizzazione, perché grazie ad Amazon Prime è la piattaforma con la monetizzazione migliore.” Chiunque (o quasi) ha un abbonamento ad Amazon Prime—almeno uno in famiglia—e chi possiede una fanbase può quindi usare Twitch per monetizzare l’abbonamento Prime dei propri fan.

IL LAVORO SU TWITCH È LAVORO

Per chi ce la fa a emergere, Twitch può diventare un vero lavoro. Chi fa streaming su Twitch, racconta Lucentini, lavora sulla piattaforma anche per sei-otto ore al giorno, soprattutto se porta dirette di videogiochi. Alla fine, non è una vita molto diversa da chi sta otto ore al giorno davanti al computer del suo ufficio. Chi invece porta contenuti un po’ più strutturati fa magari una-tre ore di diretta quotidiane, perché c’è anche tutta una parte di preparazione che avviene dietro le quinte. Marrocco ha impiegato circa due settimane per organizzare il suo The Voice of Twitch, per cui ha ricevuto più di 600 richieste di partecipazione.

Purtroppo, lo Stato italiano non si è ancora adeguato a queste nuove professioni. Chi fa live streaming non ha ancora per esempio un suo codice ATECO, quei codici che in sostanza definiscono quale sia la sua attività economica. Interrogata dalla trasmissione Report di Rai 3 (in una puntata a cui ho partecipato anch’io), l’Agenzia delle Entrate ha affermato che chi fa streaming dovrebbe usare il codice ATECO relativo ad “attività di produzione cinematografica.” Si tratta evidentemente di una forzatura.

“Avevo una mezza idea di finire nel mondo dello spettacolo e si è andata più a concretizzare con Twitch,” conclude Marrocco. “In questo momento voglio fare l’università dopo il liceo, sono all’ultimo anno e voglio tenermi varie strade aperte. Non nego che mi interessi, mi piacerebbe lavorare nel mondo del web, ma è una strada molto insicura ed è sempre meglio avere dei piani di fuga.”