Música

Duke Montana e Sick Luke: due generazioni di rap italiano

sick luke duke montana

Questa doppia intervista risale al 2016, quando Sick Luke era ancora agli esordi. La ripostiamo oggi in onore della festa del papà, e per celebrare il duo padre-figlio più forte del rap italiano.

Duke Montana è un veterano dell’hardcore rap romano. Per presentarlo nel migliore dei modi, basti dire che non esiste voce a lui dedicata nella Wikipedia italiana—per sapere qualcosa su quest’uomo, quindi, o ci rivolgiamo alla versione inglese del portale oppure saltiamo qualche passaggio e lo intervistiamo, magari assieme a suo figlio Sick Luke, giovane beatmaker che conosciamo per aver prodotto, tra le altre cose, Dark Polo Gang ed Emis Killa.

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Noisey: A che età avete iniziato a fare musica?
Sick: Tredici, quattordici anni…
Duke: Sì, più o meno a quell’età Luke mi ha detto: “Papà vorrei provà a fà le basi, a comprare una tastiera per fare musica.” Allora mi sono emozionato, perché non gli avevo mai detto di seguire i miei passi, non l’avevo mai forzato. Ero molto fiero, ha fatto tutto di testa sua.
Sick: Prima di comprare una tastiera già le facevo di nascosto col pc di mio padre… Ho iniziato con una demo di Fruity Loops, pensa! Dopo che mi chiudevo da un po’ di tempo a fare musica fino alle sei di mattina mi sono detto: vabbè, è ora di fare sul serio.
Duke: Però gli ho detto che la prima base avrebbe dovuto darla a me! Il nostro primo pezzo assieme è stato “Making Moves” su Grind Muzik I. Poi ha continuato a fare musica e l’ho preso anche per gli altri volumi di Grind Muzik e alla fine per il mio disco ufficiale, Stay Gold. Ero contentissimo.

Duke, tu sei un veterano. Il tuo primo gruppo rap risale ai primi ’90, i Power MC’s, con Julie P e Ice One. Poi c’è stato Atlantis Land coi Flaminio Maphia.
Duke:
Sì. Ascolto rap da quando avevo 8 anni, il primo testo l’ho scritto intorno agli undici, ai dodici. Il primo vinile l’ho inciso a quattordici. Ho conosciuto Ice One quando ero appena tornato da Los Angeles, nel 1990 circa. Allora quattro persone ascoltavano hip-hop, mica come adesso… abitavo ad Ostia, stavo camminando su Via delle Baleniere, e vidi uno con delle buste che camminava dondolando in un modo riconoscibilissimo. Poi era vestito largo, e ai tempi i rapper li riconoscevi così. Allora l’ho approcciato e gli ho detto: “ma a te piace l’hip hop?” E lui mi fa “come no, ho fatto anche cose con Afrika Bambaataa. Mi chiamo Ice One”. Bambaata, capirai, per me era una leggenda… La prima serata l’abbiamo fatta in un posto che si chiama Il Castello, vicino al Vaticano. Stavano con Bambaata, e io me lo so’ ritrovato là davanti. Il godfather of rap. Ci siamo messi a parlare e poi ci è venuta fuori questa idea dei Power Mc’s.

Luke, hai mai ascoltato i vecchi dischi di tuo padre?
Sick: Come no. Da piccolo sentivo i dischi di mio padre mentre giocavo alla Playstation, soprattutto Atlantis Land, papà toccava temi molto seri e quelli più espliciti mi colpivano, ovviamente! Conosco ancora tutte le canzoni a memoria perché le cantavi sempre a casa, quando stavi a scriverle… ti ricordi?
Duke: Certo, come no. Mio figlio dice così perché, come sai tu che sei di Roma, la mia musica è molto esplicita, vera, cruda. Magari i suoi amici gli dicevano “canta le canzoni di tuo padre”, a undici anni, e non è che Luke poteva ripetere “Vaffanculo, pezzo di merda” e così via, capito?

Pensa che mio padre mi dice sempre che il rap non gli piace perché la musica “è sempre uguale”! È davvero bello che voi invece siate così uniti anche musicalmente.
Duke: Ti capisco, perché mia madre era uguale. Mio padre però si fomentava sentendo le parolacce. Eazy-E però gli piaceva, diceva che era uno vero. Io e Luke siamo un po’ come Ice Cube e il figlio, col figlio che ha seguito le orme del padre che rappava già da un sacco di tempo. Se li vedi insieme, sembrano fratelli. Poi, una cosa bellissima, ultimamente mentre stavamo in studio, Luke ha acceso il computer e mi ha detto: “ti devo fare ascoltare una cosa” e io pensavo fosse una base, perché Luke me le fa sempre sentire. Invece era una sua strofa rappata! Mio figlio adesso è un producer on the mic! È anche molto bravo, ha queste tecniche nuove che neanche io riesco a fare. Anche le melodie e i ritornelli, davvero belli. Sono molto fiero di lui.

“Da piccolo sentivo i dischi di mio padre mentre giocavo alla Playstation” – Sick Luke

Danno, in un’intervista di parecchio tempo fa, dice che secondo lui non bisognerebbe ascoltare solo rap. Che ne pensate?
Duke:
Prima di tutto Danno è un amico e un artista che rispetto molto. Sono d’accordo, io ascolto un po’ tutto. Soprattutto funk, soul, reggae… Invece non amo il metal, il reggaeton, la dubstep, e la techno.
Sick: La musica elettronica, insomma.
Duke: Sì, però ad esempio sto in fissa con la trap.
Sick: Io ascolto tutto, davvero. Tanto alla fine la musica de oggi è tutta mischiata. È da una vita che ascolto musica elettronica e produttori elettronici che adesso stanno sui dischi dei rapper che ascolto. In “No Good For Me“, del 2011, ho campionato i Prodigy. Basta che il pezzo mi piaccia musicalmente e non guardo troppo il genere.

Oltre al rap americano, ascoltate anche rap italiano, magari quello vecchia scuola?
Duke:
Io ho sempre ascoltato il rap americano.
Sick: Anche io, a dire la verità. Considera che sono nato nel ’94 a Londra ma sono cresciuto in America, ascoltando rap americano. Ascoltavo Ice Cube e Busta Rhymes, ad esempio… E un po’ tutto quello che metteva mio padre, qualsiasi disco passasse per casa. Da piccolo mi ascoltavo rap come se fosse musica italiana leggera. A quei tempi in Italia s’ascoltava Ligabue, Vasco, e io ascoltavo rap. Col fatto che sono cresciuto in America, capisco quello che c’è dietro al rapper americano. Di rap italiano contemporaneo ascolto la gente con cui collaboro.
Duke: Magari ti ascoltavi gli Eiffel 65. Dipende da quanti anni hai adesso, no? Io ascoltavo gruppi tipo NWA, A Tribe Called Quest, Public Enemy, Kool G Rap, Onyx, Das Fx. Non ti basta un’intervista fratè… Un’altra cosa bella del rap odierno è che è tornato quello spirito party di una volta… È un’attitudine che mi piace molto.

È un peccato che molti rapper della cosiddetta vecchia scuola perdano più tempo a scrivere cazzate su Facebook piuttosto che a fare musica, non credi?
Duke:
Sì, certo. Quando una cosa va forte, si porta appresso invidia e gelosia. Invece di dire “cazzo, questi portano avanti un movimento” gli si sputa merda addosso. Invece no, dovrebbero dire “a ognuno il suo”.

Lo so io, Luke, qual è il tuo rapper italiano preferito: Frankie Hi-NRG! Dato che lo hai dissato!
Duke: Ha! Frankie era un mio fan che mi ha anche fatto delle foto durante un concerto coi Power Mc’s. E non è che mi abbia fatto un torto grosso, chiariamoci, non è che mi abbia fatto qualcosa di male. I diss fanno parte dell’hip hop, non c’è niente di male. Un giorno mi ha detto che aveva una mia foto appesa in camera. Capito? Però io non porto rancore. Anzi, lo saluto: ciao Frankie!

“Magari i suoi amici gli dicevano ‘canta le canzoni di tuo padre’, a undici anni, e non è che Luke poteva ripetere “Vaffanculo, pezzo di merda” e così via, capito?” – Duke Montana

Che poi Frankie non era neanche male, no? La Morte dei Miracoli era un bel disco.
Duke: “
Quelli che Benpensano” era un bel pezzo! Sinigallia è un mio grande amico. Lo conosco dai tempi di Power Mc’s, a Frankie fece un ritornello stupendo.
Sick: “Quelli che Benpensano” era un gran bel pezzo, vero.

Sick, che dici dei rapper italiani di adesso? Ti piacciono quelli con cui tuo padre ha collaborato in Stay Gold? Fibra, Club Dogo, Emis Killa…
Sick:
Sì, sì, sono giù con loro. Marra, pure. Tutti questi che hanno i beat che spaccano e che stanno al passo coi tempi. Mio padre, ovviamente, coi miei beat suona più nuovo, diciamo, come la roba americana. Suona un po’ come i Dark Polo su beat freschi. Magari prima era tutto campionato invece, adesso è raro che lo faccia… Per “Neve a Settembre” della Dark avevo campionato una cosa all’inizio del pezzo.

Raccontami qualcosa di questi tre artisti che hanno collaborato a Stay Gold.
Duke: Mentre ero sotto la doccia ho sentito in radio una canzone di Fabri Fibra che cita le mie barre in “Gates of Hell“. Mi piaceva questa cosa, ma non lo conoscevo personalmente. Alla fine siamo riusciti a metterci in contatto e lui mi ha detto che stava in fissa con la roba mia, c’aveva street mentality, rappava i testi miei e del Seppia al telefono. Da lì è nata la collaborazione.

Guè secondo me, di quelli sopra ai trenta, è il più bravo del rap italiano. fa la sua cosa e non gliene frega un cazzo, non ha la mente chiusa. Anche Jake è un ottimo rapper. Emis lo conoscevo da prima che esplodesse a livello nazionale, ci beccavamo spesso nel backstage dei miei concerti a Milano. Grande rispetto come amico e come artista vero.

Ditemi qualcosa in più sul processo creativo che sta dietro alle vostre collaborazioni.
Duke:
A un genio si dà sempre carta bianca. Luke produce un sacco di basi, è molto prolifico e praticamente tutto quello che fa mi piace.
Sick: Al mese farò una trentina di beat. E di tracce una ventina… Ho anche parecchi clienti.
Duke: Al Sick Studio, dove nasce la magia! Il Sick Studio Studio di Garbatella, ci vengono giovani rapper da tutta Italia. Addirittura dalla Svizzera e dall’America.

Su cosa state lavorando, adesso? Soprattutto tu, Duke, è da un po’ che non ti si sente, dacci qualche notizia per aumentare l’hype.
Sick: Io sto facendo un sacco di cose. Oltre a lavorare con mio padre produco anche Dark Polo Gang, BPR squad, poi Blocco Recordz e sto facendo delle cose per Carosello Records, la mia etichetta. Adesso usciranno, oltre a Crack Musica che abbiamo finito, anche i dischi di Pyrex e Wayne. Anche il disco di mio padre è prodotto interamente da me, e in alcuni pezzi rappiamo insieme! Usciranno sicuramente dei video, più avanti.
Duke: Sto preparando un sacco di cose. Grind Muzik 4 è quasi pronto e anche il disco ufficiale sta per uscire. Abbiamo già girato il primo video. Uscirà prima l’album e poi il mixtape. Ora ti dico in anteprima assoluta come si chiamerà il disco. Sei pronto? Ma sei pronto davvero? Il disco si chiamerà R.A.W., che sta per Real Always Wins. Fratè, è speciale. Oltre ad essere una citazione ad Eddie Murphy e Big Daddy Kane…
Sick: … vuol dire anche guerra al contrario, war.
Duke: bravissimo Lu! Guerra, guerra contro i fake!

Chi pensi che siano, oggi, i “falsi”? Adesso che le carte in tavola sono mischiate e che ragionare con la dicotomia underground/mainstream, per la verità già fuorviante qualche anno fa, è proprio impossibile?
Duke:
La maggior parte della gente in Italia non sa cos’è il rap. Pensa che un mio fan qualche giorno fa mi ha mandato, tramite Facebook, un disegno creato da lui in cui stringo la testa decapitata di Moreno in una mano! I ragazzini dicono che Moreno è un fake perché secondo loro chi è vero viene dalla strada, veste largo e manda a fanculo la polizia.

Moreno però ha detto in un’intervista che sua madre si è arrabbiata perché il figlio dice le parolacce nelle canzoni. E allora anche questo potrebbe voler dire essere vero. Anche se io personalmente non lo ascolto, almeno lui parla della sua realtà e non fa finta di essere un disagiato come tanti che invece nascondono la loro vita agiata. La gente attacca le major e poi scrive che Illmatic è il miglior album nella storia del rap. Illmatic è stato spinto dalla Sony, la stessa casa che ha spinto me! Tutti possono essere veri a prescindere da età, religione, rango sociale. L’importante è che uno rappi della propria realtà. Ricordatevi che anche Raekwon dei Wu Tang Clan ha fatto un featuring con Justin Bieber.

Matteo è esperto di Dark Polo, vestiti da donna e ritorni di fiamma.

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