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In tutto questo, ci sono ancora trumpiani convinti che l’Italia abbia truccato le elezioni Usa

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Se c’è una cosa che Donald Trump non può sopportare—anche dopo averla infine riconosciuta oggi, dopo l’assalto al Congresso—quella è la sconfitta. È anche per questo che, ancora prima delle presidenziali di novembre, da mesi martella ossessivamente su presunti brogli. Perché, per l’appunto, lui non può perdere: sono gli altri che imbrogliano.

Come hanno stabilito le autorità Usa e i tribunali, le ultime elezioni sono state regolarissime e Joe Biden sarà il prossimo presidente. Ma nella realtà parallela di Trump e dei suoi sostenitori, alimentata da una serie infinita di teorie del complotto una più fantasiosa dell’altra, non è andata così: i democratici avrebbero rubato la Casa Bianca facendo sparire milioni di voti e intervenendo illegalmente sullo scrutinio.

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Proprio ieri, mentre il Partito Democratico vinceva gli ultimi due seggi vacanti al Senato in Georgia e i seguaci di Trump assaltavano il Congresso, diversi influencer trumpiani davano alla luce l’ultima di una lunga serie: quella secondo cui l’Italia avrebbe avuto un ruolo determinante in questa gigantesca ‘frode’. Sì, l’Italia. Su Twitter, dove hanno scritto cripticamente che “tutte le strade portano a Roma,” l’hashtag #ItalyDidIt è subito entrato nelle tendenze in Italia e altrove.

Secondo questa teoria, il nostro governo avrebbe sabotato la democrazia americana per installare ai suoi vertici un candidato fantoccio—il tutto nel bel mezzo di una pandemia.

Proviamo a riassumere brevemente questo complottone, che a tratti è più contorto di un romanzo di Pynchon: tutto parte da un ex generale 83enne dell’aviazione statunitense, Thomas McInerney, già commentatore di Fox News.

In un’intervista a una radio ultraconservatrice all’inizio dello scorso dicembre, il militare in pensione ha raccontato un clamoroso retroscena: a novembre, a Francoforte (in Germania), ci sarebbero stati scontri armati tra forze speciali dell’esercito Usa e agenti della Cia per fermare l’attacco informatico ad un server della Dominion Voting System, azienda canadese che produce i software utilizzati per il conteggio delle schede in 28 stati.

La Dominion è da tempo al centro di svariate teorie del complotto, spinte soprattutto da seguaci di QAnon. La notte delle elezioni la società avrebbe interrotto il conteggio negli stati chiave, togliendo così voti a Trump che in quel momento era in vantaggio. Il motivo è presto detto: Dominion ha legami con la Fondazione Clinton, Barack Obama e ovviamente l’immancabile George Soros.

È a questo punto che entra in gioco l’Italia. Secondo Brad Johnson—un sedicente ex agente della Cia riciclatosi come complottista pro-Trump—i dati hackerati da Francoforte sarebbero stati trasmessi all’ambasciata americana a Roma, che ha completato l’opera “regalando” i voti necessari a Biden.

Bradley sostiene che l’hackeraggio sia stato portato a termine dall’azienda Leonardo (ex Finmeccanica), che avrebbe messo a disposizione un suo satellite per dirottare i dati. Essendo poi Leonardo controllata al 30 percento dal governo italiano, anch’esso—in senso esteso, includendo il governo Renzi—è logicamente coinvolto nel “golpe elettorale.”

Insomma, per ricapitolare: secondo la teoria del complotto ci sarebbero stati dei brogli alle ultime presidenziali USA; ci sarebbe un attacco hacker segreto ad un’azienda che conteggia le schede; questo attacco sarebbe stato portato a termine da Giuseppe Conte, da Matteo Renzi e anche dal generale Claudio Graziano (lo stesso immortalato qualche anno fa a stringere la mano di un manichino).

Naturalmente non c’è un briciolo di verità in tutta questa storia. È un qualcosa di completamente inventato, e pure un sintomo piuttosto palese della totale negazione della realtà in cui sono piombati i trumpiani (anche quelli italiani). Ancora oggi Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, ha rilanciato la teoria dell’interferenza italiana sul proprio profilo Twitter.

Del resto, se ti convinci che un politico che a malapena arriva al 3 percento in Italia possa addirittura rovesciare il risultato elettorale della prima potenza mondiale, be’, che dire? E infatti abbiamo visto com’è andata a finire.

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