Questo sabato Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno riempito piazza San Giovanni a Roma, in una delle prime grosse mobilitazioni contro il nuovo governo giallorosso dopo il fallito tentativo di Salvini di ottenere i “pieni poteri” dallo stabilimento del Papeete.
Secondo il leader leghista, in piazza erano presenti ben 200mila persone—un numero falso, visto che secondo la polizia erano circa 70mila—e nessun “estremista,” figuriamoci: solo e semplicemente “italiani orgogliosi di essere italiani.”
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Peccato che nemmeno questo fosse vero. Appena sono entrato in piazza, e neanche a farlo apposta, ho scorto una bella celtica tatuata sul braccio di una persona; e al di là delle timide polemiche della vigilia i fascisti di CasaPound c’erano eccome, insieme a magliette con slogan moderati come “Squadristi e combattenti uniti con la fede nell’Italia,” e pure una bandiera della Repubblica Sociale Italiana.
Nemmeno il tono di alcuni interventi è stato così conciliante e moderato. Il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, elencando tutti i crimini degli immigrati in regione, ha tuonato che “oggi è il tempo della repressione con fermezza.” Quello del Veneto, Luca Zaia, ha affermato che bisogna “togliere il galateo alle forze dell’ordine e consegnare il manganello” (come se nel paese della Diaz non fosse già usato abbastanza).
Naturalmente, gli interventi più attesi e applauditi sono stati quelli di Giorgia Meloni e Matteo Salvini; mentre Silvio Berlusconi è apparso piuttosto imbolsito e scarico, e almeno dove stavo io è stato fischiato più e più volte.
La prima comunque ha detto che l’attuale esecutivo è il “più a sinistra” nella storia della Repubblica, e che in quanto tale vuole tassare tutto e tutti, togliere “l’identità cristiana” a lei ed altri, difendere l’assassino di Pamela Mastropietro (alla quale era dedicato un cartello con la scritta “restiamo umani”), e far entrare gli immigrati perché a libro paga di “burattinai internazionali” (cioè Soros, o al limite Kalergi) intenzionati a sostituire etnicamente il vecchio continente. La soluzione, ha gridato, è quella di sempre: “Dio, patria e famiglia.”
Il secondo, invece, ha iniziato con un attacco alla magistratura e una difesa degli agenti penitenziari arrestati a Torino qualche giorno fa per aver torturato alcuni detenuti, denunciando anche che la “sinistra” ha le mani “sporche di sangue” perché fa partire i migranti. Ha poi proseguito con il solito repertorio: l’Europa “pagata da Soros”; Bibbiano e #ParlateciDiBibbiano; lotta alla droga sul modello Duterte (quindi con “armi in strada”), gli elogi a Orban, le citazioni di Oriana Fallaci, e così via.
“Se non ti piace il crocifisso, non ti piace il presepe e non ti piace San Giovanni,” ha intimato, “torna a casa tua.” E alla fine ha garantito che “non prendiamo ordini da Berlino e Parigi,” promettendo di “riportare l’Italia dove ce l’hanno lasciata i nostri nonni.”
Quello fatto da Meloni e Salvini, insomma, è il ritratto molto cupo di un paese sull’orlo del collasso: invaso da masse di “stupratori” e “terroristi” inviate da ricchi ebrei, in preda ad una criminalità indotta che la polizia non ha i mezzi per combattere, e con dei nuovi Stalin al governo—nonostante fino a un mese e mezzo fa fossero allegramente insieme a loro.
E stando lì in mezzo, ad ogni boato e applauso della folla alle frasi più assurde e violente, mi è tornato in mente l’incipit del saggio Alt-America scritto nel 2017 dal giornalista americano David Neiwert (da poco uscito in Italia per minimum fax).
Quella che lui definisce Alt-America è un “universo alternativo che assomiglia molto al nostro, ma allo stesso tempo è completamente diverso. […] Non è l’America in cui viviamo. In quest’altra America, le supposizioni prendono il posto dei fatti, e le teorie del complotto diventano realtà concrete. I suoi cittadini vivono con noi nel nostro universo, ma la loro percezione di quell’universo li colloca in un altro mondo che è difficilmente riconoscibile da quelli che ne stanno fuori.”
La stessa cosa sta succedendo anche da noi. E per un pomeriggio piazza San Giovanni è stato il portale dimensionale che ci ha trascinati nell’Italia parallela immaginata da una destra italiana sempre più estrema e paranoica, in cui è emerso “uno spazio mentale al di là dei fatti e della logica”: lo spazio di Alt-Italia, per l’appunto.