Tutte le fotografie sono di Melania Andronic.
I 126 sono il collettivo italiano più completo del momento. Si tratta di una squadra d’assalto che punta a prendersi tutte le porzioni sonore della nostra scena musicale: sul fronte emo abbiamo i sultani del sentimento Carl Brave e Franco126 (insieme ai quali ho passato uno splendido pomeriggio qualche mese fa), che mirano dritti al cuore. Sul versante trap Ketama, Pretty Solero e Asp volano come space shuttle; e poi c’è Ugo Borghetti, cantastorie urbano di vicende trasteverine, che colpisce in punta di coccio di Peroni con la sua slam poetry.
Qualche sera fa sono stato portato in ricognizione nella casa-base dei nostri, Trastevere (126 sono gli scalini di Via Dandolo), e ho assistito allo svolgersi di una tipica serata trasteverina dagli spostamenti estremamente limitati—dal pub di San Calisto, dove ci siamo visti, non ci siamo spinti più in là del bangladino a cento metri di distanza da lì.
Sorprendentemente, durante il corso della serata nessuno si è fatto male; e d’altronde, se seguite gli svarioni di Pretty Solero su Facebook, saprete benissimo che la parola d’ordine dei nostri è lovegang. La prima cosa da sapere sui 126 è che sono la gang dell’amore e non ce l’hanno con nessuno, proprio con nessuno, neanche con Mecna, neanche con te che stai leggendo e sostieni che i Navigli siano meglio del Colosseo (io però per sicurezza non ripeterei questa affermazione davanti ad Ugo Borghetti perché non si sa mai—Mattia Costioli, sai benissimo che sto parlando di te).
“Da Trastevere sto per esplodere” cantavano i Cor Veleno nel loro Rock ‘n roll. In effetti l’aria, a Trastevere, sembra sempre impregnata di kerosene, come se da un momento all’altro debba accadere qualcosa di imprevedibile: ne sono consapevole, e quindi decido di portare degli amici che possano difendermi nel caso in cui qualche beone particolarmente su di giri decidesse di abusare fisicamente e spiritualmente di me. Tra questi c’è anche il mio migliore amico che probabilmente preferirebbe rimanere anonimo, e che quindi chiameremo “Agostino.”
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“Agostino” è protagonista di un aneddoto curioso. A circa metà serata, dopo avere ingollato qualche Peroni di troppo (giravano di mano in mano come staffette), molesterà Franco chiedendogli quale sia il suo feticcio: “Dai, non ci credo che non ne hai neanche uno… I piedi? Le ascelle? I leggings? I capelli? La piscia?” Di fronte ai ripetuti dinieghi di Franco, purtroppo, possiamo solo immaginare che piega avrebbe preso il progetto Polaroid, in caso di una sua risposta affermativa.
Oltre ai 126 al gran completo, con noi (o piuttosto, tra di noi) c’è anche un ragazzo, Marco. Amico di tutti, ciarlone, racconta per tutta la sera aneddoti sulla sua vita. Giureresti di conoscerlo da sempre, quantomeno perché lui sembra conoscerti da sempre. Scopro poi che si tratta di un folcloristico pazzo del quartiere: quando chiedo a Franco chi fosse Marco, se per caso fossero amici di lungo corso, la risposta non lascia spazio a dubbi: non so chi cazzo fosse, in vita mia non l’avevo mai visto prima di stasera. Perfetto.
Le figure di quartiere dominano lo scenario. Ugo Borghetti mi fa da Cicerone e mi racconta di un allibratore che dorme sui sampietrini e a ridosso delle chiese “nonostante sia ricchissimo e c’abbia più soldi di tutti noi messi insieme”; poi c’è Alì, l’uomo delle polaroid—anzi non è Alì, dicono Carl e Franco, è un fake Alì. Perché il vero Alì sbagliava apposta le foto per farli pagare di più. Ci facciamo fare una foto, il prezzo mi pare onesto (mi sembra che ci abbia chiesto due euro e cinquanta).
Ogni tanto parliamo anche di musica. Solero mi parla dei suoi progetti futuri: è in arrivo un disco, c’è già qualcosa di pronto e uscirà a breve. Idem vale per Ketama, del quale è da pochissimi giorni uscito il singolo ultracitazionista “Space Jam,” che anticipa un progetto anche questo di prossima uscita; i suoi sodali mi giurano che lì dentro ci saranno alcuni dei migliori pezzi trap mai incisi in Italia. Sicuramente si può dubitare della loro neutralità ma non della loro affermazione, viste le ultime prove del ragazzo.
Di Carl e Franco è uscito stanotte un nuovo pezzo, “Pellaria” (Se piagne), e il disco Polaroid è in prevendita sul sito di Bomba Dischi (vattelo a comprare). Di questo pezzo uscirà un video, che i due ci fanno vedere segretamente in anteprima: appaiono molto caratteristici parchi romani, tra cui una inconfondibile Villa Pamphilij che pare l’Amazzonia. E se lì dentro ci hai dato il primo bacio capisci che il gioco è serio.
A proposito di canzoni d’amore: secondo Franchino la più bella canzone d’amore italiana è “Gioco d’azzardo” di Paolo Conte: adesso potrete citarla alle ragazze con cui uscite per mostrarvi più sofisticati di quel che siete in realtà.
Solero ce l’ha col mio Kindle (ribattezzato “er tablet”), di cui gli parlo entusiasticamente perché l’ho appena scoperto: lui frena il mio entusiasmo ricordandomi che l’e-reader non va bene per leggere libri perché “lovegang significa anche pagina stampata, lovegang è rispettare gli insegnamenti dei nonni”. Il Kindle non è lovegang.
“Solero, ma ci provate mai con le ragazze?” gli chiedo. Lui sorride sardonico e tesse un elogio dei fiori e del romanticismo. Carl Brave, rosso come un peperone perché era stato al mare il giorno prima: viene approcciato da una ragazza che gli fa i complimenti e gli dice che il suo fratellino di undici anni ha fatto una cover al pianoforte di “Sempre in due:” “poi te la mando”, chiosa prima di salutarlo. Il tutto sotto lo sguardo affranto del suo ragazzo, nelle cui pupille si intravedevano le crepe di un cuore spezzato e calpestato. Ovunque tu sia, voglio farti sapere che ti ero vicino.
Il resto della serata scorre placido come acqua nei nasoni, a parte una ragazza che si lancia per terra non si capisce bene perché a Piazza San Cosimato. Ma non è Trastevere senza stornelli, e prima di andare via mi metto a cantare qualche polaroid insieme a Carl e Franco: Roma è la nuova Manchester e i 126 sono i nuovi Smiths. e per il momento da Roma è tutto.
Matteo ha una fotografia assieme a Morrissey. Chiedigli di mandartela su Twitter: @realmattycon
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