Foto d’archivio per gentile concessione di Franco Prosperi
1. Franco Prosperi è nato nel 1928 a Roma. Oggi ha 84 anni. Vive vicino a Formia, in una villa il cui portone di legno massiccio dista non più di 15 passi dall’entrata al Parco Regionale di Gianola e Monte di Scauri e non più di 30 passi da dove un tempo era tracciata la Linea Gotica. Da piccolo ha passato alcuni dei suoi giorni più felici in questa villa, in queste colline, esplorandone le foreste e le coste, sviluppando una passione per la natura che l’avrebbe portato a laurearsi col massimo dei voti in scienze naturalistiche e agrarie, e poi a specializzarsi in ittiologia. Fu qui che venne mandato, da adolescente, per sfuggire dagli orrori della guerra a Roma. “Era il mio mondo fatato,” confida.
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2. “Mondo Cane (1962). 105 min. Italia. Regia: Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. Questo shockumentary creò molte controversie dopo la sua uscita, nel 1962—nessuno aveva mai visto niente di simile prima di allora. Ma gli spettatori non avrebbero dovuto scaldarsi; questa serie disconnessa di facili clip su ‘selvaggi’ e ‘barbari’ (generalmente scuri di pelle) che si bucano pelle e nasi e che non si preoccupano di coprirsi il seno, sarebbe solo peggiorata di sequel in sequel, durante gli anni Settanta. Pretendendo di mostrare ripugnanti—o erotiche—pratiche rituali e strane abitudini culturali da tutto il mondo, come il massacro di maiali in Nuova Guinea o i popoli asiatici che mangiano carne di cane, o persino l’hula hawaiana, questo presunto documentario non è altro che una serie di clip scollegate e discordanti, con un commentario da un punto di vista maschile, bianco, e limitato.” – Fonte: movies. nytimes.com, 2011.
3. “La mia vita precedente era una vita da naturalista. La mia vita era completamente diversa, per quanto riguarda i viaggi… viaggiavo a scopo scientifico, non cinematografico. Ma un direttore di spedizione scientifica, anche uno con un bel nome, guadagna quanto un bidello. E siccome i documentari che facevo cominciarono a rendere bene, pensai, ‘Faccio un salto di qualità, provo a fare il professionista.’ Così il mio amico Carlo Gregoretti mi presentò a Jacopetti. Io andai da Jacopetti perché avevo l’idea di fare un film sull’amore nel mondo—l’amore nel senso generale, animali, uomini. E Gualtiero mi disse, ‘Sì, sì, l’idea è buona ma ti sembra’—siccome lui aveva il cinegiornale Ieri, oggi e domani, un cinegiornale scapigliato, controcorrente— ‘che io possa fare un film del genere? Io non conosco il tuo mondo, il mondo scientifico. Ma il mondo che conosco io è un mondo cane.’ Lui era toscano, la c la aspirava. E mi dice, ‘Che te ne pare, di questo titolo?’ E io, boh, ne rimasi un po’ disorientato. Ma in fondo sono un sociobiologo, e so che nella natura esiste anche la violenza, la cattiveria, come l’amore. Fare un documentario sopra i diversi aspetti dell’umanità e della natura cominciò a sedurmi. E così dissi, ‘Va bene.’ Jacopetti, però, aveva il cinegiornale, e quindi doveva tornare sempre a Roma. Io no. E allora io iniziai. Non seppi, in quel momento, che in pochi minuti avevo deciso un decennio della mia vita.”
4. Una lista delle cose degne di particolare nota che abbiamo visto a casa di Franco Prosperi:
– un piede di elefante che funziona da gamba per un tavolino;
– svariate pile di libri scritti da Prosperi stesso. Pochissimi libri non scritti da Prosperi;
– almeno 30 resti di animali diversi attaccati alle pareti e appoggiati sui mobili. Alcuni sono scheletri, altre semplici teste impagliate, altri animali impagliati interamente. Es. cranio di ippopotamo (enorme), zanna di narvalo, fagiano (intero), testa di antilope, ecc.;
– un album dei ricordi che abbiamo fotografato, e del quale pubblichiamo alcuni estratti a corredo di questo articolo;
– una collezione di armi preistoriche;
– una stanza particolare dedicata interamente alle cose maledette (es. bambole voodoo, un quadro raffigurante un diavolo indonesiano, delle teste mummificate, degli ex-voto, un poster da affissione pubblica che offre una ricompensa di 50 dollari per ritrovare uno schiavo americano fuggitivo, 1840 circa) che Prosperi chiama “la stanza delle superstizioni”, e che contiene anche un piccolo letto;
– quattro sedie sdraio coperte con teli da spiaggia raffiguranti quattro diversi felini: un gatto, un leone, una tigre, un leopardo;
– una scatoletta contenente un pesce ago;
– una zanna d’elefante che Prosperi ha sequestrato a dei bracconieri in Kenya, lunga più o meno 220 cm;
– un cimitero per i cani posseduti da Prosperi nell’arco degli ultimi 40 anni. Le tombe hanno tutte lapidi diverse, alcune in granito, altre in altre pietre. Una delle tombe recita la frase: “Qui giacciono la fedeltà e l’amicizia.”
5. Qualche anno dopo il suo apprendistato come ricercatore etnologico e etologico presso l’Istituto di Zoologia dell’Università di Roma, Prosperi diresse la prima missione scientifica subacquea italiana nell’Oceano Indiano, venendo poi premiato con l’Arpione D’oro per la sua ricerca sul mondo degli squali. Prima di conoscere Jacopetti e iniziare a lavorare all’esalogia costituita da Mondo Cane, Mondo Cane 2, La donna nel mondo, Africa Addio, Addio Zio Tom e Mondo Candido, Prosperi diresse spedizioni scientifiche in tutto il mondo. Scoperse e documentò il Coelacanthus, il pesce preistorico che conosciamo tutti (quello che assomiglia a un incrocio tra un vecchietto e un mostro primitivo), e consegnò alcuni di quei reperti all’allora Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi. Altri ne consegnò a Mike Bongiorno, in diretta, durante la sua rubrica Arrivi e partenze. “Gli portammo quattro tartarughe giganti dalle Galápagos, che erano anche degli animalacci. Ricordo che quando li sbarcammo dal porto di Dar-Es-Salaam li mettemmo in un magazzino, e questi erano talmente forti che spostarono l’intero magazzino, come quando, in America, spostano una casa intera per portarla da un’altra parte. Bestiacce.”
6. Siamo andati a trovare Franco Prosperi per filmare un’intervista a casa sua, da trasmettere su VICE.com. È importante dire subito che l’intervista era filmata, perché il video, come mezzo, ha dei vantaggi e degli svantaggi tutti suoi. Tralasciando un attimo gli svantaggi, come linguaggio ha diverse unicità: ti permette di esplorare lo spazio, il rapporto tra questo e un corpo in movimento, può raccontare l’azione, è immediato, coglie mille sfumature. Quindi, non aveva molto senso per noi stare seduti per tutto il tempo. Se non ci si può muovere, tanto vale non filmare: è una cosa che abbiamo imparato con l’esperienza, girando i primi video, diversi mesi fa. Detto questo, prima di incontrare Prosperi avevamo paura che, data l’età avanzata, non potesse concederci più di qualche passo in salotto, o in giardino. E invece Prosperi è molto attento, vigile, vivace. Direi energico. Cammina senza bastone. Ci stringe la mano con vigore. Chiediamo se possiamo parlare mentre passeggiamo nel parco davanti a casa sua. Prosperi ci assicura che non c’è problema, conosce le guardie, non ci disturberanno, e no, non gli dispiacerebbe camminare un po’. Lo faceva tutte le mattine con il suo cane, prima che venisse a mancare, il mese scorso. Il Parco è pieno di cartelli informativi con i disegni della flora e della fauna presenti nella zona, con il nome comune e quello scientifico. Es. Testuggine – testudo hermanni. Si narra che sul Monte di Scauri, a poche centinaia di metri dall’entrata del Parco Regionale, vivesse, nell’antichità, una strega molto potente.
7. Nel libro Killing for Culture: An Illustrated History of Death Film From Mondo to Snuff gli autori David Slater e David Kerekes raccontano la strana storia di due film collegati dalla morte: Slaughter e Snuff. Il primo era un film del 1971 creato apposta per sfruttare al botteghino l’assurdo interesse generatosi attorno agli omicidi Tate e LaBianca, prodotto dalla Monarch, casa di distribuzione e produzione di Allan Shackleton, un produttore di filmetti soft-core e commedie sexy. Budget: 30.000 dollari. Secondo Slater e Kerekes, il film è orrendo, fatto malissimo, attori pessimi, girato in Argentina, con un doppiaggio inglese talmente fuori sincro da sembrare quasi uno scherzo. Shackleton lo odia, non lo mostra a nessuno, finché, cinque anni dopo, l’opinione pubblica americana, per la prima volta, sente parlare dei cosiddetti film snuff, film in cui, teoricamente, si dovrebbe vedere una vera morte ripresa da una telecamera. Oggi conosciamo il genere grazie a pellicole ridicole come 8MM e a romanzi meravigliosi come Meno di zero. Shackleton quindi decide di prendere le vecchie pizze di Slaughter, toglierci i crediti, aggiungere una scena di cinque minuti in cui la protagonista “viene uccisa” dopo aver fatto sesso con il regista, e far finta che sia vero. Dopodiché, Shackleton lancia una campagna pubblicitaria abbastanza geniale: dà vita a delle voci che il film sia un vero snuff, che il film sia entrato negli Stati Uniti di contrabbando dall’America Meridionale, che si sarebbe potuto vedere in alcune sale a New York. Dato che il pubblico, allora, era meno sgamato del pubblico odierno, gli credettero. Entro breve, gruppi di femministe e di persone indignate crearono una campagna per condannare l’uscita del film, e protestarono davanti a ogni sala che lo trasmetteva. Snuff, ovviamente, era un falso.
8. Una volta, al largo di Ceylon, Prosperi venne attaccato da “uno squalo di cinque metri.” Venne salvato da morte certa dal giornalista e amico Carlo Gregoretti, che per l’atto eroico venne premiato con la medaglia al valore civile. “Non so nemmeno come abbia fatto, io avevo perso conoscenza. Un corpo incosciente è pesante da spingere sopra una barca. Comunque, non so come, ma mi salvò la vita.” Un’altra volta un cavalletto Cartoni a frizione lo salvò da un incidente aereo in Nuova Guinea, reggendo il soffitto della cabina del Cessna, funzionando come una colonna portante. “Purtroppo il pilota ci rimise le penne. Io, Cavara e Benito Frattari, straordinariamente, ci salvammo. Il Cessna aveva i serbatoi superiori, e quindi, quando atterrammo, la benzina ci aveva inondati. Io e Frattari dovemmo portare fuori il pilota—poveraccio, non sapevamo fosse morto—sotto una doccia di benzina, tremando, perché da un momento all’altro—WOMP!—poteva diventare un rogo. E quando arrivò la commissione da Port Moresby, videro che c’era la batteria dell’aereo che pendeva come un pendolo. In un attimo avrebbe potuto toccare la lamiera e creare una scintilla, e invece. Una lamiera mi tagliò i calzoncini all’altezza dell’inguine, trasformandoli in una minigonna, e un’altra mi tagliò il cinturino dell’orologio, senza ledermi. Non mi feci assolutamente nulla.” Prosperi si considera “un miracolato.”
9. “La critica più comune fatta ai film mondo—di cui Mondo Cane è il capostipite—è che i registi non documentano fatti estemporanei, come sostengono, ma li manipolano, e spesso li fabbricano del tutto. Questa forma esiste sia nei casi innocui, come l’artista Yves Klein che usa donne nude come pennelli in Mondo Cane, che in casi come l’effettivo omicidio di un uomo in Africa Addio. E mentre è irrefutabile che Klein è un vero pittore e che un uomo sia stato ucciso, è l’anatomia dello scenario a essere messa in discussione. È successo davvero così? Perché sta succedendo? Sarebbe successo lo stesso in mancanza di una crew? Non può essere che esista una forma di coercizione tra il documentarista e il soggetto del documentario? Per molte persone, poi la celluloide è la verità. Qualsiasi cosa mostri e qualsiasi cosa dica: non è un argomento di discussione.” – Fonte: Killing For Culture, Kerekes, D., e Slater, D. Creation Books, Londra, 1994.
10. Numero di volte in cui Franco Prosperi usa la parola “razza” per definire gruppi etnici di persone diverse, (es. “razza latina”, “razza nera”, “razza anglosassone”) nelle otto ore che abbiamo passato assieme: 23.
11. “Dopo Africa Addio tutti ci accusarono di tutto. Fu oggetto di molte discussioni, dalla destra alla sinistra. E fecero una campagna stampa contro di noi, raccolsero firme. Ci accusarono di tutto. È molto facile. Razzista, fascista, nazista, omofobo, colonialista, ecc., ecc. Tutti quegli insulti che vanno molto di moda adesso. Tutti insulti completamente privi di base. Noi stavamo dicendo semplicemente che, con la fine del colonialismo, stavamo dando il continente africano in mano a gente che non era ancora pronta—cosa che è stata poi ampiamente dimostrata dalla storia. Pensa alle stragi in Uganda: un milione di morti in tre giorni! In tre giorni! 100.000 morti in Nigeria! Sì, c’era un 50 percento della gente là fuori che ci appoggiava, ma molte volte gli ‘alleati’, per così dire, non sono graditi. Specialmente gli ‘alleati’ di estrema destra, sono quelli che poi ti marchiano, senza volerlo. Ma Jacopetti e io, non c’entravamo niente, politicamente: eravamo dello sparuto gruppo che si chiamava ‘liberale’. Fu un marchio molto pesante. Dopo l’ultimo film che feci con Jacopetti, feci altri tre film, ma pensa che Lombardo, della Titanus, mi chiese di non metterci il mio nome, perché ormai ero stato marchiato come un ‘fascista’. E la cosa poteva essere un danno al film, perché qualcuno magari poteva mettere una bomba nel cinema! Erano anni diversi. Non mi fecero nemmeno firmare il commento al film. E decidemmo di farcela firmare da Moravia. Andammo a casa sua, e Moravia ci chiese cinque milioni, e l’assistente di Lombardo glieli diede. E Moravia firmò il commento. Africa Addio ci costò tanto.”
12. La storia della strega me l’ha raccontata Prosperi. È stata forse la quinta cosa che ha scelto di dirmi dopo che ci siamo addentrati nel parco assieme per la prima parte della nostra intervista. Le prime quattro erano la stretta di mano con presentazione, la seconda una battuta sul tempo (stranamente freddo e piovoso per metà aprile), la terza un confronto sulla direzione da prendere per la video intervista (“Mi fido di te, Tim”), la quarta una battuta sui “cipollotti”, fiori di una pianta locale dall’effetto lassativo. Ricapitolando: 1. stretta di mano; 2. “Che tempaccio!”; 3. “Mi fido di te, Tim”; 4. “Questi fiori se dorati e fritti aiutano l’evacuazione.”; 5. “Nel monte qui dietro pare ci abitasse una strega.”
13. “Africa Addio è nato in quel momento, ed è stato fatto con il senno di quel momento. Con il senno di poi non ha senso giudicare le cose. Noi, in quel momento avevamo quelle idee: pensavamo che l’Africa sarebbe andata incontro a qualcosa di terribile, di tragico. Africa Addio è stato un film profetico. Tutto ciò che abbiamo previsto in quel film si è avverato. Non dicevamo qualcosa di falso, ma qualcosa di vero.”