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Il concertone del primo maggio si è dimenticato delle donne

artisti primo maggio

AGGIORNAMENTO DEL 26/04: Abbiamo pubblicato in calce all’articolo una dichiarazione di Massimo Bonelli, organizzatore del Concerto del Primo Maggio.

Partiamo dai fatti: il cartellone del concerto del 1 maggio di Roma è pieno di uomini. Su 31 artisti annunciati solo 7 sono gruppi con almeno una donna in formazione. Non c’è nemmeno una ragazza, sia essa una cantautrice o una rapper, a cui è dedicato un posto a sé nella line-up principale.

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Pronti a una lista non comprensiva di uomini che suoneranno al 1 maggio? Via! Ci sarà Noel Gallagher con gli High Flying Birds, ci saranno i big di Sanremo (Achille Lauro, Ghemon, Motta, gli Zen Circus, Rancore), ci saranno i rapper (Ghali, Izi, Carl Brave, Anastasio), ci saranno l’itpop (Gazzelle, Canova, Eugenio in Via Di Gioia, Pinguini Tattici Nucleari, Dutch Nazari, Lemandorle), ci sarà l’alternative rock vecchio e giovane (Subsonica, Negrita, Daniele Silvestri, Manuel Agnelli, Fast Animals and Slow Kids, Bianco e Colapesce).

Pronti a una lista comprensiva di gruppi con dentro almeno una donna che suoneranno al 1 maggio, fornita direttamente dagli organizzatori su Facebook? Via!

primo maggio donne

Sulla pagina Facebook della manifestazione sono comparsi alcuni commenti critici nei confronti degli organizzatori, di cui potete vedere qua sotto una selezione. Ce ne sono un paio sotto un post in cui si annunciano gli ultimi artisti in line-up, ma la maggior parte si trovano sotto a un altro post che evidenziava quanto l’evento fosse “a trazione femminile”: una fotografia di tutte le addette ai lavori, taggate per nome nel copy, che contribuiscono alla realizzazione del concertone. “In netta minoranza i maschietti *emoji delle corna*”, si concludeva il tutto.

donne primo maggio

Gli organizzatori hanno mantenuto un tono aperto alla discussione nelle loro risposte su Facebook e hanno difeso le loro scelte, ma “sono state contattate diverse big ma hanno rifiutato” non è una frase che giustifica una disparità di genere così alta nel cartellone. Come numerose testate internazionali fanno notare da anni, le line-up dei festival sono infatti storicamente dominate dagli uomini e il problema è acuto anche in Italia. Le line-up del concertone stesso erano messe relativamente meglio negli ultimi anni: nel 2017 c’erano in cartellone tre artiste soliste e due band con una donna in formazione, nel 2018 cinque e una band con una donna in formazione.

Sul tema è intervenuta la sezione italiana di Shesaid.so, “rete globale di donne che lavorano nell’industria musicale”, con un post su Facebook:

“Il tema delle esclusione delle artiste dalle lineup dei festival non è discusso solo in Italia: basti pensare che lo storico Lollapalooza ha messo una donna tra gli headliner per la prima volta quest’anno, nel 2019, dopo 28 anni di attività. A quanto pare, non è (solo) questione di business, gusti musicali o di quantità di artiste tra cui scegliere: prima di tutto è una questione culturale. Non chiediamo quote, ma solo il riconoscimento che questa barriera culturale esiste, e che ci sia la volontà di abbatterla.”

Non si tratta, infatti, di “quote rosa” quanto di volontà di scardinare una cultura che permea l’ambiente musicale tutto: se vengono contattate “delle big” e queste non possono partecipare, nulla vieta di contattare delle non-big, o delle esordienti, o chiunque non possegga un pene.

Come avevano detto numerosi addetti ai lavori contattati da noi l’anno scorso per parlare del tema, un mercato che offre in maggioranza artisti uomini non implica la non-necessità di avere una consapevolezza del problema e quindi di tentare di portare un cambiamento culturale. Lo ha fatto quest’anno, per esempio, un festival musicale di caratura internazionale come il Primavera Sound di Barcellona, che ha scelto di mantenere un perfetto equilibrio di genere nella sua line-up. Lo potremmo almeno provare a fare anche noi in Italia.

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Massimo Bonelli, organizzatore del concerto, a riguardo:

Quando abbiamo cominciato ad organizzare l’edizione 2019 del Concerto ci siamo dati un obiettivo preciso e ambizioso: raccontare la musica attuale, la scena e il momento positivo che sta vivendo la musica italiana mettendole a disposizione un palco importante e storico e un primo approdo nazional popolare come quello che offre la diretta di Rai3.

Nella lista dei primi nomi che ci sembravano maggiormente in linea con questa idea editoriale c’erano una dozzina di artiste donne, alcune molto note, altre meno conosciute ma, dal nostro punto di vista, ugualmente rappresentative di ciò che vogliamo far suonare su quel palco.

Abbiamo contattato le loro agenzie e i loro manager, ad alcune di loro – quelle dai nomi più conosciuti e che sono in tour proprio nei giorni a ridosso del Concertone – abbiamo fatto anche proposte logistiche indecenti pur di convincerle a stravolgere i loro programmi. Non ci siamo riusciti. Al Primo Maggio 2019 ci saranno solo 7 artiste donne, 2 in più di quelle che ci sono state lo scorso anno. Sull’edizione 2018 nessuno ha sollevato il problema, forse perché queste artiste si chiamavano Gianna Nannini o Carmen Consoli, mentre quelle dell’edizione 2019 hanno dei nomi meno noti al grande pubblico. Sia chiaro, 7 donne in un concerto di 8 ore sono poche.

Avremmo potuto inserire un certo numero di artiste nella line up semplicemente in quanto “di sesso femminile” e probabilmente facendolo non saremmo incorsi in questa polemica, ma dal nostro punto di vista sarebbe stato solo un palliativo, peraltro un po’ furbo, e una mancanza di rispetto ancora maggiore verso l’artista e la categoria in questione.

Quello della rappresentanza femminile nel mondo della musica italiana è un tema importante che credo meriti di essere affrontato con un linguaggio e delle argomentazioni diverse da quelle che ho letto in queste ore, con toni che non ne sviliscano il senso, perché ogni volta che viene cavalcata una polemica utilizzando certe leve, guardando al dito e ignorando la luna, si finisce per sottrarre credibilità ad una tematica che, lo ripeto, merita di essere affrontata in modo serio.

Esiste una barriera culturale, ne siamo consapevoli, tutti, e per lavorare ad abbatterla bisogna decidere di affrontare il discorso attaccandolo alla radice e non stigmatizzando in modo un po’ superficiale uno qualsiasi dei suoi tanti frutti.

Chiudo con un dato che mi auguro possa essere utile ad ampliare la riflessione.

Dal 2015 esiste 1M NEXT, un contest gratuito per artisti emergenti che ambiscono a suonare al Concerto del Primo Maggio. Abbiamo fatto una veloce statistica sui dati dell’edizione 2019. Quest’anno il contest 1M NEXT ha registrato circa 1000 iscritti. Di questi, solo il 9% sono donne. Questi numeri ci dicono che il problema è strutturale e purtroppo molto più radicato di quanto appaia dalla line up di un Concerto.

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