“Non fuggo, non cerco fortuna, voglio semplicemente vedere il mondo con i miei occhi, perché ne vale la pena,” mi dice Katia, che non ha ancora 30 anni e ha già visto 50 paesi. “Faccio fatica a immaginarmi radicata da qualche parte,” mi dice Anna, che ha 25 anni ha già visitato 47 paesi in sei continenti, sceglie le sue mete a caso e tiene un blog in cui dà consigli su come viaggiare spendendo poco. Se sentite già l’invidia montare, sappiate che è solo l’inizio.
La dromomania è l’ossessione per il viaggio, il bisogno continuo di spostarsi ed esplorare luoghi nuovi. Secondo uno studio di National Geographic, ne sarebbe responsabile addirittura un gene attivo in circa una persona su cinque. Ho parlato con alcuni di questi viaggiatori compulsivi, intercettandoli tra un viaggio e l’altro, sfidando fusi orari e wifi instabili. Hanno tra i 22 e i 35 anni, hanno iniziato con l’Erasmus o con una vacanza studio e non si sono più fermati, e adesso con i soldi della vostra vacanza in Salento riescono a passare tre mesi in quattro stati diversi. Mi hanno spiegato cosa li spinge, come si mantengono e quali sono i loro posti preferiti.
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ANNA, 25 ANNI, HA VISITATO 47 PAESI
VICE: Ciao Anna, dove ti trovi adesso?
Anna: Sono in Australia da nove mesi. Ho deciso di venire qui con il working holiday visa per vivere un’esperienza di viaggio un po’ diversa dal solito e per lavorare per un breve periodo di tempo in un paese straniero.
Il mio primo grande viaggio da sola invece l’ho fatto a 17 anni, sei mesi in Australia sempre per uno scambio scolastico. Da lì non mi ha più fermato nulla e ho fatto molti viaggi sia da sola che in compagnia, il più lungo dei quali è durato 15 mesi e mi ha portata a girare tutto il mondo.
Viaggi sempre da sola?
Ho fatto un paio di grandi viaggi da sola, ma da qualche anno giro il mondo con il mio compagno Daniele. Viaggiare in compagnia di qualcuno è bello ma anche girare da soli ha i suoi vantaggi, è più facile conoscere gente nuova e credo che sia un buon modo per imparare a conoscere anche se stessi.
Quali sono i posti in cui è più facile viaggiare spendendo poco?
Il sud-est asiatico e il Sudamerica, senz’altro: lì il costo della vita è davvero basso. Ma si può spendere poco anche in paesi più cari come il Giappone o l’Australia. Io in quei casi cerco di sfruttare il couchsurfing o di lavorare per qualche ora al giorno in cambio di vitto e alloggio. Qui in Australia poi è comodo perché si può campeggiare gratis quasi ovunque.
Quali sono i posti migliori e peggiori che hai visitato?
Il migliore direi il Sudamerica in generale, e in particolare l’altopiano boliviano con i suoi vulcani e deserti e la Patagonia con i suoi ghiacciai spettacolari. Per i peggiori, non mi piacciono i posti troppo turistici. Ad esempio in Cambogia sono stata a Sianoukville, una località di mare che è presa d’assalto da backpacker di tutto il mondo: le spiagge sono ricoperte di spazzatura e la gente del posto si è talmente inasprita da assumere atteggiamenti molto ostili. Ed era pieno di cani randagi aggressivi che non mi facevano sentire a mio agio.
MATTEO, 22 ANNI, HA VISITATO 25 PAESI
VICE: Sei appena tornato dall’Armenia, giusto? In quali altri posti sei stato nell’ultimo anno?
Matteo: Sì, esatto. In Armenia tutto bene. Sono stato in Erasmus a Budapest, poi un mese in Italia a lavorare, poi tre settimane in giro per i Balcani, poi sono andato a Triste per il festival hippie europeo Rainbow Family. Poi sono tornato a Budapest a salutare alcuni amici, sono stato allo Sziget Festival, sono passato da Venezia per vedere la Biennale e sono tornato a casa mia a Bergamo. Perché ero esausto.
Comprensibile.
In realtà sto invecchiando, ho fatto anche viaggi più faticosi. Quando ero in Sudamerica ho passato due mesi dormendo ogni sera in una città diversa e poi un mese intero a Buenos Aires in couchsurfing cambiando ospite ogni quattro giorni. Non potevo permettermi un albergo.
Com’è farsi sempre ospitare a casa di sconosciuti?
Di solito mi va bene. Una volta a Miami il mio ospite, un signore anziano, ci ha provato spudoratamente. Io ero un po’ sconvolto perché era il mio primo couchsurfing e pensavo di usarlo tutte le sere per i successivi tre mesi. Ho segnalato la cosa al sito e hanno bloccato il profilo del tizio.
Viaggi sempre da solo?
Parto sempre da solo. Poi non lo sono mai per tutti gli incontri che faccio. Una volta in Cile sono rimasto per 24 ore filate da solo su un pullman ed è stato alienante. Durante quest’ultimo viaggio in Armenia invece a un certo punto mi sono ritrovato insieme a un francese, un armeno, un peruviano e un ragazzo della Mongolia.
Come fai con lo studio?
In realtà non ho mai avuto problemi. Mi sono laureato perfettamente in corso nonostante i viaggi e il lavoro. Era l’unico modo per continuare a essere libero: dimostrare che ero in grado di essere autonomo economicamente e di gestire lo studio.
KATIA, 29 ANNI, HA VISITATO 50 PAESI
VICE: Com’è iniziata la tua storia di viaggiatrice?
Katia: È iniziata nel 2013, quando sono partita da sola per Orlando, in Florida, per andare a lavorare a Disneyworld. Finire da sola dall’altra parte del mondo mi ha resa più forte e da allora non sono più riuscita a fermarmi: ho viaggiato per tutti gli Stati Uniti con un gruppo di amici, poi ho lavorato sei mesi su una nave da crociera nei Caraibi e nel Mediterraneo e poi ho passato 10 mesi in Sudamerica a viaggiare zaino in spalla, facendo couchsurfing.
Come decidi dove andare?
Decido sul momento, senza pensarci troppo.
Preferisci viaggiare da sola o in compagnia?
Sono sempre partita con qualcuno. In Sudamerica io e la mia compagna di viaggio ci siamo separate dopo sei mesi insieme e ho proseguito per altri quattro mesi da sola, ma non sono mai stata veramente da sola: per me è fondamentale conoscere le persone del luogo, parlarci, capire le loro abitudini e i loro modi di pensare.
Hai trucchi per spendere poco?
Non ho particolari trucchi, cerco semplicemente di andare al risparmio. Che vuol dire mangiare con la gente del posto, prendere mezzi di trasporto locali, farsi consigliare da chi conosce bene il luogo. La gente non ci crede, ma si può viaggiare anche senza soldi.
ROBERTO, 35 ANNI, HA VISITATO 80 PAESI
VICE: Com’è nata la tua passione per i viaggi?
Roberto: Ho sempre viaggiato. All’inizio con i miei genitori, poi alle superiori ho fatto alcune vacanze studio e poi all’università sono diventato compulsivo. Dal 2007, cioè da quando ho un lavoro fisso, parto per un weekend ogni due settimane.
Come scegli dove andare?
Molto dipende dal costo, ma in genere preferisco zone più calde politicamente e culturalmente: sono stato nel Kurdistan iracheno, in Iran e in Corea del Nord—nel 2010, quando non c’era ancora Kim Jong-un e il paese non era così esposto a livello mediatico. In quel caso sono andato prima in Cina, a Dandong (che è la più grande città sul confine con la Corea del Nord), e lì mi sono unito a un gruppo di cinesi. Ho girato per cinque giorni con una guida che mi ha fatto vedere parecchi posti, tra quelli che è permesso visitare ovviamente.
Come riesci a viaggiare così tanto spendendo poco?
Sono iscritto a ogni genere di newsletter sui viaggi e questo mi permette di restare aggiornato su promozioni, offerte o eventuali errori delle compagnie aeree. Un’altra cosa essenziale è prenotare in anticipo, ogni cosa, a costo di rischiare di non usufruire di quel particolare servizio: si risparmia comunque talmente tanto che alla lunga conviene. Per esempio in nuova Zelanda sono riuscito a bloccare quattro o cinque bus pagandoli tutti un dollaro. Comprando i biglietti nelle date dei viaggi li avrei pagati 45 dollari l’uno.
Quali sono stati i posti migliori e peggiori che hai visitato?
L’area geografica che preferisco è quella dell’ex blocco sovietico. Un posto che invece non mi ha affascinato per niente, perché l’ho trovato totalmente falso, è Doha in Qatar. Una specie di Dubai ancora più finta, con i capannelli di lavoratori stranieri, indiani e malesi che si affannano mal pagati nel caldo torrido per costruire gli stadi dei mondiali 2022. Non un bello spettacolo.
Ti sei mai sentito in pericolo durante i tuoi viaggi?
Il momento peggiore è stato nel 2014, quando con due amici siamo passati dal Kurdistan turco a quello iracheno. Era già iniziata l’avanzata dell’Isis e c’erano mille posti di blocco che ci fermavano chiedendoci, ad esempio, se eravamo cattolici, perché già allora c’era il problema dei foreign fighter. Ci hanno anche perquisito i bagagli e vedendo che c’erano tutte cose da turisti—magliette, occhiali da sole e così via—hanno detto qualcosa tipo, “Che ci venite a fare i turisti proprio qua?”. Avevano ragione: in pratica sembrava che mentre i peshmerga stavano morendo al fronte noi tre stessimo andando a mangiare kebab sotto le bombe.
LALA, 24 ANNI, HA VISITATO 40 PAESI
VICE: Da quanto viaggi in maniera sistematica?
Lala: Ho iniziato a viaggiare con poco o niente circa due anni fa. Prima ho vissuto a Londra per due anni lavorando e imparando l’inglese. Londra è stata il mio trampolino di lancio: ho capito che la vita frenetica dedicata al lavoro non mi rendeva felice e ho deciso di partire per la meta più lontana e ricominciare da zero, senza pregiudizi o condizionamenti.
Quali sono i posti migliori e peggiori in cui sei stata?
Il migliore è Varanasi, in India. Il peggiore è Agra, sempre in India, perché è un posto pericoloso per una donna che viaggia da sola. In generale l’India è un paese bellissimo, ma anche un paese in cui mi sono trovata in difficoltà diverse volte, soprattutto sui mezzi di trasporto. Le molestie lì sono all’ordine del giorno.
Come ti mantieni durante questi viaggi?
I soldi non mi preoccupano più di tanto. Viaggiando ho capito che non c’è meta che non si possa raggiungere. Per l’alloggio mi arrangio con siti di couchsurfing e mi porto sempre dietro una tenda o un’amaca. Mangio cibo di strada e uso l’autostop o quando non è fattibile, come in molte parti dell’Asia, gli autobus locali più economici.
Al momento sono in Indonesia con tre amiche: una francese, una spagnola e una ucraina. Tiriamo su qualche soldo cantando e suonando in strada o facendo qualsiasi cosa ci passi per la testa: basta essere creativi, avere spirito di adattamento, non avere paura e non vergognarsi mai.
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