Sei domande che chiunque si è fatto sulle prime puntate di Gomorra 2

Un’immagine dalla seconda stagione di Gomorra.

ATTENZIONE: Il seguente articolo contiene spoiler. Quindi se non avete visto i primi quattro episodi di Gomorra 2 vi conviene non proseguire con la lettura.

Come una fetta non indifferente del popolo italiano provvisto di Internet, anche noi in redazione stiamo un po’ a rota di Gomorra; e come una fetta non indifferente di quelli che stanno a rota di Gomorra, abbiamo vissuto la messa in onda delle prime puntate della seconda stagione come un evento da enfatizzare con opinioni e paure sul suo presunto miglioramento/peggioramento.

Subito dopo la fine della seconda puntata, lo scorso martedì sera, su Internet erano partite le prime reazioni a un evidente cambio di gestione della serie, più introspettiva e lenta rispetto a quanto visto nella prima stagione, e alcuni avevano già lanciato l’allarme “fiasco” sostenendo che l’incipit fosse deludente.

Le due puntate di ieri sera, grazie alle uscite di scena e al ribaltamento di molte parti della trama della prima stagione, hanno riattivato l’entusiasmo di tutti. Ma anche rinnovato le perplessità di alcuni. È proprio l’impianto di base della seconda stagione quello su cui si sta dibattendo fortemente nelle ultime ore sui social, tanto che gran parte del cast ha dovuto fornire spiegazioni ai fan sulle loro pagine social.

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Ovviamente dal punto di vista del giudizio oggettivo non ha senso cominciare a fare illazioni dopo appena quattro puntate, ma in quanto fan di Gomorra abbiamo pensato di partecipare al dibattito formando un think tank di redazione per prendere in esame tutti i grandi quesiti che questi primi episodi hanno creato sul futuro della serie.

LA SECONDA STAGIONE È VERAMENTE PARTITA “MALE”?

No… e sì. La verità è che l’intento degli autori, in questi primi quattro episodi, è stato quello di non banalizzare un prodotto che nella prima stagione aveva funzionato quasi alla perfezione ma che era un po’ rappreso attorno ad alcune certezze, evitando di limitarsi a vivacchiare su dinamiche narrative che già funzionavano. È questo di per sé è un bene.

Hanno utilizzato le prime due puntate per dilatare e rilanciare i risvolti psicologici dei personaggi cardine, e le altre due per spezzare il ritmo narrativo con un colpo di scena e arricchire l’immaginario della serie oltre i suoi punti fermi. Per citare un membro del think tank che ha portato a questo articolo, “è un bene che abbiano allargato dalle pistolettate, e facciano vedere anche il disagio di tipe/preti/processioni.” Tutto giusto, quindi, in teoria.

Il problema è che in alcuni casi è stato piuttosto il “come” a lasciare un po’ perplessi: è ovvio che le suddette scelte portino a un rallentamento del ritmo, ma le prime due puntate sono state piuttosto pesanti in alcuni tratti e la gestione del colpo di scena finale della terza puntata legato a Salvatore Conte è arrivata dopo un focus sul personaggio che stonava un po’ troppo rispetto alla sua natura. Tanto che in realtà ti veniva quasi da pensare “questo alla fine della puntata lo accoppano sicuro.”

Per tutta la prima stagione le cose veramente personali che si sapevano di lui erano che aveva rinunciato alle sigarette e che era molto religioso—di conseguenza, se nel giro di una puntata mi lasci intravedere tutto il resto della sua psicologia è un po’ ovvio che gli stai dando una sorta di commiato. La storia con la trans era un’ottima idea dal punto di vista narrativo, ma l’impressione è quasi che l’abbiano scaraventata addosso al pubblico. Insomma: la sterzata ci stava, ma finire fuori strada è un attimo.

LA GESTIONE PSICOLOGICA DEI PERSONAGGI PUÒ CAMBIARE LA NATURA DELLA SERIE?

Uno degli aspetti che più aveva colpito della prima stagione era la gestione psicologica dei personaggi. Niente era manifesto, soprattutto il lato affettivo, e la caratterizzazione delle personalità per certi versi sembrava rispettare il principio dell’iceberg di Hemingway. Tranne che per alcuni personaggi fondamentali, la violenza e il ritmo dell’azione avevano una forte predominanza sulle scene in cui ci si concentrava sulla vita interiore. E la cosa ha funzionato molto bene, soprattutto perché in Italia si era visto pochissime volte qualcosa del genere.

La seconda stagione invece è iniziata con un’attitudine totalmente diversa: le scene di maggiori violenza legate a Ciro e Gennaro nella prima e nella seconda puntata sono quasi degli sbocchi manifesti per testimoniare la perdizione delirante del primo e l’istinto parricida del secondo.

Subito prima dell’inizio della terza puntata, ieri sera, Salvatore Esposito ha fatto un live su Facebook per interagire con i fan, e ha dichiarato apertamente che per non banalizzare la serie un approfondimento psicologico era quasi d’obbligo. “Non è che Gomorra può essere sempre e solo action.”

Questo potrebbe ovviamente comportare un salto di qualità netto della serie—considerato anche il fatto che mettendo in fila una serie di scene accattivanti con le pistolettate si vince troppo facile—ma nasconde anche il rischio di “centovetrinizzare” la narrazione. Renderlo insomma, almeno in parte, una paccottiglia psicologica all’italiana con i mitra

CHE RISALTO PUÒ AVERE LO SPAZIO DATO AI PERSONAGGI FEMMINILI?

Questa in realtà è forse la più grande incognita uscita fuori dallo speciale con interviste a Saviano e agli attori andato in onda subito prima del debutto della serie, e soprattutto dalla quarta puntata. A quanto pare una grande fetta della seconda stagione si giocherà sulla caratterizzazione di alcuni personaggi femminili.

È vero, nella prima stagione c’era Imma Savastano, ma il suo personaggio era totalmente integrato nella serie e nelle vite dei personaggi, mentre nelle ultime puntate il contrasto con la parte femminile di Gomorra 2 è stato piuttosto netto.
Il rischio principale, è che tutto sia stato dettato dalla tentazione di voler inserire dei personaggi “positivi” all’interno di un ecosistema in cui l’aggettivo brutale in fatto di caratterizzazioni è un eufemismo. Fatto che a sua volta lascerebbe spazio al sospetto che certe scelte siano state fatte per andare incontro a tutte le illazioni moralistiche sull’impronta diseducativa di Gomorra.

Il personaggio di Patrizia, in particolare, sembra pericolosamente sull’orlo del fasto narrativo “donna traviata dal fascino del potere ma che dentro soffre”, con tutti i risvolti scontati di redenzione-perdizione che comporterebbe. Paventato questo, quindi, ci aggrappiamo forte al gambling di Chanel, e confidiamo in lei.

A TAL PROPOSITO: PERCHÉ IL PERSONAGGIO DI CHANEL FREQUENTA NEGOZI DI VESTITI COSTOSI SE È SEMPRE VESTITA CON TUTE DI CINIGLIA COLOR PASTELLO?

Non sappiamo bene come controbattere a questa domanda decisiva (anche se una di noi ha tentato di obbiettare “magari sono tute costose”), ma siamo certi che la risposta incarni gran parte dell’attrattiva che nutriamo per questa serie. Inoltre, va posta perché dopo la quarta puntata ce lo siamo chiesti tutti all’unisono.

QUALI SONO LE PREVISIONI DI TRAMA PIÙ ACCREDITATE DOPO QUESTE PRIME QUATTRO PUNTATE?

Considerata l’interazione mixata dei punti precedenti, la gestione ora lasciata bombare e ora compressa dei tempi e della psicologia dei personaggi hanno gettato delle basi da cui sembra difficile uscire. E su cui ci arrischiamo a fare delle previsioni:

– Ciro è da tempo sulla rampa di lancio del personaggio disposto a tutto per soddisfare la sua brama di potere, e il sospetto è che sarà propenso a perdere ulteriori pezzi di se stesso per assumere il controllo degli scissionisti. Quindi la retorica “my son my son what have ye done” permeerà tutto il suo percorso. L’amico e fedele scagnozzo Rosario o’ Nano da questo punto di vista non è quotatissimo in fatto di sopravvivenza.

– Lo scontro fra Gennaro e Don Ciro con conseguente morte di uno dei due per mano (o cospirazione) dell’altro è dato 1:1 ai botteghini della redazione, e questo avvantaggerà soprattutto un personaggio: Patrizia.

Per quanto ci riguarda è ovvio che arriverà il momento in cui Don Pietro inizierà a fidarsi dell’unico collegamento che ha con il mondo reale (una figura così piena di virtù ma anche di intelligenza e scaltrezza), mentre Patrizia comincerà a capire che il potere le piace anche se la fa stare male.

Possibile eccezione: Patrizia viene uccisa da Gennaro, e il padre si vendica, e/o Don Pietro viene ucciso da Gennaro e Patrizia si vendica.

– O’Track sarà sugli scudi almeno per quattro puntate, unico portatore sano rimasto di quell’ignoranza che tanto aveva reso grande la prima stagione. Per poi morire eroicamente (questa è più una speranza che una previsione).

– Malammore ha la stessa probabilità di sopravvivere alla serie di un panda equilibrista affetto da labirintite in bilico su un ciuffo di giunco.

INFINE: C’È QUALCOSA CHE POTREBBE DISSUADERCI DAL GUARDARE TUTTE LE PUNTATE DELLA SECONDA STAGIONE?

Solo il live twitting degli autori.

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