Addio, e grazie per tutti i gamberetti


Operai al lavoro in un allevamento di gamberetti. Immagine via 

Mettete da parte tutto quello che vi hanno insegnato le pubblicità e i documentari sulla pesca: la grande maggioranza dei gamberetti che mangiamo non vengono pescati al largo da vecchi lupi di mare sdentati o da eleganti capitani in divisa. Più semplicemente, li allevano in grandi e noiose fattorie acquatiche. Meglio o peggio che sia—probabilmente peggio, considerato l’impatto brutale sull’ambiente—questo tipo di allevamento industriale dei gamberetti è riuscito a sostenere la nostra crescente domanda di crostacei per tutto l’ultimo quarto di secolo. Ma ora c’è qualcosa che non va: una malattia misteriosa e incurabile sta seminando distruzione negli allevamenti di gamberetti di tutto il mondo, facendo salire i prezzi e minacciando l’approvvigionamento.

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Tra gli enormi vassoi da cocktail di Costco’s, le offerte all-you-can-eat di Outback Steakhouse e il Martedì degli Amanti dei Gamberetti di Red Lobster, un americano medio consuma annualmente quasi due chilogrammi di gamberetti—tre volte di più di quanti ne consumasse 30 anni fa, di gran lunga molti di più di qualsiasi altro frutto di mare. Questo vuol dire che ogni anno, nei soli Stati Uniti, vengono consumati 544 milioni di kg di gamberetti, più del 90 percento dei quali è importato. Nella grande maggioranza dei casi, gli allevamenti sono situati in zone tropicali del mondo, come la Thailandia, l’Indonesia, la Cina, l’India, il Messico e l’Ecuador.

Cosa c’è dietro alla crisi dei gamberetti? La sindrome da mortalità precoce, o EMS [Early mortality syndrome]. Ecco come funziona la EMS: un batterio entra nell’apparato digerente del gamberetto, azzera l’appetito e stimola l’epatopancreas—la ghiandola delle meraviglie che fa sia da fegato che da pancreas nei gamberetti—a rilasciare una tossina. Mentre l’organo collassa, un secondo batterio attacca. In pochi giorni, il tasso di mortalità nell’allevamento colpito può raggiungere il 100 percento. 


L’esemplare di Penaeus vannamei sulla sinistra presenta sintomi di EMS; nello specifico, l’epatopancreas pallido e atrofizzato e lo stomaco e l’intestino vuoti. Il gamberetto sulla destra è sano. 

La malattia è comparsa per la prima volta in Cina nel 2009. Da lì si è diffusa a sud, in Vietnam e in Malesia, prima di scatenare un disastro in Thailandia, il primo produttore mondiale di gamberetti. A causa della EMS, nel 2013, la Thailandia ha perso il 40 percento della sua produzione. Il prezzo del gamberetto domestico thailandese è raddoppiato e il suo costo negli Stati Uniti—il mercato dove è diretta la maggior parte delle esportazioni thailandesi—è cresciuto del 20 percento. La Landry’s Inc., l’azienda che possiede la Bubba Gump Shrimp Co., ha annunciato di aver preso in considerazione possibili cambiamenti nel menù e incrementi dei prezzi.

Anche se il batterio responsabile della malattia è stato identificato, nessuno sa come curarla né evitare che si diffonda. “Se qualcuno dice di avere la cura per la EMS, mente,” mi ha detto al telefono Fiona Robinson, Associate Publisher e Editor della rivista SeaFood Business . “Al momento ci sono solo degli studi. Ci vorrà almeno un anno prima che si capisca come liberarsene, sempre che sia possibile.”

Ma per il professor Donald Lightner, che studia le malattie infettive delle specie allevate in fattorie acquatiche presso l’Università dell’Arizona, la soluzione potrebbe essere più vicina. Lightner ha iniziato a studiare questa malattia nel 2010. Nel marzo del 2013 con la sua equipe di ricerca ha pubblicato un articolo in cui venivano identificate le cause della malattia, e per la fine del 2013 ha messo a punto un test per rilevarle.

“Il test che abbiamo sviluppato può essere usato per identificare partite che sono già contaminate,” mi ha detto al telefono il prof. Lightner. Ma senza che vi sia ancora una cura—“se ne avessimo una, adesso la staremmo vendendo a tutti,” ha detto—l’unica cosa che si può fare è eliminare tutta la partita, in modo simile a quanto accaduto con il bestiame e i maiali durante l’esplosione dell’afta epizootica o dell’aviaria.

“Pensiamo si diffonda tramite gli animali vivi, dai vivai alle partite di uova,” ha continuato. “L’unico modo in cui può essere arrivata in Messico è che qualcuno vi abbia fatto entrare di contrabbando qualche gambero adulto.” Secondo Lightner, dalla Thailandia la malattia potrebbe diffondersi all’Indonesia e all’India. Dal Messico potrebbe estendersi a sud negli allevamenti di paesi vicini come l’Honduras, il Guatemala e l’Ecuador.

Anche se il dottor Lightner sostiene che l’EMS non è—per quanto ne sappiamo—pericolosa per l’uomo, la malattia sta avendo delle conseguenze secondarie imprevedibili.

Alfredo Quarto è il direttore esecutivo del Mangrove Action Project, un’organizzazione che agisce per la conservazione e il ripristino delle mangrovie in tutto il pianeta. Le foreste di mangrovie sono ecosistemi importanti per la protezione delle coste da uragani e tsunami,  e riciclano una grande quantità di anidride carbonica. Stando a un rapporto ONU del 2006, tra il 1980 e il 2005, il 20 percento delle foreste di mangrovie del mondo è stato distrutto. Occupando acque pulite in zone dal clima tropicale, le foreste di mangrovie sono un territorio ideale per l’allevamento di gamberetti. Quarto stima che “più di metà delle foreste di mangrovie distrutte dal 1970 ad oggi trovano ragione nello spazio necessario alla costruzione di allevamenti di gamberetti.” 


Allevamenti di gamberetti nel Golfo di Fonseca (Honduras/Nicaragua). Immagine per gentile concessione di UNEP.

Mentre gli allevamenti di gamberetti in Thailandia collassano e i prezzi crescono, altri paesi stanno sfruttando il momento per trarre profitto dalla crescita della domanda. In India, il giro d’affari legato all’esportazione di gamberetti è cresciuto del 90 percento negli ultimi otto mesi del 2013. Questa grande crescita vuol dire nuovi allevamenti in nuovi posti. “Gli allevatori di gamberetti si spostano in una zona priva di malattia e dove l’acqua è più pulita—un luogo puro, o quantomeno salubre. Ma facendo così stanno diffondendo un sistema insostenibile per continuare a fare soldi. Si chiama saccheggio—ti sposti da un’area che è stata già devastata e vai creare devastazione altrove.”

Aaron McNevin, a capo della sezione sull’aquacoltura del WWF, dice che l’industria sta pian piano arrivando ad accettare che lo sfruttamento delle mangrovie non è sostenibile né da un punto di vista ambientale né da un punto di vista economico. (Alla lunga, il quantitativo di zolfo normalmente presente nel suolo su cui crescono le mangrovie, una volta portato alla luce ed esposto alla pioggia, produce acido solforico. Per risolvere il problema, gli allevatori devono trattare i loro terreni con grandissime quantità di calcare ad uso agricolo così da riequilibrarne il pH.) Ma ciò non significa che la distruzione delle foreste di mangrovie non sia più un pericolo. “Qui al WWF c’è molta paura, in particolare riguardo al Myanmar e alle coste dell’Africa,” ha detto McNevin. “Queste zone sono l’ultima frontiera dell’allevamento mondiale di gamberetti.”

L’EMS non è la prima malattia a sconvolgere il settore: nel 1993, da un giorno all’altro, la sindrome delle macchie bianche ha danneggiato gli allevamenti in Cina—e molti allevatori dall’Arabia Saudita al Messico combattono ancora per tenerla sotto controllo. E non sarà certo l’ultima. “Le malattie sono molto frequenti quando si parla di acquacoltura,” mi ha detto Alfredo Quarto. “Se vai a una conferenza sull’acquacoltura, metà sarà sulle malattie: su come combatterle e su come prevenirle.” Nel settore dell’allevamento dei gamberetti, le malattie sono diventate endemiche.

È facile dare la colpa alle grandi aziende, ma questi problemi scaturiscono dal nostro insaziabile appetito di gamberetti tanto quanto dalle pratiche con cui essi vengono allevati. “Sono cresciuto in una famiglia del ceto medio,” mi ha detto McNevin prima che concludessimo la nostra telefonata. “All’epoca i gamberetti erano una prelibatezza. Li compravamo solo quando invitavamo a cena qualcuno di importante, o quando volevamo impressionare gli invitati. Oggi, dobbiamo stare attenti alla costante disponibilità di gamberetti. Si va oltre i gamberetti con la salsa cocktail, oltre la pasta con gli scampi. Quando i gamberetti diventano un condimento per gli hamburger, o parte di cibi surgelati da due soldi, bisogna chiedersi: stiamo davvero ammortizzando il costo di produzione?”

“In futuro, la domanda di gamberetti non farà che aumentare. In un sacco di luoghi, la gente guarda all’America per sapere cosa significa ricchezza e cosa significa lusso. Significa andare da Golden Corral e ordinare un piattone di gamberetti, sempre disponibili nonostante tutto, mangiarne metà e buttare via il resto? Il termine spreco, applicato a paesi che hanno molti più abitanti di quanti ne abbiamo noi, è molto inquietante.” 


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