Cultura

Uno dei registi più prolifici di Hollywood non è mai esistito

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Non tutti i film vengono fuori come se li immagina il regista. Possono esserci tagli di budget, litigi interni, ingerenze degli studios, o magari la sceneggiatura faceva già schifo in partenza. Comprensibilmente a volte i registi non vogliono essere associati a questi film, così adottano uno pseudonimo. Per gran parte della storia del cinema moderno, quello pseudonimo è stato Alan Smithee.

La lista di opere firmate da Smithee è lunga un chilometro e mezzo. Su IMDb gli vengono attribuiti oltre 100 film, tra cui alcuni dei titoli più imbarazzanti che possono venirti in mente: farse, parodie, terrificanti figuracce da box office—ma anche classici come il Dune di David Lynch (su questo tornerò tra poco), Vi presento Joe Black (a causa di pesanti modifiche in fase di postproduzione) e Hellraiser – La stirpe maledetta (conflitti interni allo studio, più di un regista).

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Ma chi è Alan Smithee? E da dove viene?

Tutto iniziò nel 1969, quando il regista Don Siegel stava girando Ultima notte a Cottonwood (Death of a Gunfighter). In origine il film era di Robert Totten, ma, a causa di un litigio con l’attore protagonista, fu assegnato a Siegel. Tuttavia, una volta finito il montaggio, nessuno dei due voleva averci nulla a che fare.

Così l’Ordine dei Registi d’America trovò una soluzione. Creò un alias: Alan Smith. Ma, ha raccontato il regista televisivo John Rich, era un nome troppo diffuso, così nacque Allen Smithee (poi cambiato di nuovo in Alan Smithee).

L’ironia sta nel fatto che Ultima notte a Cottonwood fu accolto positivamente dalla critica, un’accoglienza che si rifletté direttamente sull’inesistente Smithee. “Il regista Allen Smithee, un nome che mi è del tutto nuovo,” scrisse allora il famoso critico cinematografico Roger Ebert, “lascia spazio a uno sviluppo naturale della storia. Non fa prediche e non si perde a spiegare passaggi ovvi.” Da quel momento, ogni film considerato “artisticamente compromesso” è stato firmato con questo pseudonimo.

Una locandina cinematografica con un cowboy che spara, che promuove il film del 1969 'Ultima notte a Cottonwood'.
La locandina di ‘Death of a Gunfighter’, con il nome “Allen Smithee” attribuito al regista. Immagine: Alamy

Un altro motivo per cui lo pseudonimo guadagnò popolarità all’interno della comunità cinematografica fu la politica degli autori. “La politica degli autori suggerisce che i registi siano i veri autori del film e che, quindi, ogni elogio o critica di un film sia in realtà diretto al regista e alle sue scelte,” spiega Bob Woolsey, direttore del corso di Produzione cinematografica alla Scuola del Cinema di Vancouver. “In parallelo all’ascesa di registi come Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Steven Spielberg, la politica degli autori fece diventare i registi famosi quanto gli attori.”

Woolsey continua: “Diventando più esposti e più potenti, i registi si aspettavano di avere pieno controllo creativo sulle loro opere. Così, ogni volta che gli studios facevano sentire il proprio peso e cercavano di interferire con il montaggio di un film, i registi ritiravano la firma dal progetto e la rimpiazzavano con quella di Alan Smithee.”

Secondo Tel K. Ganesan, produttore e distributore cinematografico, dovevano verificarsi alcune condizioni per poter usare questo nome. “Lo studio doveva ammettere di aver preso il controllo di un film dalle mani del regista, per esempio, prima di poter usare il nome,” spiega. “Disconoscere un film, inoltre, comporta che il regista rimanga anonimo.”

Uno dei maggiori esempi di film uscito con questo pseudonimo è Dune di David Lynch. Prima che Denis Villeneuve facesse conoscere al mondo moderno la spezia di Arrakis, Lynch aveva tentato l’impresa nel 1984. Ma quel film sembrava maledetto. Lynch non fu nemmeno il primo regista a cui chiesero di girarlo. Nomi del calibro di Ridley Scott e Alejandro Jodorowsky avevano girato per un po’ prima che fosse convocato il regista di Velluto Blu.

Lynch accettò di fare il film a condizione che gli fosse permesso di dividere il libro in due parti. Ma la casa di produzione lo spinse a girare tutto in una volta. Woolsey spiega: “Lynch consegnò un montato di oltre tre ore. Lo studio gli chiese di tagliarlo e, naturalmente, il risultato fu un pasticcio incomprensibile. La versione distribuita nei cinema portava il nome di Lynch, ma quella che andò in televisione fu attribuita ad Alan Smithee.”

Come se non bastasse ci furono incidenti, problemi sul set, problemi con la dogana, animali in decomposizione e malattie che colpirono il cast. Oggi il film è considerato un classico, ma non è un mistero che Lynch lo veda come una macchia sulla sua carriera.

Lo pseudonimo di Alan Smithee è stato accantonato durante gli anni Duemila, principalmente grazie al film del 1997 Hollywood Brucia (An Alan Smithee Film: Burn Hollywood Burn). La trama del film racconta di un uomo di nome Alan Smithee che gira un film che poi viene rovinato da un pessimo rimontaggio da parte dello studio. Quando decide di ripudiarlo, Smithee si rende conto che il suo nome è lo stesso dello pseudonimo che per consuetudine lo sostituirebbe.

La cosa più divertente è che questo film è un raro caso di vita che imita l’arte: il regista, Arthur Hiller, alla fine era talmente insoddisfatto del prodotto finale che fece rimpiazzare il suo nome con quello di Smithee stesso nei titoli di coda.

A questo punto, l’esistenza dello pseudonimo era nota a tutti, rendendolo un marchio d’infamia. “Il pubblico non andava a vedere un film di Alan Smithee perché sapeva che il regista era talmente scontento del risultato da vergognarsi di divulgare il suo nome,” ha detto Woolsey. “I cinefili si divertivano a cercare di riconoscere la mano del vero regista dietro questi film e i registi si divertivano a raccontare i dietro le quinte che li avevano spinti a usare quel nome.”

E così Alan Smithee è stato mandato in pensione. Ogni tanto si fa rivedere (l’esempio più recente è The Night Watchers, 2018), ma oggi gli alias sono selezionati caso per caso a seconda del film.

Smithee è probabilmente uno dei più prolifici registi/sceneggiatori dei nostri tempi. La lista delle sue opere è sconfinata e tocca quasi ogni genere, decennio e grado di qualità. È il regista più chiacchierato che il mondo non ha mai visto, ma la sua leggenda vivrà per sempre.