Música

Alieni fra noi: Teramo garage punk

La Provincia, come ci ha raccontato ogni cantautore italiano in ogni modo possibile, è il vero specchio dell’anima d’Italia. È un non-luogo con cui abbiamo quotidianamente a che fare, nelle sue infinite sfaccettature, a meno che non ci occupiamo di alta finanza o di alta moda, e anche in questi casi abbiamo probabilmente parenti, ricordi e legami in provincia. Eppure non ci siamo ancora abituati alle realtà underground che lì crescono e prosperano, e ci stupiamo quando ne scopriamo la portata: non solo la storia della musica è piena di esempi di posti piccoli e isolati che hanno prodotto scene vitali, suoni innovativi, situazioni accoglienti per artisti di fuori, ma questi sono letteralmente i nodi che tengono insieme il tessuto della musica in Italia e in Europa. Ci sono generi musicali che difficilmente si ascoltano a Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli, ma che non avrete problemi a incontrare nelle campagne attorno a Siena, nelle masserie pugliesi, in città di dimensioni ridotte come Vicenza, Parma, Siracusa.

È una combinazione di tamarraggine campagnola, complesso di inferiorità, disperazione e naturale spinta verso il divertimento quella che spinge gli abitanti di zone piccole, isolate e poco battute dalle scene internazionali a creare realtà autonome. A volte queste brillano con tale forza da essere notate al di fuori del proprio sistema, e diventano “casi” nazionali; non cambia nulla, beninteso, al massimo qualche articolo sulle riviste specializzate, magari la rottura di palle di una agenzia di booking che cerca di piazzare nel tuo circoletto un gruppo che non ti interessa; altre volte invece rimangono sotterranee, e con altrettanto merito e orgoglio donano linfa alla propria realtà locale senza ottenere in cambio niente di più di quello per cui lavorano. Ma ogni piccola cosa è importante per la vitalità culturale del paese: un mio amico ha un gruppo formato da lui e suo fratello, suonano nella cantina della nonna in un paese al confine tra Mantova e Reggio Emilia; una volta hanno stampato un 7”, ma non lo hanno detto a nessuno perché non avevano voglia di avere a che fare con estranei. Quando qualcuno che li conosce organizza una festa, può chiamarli a suonare in cambio di un pasto. Di solito fanno uno show grandioso. Poi scompaiono anche per un anno. Se smettessero definitivamente di suonare, sarebbe una tragedia.

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L/A/Z/Y da Kansas City su Goodbye Boozy Records.

È per puntare i riflettori sugli alieni fra noi che ho deciso di indagare le realtà più piccole e nascoste del Paese, quelle che tengono su la baracca restando ben piantate sotto terra. Oggi parliamo della scena garage punk di Teramo, Abruzzo, con Gabriele Di Gregorio (Goodbye Boozy Records) e Antonio Masci (Mimetics ‘zine, In The Shit Records).​ Per aiutare tutti a capire di che cosa stiamo parlando senza scrivere un tomo di mille pagine, ho cercato di inserire più link e audio possibili, per cui inforcate le cuffie.

Inutili, da Teramo, su Goodbye Boozy e Aagoo Records (USA).

“Senti qua la scaletta del festival Rock Roads a Giulianova, qua in provincia di Teramo. 11 luglio 1987. Martedì sera: Gun Club. Mercoledì: Celibate Rifles. Giovedì: Housemartins. Venerdì: prima i Dream Syndacate e poi i Fuzztones. E il sabato i Fleshtones! Io mi feci l’abbonamento, mi feci. Avevo ventidue anni. Non so chi l’avesse organizzato, doveva esserci qualche appassionato che lavorava in Comune.”
Quando chiedo a Gabriele, che da metà anni Novanta pubblica dischi con il suo marchio Goodbye Boozy, come è nata una label di culto a livello mondiale da un posto come Teramo, lui è stupito della domanda. Forse anche perché è una domanda molto stupida. Prima di Gabriele c’era suo fratello (Giustino, ora negli Incredulous Eyes), che suonava musica sperimentale in casa e voleva pubblicarla su CD-r. Così Gabriele creò Goodbye Boozy. A Teramo passavano a suonare buoni gruppi, così si mise a fare compilation in cassetta. Quattro band per ogni nastro, alcune delle quali poi sono diventate pilastri del garage punk nostrano: Morticia’s Lovers, Semprefreski, Cleopatras, Ray Daytona, Sleepwalkers, e i locals Tito & the Brainsuckers che erano quelli che si sbattevano di più per organizzare concerti in città. Nel 1999 cominciano a fioccare i 45 giri, da subito dotati di una cifra stilistica ben precisa: garage punk americano grezzo e senza fronzoli, copertine fotocopiate, prezzi bassi, assemblaggio casalingo. “Io non ce l’ho il negozio online. Se vuoi comprare dei dischi, mi devi mandare una mail!” In tre parole: do it yourself. “A me è sempre piaciuta la scena americana, quindi alla fine degli anni Novanta, quando ho iniziato a stampare vinile, mi sono immediatamente rivolto lì. La scena teramana, abruzzese o italiana non è che la conosca molto. A organizzare concerti non sono molto bravo. Quando passava un gruppo interessante per l’Italia io lo dicevo a Tito, e ci pensava lui.”

I Ban-Off sono di Teramo e debutteranno su cassetta con In The Shit records.

Antonio Masci, che con la sua etichetta solo-cassette in 69 copie In The Shit Records sta causando molto più polverone di quanto ci si aspetterebbe, è invece più attivo nell’organizzazione di concerti: “C’è sempre stata una scena alternativa a Teramo, ma molto ancorata al passato, al revival garage e psichedelico degli anni Ottanta. Noi invece abbiamo rotto con la tradizione e guardiamo più al presente e al futuro. Cerchiamo di far suonare band sempre molto giovani. Fu circa cinque anni fa che incontrai Gabriele e Alessio (Primitive Records). C’era la possibilità di far venire i Demon’s Claws, quindi organizzammo questa serata. Poi da lì le cose sono diventate sempre più semplici perché Teramo è una città piccola e, anche se eravamo tutti amici, prima stavamo tutti un po’ rintanati in casa. Invece da quando ci siamo messi a fare qualcosa noi, anche tra i più giovani si è mosso qualcosa e si sono formati gruppi, una piccola scena DIY, etichette indipendenti dall’attitudine piratesca.” E poi c’è Mimetics, fanzine “di musica delinquentantistica” più trucida di un film poliziottesco, piena di “fuck you”, di donne nude e di consigli per gli ascolti, che ha già pubblicato il dodicesimo numero. Tra le firme potete trovare i più competenti d’Italia (non solo di Teramo) tra gli outsider e i discepoli di Stooges, Crime e compagnia rockeggiante.

Una pagina di Mimetics ‘zine n. 11.

Gabriele e Antonio, al di là della fissazione con il mondo anglofono e il rock’n’roll che produce, sono anche molto legati alla loro città. “Se stavo in una città più grande, magari l’etichetta non la facevo proprio”, spiega Gabriele. “Sarei stato occupato a fare altro. Ma qui, non c’era nient’altro. Se stai nel deserto ti viene voglia di costruire qualcosa”. Ma quindi a Teramo ci sono solo alcuni appassionati di rock’n’roll che si fanno i fatti propri o c’è una comunità, con intenti e mezzi comuni? “Ci sono venti o trenta persone che fanno una colletta e pagano i gruppi per suonare qui, perché i locali hanno paura di perderci. Poi magari un amico ci mette l’albergo, un altro amico la sala prove… nei centri piccoli è più facile cavarsela”, spiega Antonio. “Ci piacerebbe che la comunità si allargasse, infatti tutte le nostre riunioni sono pubbliche, ma è difficile coinvolgere i ragazzi più giovani al di là del divertimento di una sera.”

I Singing Dogs sono teramani e sono stati tra i primi gruppi attivi nella scena garage punk locale. AC Dog (voce e chitarra) pubblica dischi con la sua Primitive Records e ha fondato Mimetics insieme ad Antonio.

Tra i co-cospiratori dei due intervistati possiamo trovare: la band/collettivo psichedelichiatrico jamband Inutili, freschi di live nella blasonata radio WFMU nel New Jersey; Cosmo Rosso, fuoriuscito dagli Inutili e autore di un disco di sola chitarra ed effetti su Goodbye Boozy destinato al culto psichedelico più maniacale; Ban-Off, giovani disadattati punk rock; i figli della Elephant 6 A Minor Place; Wide Hips 69, garage beat su Area Pirata; Pre-Cog in the Bunker, duo devoto tanto ai Dead Moon quanto alla distopia fantascientifica di Philip K. Dick.

La cosa che i ragazzi di Teramo sembrano voler evidenziare più di tutte è la semplicità, la naturalezza del loro processo. “Magari non sono le risposte che vorresti sentire”, mi dice Antonio. “Ma non c’è niente di speciale dietro, solo amore per la musica. È solo rock’n’roll”. Lo rassicuro, è esattamente quello che volevo sentire. Perché forse a forza di narrazioni epiche sull’argomento che vengono da oltreoceano (non solo Atlantico, ma anche Pacifico, se pensiamo a Nuova Zelanda, Australia, Giappone), siamo un po’ portati a immaginarci quelli che senza riuscire a trattenere un sorriso ironico definiamo “agitatori culturali” come avvolti da un’aura di saggezza, con in mente una missione e negli occhi una scintilla di follia, immolati sull’altare della musica che non piace a nessuno. “Noi siamo oltre i puristi, nel senso che non ci guadagniamo mai nulla, e purtroppo spesso ti prendono per scemo. Dov’è il guadagno? Non c’è? E chi te lo fa fare? Non capiscono che lo facciamo solo perché ci piacciono i concerti e vogliamo divertirci.”

Dopo il mitico 7″ gli Ausmuteants (AUS) pubblicano questo LP per Goodbye Boozy/In The Shit.

Eppure a tutti piace divertirsi, ma non tutti si rimboccano le maniche e sono disposti ad affrontare bande di ubriachi, proprietari di locali, perdite di soldi. Alcuni preferiscono scegliere tra quello che già c’è, alcuni si spostano dove gli sbattimenti se li fa qualcun altro, salvo poi lamentarsi che qualcun altro non organizza proprio le cose che uno desidera. “La cosa bella è che qui facciamo esattamente quello che vogliamo noi”, dice Antonio ridendo, non riuscendo a nascondere un certo orgoglio.

Visita i Soundcloud di Goodbye Boozy e In The Shit per ascoltare altra musica.

Segnala la tua scena locale a Giacomo su Twitter: @generic_giacomo