Salute

Le allergie da polline stanno peggiorando, ed è colpa nostra

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Occhi che prudono e pelle irritata, starnuti su starnuti e lacrime senza fine: è segno inconfondibile della stagione dell’allergia.

Gli alberi di betulla cominciano a farsi sentire a marzo, seguiti poi da platani e tigli, tutte piante che hanno un “elevato potenziale allergenico” e che sono presenti un po’ ovunque. Sono sicuramente presenti anche dalle nostre parti e, sfortunatamente, le reazioni allergiche derivanti dal polline sono un problema destinato a peggiorare.

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Secondo uno studio del 2016 della World Allergy Organisation, tra il 12 e il 40 percento della popolazione mondiale soffre di allergie stagionali, con l’Oceania che domina le classifiche. Lo stesso studio evidenzia che, rispetto agli anni precedenti, c’è stato un aumento nelle allergie da polline in quasi tutte le regioni osservate. Un’altra ricerca condotta su un campione di 17 paesi europei ha concluso che il 71 percento ha sperimentato un aumento del carico complessivo di pollini, mentre il 65 percento ha dovuto convivere con una stagione pollinica più lunga a causa della crisi climatica.

“Il polline ha un ruolo cruciale nella riproduzione delle piante,” spiega Gilles Oliver, ingegnere presso il National Aerobiological Surveillance Network, un’organizzazione che monitora i livelli del polline in Francia. Nonostante sia molto importante, il polline può essere riconosciuto come un aggressore dal nostro sistema immunitario, soprattutto se non vi siamo stati esposti abbastanza a lungo. “È il motivo per cui chi cresce in campagna di solito è meno allergico di chi vive in città, almeno in teoria,” dice Oliver.

Questa è una delle molte ipotesi avanzate dagli studiosi per spiegare i motivi dietro alle allergie ai pollini in tutto il mondo. Sempre più persone si stabiliscono a vivere in città, e le Nazioni Unite stimano che il 68 percento della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane entro il 2050. Allo stesso tempo, molte città stanno adottando soluzioni “green” e gli urbanisti tendono a valorizzare sempre più l’impatto delle aree verdi sulla salute mentale e fisica delle persone.

Le allergie da polline peggiorano, ma non solo perché viviamo in città

Tuttavia, esaminando più attentamente la situazione, non si può colpevolizzare soltanto il processo di urbanizzazione. In effetti, negli ultimi cinque anni i tassi di urbanizzazione sono aumentati notevolmente solo in Asia e in Africa, mentre sono rimasti stabili negli altri continenti—in particolare in Oceania, che come abbiamo detto è l’area più incline all’allergia da polline. Oliver sostiene che un’altra possibile spiegazione abbia a che vedere con le pratiche igieniche contemporanee. “Puliamo troppo,” spiega. “Non siamo più abituati a venire in contatto con gli allergeni, e il nostro corpo riconosce come nemici cose che non lo sono.”

Per quanto una pulizia esagerata possa peggiorare la situazione, Oliver ritiene che la causa principale dell’aumento delle allergie sia da ricercarsi nell’inquinamento ambientale. “Ha due conseguenze principali,” spiega Oliver. “Se sei un soggetto allergico, ti indebolisce il tratto respiratorio e rende più probabile ammalarsi. Inoltre, ‘rompe’ le particelle di polline nell’aria, e permette loro di penetrare più a fondo nel sistema respiratorio.”

L’inquinamento interagisce con il polline in modi diversi, in special modo quando si tratta di CO₂, che rappresenta il 76 percento di tutte le emissioni di gas a effetto serra. “Gli alberi ne hanno bisogno per la fotosintesi, quel processo che permette loro di vivere e crescere,” ricorda Oliver. “Ma, quando la proporzione di CO₂ nell’aria aumenta, le piante crescono più in fretta e producono più polline.” Considerando che i livelli di CO₂ nell’atmosfera aumentano incessantemente dagli anni Cinquanta—e ad aprile del 2021 hanno segnato un nuovo record—è molto probabile che il problema delle allergie stagionali sia destinato a perdurare.

A parte i problemi derivanti dal cambiamento climatico, anche le nostre scelte in materia botanica hanno peggiorato le cose: ad esempio, di solito si preferisce piantare alberi “maschi”, perché non fanno cadere semi o frutti che devono essere poi raccolti da terra—si tratta di un fenomeno che è stato definito “sessismo botanico” nell’Annuario dell’Agricoltura del 1994. Il problema è che queste varianti tendono a produrre più polline allergenico. Inoltre, i pianificatori urbani scelgono spesso le piante in virtù del loro valore estetico, invece di valutare a dovere l’impatto sulle allergie.

“Ad esempio, piantiamo le betulle perché sono belle,” spiega Oliver. Ma uno studio del 2019 ha stabilito che il polline delle betulle è tra le cause principali delle allergie.

“Per fortuna, è ancora possibile tenere sotto controllo un po’ di questo polline urbano,” spiega Mathilde Renard, ingegnere agronomo presso il Dipartimento Ambientale del comune di Parigi. Una delle strategie principali è quella di diversificare le specie piantate in città, perché la maggior parte delle persone è allergica al polline solo quando supera una certa soglia di concentrazione nell’aria.

A Parigi, ad esempio, ora vengono usate più di 160 specie per la ripiantumazione. “Il sindaco di Parigi ha anche vietato la messa a dimora delle specie altamente allergeniche nelle aree limitrofe alle scuole o agli asili,” aggiunge Renard. I gruppi per la sensibilizzazione sulle allergie stanno inoltre promuovendo la semina di alberi a basso contenuto di polline, come i cedri e i gelsi.

In ogni caso, la lotta contro il polline è sempre più all’avanguardia. Parigi ha istituito un progetto di monitoraggio chiamato “Sentinel Pollinarium”, volto ad anticipare le ondate di polline con circa tre settimane in anticipo. Online si può anche trovare una mappa dell’Europa che avvisa in tempo reale delle aree più colpite dai vari tipi di polline, cosicché tu possa pianificare i tuoi viaggi a dovere, per evitare problemi con le allergie.

Sfortunatamente, non c’è molto tu possa fare per l’allergia, a parte provare a gestirla. La prossima volta che ti ritroverai a insultare il vento, ricordati: dobbiamo incolpare solo noi stessi.