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Ti senti triste per l’Amazzonia? Comincia a migliorare il tuo consumo di carne

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VICE Italia non vuole demonizzare il consumo di carne, bensì esortarvi a fare acquisti consapevoli, da produttori il più possibile locali e attenti all’ambiente e al benessere animale.

La lotta contro la “Climate Despair [disperazione climatica, NdT] è reale. Si tratta dell’ansia e della depressione causate dalle notizie di distruzione ambientale. Proprio adesso, ad esempio, molti stanno condividendo sentimenti di impotenza per gli incendi in Amazzonia. Il disastro sta proseguendo da settimane, e gli incendi sono peggiorati al punto che questo mese lo stato dell’Amazzonia ha dichiarato lo stato di emergenza.

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Il problema, comunque, non è totalmente incontrollabile. Gli studi hanno mostrato che gli incendi non sono causati da eventi naturali, bensì dagli umani – a partire dal nostro amore per la carne.

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Gli incendi partono dagli alberi abbattuti per fare spazio agli allevamenti, un’industria crescente in Brasile. Dati dall’Institute of Environmental Research in Amazonia (IPAM) mostrano che quest’anno le dieci municipalità in Amazzonia con più incendi hanno anche avuto i tassi più alti di deforestazione.

La soluzione più pratica che le persone possono adottare è provare a ridurre – se non eliminare – provare a riflettere sui propri consumi alimentari.

Infatti, anche se altre attività contribuiscono alla deforestazione in Amazzonia, l’agricoltura a scopo di allevamento è, al momento, la causa principale. La World Bank riferisce che occupa l’80% delle terre convertite nella foresta pluviale amazzonica.

Cameron Ellis, Senior Geographer alla The Rainforest Foundation ha riferito a VICE che poiché il bestiame richiede spazi aperti per crescere, gli allevatori ‘puliscono’ vasti appezzamenti di terreno bruciando le foreste. Spesso gli incendi sfuggono loro di mano e “finiscono nella foresta circostante, molta della quale sta soffrendo per la scarsità d’acqua.” Gli incendi crescono e finiscono per consumare aree i cui alberi non sono stati tagliati.

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Immagini del satellite della NASA mostrano immagini della deforestazione in Rondonia, nel Brasile occidentale, per l’agricoltura e l’allevamento. Quella di sinitra è stata fatta nel 2002, quella di destra nel 2012.

Ma non finisce qui. Gli animali in questi allevamenti hanno bisogno di mangiare, e la World Wildlife Fund (WWF) collega i roghi alla produzioni di cibo da bestiame attraverso la coltivazione di soia. La soia è la più importante proteina nell’alimentazione degli animali, con l’80% della soia coltivata nel mondo usata per sfamare il bestiame.

È difficile monitorare la coltivazione di soia. I roghi vengono accesi per pulire la terra per l’allevamento, che a volte lascia spazio a coltivazione di soia. Questo passaggio di terra, difficile da monitorare, avviene perché la soia ha alzato i prezzi del terreno nella regione, permettendo agli allevatori di vendere i loro appezzamenti ai coltivatori di soia, per aumentare i propri guadagni.

Tutto questo avviene per tenere il passo con la crescente domanda di carne a livello globale, causata da crescita della popolazione e aumento della richiesta nei paesi in via di sviluppo. Questo mantiene gli allevamenti e le coltivazioni di soia bloccati in un circolo vizioso dove dipendono l’uno dall’altro per crescere.

“I settori dell’allevamento e dell’agricoltura non esistono in isolamento l’uno dall’altro. Al contrario, sono collegati in due modi principali: agiscono come mutui facilitatori dell’accesso alla terra in Amazzonia e si supportano l’uno con l’altro,” dice il WWF. Non aiuta che l’attuale retorica del governo brasiliano favorisca lo sviluppo al posto della conservazione, incentivando gli allevatori a espandere i loro terreni. Ma fino all’80% della deforestazione in Amazzonia è illegale.

Al momento l’Amazzonia è la più grande regione al mondo per allevamento di bestiame, e la situazione sta peggiorando. In Brasile gli animali allevati sono cresciuti da 158 milioni di capi nel 1996 a 219 milioni nel 2016, facendo diventare il paese il più grande esportatore di manzo e pollame nel mondo.

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Lo scorso anno, riferisce la Reuters, il Brasile ha esportato 1,6 milioni di tonnellate di manzo, il numero più alto nella storia. E si prevede che entro la fine del 2019 la cifra cresca di 1,8 milioni di tonnellate, con la Cina come destinazione prediletta. Altri grandi importatori di manzo brasiliano sono Hong Kong, Egitto, Russia e Unione Europea.

Ellis ha detto a VICE che sta cadendo sempre meno pioggia perché ci sono sempre meno foreste. Se il ciclo della deforestazione continua, potremmo raggiungere “un punto di non ritorno in cui l’intero paesaggio viene convertito da foresta pluviale a savana,” ha detto.

Una persona che non mangia manzo per un anno salva circa 3,432 alberi, quindi fai decisamente un favore alla terra a non mangiare quell’hamburger.

Questo articolo è originariamente apparso su VICE ASIA.

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