Quando è il momento di eliminare un parente dalla tua vita

Quasi tutti i parenti danno sui nervi di tanto in tanto, e avviano infinite discussioni inutili su politica, religione e scelte di vita. Nonostante queste incomprensioni, molti di noi traggono grande conforto dall’amore e il sostegno che la nostra famiglia biologica (o scelta) ci offre. Eppure, in caso di relazioni “tossiche”, mantenere legami con la propria famiglia può essere problematico e con più contro che pro.

Jennifer McNeely, 39 anni, vive in Arizona ed è cresciuta in quella che da fuori sembrava una famiglia adorabile. Suo padre lavorava sodo per mantenere tutti e la madre stava a casa per badare a lei e al fratello maggiore. Era una madre molto violenta, verbalmente, nei confronti di McNeely.

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“Mi diceva sempre che ero un problema e che avevo dei problemi mentali,” dice McNeely. Invece che sostenere le ambizioni della figlia, la madre di McNeely le diceva che sarebbe diventata grassa e fallita. “Ogni volta che poteva, mi feriva.”

Era un pattern ricorrente, e come molte persone che hanno subito abusi verbali di questo tipo, McNeely ha fatto sue le critiche di sua madre, senza riuscire a trovare fiducia in se stessa. Anche dopo essere andata a vivere da sola, la memoria del trattamento subito le ha reso molto più difficile perseguire la carriera che desiderava.

Anche dopo che lasciano la casa d’infanzia, i giovani vittime di violenza verbali conservano quelle cicatrici. Le ricerche dimostrano che i maltrattamenti possono modificare lo sviluppo cerebrale, mettere a repentaglio l’abilità di creare relazioni di fiducia, e causare stress post-traumatico.

Uno studio recente condotto alla McGill University ha rivelato che i traumi infantili modificano lo sviluppo del cervello e i percorsi neuronali. Analizzando, post-mortem, dei cervelli di soggetti che da piccoli avevano subito gravi abusi verbali ed emotivi, i ricercatori hanno scoperto delle anormalità nell’amigdala—area del cervello che funge da termostato emotivo. Quando questa parte del cervello è danneggiata, può essere più difficile per le persone regolare le loro emozioni, rendendo più facile cadere nell’ansia e nella depressione.

Comunque, tagliare i ponti con un membro della famiglia più sembrare una misura drastica. Ma un articolo del New York Times sull’estraniamento dalla famiglia cita un sondaggio secondo il quale l’8 percento degli adulti inglesi (su un campione di 2mila individui) avrebbe chiuso i rapporti con un parente. E come per molte altre relazioni, la rottura non era sempre immediata ma un processo che si protraeva nel tempo.

Dopo decenni di maltrattamenti materni, McNeely ha posto fine alla loro relazione. Il momento peggiore è arrivato dopo la morte del padre. “Dopo la morte di mio papà, mia mamma mi chiamava più volte al giorno. Se non rispondevo subito, mi mandava messaggi finché non la richiamavo. Ho cercato di metterle dei limiti, ma l’ho solo fatta arrabbiare di più,” mi racconta McNeely.

Finalmente si è resa conto che le interazioni con sua madre le causavano un contraccolpo emotivo che la prosciugava e la faceva sentire arrabbiata con se stessa. “Ogni volta che ci parlavamo mi ci volevano giorni per riprendermi,” dice.

Quando comportamenti simili sono messi in campo da altre persone esterne alla famiglia ci viene spesso consigliato di prendere le distanze. Ma non sempre questo si può applicare ai parenti.

“Nella nostra società c’è il tentativo costante di salvare le relazioni famigliari,” dice Emily Perrine-Gifford, psicologa clinica americana di stanza a Zurigo. Perrine-Gifford consiglia ai pazienti di mettere in salvo la propria salute mentale e il proprio benessere, anche se significa ‘divorziare’ da un parente.

È un consiglio che deriva dalla sua esperienza professionale, ma anche dai suoi traumi personali. Perrine-Gifford è cresciuta con una famiglia che la amava, ma tutto è cambiato quando sua madre è morta nel febbraio del 2000.

“La mia famiglia è diventata disfunzionale perché non siamo stati in grado di processare la morte di mia madre,” dice Perrine-Gifford. Dopo la morte di sua madre, il fratello ha cominciato ad attaccarla e a chiamarla ingrata e accusarla di fingere su tutto.

Una sera nella loro casa d’infanzia (dove suo fratello viveva con la sua famiglia), il conflitto è degenerato. “Mio fratello mi ha messo le mani addosso,” dice. Anche se lo pregava di fermarsi, lui ha cercato di strangolarla, per poi spingerla giù dalle scale. Quando Perrine-Gifford ha raccontato al padre dell’aggressione, lui le ha dato tutta la colpa, minacciandola di diseredarla se avesse denunciato il fratello.

Poco dopo quell’episodio, Perrine-Gifford ha deciso di tagliare i ponti con i parenti che si comportavano così. Questo non le ha tolto il dolore, ma le ha dato lo spazio per guarirlo. “Ora la mia vita sta cambiando in positivo. Sono diventata madre, e sono contenta di essere fuori da quella situazione,” dice.

Ma tagliare i ponti con la famiglia può anche avere delle conseguenze importanti. Susan Ross, dall’Idaho, ha chiuso con la sua famiglia più di dieci anni fa. “Anche se mi sento più stabile emotivamente, è triste non avere quei legami, le tue radici.”

Ma come fai a sapere se è il momento di rompere, o è solo il momento di allontanarsi un po’? Come psicologa, ai miei clienti dico questo: fate attenzione a come vi sentite prima e dopo che vedete o sentite questa persona. Spesso ansia e depressione s’impennano prima di interagire con un parente tossico. Possono anche emergere sintomi del PTSD, che possono riportare alla superficie degli episodi d’infanzia dolorosi. Questo indica che quelle interazioni sono stressanti.

Inoltre, se hai più volte cercato di dire quello che provi al parente in questione, ma non sei stato ascoltato, prendi nota. Le persone che non controllano le proprie azioni spesso ci fanno sentire “sbagliati”, e questo può essere sintomo di un comportamento abusivo. Le persone violente psicologicamente possono anche girare la frittata e arrabbiarsi con la vittima per mantenere potere e controllo su di essa. Oppure cercare di spingerti a empatizzare con loro, a scusarsi ma non fare mai alcuno sforzo per cambiare. Questo è un problema loro, non tuo. Parlare con uno psicoterapeuta—una persona con una prospettiva neutrale—può aiutarti a decidere se condividerlo è un fardello troppo pesante.

Questo articolo è tratto da Tonic.