Avete presente la sottile differenza tra ridere con e di qualcuno? Nel lol-rap i confini tra “fa ridere perché fa schifo,” “fa schifo,” “fa ridere” e “mi vergogno per te” sono molto evanescenti. Penso che la matrice comune sia crederci, crederci quanto ci crede Kanye nel video di “Bound 2,” ad esempio. Voglio dire, chi potrebbe dire se quel video fa schifo perché fa ridere o fa ridere perché fa schifo? Perché mai dovrei guardare una parodia di James Franco che si sforza di disgustarmi per farmi ridere quando già l’originale mi fa ridere perché mi disgusta (o il contrario, #metacritica.)
Non sono partito da Kanye casualmente, ma perché oggi ci concentreremo sul nostro Kanye nazionale, colui che ha sostituito il Bound con lo SWAG. Per cui passiamo al vero protagonista della giornata: Bello Figo (aka Rosso Figo aka Figo Verkel aka Bello Gu aka Gucci Boy eccetera, eccetera.) Cerchiamo di capire fin dove ci fa e in che misura ci è, perché—dopo che Galileo ha risolto quella storia del Sole e della Terra—la vera questione che attanaglia il cuore dell’occidente è: che cos’è il lol-rap? Vi pregherei di evitare inutili provincialismi, perché il tema è estremamente delicato e va affrontato con la dovuta serietà.
Videos by VICE
Questa è la canzone che gli ha dato la fama, che l’ha reso lo swagger numero uno d’Italia, catapultandolo nell’universo dei freak di YouTube, tanto da entrare nel circo personale del più-grande-paraculo-di-tutti-i-tempi, e sapete benissimo a chi mi riferisco. Ma dove nascono le attitudini del Capo dello Swag? Penso che accomunarlo a Trucebaldazzi, aLbY o ai coniugi Ansevini sia un profondo errore metodologico. Se è vero che tutti questi personaggi ci credono c’è da dire che non ce la fanno, che l’hip-hop (e derivati) è più che altro la valvola di sfogo più facile per ciò che avevano da esprimere (anche se ultimamente i coniugi Ansevini hanno fondato un nucleo terroristico, a cui potete aderire liberamente.) Bello Figo pare non avere niente da dire, ma proviamo comunque ad analizzare il testo di “Mi Faccio Una Segha” sfruttando gli strumenti messi a disposizione dagli ingegneri di IBM Researches e dal progetto ManyEyes, che permette sostanzialmente di analizzare grandi quantità di dati in modi intuitivi e approfonditi. Sì lo so, viviamo su un pianeta meraviglioso.
Il programma di cui vedete un breve estratto qui sopra ci permette di visualizzare tutti i possibili risvolti narrativi del testo partendo da “mi faccio.” Come potete vedere, la trama è ben poco intrecciata e per facilità di consultazione mi sono fermato prima della fine. Ma questo metodo ha il pregio di aver delineato in maniera chiara e immediata il campo semantico dell’artista, con tanto di modificazioni lessicali (to ro giuro, minghie, felicio) che mi piacerebbe poter approfondire, ma ogni volta che cerco di dare un esame di filologia finisco con lo scappare sconigliando—a tal proposito vorrei che tutti si ricordassero che ci vuole molto più coraggio a vivere da vili che a morire da eroi—e quindi devo limitarmi a rivelarvi il mio neologismo SWAG preferito, Boneggiare, che secondo me è a metà tra cazzeggiare e avere il durello (boner.) Un’attitudine per soli gentiluomini.
La tecnologia ci offre un altro strumento, sviluppato da Hermeneuti.ca, una fondazione che si occupa di ricerca e sviluppo software per l’analisi di testi contemporanei. Si chiama Voyeur e offre svariate possibilità, tra cui quella di creare una roba colorata tamarrissima che ordina le parola in ordine di grandezza, a seconda di quanto sono ricorrenti nel documento in analisi. Qui sotto potete osservare il risultato che ho ottenuto inserendovi la maggior parte della discografia di Gucci Boy (funfact: i testi non sono disponibili online. Yuhuuu!)
Il termine predominante è swag, seguito da vicino da berlusconi e da seghe (fighe viene solo dopo, per ricordarci ancora una volta che il minimo comun denominatore dell’hip-hop italiano sta a metà tra Marco Masini e Max Pezzali.) Mancano termini come soldi, cash e troie, ma credo che Berlusconi sia lì proprio per sostituirli a pieno, uno e trino. Lo swag e Berlusconi sono i cardini di una delle mie hit preferite del Gucci Boy, “Swag Berlusconi,” appunto.
Rispetto al brano precedente, Bello Figo si è molto evoluto, tecnicamente e stilisticamente. Gli accostamenti cromatici sono tanto azzeccati quanto l’altezza del pitch nell’autotune, e Gu raccontando alcuni episodi, reali o fittizi non importa, estrapola perfettamente l’essenza del suo modello e idolo, nonché nostro ex Presidente del Consiglio. Personalmente non devo fare alcuno sforzo per immaginarlo mentre abbandona una ragazza nella foresta, per poi regalarle una Play Station 3, anzi, mentre lo scrivo posso udire la voce di Minzolini che si chiede “quale nonno non l’avrebbe fatto?” al Tg1 della sera. In più Berlusconi è nonno di se stesso, come tutti sanno, il che lo rende doppiamente Swag. Forse questo brano rappresenta il momento in cui viene più fortemente da chiedersi se Gu ce la faccia o no, se oltre al tentativo di affermare e ostentare la sua mascolinità (che in realtà nessuno ha mai messo in dubbio) non ci sia una vera e propria critica sociopolitica, dietro alla semplicità dei suoi testi, se non sia un Lucio Fontana del rap. Sicuramente a livello di flow non ha nulla da invidiare alla cricca di Kanye.
Per esempio vorrei sapere, al momento, quanti dei vostri rapper preferiti sarebbero in grado di fare una cosa del genere:
Il video è stato rimosso da YouTube e nessuno ha fatto la cortesia di ripparlo. Fidatevi comunque delle nostre parole.
Delle due l’una: o ha imparato ad andare a tempo, salvo poi dimenticarselo nel giro di un minuto, oppure Gucci Boy ce la fa. Dopotutto in America uno come Riff Raff è diventato milionario facendo il coglione. Date a Gucci lo stesso budget e vediamo che madonnata tira fuori dal cilindro.
Proprio sotto Natale, quando allietavo le celebrazioni e i convivi con “Babbo Swag” ed ero ormai convinto di aver colto la vera essenza di Bello Figo Gu: lo swag (che a quanto ho capito consiste nel farsi le seghe e vestirsi di rosa), ecco che ho scoperto la prossima (e ultima, to ro giuro) canzone che tratteremo.
“Le Parole Di Dio.” lascia piuttosto spiazzati, sia perché (senza entrare nel merito) ha un contenuto con un valore, nel senso che il testo ha un senso compiuto, sia perché la base è diversa dal solito, più armoniosa (tratta da qui.) Se è vero che la maggior parte delle basi sono prese così come sono, e adattate un po’ a caso, voglio di nuovo sottolineare come lui vada a tempo, e quanto (in assenza di autotune) la sua voce non sia nemmeno poi così detestabile. Tutto questo per dire cosa? Non lo so nemmeno io, ma sono stato recentemente al rap tour più fico della storia del rap italiano e vi assicuro che nessuno era preso COSÌ bene, anzi vi dirò che mi sono anche un po’ annoiato dopo il quarto intermezzo con djset pacco.
YOLO.
Mattia sogna di avere 50 follower su Twitter. Ci siamo quasi: — @mattia___C