Cibo

Cos’è il microbiota e cosa scopri se fai analizzare le tue feci con questo metodo

microbiota cos'è

Il termine Microbiota indica tutti i microrganismi che popolano una determinata nicchia ecologica, come ad esempio l’intestino.

Qualche mese fa ho collaborato a un’edizione di un magazine cartaceo completamente incentrata sul tema dei batteri. Proprio così: i batteri. Fin da quando siamo piccoli veniamo educati a considerare i batteri (“Ci sono i batteri in giro”, “Non prendere i batteri”) come qualcosa di brutto, sporco e cattivo, quando invece la maggior parte dei batteri che popolano il pianeta – e il nostro corpo – sono buoni. Di più: utili, utilissimi.

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E così mi sono incuriosita – più correttamente ho sviluppato un’ossessione – e ho voluto capire qualcosa in più sui batteri in generale, su quelli dentro di me in particolare, e ancora più in particolare su quelli del mio apparato digerente. Ovvero il mio microbiota, termine che indica tutti i microrganismi che popolano una determinata nicchia ecologica, come ad esempio quella intestinale: la comunità microbica che risiede nel tratto gastrointestinale che è costituita da un numero di cellule 10 volte superiore a quello presente nel nostro organismo. Mi sono rivolta alla dietista Beatrice Margani, che a sua volta collabora con WellMicro, una startup e spinoff dell’Università di Bologna fondata nel 2015 da un gruppo di ricercatori.

Prima l’unico modo per avere un’idea di cosa accadesse nel nostro intestino era esaminare i batteri vivi in laboratorio – peccato che, una volta usciti dal nostro corpo, quasi tutti arrivassero al momento dell’analisi morti.

Il laboratorio offre “un servizio di caratterizzazione molecolare del microbiota unico in Italia,” mi spiega Andrea Castagnetti, uno dei soci. Per anni l’unico modo per avere un’idea di cosa accadesse nel nostro intestino era esaminare i batteri vivi in laboratorio – peccato che, una volta usciti dal nostro corpo, quasi tutti arrivassero al momento dell’analisi morti. L’avvento di una nuova tecnica di sequenziamento massivo del DNA (Next Generation Sequencing) ha permesso di superare questo problema alzando il velo sull’enorme complessità di questo ecosistema microbico. Una vera e propria rivoluzione per la microbiologia, “il cannocchiale di Galileo per l’astronomia”.

“I bimbi che nascono con un parto naturale, e quindi prendono i primi batteri dal canale vaginale della madre, hanno un microbiota diverso da quelli che nascono con parto cesareo che prendono quelli tipici della pelle dal personale ospedaliero”

Dal sequenziamento ottieni la “lista della spesa” dei batteri. Gli algoritmi (brevettati) di WellMicro permettono di “leggere” la spesa e tradurla per l’utente. Ma perché a qualcuno dovrebbe interessare esaminare i batteri della propria pancia? “Dal momento in cui nasciamo comincia una colonizzazione dei batteri. Letteralmente da quando nasciamo: i bimbi che nascono con un parto naturale, e quindi prendono i primi batteri dal canale vaginale della madre, hanno un microbiota diverso da quelli che nascono con parto cesareo e prendono quelli tipici della pelle dal personale ospedaliero. A distanza di 4-5 anni questi bambini possono essere più suscettibili a disturbi legati al sistema immunitario, come asma, o dermatite atopica.” Di tutti i batteri del nostro corpo, quelli dell’intestino sono tra i più studiati: “I numeri sono difficili da tradurre: diciamo che nel colon ci sono dieci alla dodicesima batteri per grammo di contenuto luminale.”

“Probabilmente un giapponese ha il microbiota diverso da un italiano. Però c’è una convergenza metabolica, ovvero i batteri devono avere la stessa funzione, perché le esigenze del corpo umano sono le stesse”

Andrea è molto paziente nel spiegarmi tutti termini che non conosco (quasi tutti), conscio che potrei ritrovarmi a googlarli creando parecchi danni. I batteri sono classificati in diversi gruppi tassonomici e per avere un microbiota “sano”, ovvero in eubiosi, è importante che questi gruppi microbici mantengano determinati rapporti quantitativi tra di loro. Individui appartenenti a regioni geografiche molto diverse hanno differenze a livello tassonomico nella composizione batterica, ma guardando più a fondo ci si accorgerà che il fine ultimo è sempre lo stesso.

“Più del 90% dei batteri conosciuti sono buoni. I pochi cattivi, però, possono diventare sempre più cattivi per reagire all’abuso di antibiotici dal quale si difendono sviluppando delle resistenze ai farmaci”

“Probabilmente un giapponese ha il microbiota diverso da un italiano. Però c’è una convergenza metabolica, ovvero i batteri devono avere la stessa funzione, perché le esigenze del corpo umano sono le stesse. Inoltre il microbiota è simile negli individui di una stessa famiglia. Non si parla di ereditarietà a livello di patrimonio genetico, ma di trasmissione verticale: non ne esistono 2 identici ma il microbiota di individui dello stesso nucleo familiare sarà simile perché viene influenzato dagli stessi fattori ambientali, abitudini alimentari eccetera.” Ovviamente il microbiota varia tantissimo nel tempo. Viene influenzato da farmaci, stato di salute, alimentazione. Amici che abusano di antibiotici e li mandano giù come caramelle, questa è per voi: “Più del 90% dei batteri conosciuti sono buoni. I pochi cattivi, però, possono diventare sempre più cattivi per reagire all’abuso di antibiotici dal quale si difendono sviluppando delle resistenze ai farmaci.”

“I probiotici non sono regolamentati come farmaci, ma di fatto lo sono, specialmente ora che hanno aumentato la concentrazione di batteri al loro interno”

Negli ultimi due anni il discorso della fermentazione e dei probiotici è diventato di dominio pubblico e non è solo Alessia Marcuzzi a parlare di Bifidus actiregularis. “I probiotici non sono regolamentati come farmaci, ma di fatto lo sono, specialmente ora che hanno aumentato la concentrazione di batteri al loro interno. Non si può prenderli a caso, perché ognuno ha bisogno di assumere alcuni probiotici specifici e non altri.” E bisogna fare un distinguo con i cibi fermentati, perché i probiotici sono microrganismi che arrivano vivi al nostri intestino, mentre cibi che hanno subito una fermentazione potrebbero contenerne ma non è detto che arrivino vivi. Anche se “sicuramente danno buoni nutrienti,” mi spiega Beatrice, “e non bisogna guardare per forza all’estero comprando kimchi o kombucha. In generale i fermentati fanno parte della nostra tradizione: giardiniera, birra, crauti, lievito madre.”

“Mai avrei pensato di essere fiera dei batteri del mio intestino”

Per capire come funziona mi danno il kit da provare a casa. Si inizia compilando un modulo con domande generiche sui farmaci che assumi, il tuo stato di salute eccetera. Poi stendi un pezzo di carta da loro fornito sul water (perché le feci non possono mescolarsi con null’altro), ci fai la cacca (sì, è buffo come sembra), ne raccogli un pezzetto e lo inserisci in una provetta insieme a una speciale soluzione che lo conserverà per una ventina di giorni. Lo spedisci in busta sigillata e dopo un mese arrivano i risultati: il mio Microbiopassport è composto di molti fogli di cui capisco poco, ma è normale, perché viene specificato che bisogna rivolgersi a un professionista e che comunque non hanno valore diagnostico ma sono una semplice profilazione.

Io e Beatrice ci incontriamo e lei me lo legge. Tutti i valori di riferimento sono fissati su una popolazione sana di controllo. Si comincia con la descrizione dell’ecosistema, ovvero una proporzione tra le 25 principali famiglie batteriche in termini di percentuale: a quanto pare ho una biodiversità maggiore della norma e nessuna disbiosi (ovvero un disequilibrio). Evviva! Mai avrei pensato di essere fiera dei batteri del mio intestino. Segue l’analisi funzionale, ovvero l’analisi di quanto le mie famiglie batteriche producono di sostanze come butirrato, endotossine eccetera: i miei indici sono sempre nei valori della popolazione sana.

Tutto bene? Non proprio. È stato ritrovato il Clostridrium perfringens, un batterio potenzialmente patogeno. Beatrice mi rassicura: lo trova spesso e poi, quando per scrupolo ordina un esame colturale delle feci, non lo ritrova. Probabilmente è morto. Tiro un sospiro di sollievo. Ad esempio, un altro tipo di Clostridrium può provocare un’infezione così forte da dover essere trattata massicciamente con antibiotici. Su chi ne ha sofferto è stato tentato un trapianto fecale: fondamentalmente ti impiantano una comunità microbica altrui per ripopolare la tua.

Il 90% della serotonina – noto anche come l’ormone del buonumore – viene prodotta a livello intestinale

La mia analisi mi indica anche la predisposizione (o viceversa la protezione) a diversi disturbi: in pratica può dirmi che potenzialità ha il mio microbiota di collaborare con il mio sistema immunitario o invece di favorire il consolidarsi di malattie infiammatorie intestinali come colite ulcerosa, morbo di Crohn e malattie diverticolari; oppure l’instaurarsi di obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica; di agire come fattore predisponente tipico dell’invecchiamento; o ancora di modulare positivamente le funzionalità emotive e cognitive. Sì, se avete sentito l’espressione intestino secondo cervello, c’è del vero: l’abbondanza di alcuni microrganismi può incidere su stress, ansia e depressione. “Il 90% della serotonina viene prodotta a livello intestinale,” spiega Andrea. “È un circolo: il microbiota influenza determinati trasmettitori, che a loro volta influenzano il microbiota, e così via.”

I sintomi di un squilibrio possono essere gonfiore, discomfort, stitichezza, feci non formate, diarrea.

Io non ho nessun indice predisponente all’accumulo di colesterolo. Ma ho il colesterolo alto da quando avevo 8 anni! Evidentemente è colpa del tuo fegato, mi dice Beatrice, e mentre me lo tasto preoccupata aggiunge: “Noi siamo abituati a vedere le cose compartimentate. Invece siamo corpo, psiche e intestino. Il microbiota può influire su un sacco di cose, anche se magari non ne è la causa principale: candida e cistiti, ad esempio, perché le pareti sono adese e l’ecosistema intestinale influenza quello vaginale. Tutto ciò che è legato al sistema immunitario: psoriasi, artrite reumatoide, sono emersi studi sul Parkinson. L’aumento di peso, per la capacità del microbiota di mandare lo stimolo di fame o sazietà, o di far accumulare tessuto adiposo. Ma modificarlo non serve a niente se poi quel paziente non cambia stile di vita. Si lavora sulle cause e non sul sintomo. Cii vogliono un’alimentazione corretta, probiotici ad hoc e un tempo lungo di riferimento, non si può aspettare di star bene da un giorno all’altro.”

Fondamentalmente un’analisi del microbiota è consigliata a tutti. I sintomi di un squilibrio possono essere gonfiore, discomfort, stitichezza, feci non formate, diarrea. Ma può anche essere silente. Andrea mi fa l’esempio di un ragazzo giovane e super sportivo, che apparentemente stava benissimo, ma che in realtà aveva un microbiota scombinatissimo. È venuto fuori che beveva un sacco di beveroni proteici con amminoacidi ramificati, veleno dal punto di vista microbico.

Beatrice lavora molto con pazienti oncologici che a causa delle cure e della malattia hanno un microbiota molto alterato. Ci può indicare qualche “buona abitudine” per il nostro microbiota? “Non abusare di zuccheri semplici (leggete le etichette: sono in quasi tutti i prodotti pronti) e carboidrati raffinati. Attenzione ai conservanti – fondamentalmente sono antibatterici, immaginate l’effetto sul microbiota. Bere molta acqua che nutre il microbiota e pulisce dalle scorie. Preferire il pesce alla carne rossa. Mangiare frutta e verdura. E attenzione anche all’alcol, dal mero punto di vista microbiota fa solo male.” Sicuramente il motivo principale per cui l’analisi del microbiota non può, per la maggior parte delle persone, essere fatta annualmente, come un’analisi del sangue, è il costo del test: 190 euro per WellMicro.

Io però posso portare la mia esperienza. Nel mio Microbiopassport leggo che alcune famiglie batteriche sono in leggera espansione e “sarebbe opportuno applicare alcuni accorgimenti nutrizionali volti a inibire la crescita di Clostridiaceae, Coprococcus, Anaerostipes e Roseburia, di modo da ripristinare la funzionalità microbica. Tali accorgimenti dovranno essere valutati, possibilmente da un professionista di riferimento”. Segue una lista di alimenti consigliati – crucifere, timo, mele, lamponi, melograno, bacche, uva rossa, cachi, cioccolato fondente, tè nero, estratto di malto – e una ancor più curiosa lista di alimenti che meglio di no – orzo integrale, funghi champignon, noci, mandorle, tè verde – e alimenti che proprio no: il caffè (non scherziamo). Come integratore probiotico il Lactobacillus. Beatrice mi consiglia di prenderne uno per due mesi. Ho iniziato da due settimane e devo dirvelo: la mia pancia non è mai stata meglio. Forse fare amicizia con quei simpatici batteri non è una cattiva idea.


*Wellmicro ha da poco revisionato il format del report: non si danno più indicazioni alimentari così dettagliate e si indicano solo macroelementi consigliati (es. polifenoli) per permettere che sia il professionista di riferimento ad elaborare un piano di intervento specifico.

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