Foto dal più grande raduno di nomadi irlandesi

Magari vi sarà già capitato di incappare in uno di quei documentari che cerca di scoprire “la verità sugli Irish Traveller“, ma se ancora non è successo, vi basti sapere che sono un gruppo etnico tradizionalmente nomade, cattolico, che bazzica soprattutto nel Regno Unito.

Secondo l’ultimo censimento se ne contano poche decine di migliaia in totale, a causa dell’assenza di fonti scritte non si sa con certezza quale sia la loro origine, e molti si stanno abituando a uno stile di vita stanziale in Gran Bretagna—dove negli ultimi decenni, soprattutto nei grandi centri, sono state rese disponibili case popolari e siti per le loro roulotte.

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Nonostante i graduali cambiamenti, però, i nomadi irlandesi restano legatissimi alla propria cultura. Tanto che ogni anno continuano a organizzare durante la prima settimana di giugno “Appleby”, una gigantesca fiera di cavalli.

Ed è proprio ad Appleby, che si tiene nella regione britannica della Cumbria, che ogni anno tra il 2012 e il 2016 si è recato il fotografo veneto Mattia Zoppellaro per immortalare la più dura a morire delle tradizioni dei nomadi irlandesi. Il risultato è un reportage dal titolo omonimo, che potete vedere fino all’8 ottobre alla mostra “Altre storie, altre voci“, inaugurata ieri sera a Milano. Su Appleby è anche in uscita il libro omonimo, edito da Contrasto.

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A dirla tutta, l’intero progetto oggi probabilmente non esisterebbe se sette anni fa circa Zoppellaro non fosse stato menato per sbaglio alle prime luci dell’alba. “Mi trovavo a un rave party a Londra con la mia ragazza dell’epoca, e a un certo ho ricevuto una scoppola da dietro: era un ragazzino lentigginoso, vestito un po’ punk. Ho risposto in malo modo solo per non sfigurare,” racconta Zoppellaro. “Allora una mezza dozzina di ragazzini ha cominciato a pestarmi, ma neanche un’ora dopo quello lentigginoso è tornato per restituirmi il portafogli completamente intonso, scusandosi con uno strano accento perché si ‘erano sbagliati’. A quel punto, mi ha invitato nel loro accampamento in periferia”.

Proprio in quelle prime ore fortuitamente passate nell’accampamento matura l’idea del progetto, e Zoppellaro comincia a incuriosirsi sui traveller e la loro cultura. E sente parlare per la prima volta delle fiere che ruotano intorno all’affezione per i cavalli.

“Solo fino a qualche decennio fa i cavalli erano la loro unica forma di sostentamento, e servivano per trainare le roulotte da un posto a un altro,” continua Zoppellaro. “Adesso, anche se questi animali restano una parte sostanziale del commercio dei traveller, manifestazioni come Appleby si sono trasformate più in un pretesto per far festa, per rivedere i propri familiari, per trovare un fidanzato per le ragazze.”

Le donne traveller si fidanzano all’età di 15-16 anni e si sposano ancora minorenni con ragazzi poco più grandi. E dal momento del matrimonio in poi l’idea del tradimento non è nemmeno presa in considerazione, in quanto la loro forma mentis è tradizionalmente imperniata sul rispetto dei legami.

“Mi ha colpito molto questo—solo apparente—paradosso: sono persone che si spostano in continuazione, ogni tot anni cambiano accampamento, però hanno un indissolubile senso della famiglia,” spiega Zoppellaro. “In un certo senso, se è vero che ‘sono costretti’ a non avere una house fissa, l’home—come sono avvezzi chiamare il proprio nucleo familiare—è molto più forte che non in altre realtà.”

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Ma, al di là delle dinamiche interne, come sono visti gli Irish traveller da fuori? Sebbene sulla carta siano tutelati e riconosciuti come gruppo etnico (in Irlanda, però, sono considerati solo un gruppo sociale), nei loro confronti c’è ancora una forte discriminazione. Tanto che negli articoli dei quotidiani britannici sul tema ci si imbatte spesso nell’espressione “the last acceptable racism“. Secondo un recente report, inoltre, sarebbero anche la minoranza etnica più povera, e più piagata dai casi di morti infantili, di tutta la Gran Bretagna.

“In generale, l’obiettivo che mi pongo con la mia fotografia è di conoscere personalmente il mondo piuttosto che fare informazione, però indubbiamente in questo caso, con questi ritratti, ho voluto dare una sorta di dignità ai traveller, che ancora sono vittime di discriminazione nel Regno Unito e probabilmente nel resto d’Europa,” conclude Zoppellaro.

“Appleby” è esposta nell’ambito della mostra “Altre storie, altre voci”, visitabile fino all’8 ottobre presso lo Spazio Forma Meravigli, a Milano. Altre info le trovi qui.

Guarda altre foto di “Appleby” qui sotto:

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