The Problem with Apu è un documentario in cui il regista Hari Kondabolu racconta come il personaggio dei Simpson Apu Nahasapeemapetilon sia riuscito a durare per quasi trent’anni come rappresentazione macchiettistica quando non esplicitamente razzista. In poco tempo Twitter e Reddit si sono riempiti di thread dedicati, e sulla stampa mondiale sono colate infinte “opinioni” sull’etica nella satira.
A tal proposito, ad aprile scorso, Adi Shankar, produttore e regista di origini indiane, aveva lanciato un concorso di sceneggiatura per re-immaginare il personaggio di Apu con l’intento di scardinare l’idea stereotipata del personaggio a cui siamo abituati. Da allora, Shankar ha dichiarato di aver ricevuto centinaia di sceneggiature ma, proprio quando sembrava aver trovato lo script perfetto da proporre alla Fox nella speranza che l’emittente lo producesse, pare che i Simpson abbiano deciso di affrontare il problema in maniera diversa.
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Ovvero: eliminando Apu.
In una recente intervista a IndieWire, Shankar ha tenuto a precisare di aver ricevuto quest’informazione da due persone che lavorano per I Simpson e una terza fonte vicina al creatore Matt Groening. “Non ne faranno un grosso problema o che, ma lo abbandoneranno del tutto solo per evitare le polemiche,” ha dichiarato.
Il regista non si è tirato indietro nel criticare questa mossa. “Se sei una serie TV di commento culturale e hai troppa paura di commentare la cultura, specialmente quando si tratta di una componente di questa cultura che hai contribuito a creare, allora sei una serie TV basata sulla codardia,” ha aggiunto.
Quando IndieWire ha chiesto un commento a Fox sulla faccenda, il produttore esecutivo ed ex co-sceneggiatore dei Simpson Al Jean ha risposto in modo piuttosto criptico che, “Apu è comparso nell’episodio del 14 ottobre 2018, My Way or the Highway to Heaven.”
Nella puntata in questione, Apu viene a malapena inquadrato in mezzo a una dozzina di altri personaggi raccolti intorno alla figura di Dio. Probabilmente non c’è niente da interpretare, ma se si uniscono l’assenza di Apu nelle ultime puntate, la non-smentita di Fox e il messaggio della puntata No Good Read Goes Unpunished—la risposta piuttosto diretta al caso Apu andata in onda ad aprile scorso—quello che dice Shankar sembra piuttosto plausibile.
In No Good Read Goes Unpunished, infatti, c’è una scena in cui Marge legge a Lisa un libro che adorava quando era più piccola, ma nel farlo si rende conto degli stereotipi di cui abbonda. Così decide di modificare il titolo originario “La principessa nel giardino” in “Una ragazza cisgender di nome Clara”, la cui protagonista—Clara, appunto—combatte per “salvare i cavalli e la net neutrality.” Lisa non sembra apprezzare, e si lamenta del fatto che la storia, costruita su un personaggio fin troppo “perfetto”, sia priva del benché minimo potere trasformativo.
“Cosa dovrei fare?” chiede allora Marge.
“È difficile da dire,” commenta Lisa, rivolgendosi agli spettatori. “Cose che un tempo venivano applaudite, e considerate inoffensive, ora sono politicamente scorrette. Cosa possiamo fare?” Pochi secondi dopo viene inquadrato il comodino di Lisa, su cui troneggia una foto di Apu con scritto “Don’t have a cow” [non ti scaldare]. A quel punto Marge spiega che “di queste cose ci occuperemo più in là.” “Se mai ce ne occuperemo,” aggiunge Lisa.
Tutti gli indizi a nostra disposizione sembrano portare alla seconda ipotesi: che non se ne occuperanno mai.
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