La Russia di Putin è la nuova Padania


​Manifestazione della Lega Nord in piazza Duomo, 18 ottobre 2014. Foto di ​Marco Valli/CESURA.

Oltre al Milan, la ​crosta del grana e i tortelli di zucca, una delle grande passioni di Matteo Salvini è Vladimir Putin. In una recente intervista il leader leghista ha profes​sato la sua ammirazione incondizionata per lo Zar, auspicando un intervento più deciso nella politica italiana: “Fra Putin e Renzi io scelgo Putin tutta la vita. Putin lo vorrei domani mattina come presidente del Consiglio.”

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I due hanno anche preso un caffè insieme a Milano—ai margini del vertice Euro-Asiatico dello scorso ottobre—e Salvini ha​ parlato di “un incontro molto emozionante” in cui si è amorevolmente discettato “di immigrazione, di pace, di imprese italiane, di valori comuni, di un’altra Europa possibile.” 

Per suggellare degnamente l’incontro, il segretario leghista ha portato in dono al suo nuovo eroe una statuetta di Alberto da Giussano e una felpa con la scritta “No sanzioni alla Russia”—uno slogan che negli ultimi mesi Salvini ha ripetuto in maniera incessante per esprimere la sua contrarietà alle misure economiche decise da Bruxelles e per “aiutare gli imprenditori penalizzati dall’embargo.”

Per rimanere in tema di sanzioni, all’inizio di dicembre il deputato leghista Paolo Grimoldi ha inviato una​ lettera ai colleghi per presentare l’intergruppo parlamentare “Amici di Putin.” L’iniziativa ha l’obiettivo di “contribuire a pacificare i rapporti, diplomatici, politici ed economici” tra Italia e Russia, nonché “sfatare le dicerie che montano riguardo alla Russia,” che non è una “matrigna che controlla, monitora e blocca l’accesso alle informazioni” ma un’oasi di libertà in cui milioni di persone potranno beneficiare del wi-fi gratuito nella metropolitana di Mosca.

E a proposito di pacificazione di rapporti diplomatici, pochi giorni prima del tête-à-tête milanese con Putin Matteo Salvini era ​volato in Russia e Crimea per una “cinque giorni di incontri politici con esponenti del partito ‘Russia unita’, rappresentanti delle istituzioni e del mondo imprenditoriale.” 

Tra magliette con l’effige di Vladimir indossate in Piazza Rossa e tw​eet in cui si descrive Mosca come una succursale del paradiso senza “clandestini, lavavetri e campi Rom,” il culmine della “missione” lo si è raggiunto quando il segretario leghista ha ricevuto una calorosa standing ovation dai deputati della Duma (il Parlamento russo), opportunamente immortalata sulla pagina Facebook del Capitano.

Salvini ha proseguito la sua “campagna di Russia” tornando nuovamente a Mosca durante il ponte dell’Immacolata. Il segretario ha ribadito—con la giusta dose di CAPS LOCK—la necessità di avere la Russia come “ALLEATO sia ECONOMICO che COMMERCIALE che CONTRO il TERRORISMO internazionale”, e ha detto che “fare la guerra contro la Russia è l’ULTIMA delle cose che servono all’Italia e all’Europa.”

Per un pubblico italiano abituato ai viaggi freak-nordcoreani di Antonio Razzi, gli applausi piovuti sul leader della Lega e iniziative come quella degli “Amici di Putin” possono sembrare grottesche solo a prima vista. In realtà, si tratta del definitivo coronamento di una svolta russofila decisa da circa da un anno e che è diventata uno dei tratti distintivi di un partito ormai ar​rivato tra l’11 e il 13 percento dei consensi.

Uno dei canali principali di questo avvicinamento al regno di Putin è sicuramente rappresentato dall’ ​associazione Lombardia-Russia, aperta nel febbraio scorso e attivissima nell’organizzare convegni (l’ultimo c’​è stato due giorni fa a Padova) e promuovere relazioni tra leghisti, imprenditori e la Grande Madre Russia. 

Come ha scri​tto Giovanni Savino su MicroMega, l’associazione ​apprez​za molto le idee dell’ideologo rossobruno Aleksandr Dugin—che è anche stato ​ospite d’onore a una conferenza pubblica organizzata a Milano lo scorso luglio—si lascia andare a suggestioni eurasiatiche ed esalta il “pensier​o forte” del presidente della Federazione Russa.

Sul sito ufficiale, inoltre, l’associazione si def​inisce “culturale” e “apartitica” ma “con idee molto precise che combaciano pienamente con la visione del mondo enunciata dal Presidente della Federazione Russa nel corso del meeti​ng di Valdai 2013 e che si possono riassumere in tre parole: Identità, Sovranità, Tradizione.” Per Lombardia-Russia, il mondo attuale sarebbe “perso in un delirio mondialista” che nega il “mondo tradizionale come noi lo abbiamo conosciuto.” La risposta, dunque, è solo una: la Grande Madre Russia—”l’unico baluardo e l’unico faro verso cui guardare con speranza.”

Come facilmente intuibile, Lombardia-Russia non ha nulla di apartitico. Il presidente onorario è il pro-lifer r​usso Alexey Komov, che da proprietario di nightclub moscoviti si è reinventato fond​atore dell’ong FamilyPolicy.ru, rappresentante del Congresso Mondiale delle Famiglie in Russia e “fiero avversario del movimento gay.” 

Il presidente dell’associazione, invece, è il giornalista Gianluca ​Savoini, ex firma de La Padania, portavoce di Matteo Salvini e grande estimatore di Vladimir Putin, che in un’intervista ha descritto come “l’unico leader che fa l’interesse del proprio popolo.”

Secondo il quotidiano ItaliaOggi il soprannome di Savoini sarebbe “Cosacco della Lega,” e infatti alcune sue posizioni ricalcano alla lettera la propaganda del Cremlino: le Pussy Riot sono delle “icone dell’occidentalismo più bieco” e “delle ignoranti che hanno mancato di rispetto alla tradizione ortodossa”; le autorità di Kiev “sono illegali”; i media sono infarciti di “propaganda antirussa basata sull’asservimento a quelli che sono gli interessi occidentali, mondialisti e americani.”

Un altro membro “apartitico” del board di Lombardia-Russia è Claudio​ D’Amico, un ex parlamentare leghista che è stato osservatore del referendum in Crimea e che può vantare “rapporti privilegiati” con il deputato di Russia Unita Aleksej Puskov, “numero uno del comitato parlamentare per i rapporti con l’estero.” D’Amico ha anche un’altro chiodo fisso: quello per Ufo ed extraterrestri. Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le europee, il leghista ​ha dichiarato che “bisogna aprire gli archivi sugli ufo, i cittadini europei hanno diritto di sapere se gli alieni visitano il nostro pianeta.”

Al di là di Lombardia-Russia, una figura chiave nei crescenti contatti tra leghisti e Russia è Irina Os​ipova, presidente del movimento dei Giovani Italo-​Russi (RIM) di Roma. La giovane studentessa moscovita si è dimostrata parecchio attiva nel corso dell’ultimo anno: ha organizzato manifestazioni di pia​zza nella Capitale per “promuovere la pace tra Russia e Ucraina e la difesa dei russofoni ucraini”; è stata presente a un convegno in ​Campidoglio dell’11 luglio 2014 con esponenti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e altre associazioni; e infine è stata al fianco di Matteo Salvini durante il tour russo dello scorso ottobre. Osipova ha anche int​erv​istato il fascista italiano Andrea Pal​meri, ora combattente filo-russo nel Donbass, e sul suo profilo Facebook ha elo​giato i volontari franc​esi di estrema destra di Unitè Continentale.

L’infatuazione della Lega Nord per la Russia si inserisce comunque in un contesto molto più ampio, che in questi ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente l’interessamento e l’appoggio del Cremlino verso i movimenti europei della destra populista ed euroscettica, su cui Putin ​starebbe puntando per il “possibile ruolo di disgregazione svolto all’interno dell’Unione Europea.” 

Secondo il paper The Russian C​onnection pubblicato nel marzo del 2014 dal think-tank ungherese Political Capital, “la nuova strategia geopolitica della Russia coincide con la piattaforma politica anti-establishment dell’estrema destra europea.” In effetti, le nuove destre ​hanno preso a modello la Russia odierna proprio grazie alla sua linea ultranazionalista, anti-immigrati e anti-gay, che appare l’orizzonte ideale per “chi si vuole nemico dell’integrazione europea e difensore dell’identità dei singoli Stati-nazione.”

La Russia, sempre stando al rapporto, “garantisce il suo supporto politico a partiti e organizzazioni amiche” attraverso la “fondazione e il coordinamento di partiti pro-russi”, la “diplomazia dell’Ong” (ossia la creazione di organizzazioni anche giovanili e think-tank per la promozione degli interessi russi) e naturalmente dispiegando la sua potenza mediatica per influenzare il dibattito pubblico e spostarlo su posizioni gradite al Cremlino.


Dal paper The Russian Connection: la tabella dei partiti europei di estrema destra vicini alle posizioni della Russia di Vladimir Putin.

Ma non c’è solo il supporto politico-ideologico. Un’in​chiesta del sito Mediapart ha dimostrato come il Front National di Marine Le Pen—che al congresso del suo partito a Lione ha ​incoronato Matteo Salvini a partner prediletto nella creazione dell’Europa dei Popoli—abbia ricevuto un finanziamento (“prestito”) di nove milioni di euro dalla First Czech Russian Bank, istituto bancario di proprietà di Roman Yakubovich Popov, “uomo vicino al premier Medvedev e al presidente Putin.”

Tornando in Italia, non ci sono prove che la Lega Nord abbia ricevuto soldi dal Cremlino. Matteo Salvini, tuttavia, ha pubblicamente dichiarato che un eventuale sostegno finanziario di Vladimir Putin non gli farebbe affatto schifo. Del resto, le casse del partito languono (il patrimonio della Lega Nord si è dimezzato in appena tre anni) e i 71 dipendenti del Carroccio sono stati messi in cassintegrazione

“A Marine Le Pen è stato offerto un prestito,” ha dichiar​ato il leader leghista. “Se ci fosse una banca russa o islandese, che mi offrisse un prestito a meno di quello che mi garantisce, per esempio, Banca Intesa, perché no? Ma non contiamo che la Lega vada avanti con finanziamenti di questo genere, contiamo sulle nostre forze.” Salvini ha poi aggiunto che “le battaglie contro le sanzioni Ue non le faccio perché Putin mi regali dei soldi, ma perché sono giuste.”

Per ora, insomma, la Lega Nord deve accontentarsi di essere il partito che meglio di tutti ha saputo intercettare l’esplosione della sottocultura dell’Adorazione Di Vladimir Putin—un passatempo molto in voga sui social network e negli ambienti dell’estrema destra—riuscendo a diventare in pochissimo tempo il fan club di riferimento più importante in Italia.


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