Ho guardato Agon Channel per 15 ore consecutive

Il mio incontro col potere lenitivo della televisione generalista e commerciale risale più o meno alla prima ginnasio, in un periodo in cui l’opzione dell’On Demand era solo un miraggio classista. Ho alle spalle ore di telefilm insulsi basati sul rapporto morboso fra figlie diafane e madri milf, o talk show del pomeriggio che continuavano ad appendere in studio Daniele Interrante anche dopo la data di scadenza. Ore.

Una volta ho persino inviato un sms per evitare l’eliminazione di Orsacchio dal Grande Fratello.

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Ormai sono alcuni anni che non mi presto più a queste maratone televisive, ma ho deciso di rispolverare la mia vestaglia da telespettatore per testare le potenzialità di intrattenimento di una nuova rete: Agon Channel Italia. Agon Channel è la versione italiana dell’omonima rete albanese, i cui programmi sono partiti il primo dicembre scorso sul canale 33. Ma era stata lanciata in pompa magna già il 26 novembre, con una serata che ha visto come ospite Nicole Kidman e è stata condotta da Simona Ventura.

Completamente prodotta in studi televisivi situati a Tirana, dopo un investimento di 40 milioni, e di proprietà di Francesco Becchetti, Agon Channel si è presentata come una nuova televisione commerciale con grande potenziale di espansione, mirando su professionisti noti della televisione italiana: Sabrina Ferilli, Maddalena Corvaglia, Pupo, Antonio Caprarica e tanti altri.

In realtà Caprarica ha lasciato polemicamente la direzione dei tg di Agon dopo solo 15 giorni, lamentandosi della scarsa organizzazione e dei pochi mezzi disponibili.

Fin da subito la rete è stata tacciata di rappresentare un contenitore per figure televisive in avanzato stato di decomposizione, con format abusati e mal prodotti. Una potenziale Babilonia del trash insomma. Le mie membrane da teledipendente trovavano allettante tutto questo, e il mio istinto mi diceva che c’era una certa lungimiranza nel concepire un programma in cui Sabrina Ferilli intervista Alì Agca, l’attentatore di Papa Wojtyla. Ho deciso dunque di sottopormi a 15 ore consecutive di palinsesto Agon.

Ecco la cronistoria della mia esperienza immersiva.

9.00 – 10.45 – Agon News + Time Square Sport: La programmazione del sabato mattina parte con quasi due ore ininterrotte di notiziari e approfondimenti sportivi. Mi rendo immediatamente conto che anche l’opinione di uno come Caprarica può rispecchiare la realtà. I telegiornali sono in palese ritardo sul flusso delle notizie, composti perlopiù da filmati d’agenzia e voci fuori campo monocorde che creano un effetto soporifero. La notizia di punta, considerato il balzo di tono nel commento, sembra essere lo scherzo delle Iene a Schettino.

Time Square Sport è la replica di un programma sportivo andato in onda la sera precedente. C’è un unico ospite in studio, ma nel corso del programma si collegano via Skype altri opinionisti. Uno di loro, in collegamento dalla sua auto, fa un’osservazione ponderata e discreta sulla questione ultras: “Dopo il G8 di Genova sembra quasi che i nostri poliziotti siano intimoriti nel reagire quando avvengono fatti del genere.

Il picco della trasmissione viene raggiunto con un intervento a sorpresa di Alemanno. Che a quanto pare in salotto tiene una katana.

10.45 – Chance: Finalmente finisce il tedio e inizia quello che dovrebbe essere un programma d’intrattenimento. Chance, presentato da Veronica Maya, è un talent in senso lato: praticamente si presentano tizi che aspirano a qualsiasi forma di occupazione nel mondo dello spettacolo.

La giuria è composta da Salvatore Esposito di Gomorra, Elhaida Dani di The Voice, e Martina Stella di Qualsiasi cosa in cui la recitazione sia una forma espressiva per trasmettere le sfumature del sostantivo “suppellettile”.

I concorrenti si esibiscono per pochi minuti di fronte ai giudici, proponendo canzoni pop, sostituendosi alla presentazione nello studio occupato da Pupo, o recitando monologhi della Littizzetto. La loro palese mancanza di talento potrebbe essere un valore aggiunto in un contesto del genere, ma in Chance questa sfumatura non esiste. Sono solo persone che non sanno fare quello che vorrebbero.

Gli unici momenti interessanti sono quelli in cui un cabarettista si esibisce in un’imitazione di Luca Laurenti e in un dialogo fra Lino Banfi e Francesco Totti: un repertorio degno del comico di una rete ragionale che è stato ibernato nel ’99; o quando mandano le presentazioni che i concorrenti hanno realizzato con Dubsmash.

12.15 – Vip Day and Night: Una breve carrellata di notizie sui vip che si preparano agli Oscar e inserti sulle sfilate di moda, commentate da una ragazza che deve aver imparato l’italiano con Google Translate e si esprime con frasi tipo “l’attore è contento per la sua nominazione ottenuta” e “Gli Oscar è il palcoscenico più grande.”

13.00 –Leyton Orient: Si comincia a intravedere un minimo barlume di quella miniera trash che speravo di trovare. Leyton Orient è un talent sul calcio, praticamente unCampioni dei poveri, in cui giocatori raccattati fra i dilettanti italiani si contendono un posto nell’omonima squadra inglese di proprietà dello stesso Becchetti. Il 99,5 percento dei concorrenti viene dal sud.

Durante l’intera ora di trasmissione i concorrenti giocano e parlano di calcio si è no due minuti. Il resto del tempo è occupato da cospirazioni su come poter nominare ed eliminare un certo Tanino (figura mefistofelica che non viene mai inquadrata), e spedizioni in tutti i supermercati d’Inghilterra alla ricerca delle arselle per fare la pasta. I concorrenti vengono obbligati a seguire un corso di yoga.

Certo, il format è vecchio, abusato e privo di Sossio Aruta: ma la composizione fenotipica delle acconciature e la compostezza espressiva nell’uso della lingua italiana fanno di Leyton Orient un discreto programma di intrattenimento per quei telespettatori che amano assumere cannabinoidi prima della visione.

14.10 – Hollywood Heights: Serie televisiva noiosissima di cui non riesco ad afferrare la trama. Dovrebbe essere la storia di una ragazza che sogna di diventare cantautrice, ma praticamente tutte le scene sono composte da dialoghi ambientati in bar o locali. Ogni tanto qualcuno suona il pianoforte.

Arrivato a questo punto mi sono già stancato di Agon Channel: sono lucido, annoiato, e continuo a tornare sulla pagina della programmazione per convincermi che i programmi del pomeriggio potrebbero essere migliori.

15.00 –La Fortuna Fa 90: Quiz Show vecchio stile, con tre postazioni separate e megaschermo centrale dove appaiono le domande. Il gioco consiste nell’indovinare il numero segreto che si cela dietro varie immagini e cercare di avvicinarsi il più possibile a 90 senza superarlo. Un’impostazione che probabilmente era già vecchia ai tempi del primo Jeopardy!

La presentatrice è una bellissima milf che chiede a un concorrente con il riporto se ha mai avuto la sindrome di Stoccolma o se ha mai avuto esperienze di bondage come in Cinquanta Sfumature Di Grigio. Lui rimane in silenzio.

È probabilmente il gioco a premi più brutto che abbia mai visto: una trasmissione in grado di donare pregio alla carriera di Enrico Papi.

15.45 –Agon News: Stessi identici filmati di agenzia della mattina. Schettino l’ha fatta veramente grossa.

16.00 – Americano: Altro talent sbandieratissimo sui giornalisti precari. L’idea del programma non sarebbe neanche male, se solo non si esaurisse per il 90 percento nelle discussioni dei giudici sui punteggi da assegnare a servizi come “l’economia salvata dall’agricoltura montana” e “animali e umani: amicizia low cost”.

17.00 –My Bodyguard: Eccoci arrivati a uno dei programmi che doveva fungere da cardine per Agon Channel. “Il primo talent sulle guardie del corpo”. “Con Maddalena Corvaglia giudice del Coraggio, Lory Del Santo giudice del fascino e dell’eleganza, e Jill Cooper giudice della prestanza atletica.” Era il programma che aspettavo da tutta la giornata.

In realtà è solo un intermezzo che mostra l’allenamento e le prove svolte dai concorrenti nel corso della settimana: una serie di esercizi che consistono nello sparare con dei fucili da paintball a delle sagome mentre si finge di portare in spalla un ferito o “proteggere” il cliente.

Anche questo, come Leyton Orient, è uno dei pochi programmi che soddisfa almeno in parte le mie aspettative. Ma siamo già al quarto talent, e sono appena le 17.

A questo punto va fatta una breve precisazione sul potenziale intrinseco della tv spazzatura: nella tv generalista esiste un piacere liberatorio difficile da descrivere agli snob che la schifano, e che quest’epoca fatta di contenuti a richiesta e serie tv in streaming a valanga sta piano piano cancellando.

Credevo che Agon Channel, con i suoi conduttori riciclati e i talent improvvisati, sapesse regalarmi ancora queste emozioni. Ma la verità è che l’amaro in bocca comincia a farsi sentire: mi aspettavo una sagra del grottesco e un intero pomeriggio sul divano a sogghignare con aria bovina . Da un programma in cui Lory Del Santo è giudice dell’eleganza questo lo pretendo.

Avrei quasi voluto mollare e andarmi a cercare in streaming le puntate di 7th Heaven,ma per onorare il mio impegno giornalistico ho cercato di portare a termine l’esperimento.

17.20 – Leyton Orient: Replica della puntata precedente presentata da Simona Ventura.

18.00 –Una Canzone Per Centomila: Gioco a premi presentato da Pupo che dovrebbe basarsi sulla musica, ma in cui in realtà si fanno domande che non hanno nulla a che vedere con la musica.

Pupo conduce con il piglio di una bambinaia vittoriana. Mi sono visto tutte le puntate di Sarabanda con l’Uomo Gatto, ma neanche in anestesia cosciente riuscirei a passare un’ora della mia vita a guardare questa roba.

19.00 – Dica 33: Minigioco a premi con chiamata dei concorrenti da casa, in cui lo stratagemma per partecipare consiste nel pronunciare la frase “dica 33” appena si ottiene la linea. Il genere di programma riempitivo che si può trovare al massimo su TeleNorba. Ma Dica 33è un’inaspettata oasi felice per il target di telespettatore che rappresento, e rappresenta il picco grottesco di Agon Channel.

A suo modo è divertente, e fa riflettere sul risvolto sociale che programmi del genere avrebbero avuto sulla vita di Ted Kaczynski.

19.25 – Eyes Of The World: Brevi documentari su un collettivo di writer argentini, le nuove promesse della moda artigianale di Brooklyn, e i partecipanti del Titan.

20.00 – Ci pensa Fotticchia: Per non rovinarsi, Agon Channel decide di programmare il contenuto più spregevole subito dopo quello migliore. Dovrebbe essere una specie di spazio comico, ma il numero di maggior impatto è rappresentato da un mimo il cui pezzo consiste nel parlare.

Il presentatore poi, Fotticchia, per dimostrare ironicamente quanto le raccomandazioni siano correlate al genoma italiano, si finge un dottore per strappare una tac total body saltando la fila e un deputato per raccomandare la nipote in una gelateria. Fine.

A questo punto la programmazione, dopo un altro notiziario, ripropone per tutta la prima serata programmi che sono già andati in onda:

20.50 – Dica 33.

21.15 – Hollywood Heights.

22.00 – La Fortuna Fa 90.

Una scelta organizzativa che testimonia come anche un funzionario della Stasi avrebbe saputo programmare meglio il palinsesto di una rete commerciale per il sabato sera.

Durante Hollywood Heights mi sono addormento, risvegliandomi verso la fine di La Fortuna Fa 90. Non ha fatto in tempo a iniziare un gioco a premi basato sul bodypainting che ho subito spento la tv.

Agon Channel non è solo una rete raffazzonata con programmi scadenti come era logico aspettarsi: un contenitore vecchio, in palese ritardo tempistico e qualitativo su format ormai stantii. È anche una profonda delusione per tutti quelli che, come me, speravano di vedere le mitopoiesi del trash finalmente unite in un unico corpus organico.

Non si capisce bene neanche quale sia il target a cui si rivolge: mia nonna è riuscita ad appassionarsi ad una serie televisiva ambientata dentro un albergo in Baviera, ma non guarderebbe i programmi di Agon Channel.

Trascinandomi verso il letto ripenso con nostalgia ai tempi in cui passavo dieci ore consecutive davanti al televisore, sacrificando interi anni scolastici per la causa. Se Agon Channel fosse andata in onda all’epoca, invece, probabilmente adesso saprei cos’è la consecutio temporum.

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