Attualità

Tutti gli effetti della psicosi Blue Whale in Italia

Ieri sono andato a tagliare i capelli. Mentre aspettavo, una signora—che era lì per la sua messa in piega—deve avermi scambiato per un rappresentante alquanto credibile della classe generazionale dei “giovani”, e mi ha chiesto se sapessi qualcosa del “nuovo gioco dei ragazzi che si suicidano.” Ho tentato di risponderle, ma mi ha interrotto per sottolineare quanto abbia paura per la nostra generazione, e quanto non riesca a comprendere un atto come il suicidio.

Ecco: anche se nell’ultima settimana non siete andati dal mio parrucchiere, il vostro feed di Facebook vi avrà quasi sicuramente aggiornati sul fenomeno del cosiddetto “Blue Whale”—nella remota possibilità che non sappiate di cosa sto parlando, leggete l’analisi di Motherboard.

Ora, al di là delle ricostruzioni, dell’effettiva veridicità del fenomeno, o della tempistica con cui è esploso in Italia, la questione Blue Whale è un caso abbastanza esemplare di come alcune notizie riescano a farsi strada nell’agenda setting dei media, dilagare a livelli spropositati e dare ragione a Stanley Cohen quando parlava di “panico morale“.

Infatti, dopo il servizio delle Iene andato in onda il 14 maggio scorso è partita una specie di psicosi animata da articoli, video e passaparola che ha contagiato praticamente tutto il paese—se non ci credete, provate ad andare sul profilo di quel vostro cugino di secondo grado che ha già un figlio, per finire in un gorgo di angoscia per il futuro ed errori grammaticali.

Videos by VICE

In sostanza, l’internet italiano si è riempito di video di commento, bufale, post moralistici, meme sul tema e recensioni negative a ristoranti di pesce che portano nomi di fauna marittima di colore azzurro. Tant’è che in questo momento, a queste latitudini, non può esistere una rassegna diversa da quella che state per leggere.


LE RECENSIONI

A quanto pare alcune persone hanno davvero trovato delle Balene Blu su Facebook e hanno deciso di scagliarcisi contro per protesta.

Un ristorante—il “Balena Blu Wine & Food” di Monterosso—ha addirittura preso le distanze dal fenomeno pubblicando un post in cui spiegava di non avere nulla a che fare con il presunto gioco. Il tutto, anche qui in risposta a commenti negativi di cui sarebbe stata tempestata la pagina (Quelli consultabili al momento sono pochi, superati dalle cinque stelle di solidarietà di avventori e non).

Una menzione speciale anche per chi ha pensato bene di recensire in maniera negativa per quasi 2500 volte un’infografica VR sulle balene scaricabile su Android—e che ovviamente si chiama Blue Whale VR.

LE BUFALE

Stamattina un mio collega di Cosenza è arrivato in redazione annunciando che la sua città era finalmente finita in una bufala. Era contento, ma anche un po’ preoccupato perché tutta la sua bacheca Facebook geolocalizzata sulla Calabria stava condividendo in toto la storia di un presunto 17enne—di Cosenza, appunto—che stava giocando a “Blue Whale” e al quale “mancavano 15 giorni al suicidio.”

L’articolo, tratto da un sito che si chiama Il Calabrese Doc, sembra più un test per scovare errori grammaticali che altro. Dall’articolo (che se in caso non l’aveste ancora capito è una bufala) apprendiamo che il ragazzo “si svegliava di notte, guardava film e si giustificava dicendo di avere insonnia dice la madre, aveva dei strani tagli sul braccio ma lui diceva di essere caduto mentre giocava apallone, siamo riusciti a fermarlo in tempo.” Ok.

Non sono mancate poi anche storie di presunte “bambine adescate” a Latina dopo esser “state aggiunte a un gruppo anonimo su Whatsapp dal nome che non lascia spazio a dubbi: Balena Blu”.

I MEME

Nel caso in cui non ve ne foste accorti, in questo preciso istante siamo in piena meme culture e tra una ventina d’anni saremo tutti sui manuali base di comunicazione. Evviva.

Il caso Blue Whale è un esempio abbastanza efficace in tal senso. Senza arrivare a citare la semiologia, il percorso è piuttosto semplice: esce una notizia→ tutti ne parlano→ penso di essere un tipo sveglio che sa usare photoshop→ faccio un meme su qualcosa che si lega bene con l’argomento→ se ne parla ancora di più→ dopo un po’ tutto finisce :(

Ecco: sicuramente fra i vostri amici avrete letto battute molto divertenti sulla questione: vi consiglio di stringere forte gli occhi e i pugni e aspettare che la marea si abbassi—lasciando sulla risacca qualche immagine sgranata e lettere mischiate a caso ma in font Impact d’ordinanza.

I VIDEO

Com’era facilmente prevedibile, però, l’argomento ha stimolato anche la produzione di una serie di video al limite dell’assurdo: abbiamo ragazzini spaventati, psicologi che parlano di “manipolazione mentale” e “deprivazione del sonno”, youtuber che dormono con il pigiama di McDonald‘s, e star della gente come Er Faina che hanno consegnato un proprio commento riguardo alla vicenda.

In poche parole, il caso Blue Whale—che chiama in causa atti estremamente reali come il suicidio, un gesto che non è assolutamente nostra intenzione sminuire—è la storia di una storia che è stata travisata, enfatizzata e romanticizzata a tal punto da essere diventato forse più pericoloso il modo in cui è stata raccontata che la vicenda stessa.

Senza scendere nei dettagli della pericolosità degli effetti dell’emulazione, in pratica, la vicenda è un buono specchio dell’internet moderno o, se vogliamo, un pretesto per capire se nel 2017 non sia meglio tagliarsi i capelli a casa.

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