Erezioni musicali

Sono solo due le manifestazioni canore più importanti in Italia: il Premio Tenco e Sanremo. E, nonostante entrambe spesso condividano i medesimi partecipanti, la filosofia di fondo è—in teoria—differente. Il Tenco è il premio che la critica, quella gassosa entità che nasce dall’unione fra contenitori organici di t-shirt sudate dei Sonic Youth prese dai cestoni e i Luzzati Fegiz e Gino Castaldi dei quotidiani mainstream, assegna al “miglior cantautore italiano dell’anno.” Insomma, se il Tenco fosse una tizia con cui hai un appuntamento, prima di vederti ti farebbe un quiz/test basato su un algoritmo in grado di stabilire il grado di compatibilità dopo aver scoperto che ti piace “giocare a frisbee con il tuo labrador al mare” e “conoscere ragazze solari.” E ti darebbe una risposta in percentuale, con i decimali. Sanremo, invece, è come una erezione che ti esce dai pantaloni e colpisce la gente a caso in metro.

Però poi vedi che il Tenco lo hanno vinto Le Luci Della Centrale Elettrica, Dente e Morgan e capisci come in realtà sia come uno di quei premi senza scopo dati a chiunque vada a ritirarli, come per le lauree in filosofia e i camion con scritto “Truck of the year” in autostrada.

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Nonostante questo, Sanremo rimane lo sfigato dei due; del resto lo organizzano da ben più di 28 anni—62 ormai, ancora di più se li contiamo con gli anni dei cani morti sotto il gelo di questi giorni.

Addirittura la gente utilizza ormai la gara per darsi un tono. Tanti ci tengono, per tutti i cinque giorni della durata della manifestazione, a ricordarti personalmente e pubblicamente che loro non seguono spettacoli nazional-popolari. E, anzi, ti attaccano con condiscendenza se tu osi farlo su Twitter o Facebook. Come se il fatto di non vedere Gigì D’Alessio su Rai Uno automaticamente aumenti la possibilità di scopare il sabato sera. Purtroppo non funziona così. Accade solo agli editor di Minimum Fax che non possiedono il televisore e fanno i pendolari ogni giorno fra il quartiere Monti e il 1972.

Ma alla fine che differenza c’è fra una Irene Fornaciari nella Città dei fiori e Adele che raccoglie Grammy a Los Angeles? Non sono entrambe facce della stessa medaglia? Della ragazza che ce la fa? Anzi, la Fornaciari è la dimostrazione che non importa se tuo padre è uno dei cantanti italiani più popolari al mondo, ti fa entrare ogni anno a Sanremo inspiegabilmente e chiama il chitarrista dei Queen a farti da spalla battendo le mani, se credi in te stessa tutti i tuoi sogni si avverano.

Sanremo, infatti, rappresenta solo una piccola impronta carbonica rispetto ai grandi problemi che affliggono il nostro Paese, come la recessione che potrebbe distruggere irreparabilmente la qualità della nostra vita e cosa pensa il cantante di “Azzurro / il pomeriggio è troppo azzurro e lungo / Per me” delle cose. A parte quelli che, al posto della loro firma, ti pregano di non stampare le loro mail per non distruggere l’ecosistema dei koala, c’è qualcuno a cui importa qualcosa di Celentano o delle varie polemiche scatenatesi di conseguenza? Esiste qualcuno che, dopo un terremoto o un’alluvione, camminando avanti e indietro si chiede “Cosa, cosa farebbe Celentano in questo momento?”

Secondo i giornali la risposta è “tutti.” Ma il loro problema è quello di desiderare che ogni cosa che accade in Italia possa venire riciclata come metafora utile a sostenere un’agenda predefinita. Anche quella che si basa su fiori e riviere.

@bknsty