Mercoledì scorso l’American Civil Liberties Union, l’Human Rights Watch, Amnesty International e altre organizzazioni in prima linea per la tutela dei diritti umani hanno annunciato che lanceranno una campagna per chiedere che il presidente Obama conceda la grazia a Edward Snowden, colpevole di aver diffuso informazioni sui programmi di sorveglianza di massa della National Security Agency.
La campagna inizierà proprio due giorni prima della diffusione nelle sale del film di Oliver Stone, Snowden. La speranza è che il ritratto del noto whistleblower fornito dal regista contribuisca a riabilitarne l’immagine in tutto il paese.
Videos by VICE
“Penso che in due ore Oliver riuscirà a fare di più per Snowden di quanto siano stati in grado di fare i suoi avvocati in tre anni,” mi ha raccontato Ben Wizner, avvocato, in seguito alla proiezione del film presso la Brooklyn Public Library.
“Stiamo organizzando una raccolta di firme in tutto il mondo, oltre a cercare l’appoggio di personalità di rilievo e di organizzazioni umanitarie perché si uniscano al nostro appello rivolto al Presidente Obama di concedere la grazia a Snowden prima della fine del suo mandato” ha spiegato l’avvocato, aggiungendo che verrano rese note ulteriori informazioni nei prossimi giorni.
A partire da mercoledì, infatti, i vari gruppi inizieranno a chiedere di supportare con una firma la proposta tramite il sito www.pardonsnowden.org. Al momento, gran parte del sito non è accessibile, ma dalle informazioni disponibili possiamo confermare che sono coinvolti sia l’ACLU che Amnesty International. Per la campagna, sono stati creati anche degli account di Facebook e Twitter, ma al momento, non vengono ancora aggiornati.
La richiesta formale della grazia rivolta ad Obama rivolta dagli attivisti per le libertà civili e il team legale di Snowden non rappresenta di certo una mossa inaspettata. All’inizio dell’estate, Wizner ha infatti dichiarato al magazine New York che il suo team legale avrebbe “messo in piedi una campagna di ampio respiro tra [giugno] e la fine di questo mandato presidenziale, perché questo è proprio uno di quei rari casi per i quali esiste la facoltà di chiedere la grazia.”
Al Toronto Film Festival, Stone ha dichiarato che “spera” che Obama conceda la grazia a Snowden, ma ha voluto anche sottolineare come, considerato che il presidente abbia deciso di espandere i programmi di sorveglianza di massa che Snowden ha reso noti al pubblico, non è molto fiducioso al riguardo.
Nel luglio del 2015, l’amministrazione Obama ha finalmente concesso una risposta alla petizione su whitehouse.gov partita nel 2013 per graziare Snowden; la Casa Bianca ha dichiarato che Snowden “deve tornare negli Stati Uniti per farsi giudicare da una giuria di suoi connazionali—non nascondersi con il supporto di un regime autoritario”.
Nei prossimi giorni scriverò una recensione completa di “Snowden,” l’unica aspetto su cui mi sento di sbilanciarmi al momento è che temo che sia eccessivamente romanzato se non poco accurato. Ovviamente, guardare degli attori che interpretano gli agenti della NSA mentre usano delle versioni edulcorate di PRISM per estrarre i dati privati direttamente dai server di Apple, Google, Facebook e tante altre grandi aziende tecnologiche, oppure vedere X-Keyscore all’opera sul grande schermo, una sorta di ibrido tra un motore di ricerca e uno strumento di spionaggio, è di gran lunga più coinvolgente per la maggior parte del pubblico rispetto all’ennesimo scoop giornalistico oppure a un’altra intervista a Snowden stesso.
“Crediamo che la risposta adeguata da fornire a Edward Snowden non sia tanto stabilire come punirlo, ma piuttosto capire come ringraziarlo.”
Stone ha dichiarato che non intendeva produrre un film da militante, piuttosto voleva mantenersi il più vicino possibile alla verità evitando di risultare noioso.
“In fondo, non mi occupo tutto il tempo della cosa,” ha spiegato il regista. “C’è già Ed Snowden che twitta tutto il giorno sull’argomento. Si sta dedicando moltissimo a questo tema.”
Snowden è stato accusato nel 2013 in base alle norme stabilite dall’Espionage Act, una legge del 1917 che vieta la diffusione di informazioni riservate. La legge non fa distinzione tra un informatore che fornisce documenti che testimoniano attività illegali del governo ai giornalisti e le semplici spie che collaborano con i governi stranieri. Wizner è convinto che sarebbe estremamente difficile vincere una causa basandosi su quella legge, perché impedirebbe di fornire elementi di prova in merito alle riforme operate dal Congresso in seguito alla prima fuga di informazioni attribuita a Snowden.
“A meno che il governo non sia disposto a prendere in considerazione una risposta adeguata e se riusciremo a proporre le argomentazioni corrette, non verrà svolto alcun processo. Questo tuttavia non significa che non si possa raggiungere un accordo di altra natura,” ha detto Wizner.” “Pensiamo che la risposta adeguata da fornire a Edward Snowden non sia tanto stabilire come punirlo, ma piuttosto capire come ringraziarlo per ciò che ha fatto. E fino a quando non si prenderà coscienza di questo aspetto, è meglio che resti al sicuro dove si trova al momento.”