A partire dalle dichiarazioni del ministro delle riforme Maria Elena Boschi (“chi vota no” alla riforma costituzione “vota come CasaPound”), fino ad arrivare all’exploit elettorale di Bolzano, nelle ultime settimane il nome di CasaPound non si è mai schiodato dalle cronache nazionali e locali.
Ma è soprattutto a Roma – dove il partito di estrema destra corre da solo per le amministrative di giugno, dopo il raffreddamento dei rapporti con la Lega Nord di Matteo Salvini – che i “fascisti del terzo millennio” stanno cercando di capitalizzare questa costante attenzione mediatica.
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In una recente intervista Davide Di Stefano – fratello del candidato sindaco Simone e assistente dell’eurodeputato leghista Mario Borghezio, nonché protagonista dello “sversamento” di Coca-Cola sul fumetto Quando c’era Lvi – si è detto sicuro che le elezioni “andranno bene,” e che l’intenzione del partito è quello di “raddoppiare [i voti] e arrivare al 2 per cento o anche di più.”
Per fare ciò, la campagna elettorale di CasaPound è stata improntata sin da subito sulla presenza “di strada” – con presidi di fronte a centri d’accoglienza e “passeggiate” nei pressi dei campi rom – e su una certa aggressività. In uno spot elettorale pubblicato all’inizio di maggio sui canali social, ad esempio, il vicepresidente Simone Di Stefano spiegava che “questa città non si cambia con i sorrisini, non si cambia con i perfavore, non si cambia con le carte bollate. Questa città si cambia a calci, e si cambia soltanto con chi ha voglia di scendere in strada e strare a fianco dei cittadini, anche fisicamente, per difenderli.”
Questo sabato – nell’ambito di una mobilitazione paneuropea delle estreme destre di Spagna, Grecia e Ungheria – CasaPound sfilerà a Roma in un corteo ribattezzato “Difendere l’Italia,” che dovrebbe partire alle 10 da piazza Vittorio Emanuele ed arrivare fino a largo Corrado Ricci. A seguire ci sarà anche l’ottava edizione della “Tana delle tigri,” raduno annuale che prevede un contest di MMA (Mixed Martial Arts) e il concerto di band “non conformi.”
Il giorno non è stato scelto a caso: il 21 maggio è infatti l’anniversario della morte del saggista e attivista di estrema destra Dominique Venner, che nel 2013 si tolse la vita nella cattedrale di Notre Dame per “risvegliare le coscienze assopite” degli europei, come sostenne nel suo messaggio finale. Il leader di CasaPound Gianluca Iannone, pur ribandendo che quella di Roma sarà una “manifestazione autonoma,” ha fatto sapere che scenderanno in piazza “anche in nome di chi per la sopravvivenza della civiltà europea si è sacrificato.”
Chiaramente, la notizia di questa “nuova marcia su Roma” (come l’hanno ribattezzata i quotidiani) ha sollevato una grande quantità di polemiche e reazioni.
L’Anpi ha scritto al prefetto della Capitale per chiedere di vietare la manifestazione, annunciando anche un esposto in procura “per ogni espressione di stampo fascista che dovesse essere intrapresa senza il pronto intervento delle forze dell’ordine.” Nella stessa lettera, inoltre, si chiede che “non venga consentito a CasaPound l’uso della piazza per la palese contrarietà del portato ideologico di detta organizzazione con la Costituzione.”
Richieste analoghe sono pervenute anche dal deputato del Partito Democratico Marco Miccoli (“Roma non merita questo affronto”) e dal candidato per Sinistra per Roma Gianluca Peciola. “Le forze democratiche e sociali,” ha affermato quest’ultimo, “mettano in campo tutte le iniziative necessarie affinchè a Roma non sia garantita l’agibilità politica a formazioni che si richiamano apertamente al fascismo.”
Dal canto loro, i movimenti antifascisti si sono riuniti sotto la sigla “CasaPound not welcome” e – attraverso varie assemblee, tra cui una tenutasi alla Sapienza il 13 maggio – hanno annunciato l’intenzione di contrastare il corteo. Il concentramento dovrebbe essere alle 9 di mattina in piazza dell’Esquilino, a poca distanza da piazza Vittorio Emanuele.
“Non consentiremo a fascisti e razzisti di qualsiasi millennio di portare per le strade del centro di Roma i loro slogan e i loro vessilli di mussoliniana memoria,” si legge in un comunicato. “Questo paese e questa città ripudiano il fascismo.”
Nell’ultima settimana, il clima intorno a questo doppio appuntamento si è fatto particolarmente pesante. La mattina di sabato 14 maggio, una ventina di incappucciati (con tanto di aste e caschi) ha assaltato un banchetto elettorale di CasaPound tra via dell’Acqua Bullicante e via Luchino Dal Verme, al Prenestino. Quattro agenti delle forze dell’ordine, che presidiavano l’iniziativa, sono rimasti contusi; e altre tre persone che si trovavano al banchetto – tra cui un simpatizzante “disabile al 75 per cento” – sono rimaste ferite.
In un video pubblicato poco dopo, il candidato sindaco Simone Di Stefano addossava la responsabilità dell’aggressione al centro sociale eXSnia (che si trova lì vicino) e prometteva ritorsioni (poi ritrattate): “Se chiamo 150 ragazzi e vado dentro al centro sociale e lo assalto adesso, e lo mettiamo a ferro e fuoco, secondo voi qualcuno può darci torto?”
Sulla propria pagina Facebook, l’eXSnia ha accusato la “presenza provocatoria del banchetto elettorale di CasaPound,” per poi respingere “qualsiasi teorema e criminalizzazione strumentali alla loro campagna elettorale.”
Quello che è successo il 14 maggio è stata “una una reazione spontanea di un quartiere storicamente antifascista e antirazzista, che naturalmente non tollera chi sfrutta il disagio sociale e alimenta l’odio xenofobo per i propri tornaconti politici ed economici.”
In un comunicato unitario rilasciato dai movimenti sui fatti di quel giorno, si ribadisce che le autorità cittadine “hanno fino ad oggi lasciato completa agibilità a questi squadristi,” e che “permettere a CasaPound una parata xenofoba […] in una piazza multietnica come piazza Vittorio è una provocazione che la città di Roma non tollererà.”
Il 17 maggio, invece, un video caricato su Vimeo riprende un’azione dimostrativa in un Caf di via Arrigo Boito, in zona Nomentana. “Sotto le spoglie di un CAF si cela una sede di CasaPound,” dice la descrizione. “Gli Antifascisti Romani sono passati a ricordare a questi infami che non sono i benvenuti.”
La sera dello stesso giorno, nella zona di Torpignattara tre ragazzi sarebbero stati picchiati da “10-15 neofascisti” per aver strappato dei manifesti elettorali di CasaPound. Stando al racconto che ha fatto uno dei tre a Repubblica, dopo aver “preso un lembo di un manifesto” una macchina “ci si è affiancata, il passeggero ha tirato giù il finestrino e ci ha detto: ‘Provate a ristrapparlo mo’ se avete coraggio’. Il mio amico ha risposto: ‘Ma erano già strappati’. A quel punto l’autista ha tirato il freno a mano e dall’auto sono uscite quattro persone con i guanti scuri e qualche casco.”
Da lì in poi sarebbe iniziato un inseguimento. “In quattro sono venuti dietro di me, mi hanno buttato a terra e colpito con calci e caschi mentre ero rannicchiato sul marciapiede,” prosegue l’aggredito. “Gli altri due ragazzi sono stati circondati da altre 4-5 persone scese da altre auto e anche loro picchiati. Il tutto sarà durato solo un paio di minuti.” I tre hanno infine riportato ferite guaribili in sette giorni.
Sull’accaduto si è espressa anche la Fp-Cgil – di cui uno degli aggrediti fa parte – parlando di una “vile aggressione fascista.” La replica dei “fascisti del terzo millennio” non si è comunque fatta attendere. “Diffidiamo chiunque dall’accostare il nome di CasaPound Italia all’episodio che sarebbe avvenuto al Pigneto,” si legge in una nota postata su Facebook. “Queste macchinazioni altro non rappresentano se non un estremo ma vano tentativo per impedirci di manifestare sabato prossimo al quale risponderemo a colpi di querele.”
Ieri pomeriggio, infine, il “comitato delle Madri per Roma città aperta” ha tenuto un sit-in davanti alla prefettura per chiedere di non autorizzare il corteo di CasaPound. “Non è una manifestazione elettorale,” sostiene una manifestante, “ma un’iniziativa che è stata indetta anche in altre capitali europee, per l’odio razziale, per la difesa dei confini nazionali e per il respingimento di tutti gli immigrati che stanno venendo in Europa.”
Al momento la “sfilata nera” sembra confermata. A quanto si apprende la questura starebbe vagliando “percorsi e autorizzazioni,” mentre domani sera si svolgerà un tavolo tecnico in prefettura per valutare i rischi ed esaminare le misure di sicurezza. Per ora, e alla luce di quanto successo in settimana a Roma, la sensazione è che quella del 21 maggio non sarà una mattinata tranquilla.
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