Cosa sta succedendo ai profili italiani di Instagram che parlano di sesso

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Fra le giornate di martedì e mercoledì scorsi, tre fra gli account Instagram più attivi in Italia sui temi della sessualità e dell’inclusività, hanno iniziato a denunciare disattivazioni dei propri profili o oscuramenti algoritmici, senza alcun preavviso e spiegazioni da parte di Instagram.

Nel caso di Clitoridea e Le Sex en Rose (rispettivamente intorno ai 9mila e ai 12mila follower), gli account sono stati disattivati e resi inaccessibili—per poi essere riattivati dopo circa un giorno. Nel caso di Virgin & Martyr (che conta oltre 26mila follower), invece, i post sono scomparsi dalla sezione Esplora e dalle pagine che raggruppano i post per hashtag.

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Screenshot fornito da Le Sex en Rose che mostra l’avviso di account disabilitato.

Tutti e tre gli account coprono argomenti legati al sesso, al piacere e al corpo—e sembra che la ragione della censura temporanea degli account sia legata all’utilizzo di termini “troppo” espliciti. Il problema è che definire quel “troppo” è estremamente difficile su Instagram: non sono mai stati tollerati i capezzoli femminili, ma altri contenuti legati a sessualità, educazione sessuale, body-positivity ed espressione artistica e personale rappresentano una zona “grigia” rispetto agli standard di utilizzo del social e le regole sono indefinite.

Cosa si intenda per “contenuto inadeguato” è talmente vago, infatti, da lasciare ampio spazio all’interpretazione. Il problema è che questa stessa ambiguità vale anche per le spiegazioni che Instagram offre una volta che riattiva gli account.

Come ha spiegato a Motherboard la persona dietro l’account di Clitoridea in uno scambio email, nel suo caso “tutto è successo lo scorso 11 giugno intorno alle ore 13: avevo fatto delle story con sondaggi e domande sulla masturbazione e invitato i miei follower a rispondere alle domande nelle story scrivendo l’argomento di cui si parlava.”

Dopo qualche minuto, ha raccontato Clitoridea, è comparso un messaggio che la informava che la password era stata cambiata e quindi si è trovata chiusa fuori dal proprio account. “Dopo diverse ore, finalmente, un mio amico è riuscito a tentare l’accesso dal suo telefono ed è apparso l’avviso che il mio account era stato bloccato per la violazione delle condizioni delle linee guida, senza specificare nulla,” ha spiegato Clitoridea.

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Screenshot fornito da Clitoridea della schermata presentata all’accesso.

Per chi si occupa di questi temi, le linee guida della comunità sulle piattaforme — e, soprattutto, la loro vaghezza — rappresentano una minaccia difficile da prevedere: se Instagram decide di cancellare dalla rete il lavoro di queste persone, con esso distrugge anche tutta la comunità che si è formata e ruota intorno a questi profili.

“Ce ne siamo resi conto ieri mattina [mercoledì ndr] quando abbiamo acceso i telefoni e abbiamo provato a fare il login nel nostro account,” hanno spiegato a Motherboard al telefono le persone che gestiscono il profilo di Le Sex en Rose, “e non era più possibile farlo. L’account è stato riattivato stamattina [giovedì ndr], l’orario è quello indicato nell’email.”

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Screenshot della mail ricevuta da Le Sex en Rose in cui Instagram avvisa della riattivazione dell’account dopo aver commesso un errore.

“Sembra che il vostro account sia stato disabilitato per errore.” Questa è la risposta stringata che Instagram ha fornito ai propri utenti. Non ci sono però altre informazioni e chiarimenti sull’origine di questo errore. Clitoridea e Virgin & Martyr, invece, non hanno ricevuto alcun tipo di notifica.

Lo scorso aprile Instagram aveva annunciato un’ulteriore stretta censoria nei confronti di tutti quei contenuti che “sono inappropriati ma non vanno contro le linee guida di Instagram.” Aggiungendo di fatto una nuova—terribilmente indefinita—categoria di post che non possono apparire normalmente sulla piattaforma.

All’atto pratico, questa scelta comporta nascondere i post “inappropriati” dalla sezione Esplora e dalle pagine degli hashtag. Come diretta conseguenza, quindi, i post che trattano di sessualità possono continuare ad apparire su Instagram, ma rischiano di non raggiungere un pubblico più ampio poiché potrebbero essere limitati ai soli followers dell’account, se ritenuti inappropriati dalla piattaforma. Questo sembra essere il caso che ha coinvolto Virgin & Martyr.

“Non facciamo nulla di male nel parlare di corpi e piacere, anzi, stiamo provvedendo a riempire i vuoti che le istituzioni ignorano.”

“Noi l’abbiamo scoperto per caso qualche mese fa dopo aver notato che il numero di like diminuiva senza un valido motivo, che gli hashtag non funzionavano e che non comparivamo nella sezione di ricerca,” hanno spiegato Virgin & Martyr in uno scambio email. Aggiungendo anche che altri profili sexpositive americani avevano da poco segnalato il fenomeno, “e per questo abbiamo realizzato che la penalizzazione aveva raggiunto anche noi.”

Secondo quanto riportato da un articolo di TechCrunch, Instagram ha iniziato da qualche mese a usare il machine learning per determinare se i contenuti sono accettabili per la comunità e ad addestrare i moderatori sui contenuti considerati borderline.

A livello generale, la policy di Instagram è alquanto precisa nelle sue intenzioni: “non permettiamo la nudità su Instagram.” Non si possono mostrare rapporti sessuali, genitali e primi piani di natiche completamente nude. Sono consentite invece foto di cicatrici post-mastectomia, donne che allattano, e la nudità nelle foto di dipinti e sculture. Questi, però, sono casi ben specifici e facilmente riconoscibili. Tutti gli altri contenuti—anche scritti—che parlano di sessualità ma che non rientrano necessariamente nelle categorie descritte prima rischiano di rimanere in un limbo: se da un lato scrivere una parola come “masturbazione” non dovrebbe violare esplicitamente alcun tipo di linea guida, dall’altro descrivere nei dettagli un atto di masturbazione potrebbe effettivamente attivare la censura. Ma non si sa per certo.

“Il problema è che in fondo non sai mai come poterti tutelare. In ogni momento l’account può essere disattivato per qualsiasi ragione poiché le linee guida sono vaghe, offrono un’ampia possibilità di interpretazione,” hanno spiegato Le Sex en Rose.

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Non conoscendo chiaramente i motivi per cui i contenuti possono essere segnalati e quali azioni la piattaforma può intraprendere contro gli utenti, tra la prima e i secondi si genera un’asimmetria informativa e, di conseguenza, anche di potere.

“Ci sentiamo molto vulnerabili, non sappiamo come tutelarci,” hanno spiegato Le Sex en Rose, “abbiamo nuovamente l’account, ma potrebbe accadere [di nuovo] in qualsiasi momento.”

“È stata una sensazione orrenda,” ha aggiunto Clitoridea, “mi sono sentita impotente, soprattutto per non aver ricevuto spiegazioni. Parlo di sessualità ed erotismo. Lo faccio usando anche il mio corpo, certo, ma con moderazione.”

“Nel momento in cui realizzi che è stato oscurato tutto il tuo lavoro, il cui obiettivo è proprio quello di far scoprire tematiche che hanno ancora troppo poco spazio nel confronto collettivo, il sentimento è di tristezza e rabbia,” hanno detto Virgin & Martyr.

La nebbia che circonda le linee guida di Instagram può indurre così un’autocensura severa da parte degli stessi autori dei post che non vogliono vedere il proprio lavoro e la propria comunità spazzati via improvvisamente.

“È una situazione assurda perché andiamo sempre di più a stringere e censurare i nostri contenuti. Ma questa cosa è pericolosa: sembra che parlare di sessualità sia sbagliato, andando così a rafforzare i tabù e tutti quei meccanismi che eroticizzano e ipersessualizzano il corpo,” hanno aggiunto Le Sex en Rose, “lo stesso sistema di idee contro le quali noi stiamo cercando di opporci mandando dei messaggi positivi.”

Operando in questo modo, Instagram rischia di creare uno stato perenne di timore, che, in qualche modo, contraddice anche le intenzioni originarie della piattaforma—soprattutto il proposito di coltivare una comunità positiva e diversificata. Diventa difficile, in altre parole, favorire la diversità e creare comunità, se parlare di corpi in modo politico o anche solo educativo implica un alto rischio di censura, e se quella censura è affidata spesso ad algoritmi che non riescono a discernere i contenuti.

“Con la censura è come se avessimo subito una violenza fisica,” hanno spiegato Le Sex en Rose, “ci siamo sentiti in colpa, ho fatto io qualcosa di male affinché Instagram sia arrivato a farmi questo. La colpa è mia.”

Motherboard ha inviato una richiesta di commento a Instagram, per cercare di capire le ragioni dietro azioni che, per sequenza temporale, sembrano essere coordinate e collegate fra di loro. Una portavoce di Instagram ci ha fatto sapere che l’azienda sta controllando quanto avvenuto, rinviandoci però alle linee guida di Instagram sui contenuti di nudo. Al momento della pubblicazione di questo articolo non abbiamo ricevuto ulteriori chiarimenti da parte di Instagram.

“La policy di Instagram pare essere vaga per motivi precisi,” hanno aggiunto Virgin & Martyr, “vista la difficoltà di controllare la grande quantità di contenuti che ogni giorno vengono segnalati, le modalità di censura non possono essere nettamente definite.”

Instagram promette di garantire spazi per contenuti sex positive e discussioni sul tema ma questo sembra rimanere solo un buon proposito scritto sulla carta.

“Non sarebbe male se iniziassero ad arrivare degli avvisi dove magari ti dicono che stanno verificando poiché la pagina tratta un certo argomento,” ha suggerito Clitoridea, “ci vorrebbero persone e non algoritmi per verificare certi contenuti.”

Tutti e tre gli account hanno subito modalità di censura diverse—notifiche di disattivazione, messaggi relativi alle password, e post che scompaiono dalle sezioni di Instagram. Tutti però condividono un denominatore comune: l’assenza di spiegazioni da parte della piattaforma.

“La censura può far sentire incompresi e scoraggiati,” hanno aggiunto Virgin & Martyr, “ma è necessario tenere a mente che non facciamo nulla di male nel parlare di corpi e piacere, anzi, stiamo provvedendo a riempire i vuoti che le istituzioni ignorano.”