Siamo andati a ‘circondare il Parlamento’ insieme alla gente incazzata con la Casta

circondare il parlamento

Parlavo con chiunque, volevo bermi più spremute di umanità possibili.
Alessandro Di Battista

Per capire gli umori profondi della base grillina non serve a nulla leggersi i commenti sul blog di Beppe Grillo o quelli sotto i post dei deputati più in vista del M5S; bisogna guardare la pagina di Marione, il fumettista “ufficioso” del partito.

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Nelle ultime settimane, ad esempio, la produzione di Mario Improta (questo il suo nome) si è concentrata sul caso Minzolini, sui dissidenti del M5S, sulle nomine di Finmeccanica e sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella—ossia personaggi e temi che servono o ad attaccare avversari politici interni ed esterni, o a far crescere l’indignazione nell’elettorato di riferimento.

All’inizio di marzo, però, sulla sua bacheca è apparso un video abbastanza strano. “Il 22 marzo migliaia di cittadini scenderanno in piazza e circonderanno il Parlamento,” esclama Marione. “Non ci saranno bandiere, ci saranno soltanto cittadini stanchi di una politica marcia e corrotta che in trent’anni ha messo in ginocchio un intero paese.”

Il tono battagliero, lo sfondo nero del video e le argomenzioni anti-Kasta della prima ora si sono poi tradotte anche in una vignetta apposita.

Al di là di Marione, comunque, il vero motore della mobilitazione risiede nell’evento Facebook “Circondiamo il parlamento.” È qui che, in vista del 22 marzo, si diffondono a tutto spiano i dettagli logistici e un materiale propagandistico che per certi versi si rifà all’immaginario dei Forconi del 2013.

Ci sono video che mescolano la leggendaria citazione aprocrifa di Pertini con spezzoni di Matrix e Quinto Potere; meme artigianali (nel senso di: fatti con immagini a caso assemblate su Photoshop); frasi tranchant come “NON CI SONO SCUSE…CHI NON PARTECIPA È COMPLICE!!”; e, infine, il grande spettro che aleggia su ogni manifestazione organizzata dalla Gente: l’Infiltrato. “Avremo amici carabinieri in borghese che vigileranno su eventuali infiltrati,” si legge in un commento. “Nessuno riuscirà a rovinare il nostro evento, nemmeno il potere che stiamo combattendo.”

Le rivendicazioni, invece, sono sostanzialmente due: approvare una legge elettorale entro il 31 marzo e andare al voto entro giugno “prima che maturino i vitalizi” (che nella realtà sono stati aboliti nel 2012). A queste si aggiunge poi l’implicito mantra del tutti a casa.

Nonostante la trazione grillina sia evidentissima a partire dal profilo degli organizzatori e della maggior parte di chi ha aderito, i capigruppo del partito hanno inizialmente preso le distanze. “La manifestazione non è in alcun modo riconducibile al MoVimento 5 Stelle,” sostengono Vincenzo Caso e Michela Montevecchi. Il deputato del Partito Democratico Andrea Romano attacca comunque i Cinque Stelle, dicendo che “prima aizzano le piazze organizzando manifestazioni contro le istituzioni, poi, quando si rendono conto di aver messo in moto un meccanismo pericolosissimo, si tirano indietro.”

Ma polemiche del genere valgono zero, perché ormai l’attesa per questo evento—così com’era stato in passato per altre occasioni più o meno simili—si è caricata di significati ai confini del messianico. “IO CI SONO…SARÀ LA VOLTA BUONA? CE LA FAREMO A CACCIARE VIA I PARASSITI?,” si chiede un utente su Facebook.

Non potendomi perdere una cosa del genere, sono andato a controllare di persona se questa sarebbe stata davvero LA VOLTA BUONA. Quando arrivo in piazza Montecitorio sono le tre e mezza di pomeriggio, e le centinaia di persone presenti stanno intonando l’inno di Mameli. Lo striscione issato in fondo recita un perentorio “ELEZIONI SUBITO.”

Dai vari cartelloni scopro che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è un “assassino del popolo” e che Paolo Gentiloni è un “burattino dei massoni.”

Nella prima linea, quella che si trova sulla balaustra davanti alla Camera, un manifestante sventola una bandiera italiana con il vecchio slogan grillino “Parlamento pulito.” Altri, come questa signora, reggono in mano il libretto rosso della Gente.

I discorsi che capto sono puri distillati di gentismo. “Questo è un avvertimento per dire basta, ci avete stancato, o vi dimettete o arriverà il giorno che il popolo veramente lo farà con la forza,” dice un manifestante. “Con i delinquenti non c’è dialogo: l’unica legge è quella del taglione, occhio per occhio e dente per dente. Non ce ne so’ di altre vie.”

Un altro grida al megafono che “solo con le elezioni non riusciremo mai a portare a termine quello che ci serve. Quindi prima bisogna massacrare quelle persone che ci sono dietro di noi, poi potremo andare al voto. Questa gente deve andare a casa!”

“Il potere al popolo, non ai parassiti e ai pregiudicati, delinquenti! Il popolo deve decidere da chi essere rappresentato,” chiosa un altro ancora.

Non essendoci un reale coordinamento, ognuno fa un po’ quello che gli pare. Ogni tanto partono cori come “O-ne-stà! O-ne-stà” e “Fuori la mafia dallo Stato,” qualcuno improvvisa comizi, e alcuni si lamentano dal fatto che la gente “delega” e preferisce andare allo stadio piuttosto che scendere in piazza. Dei “vergogna,” “buffoni” e “tutti a casa” perdo rapidamente il conto.

A un’ora dall’inizio del presidio si entra così in una fase di stallo. Fortunatamente a dare una botta di vita ci pensa Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione e una delle figure di spicco nel pantheon politico-culturale dei Cinque Stelle. Mentre parla la folla lo acclama come nuovo presidente della Repubblica, dimenticandosi però un piccolo particolare: essendo stato deputato per tre legislature, l’ex magistrato percepisce un cospicuo vitalizio.

Nel frattempo, all’interno del Parlamento l’ufficio di presidenza approva la proposta del PD sui vitalizi e boccia quella del M5S, che in tutta risposta irrompono fisicamente nell’aula per protestare. Subito dopo il voto, da Montecitorio iniziano a sciamare fuori alcuni deputati del M5S—gli stessi che 24 ore prima dicevano di non sapere nulla della manifestazione. Il primo a palesarsi è Alessio Villarosa, seguito a ruota da Roberto Fico. Quest’ultimo, rivolgendosi ai manifestanti, chiede di avere pazienza perché “tra poco cambierà tutto, forza e coraggio fino alla fine.”

Verso le sei si sparge la voce che di lì a poco scenderanno in piazza anche Luigi di Maio e Alessandro Di Battista—invocati da più e più persone nelle ore precedenti. Quando effettivamente si presentano la folla ondeggia e si accalca sotto la balaustra, trasformandosi repentinamente in un assembramento di belieber. Immediatamente parte il solito slogan assordante: “O-ne-stà! O-ne-stà!”

Il primo a prendere il megafono è Di Battista: “Innazitutto grazie di essere venuti qui da tutta Italia,” esordisce il deputato. “Il M5S sta proteggendo le istituzioni, e le sta proteggendo anche con queste manifestazioni pacifiche. Vedrete che nei prossimi giorni diranno che sono violenti, sono fascisti, sono squadristi, sono populisti, diranno tutto. Grazie a dio, non gli crede più nessuno.”

Non sorprendentemente, il resto della sua orazione è il classico manuale di retorica populista: “Noi dobbiamo continuare con proteste pacifiche, con partecipazione, con la controinformazione, perché iniziano a temere una forza popolare che non è né di destra né di sinistra ma ha unicamente a cuore l’interesse del popolo italiano.” Dalla piazza parte la standing ovation: “Grazie Dibba, sei il nostro eroe, sei la nostra unica speranza!”

Luigi Di Maio, dopo essere stato accolto dal coro “Pre-si-den-te! Pre-si-den-te!” e aver spiegato che la Kasta non si è voluta togliere l’ennesimo “privilegio medievale,” spiega la ragione della sua presenza: “Non sono venuto a dirvi che dobbiamo arrabbiarci ancora di più. Io sono venuto qui a dirvi che dopo questo gesto disperato di oggi so che andremo al governo di questo paese.”

I manifestanti—che, secondo i programmi, a quest’ora avrebbero dovuto circondare completamente il Parlamento—entrano in visibilio. “Hanno provato a strumentalizzarci in tutti i modi, anche questa manifestazione di oggi, strumentalizzeranno il fatto che siamo venuti qui a parlare dicendo che aizziamo le folle,” conclude il vicepresidente della Camera. “Quando li vedete sorridetegli, perché la loro fine politica è vicina.”

Più che le tre ore di manifestazione sono proprio gli ultimi dieci minuti a essere interessanti. E non per quello che hanno detto i due Cinque Stelle, che a conti fatti è la solita propaganda di partito; ma per un’altra circostanza.

Quello della Gente Che Circonda La Kasta è, a tutti gli effetti, uno dei topos ricorrenti del gentismo. L’origine di questo mito può essere fatta risalire al 2012, quando la pagina Facebook “Catena Umana Attorno Al Parlamento Italiano” (da cui è poi originata la media company delle bufale “Catena Umana”) aveva organizzato una protesta spontanea fuori dal Palazzo per antonomasia. Negli anni successivi ci sono poi stati ulteriori tentativi, risoltisi sempre in un grottesco fallimento.

Ora come ora, invece, il M5S è l’unico partito in grado non solo di padroneggiare queste forme di protesta, ma di ricondurle all’interno della propria piattaforma politica e quindi di trasformarle in un bagno di folla. Nei commenti a un video postato nell’evento di “Circondiamo il parlamento,” qualcuno ha fatto notare che sia Di Maio che Di Battista sono formalmente dei politici. “La differenza è proprio questa,” risponde una persona, “loro sono la gente.”

Insomma, sono sempre più convinto che siano anche queste iniziative—per quanto minori e assurde possano apparire—a spiegare il successo profondo del M5S, nonché il fatto che ormai sia di gran lunga il primo partito italiano secondo i sondaggi.

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