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Colonne sonore bellissime: Ragazze a Beverly Hills

Ragazze a Beverly Hills (la cui trama pare essere ispirata ad Emma di Jane Austen) è un film che tratta la tipica storia d’amore in cui una quindicenne si innamora di un ragazzo che scopre poi essere suo fratello. A chi non è capitato. Nonostante questa gag, si tratta di una brillante commedia adolescenziale con tutti gli elementi che sappiamo essere perfettamente radicati nella cultura teen americana, come le situazioni à la Breakfast Club, i medicinali per l’acne e gli spiacevoli dolori di pancia durante il ballo di fine anno. Questo è un film che affronta tutti i problemi con i quali anche tu, da quindicenne, ti sei trovato a far i conti (amore, angoscia, shopping, scuola), ma li affronta con la dose di comicità e autoironia giusta per farti realmente affezionare ai suoi protagonisti.

La colonna sonora, tuttavia, è la vera chicca del film: è incredibilmente, svergognatamente anni Novanta—così anni Novanta che ti viene di tornare a portare i capelli come Gwen Stefani—e poi, come la protagonista del film, sembra frivola e stupida all’apparenza, invece è parecchio intelligente.

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Già dai primi 90 secondi, questa si classifica immediatamente tra le migliori colonne sonore mai esistite. Le immagini ci forniscono una meravigliosa panoramica da cui capiamo subito che la cumpa di Ragazze a Beverly Hills è favolosa, indossa outfit da sogno e conduce una vita da sognissimo. Tutto sulle note di “Kids in America,” non nella versione di Kim Wilde (che per vostra informazione è una figata totale), ma nella cover dei Muffs.

All’epoca, i Muffs erano guidati dalla bambina prodigio dell’indie Kim Shattuck, che nel 2013 è stata la bassista dei Pixies in sostituzione a Kim Deal. Tuttavia, prima che la Shattuck fosse iniziata da Frank Black, i Muffs suonavano un po’ come le Hole senza la componente di droga, o della rabbia folle. Quindi, per capirci, non erano un granché. Ciononostante, hanno avuto il loro periodo di gloria, che era più o meno il periodo in cui qualsiasi cosa suonasse vagamente grunge era subito adocchiata dalle major, ma presto tutti si sono dimenticati di loro.

Ma torniamo al film. Appena dopo i titoli di testa ci troviamo subito davanti ad una delle scene più rappresentative: facciamo la conoscenza dell’applicazione (pre-iPhone) di Cher che le permette di scegliere l’outfit migliorecon il sottofondo di “Fashion” di David Bowie, un brano che si prende gioco dei coglioni ossessionati dal proprio look. La giustapposizione tra immagini e scelta musicale è la prima prova di come Ragazze a Beverly Hills sia molto più intelligente di quanto possa sembrare.

Infatti, da qui in poi, ci sono un sacco di momenti come questo. Per esempio, quando Dionne, la migliore amica di Cher (una che è un po’ più sfacciata di lei, ha dei capelli bizzarri e un fidanzato che altri non è che il futuro Turk di Scrubs) appare in scena per la prima volta, si sente in sottofondo “Just a Girl” dei No Doubt, e in quel momento Cher spiega che Dionne è sua amica “perché entrambe sappiamo cosa bisogna fare per rendere le persone invidiose di noi”. Semplicemente una ragazza, appunto, con un libretto degli assegni senza limiti, e un guardaroba della grandezza di una piccola isola caraibica.

Dopodiché, quando le ragazze cominciano a truccare Tai, nella classica scena da teen-movie in cui ci si trucca, parte “Supermodel” di Jill Sobule, un’ironica critica nei confronti delle tipe che esagerano pur di raggiungere il mito della bellezza. Il testo della canzone, infatti, fa più o meno così: “I didn’t eat yesterday… and I’m not gonna eat today… and I’m not gonna eat tomorrow… ‘Cause I’m gonna be a supermodel.”

La scelta dei No Doubt e di Jill Sobule potrebbe non sembrare così folle oggi, nell’epoca in cui ogni film di Micheal Cera viene musicato da 27 band post-folk finlandesi che hanno pubblicato sì e no un album su Bandcamp, ma negli anni Novanta i grandi film di Hollywood tendevano ad essere un pochino più conservatori (Empire Records a parte). Considerate che nel 1995, anno di uscita del film, le colonne sonore che erano andate forti contenevano queste hit: “Breakfast At Tiffany’s”, “Kiss From A Rose”, “Fantasy” di Mariah Carey, “Walking In Memphis” di Cher. Capite perché la scelta di Gwen Stefani, la leader tutta pazza di un’ex band ska, all’epoca, risultasse quantomeno coraggiosa.

I più ovvi esempi del buon gusto dimostrato dalla colonna sonora di Ragazze a Beverly Hills sono le scene che coinvolgono il fratello/fidanzato Josh. Come sottofondo troviamo sempre qualche canzone dei Radiohead, perfetta incarnazione del lato più serio e deprimente della musica adolescenziale. Ci sono almeno quattro momenti durante i quali si sentono Thom Yorke e soci i cui testi—sullo sfondo di una sfavillante Beverly Hills e di cappotti con risvolti soffici—risultano paradossali e sovversivi.

Ci sono tanti momenti, durante il film, in cui il ricco, spensierato, scintillante mondo idilliaco di Cher viene accompagnato da tracce che sembrano più adatte ad Alta fedeltà: tipo “Alright” dei Supergrass, che è la tipica canzone da momenti scherzosi in cumpa, o “Rollin’ With My Homies” di Coolio durante un house party di Natale. C’è persino un momento in cui fanno sembrare figa una canzone dei Lightning Seeds.

Insomma, Ragazze a Beverly Hills è un classico perché è una lucida e profonda fetta di iper-realtà con un cuore, con spirito e originalità. La sua colonna sonora è il perfetto rivestimento dell’inaspettata sostanza di una storia la cui superficie appare bella, divertente e familiare, ma che nasconde molte più sfumature. La quintessenza degli anni Novanta.