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12 cose non scontate se vuoi creare un CV che funzioni

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Leggenda vuole che se una persona delle risorse umane o recruiter rimane con lo sguardo fisso sul tuo curriculum per più di 30 secondi potresti passare allo step successivo: il colloquio.

Non so se sia vero, ma per pura scaramanzia: cosa scrivere—soprattutto come, quanto e in che ordine—sul CV per cercare di ottenere questa possibilità?

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Ne abbiamo parlato con Fabiana Andreani, esperta di orientamento alla carriera presso una Business school di Milano, autrice di Lavorare alla grande e creator sui temi di lavoro e orientamento.

VICE: Ciao Fabiana, prima di parlare di dettagli che riguardano un po’ tutti, partiamo da qui: se sono una persona giovane e non sono mai stata retribuita, cosa metto nel curriculum?
Fabiana Andreani:
Una frase che uso spesso è che proprio il nome dice chiaramente che il curriculum parla di vita—quindi, se non abbiamo mai lavorato, possiamo puntare su esperienze di vita/studio, progetti, esperienze all’estero se le abbiamo fatte.

In questo caso in alto vanno messi gli studi, dal più recente a quello meno recente. Se sto ancora studiando all’università, scrivo del corso di laurea che sto frequentando.

Negli studi, poi, più in generale possiamo aggiungere dettagli che ci valorizzino: il tipo di laurea, la tesi, il voto—se superiamo il 100 mettiamolo, altrimenti possiamo ometterlo—gli esami più rilevanti che ci qualificano per la posizione, se abbiamo fatto progetti con le aziende, se siamo stati in Erasmus, se abbiamo fatto l’anno all’estero al liceo. Sono tutti piccoli dettagli che dicono tanto di noi.

Altre cose da scrivere sono sicuramente le lingue. L’inglese ahimè bisogna saperlo un pochino: cerchiamo di mettere almeno ‘’buono’’ e poi di studiare per migliorarlo, altrimenti rischiamo che il nostro CV venga scartato a priori. Poi vanno inserite le competenze informatiche—i programmi che conosciamo, se siamo in grado di usare i social media, se abbiamo confidenza con Canva o WordPress o abbiamo un blog personale.

Nel caso in cui invece io abbia avuto delle piccole esperienze lavorative che non c’entrano con la posizione che mi interessa, posso inserirle?
Io distinguo spesso tra “esperienze professionali,” che qualificano per la posizione, ed “esperienze lavorative.” Se per esempio siamo agli inizi e abbiamo fatto l’alternanza scuola-lavoro, oppure se abbiamo dato ripetizioni o fatto baby sitter è utile scriverlo, perché comunque fa vedere che non siamo una persona che sta con le mani in mano.

A proposito di far capire chi siamo, la parte degli hobby sul CV è utile o per chi valuta è una perdita di tempo?
In realtà secondo me è fondamentale, a prescindere dal fatto che si abbia esperienza o meno dal punto di vista lavorativo. Ci piacciono i libri gialli, fare trekking o viaggi in solitaria nelle grandi capitali europee? Mettiamolo pure, descrivendoci un pochino. Perché sono hobby e interessi che fanno capire le cosiddette soft skill, le attitudini trasversali.

A tal proposito, secondo me una cosa da evitare è l’elenco puntato con le soft skill preimpostate, perché nel CV dobbiamo scrivere i fatti, non le opinioni che abbiamo su noi stessi.

Passiamo alla foto. È preferibile metterla o non è necessario?  
Io consiglio sempre una foto perché in Italia, o comunque nei contesti mediterranei, è gradita. È un primo contatto con la persona che ci seleziona e aiuta a farsi ricordare. La foto deve essere naturale, con uno sfondo neutro, non necessariamente con vestiti super formali. Evitiamo foto delle vacanze, o durante i matrimoni con gli abiti da cerimonia. O con la corona d’alloro—sì, siamo contenti, siamo belli, però è un momento un po’ più riservato. 

Adesso che il mio CV è a buon punto, quali dettagli posso aggiungere per renderlo ancora più d’impatto?
Va ricordato che nel curriculum siamo noi al centro di tutto e tutto deve ricordarlo. Per questo il titolo deve essere il tuo nome e non “Curriculum vitae.’’

Consiglio, poi, di mettere una sorta di breve profilo iniziale in cui facciamo un sunto dei punti di forza: qualifiche, competenze chiave e quello che cerchiamo. Dove troviamo ispirazione per queste frasi? Dalle job description, dagli annunci di lavoro. Perché di solito chi legge non ha tempo per scorrere tutto, quindi ha bisogno di una sinossi.

Quali sono i CV che, a colpo d’occhio, piacciono ai recruiter? 
Quello che piace è sicuramente un curriculum ordinato. Piace molto avere tutto in un’unica facciata, e con un equilibrio tra scrittura e spazi, quindi no ai formati troppo pieni né con spazi molto vuoti. 

Il mio consiglio è quello di sfruttare lo spazio e di fare un curriculum a due colonne: a sinistra una più stretta in cui mettere le informazioni più sintetiche, a destra una con informazioni più descrittive, come gli studi e le esperienze lavorative.

Ti assicuro che in una pagina ci può stare qualsiasi curriculum: nel mio libro ho messo il curriculum dell’ex CEO di Yahoo, ma su internet se ne trovano altri—tipo quello di Obama. Ok, non lo hanno fatto loro, probabilmente non hanno bisogno di curriculum, però serve a far vedere che comunque è quella la finalità: il CV è il tuo biglietto da visita. Serve per farti arrivare al colloquio, e una volta lì approfondisci.  

Quali sono, invece, le informazioni che non è obbligatorio inserire nel CV? 
Quello che dico sempre è che nel curriculum non si mente mai, però si può omettere. La data di nascita è un punto a favore quando siamo molto giovani e puntiamo a un apprendistato, in caso contrario possiamo ometterla e puntare più sull’esperienza.

Un’altra cosa che possiamo omettere sono i voti—è chiaro che se mi vengono chiesti in sede di colloquio devo rispondere con sincerità, un 99 non può diventare 100.

Si possono omettere stage molto brevi che non sono piaciuti, o aspetti del lavoro che non vuoi che siano presi in considerazione. Mi spiego meglio: se facevamo un lavoro dove c’erano due principali filoni di attività, possiamo concentrarci su quelle richieste per la posizione per cui stiamo applicando.

Posso anche omettere la città di residenza, e mettere un domicilio. Se sono di Roma ma voglio cercare lavoro a Milano, per esempio, posso mettere il mio domicilio a Milano. Serve a far capire che i nostri interessi sono in quella città—e in sede di colloquio bisogna contestualizzare. Lo stato civile, poi, non ha nulla a che fare con le competenze, quindi non mettiamolo.

Posso mandare lo stesso CV a tutti o devo adattarlo? 
Soprattutto all’inizio della carriera, quando ancora non si ha un’esperienza molto definita, occorre adattare il proprio curriculum alla posizione: dobbiamo essere noi a specificare cosa vorremmo fare.

Quando invece si hanno anni di esperienza in un settore specifico, il curriculum difficilmente va in un altro senso. Si possono fare un paio di versioni da usare in base alle varie application a cui decidiamo di rispondere.

In questi casi, ciò che bisogna sicuramente adattare sono la qualifica e il profilo—saranno le prime cose che i recruiter andranno a leggere: è importante dare un’idea chiara di quello che si può offrire. Anche perché chi legge ha in mente già delle caratteristiche.

Ma se sono interessata a più posizioni nella stessa azienda posso inviare la candidatura per entrambe? 
Se sono posizioni molto vicine—come ad esempio Brand manager per più marchi della stessa grande azienda—si può fare, perché parliamo di posizioni analoghe.

Bisogna invece essere cauti quando ci si candida per posizioni diverse, anche se siamo tentati dal fatto di possedere qualità e studi adeguati per entrambe. Candidarsi a tante posizioni diverse dà l’impressione di non sapere bene cosa si vuole fare. L’idea del  farei di tutto pur di lavorare per questa azienda non ha mai funzionato più di tanto, perché sul lavoro fare tutto viene percepito come “non so fare davvero bene niente.’’

Quindi, quali sono gli errori più comuni che si dovrebbero evitare nella stesura di un CV? 
Una cosa che secondo me è da evitare nei CV ma ancora viene usata è scrivere 110 e lode con menzione d’onore, menzione di stampa e bacio accademico: il 110 e lode basta. Oppure scrivere laurea a pieni voti quando supera il 100. Per un recruiter laurea a pieni voti vuol dire 110. 

Un altro errore abbastanza comune è quello di inserire informazioni che non servono, come le misure (tipo “Altezza: 1,70” o “Taglia: 42”). Se non si lavora con la propria immagine non è necessario.

Be’, quindi quali sono le cose più assurde che hai visto su un cv?
Anni fa mi è arrivato un curriculum di un ragazzo in cui fra gli hobby menzionava “sesso e viaggi.” Caspita, beato lui! Un’altra persona aveva scritto che le piaceva così tanto l’arte da restare estasiata davanti a un dipinto. Non serve enfatizzare così tanto.

Ti direi che ne arrivano tanti, spesso ci si ride su, ma in generale gli errori si fanno perché non si ha esperienza, non perché si è inadatti. È normale. Anche perché c’è da dire che l’orientamento al mondo del lavoro non esiste, in Italia. Al liceo non viene quasi mai menzionato, l’università sembra quasi non prepararti mai davvero—come se ti volesse sempre tenere lì all’interno. Triennale, magistrale, dottorato, come ho fatto anche io tra l’altro. È soprattutto per questo che ho iniziato a fare divulgazione su questi temi.