Come farti scegliere, sopravvivere e cacciare i tuoi coinquilini

Prima di poter riversare le tue velleità d’indipendenza in una dozzina di metri quadri, c’è un momento ben preciso in cui comprendi quanto interagire col genere umano possa condurre allo sfinimento. Succede quando per trovare una stanza devi confrontarti con loro: i potenziali coinquilini. Ovvero, una sorta di inquisizione il cui tribunale è una cucina descritta come abitabile nell’annuncio, ma che nella pratica non è abitabile, e nemmeno una cucina.

È un rito di passaggio a cui tutti devono sottostare. Soprattutto se si rientra nelle categorie di studente, stagista/studente, stagista, dipendente sottopagato, dipendente sottopagato/fuori corso—possibilità quasi certa, se sei giovane e italiano.

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Dal canto mio, per esempio, da quando mi lavo le mutande da solo ho traslocato sei volte in sei anni. Il che vuol dire un’innumerevole vastità di colloqui conoscitivi, nuovi coinquilini e dozzine di asciugamani di coinquilini su cui mi sono asciugato lo scroto per dispetto. Sono uno di quelli (prima da studente, poi da lavoratore) che cercano casa tra settembre e ottobre nonostante ogni anno mi renda conto che sono i mesi peggiori, quelli in cui l’odore della disperazione si mischia alla puzza della spazzatura lasciata in cucina per tutto agosto.

Ecco: qualora anche tu avessi scelto proprio questo periodo per cercare casa, ho pensato di consultarmi con un team di specialisti—coinquilini con ex coinquilini, che a loro volta hanno avuto altri coinquilini con ex coinquilini—per rivivere le dolorose fasi della ricerca e offrire qualche suggerimento.

1. LA RICERCA DELLA CASA

“Cerco stanza singola in zona X, budget max 800 400 euro, non ho problemi coi gatti, non sporco e cucino raramente. Posso cucinare ancora più raramente ma VI PREGO non postatemi uno di quei link ai gruppi Facebook con gli annunci.”

Ogni annuncio pubblicato su Facebook da qualche anno a questa parte suona così, ma tutti sappiamo che quando cerchi una stanza da solo in una casa già occupata, per non perire nell’attesa, a un certo punto ti ritrovi obbligatoriamente inghiottito in quel buco nero. Sono gli annunci pescati direttamente su quei gruppi Facebook tutti uguali dal titolo tra l’indicativo e il condizionale—perché non è detto che tu ci riesca—come “AFFITTI MILANO – studenti/lavoratori che vivono/vorrebbero vivere a Milano“, che ti iniettano estemporaneamente una dose d’ansia come ROMA – AFFITTI PER CHI HA FRETTA – di affittare/trovare casa/stanza!(!!!), o che ti fanno sentire protetto o discriminato a seconda dei casi—come Affitti Catania – Spazio riservato agli studenti dell’Università di Catania.

Che si tratti di questi gruppi e pagine, o dei vecchi annunci su Bakeca, troverai sempre qualche “Stanza ampia e luminosa”—nel mondo degli annunci lo sono tutte—apparentemente vivibile. Pesca una decina di annunci al giorno e invia un messaggio. Ma ricorda: quando ho scritto di essere disperato, non mi hanno mai risposto. Nessuno vuole conoscere un disperato. Quindi sarebbe meglio apparire propositivi.

2. I TUOI PROFILI SOCIAL

Una volta mandata la mail o il messaggio privato per manifestare l’interessamento, sai che la tua richiesta verrà vagliata insieme a decine di altre da padroni di casa, impiegati di agenzie o direttamente dai coinquilini. Se nel primo e nel secondo caso non ci sono molte alternative—se non scrivere in un italiano comprensibile, pregare e passare direttamente al punto tre di questo pezzo—puoi stare certo che nel terzo la risposta sarà preceduta da un’attenta analisi del tuo profilo Facebook.

Per questo, presentarsi a un appuntamento per una casa è come presentarsi per un colloquio di lavoro: serve premeditazione. Perché chiunque debba sceglierti non vuole sapere chi sei realmente, ma riscontrare nel tuo simulacro social ciò che vorrebbe tu fossi.

Una futura coinquilina? Foto di Obi Blanche.

Del resto, se diversi studi hanno confermato che per farsi un’idea su qualcuno bastano a stento sette secondi, a maggior ragione tale effetto sarà amplificato alla mera visione di un’immagine di 160×160 px che influirà interamente, a ridosso di un qualsivoglia schermo, sul giudizio che decreterà la tua possibilità di ottenere un tetto in tempi ragionevoli.

Insomma, questa è davvero l’unica fase che dipende da te. Perché, se vuoi ricavare almeno un feedback positivo dalla ridda di messaggi inviati (ricorda: no disperazione), bisogna proprio immedesimarsi nell’altro. Poi, una volta firmato il contratto, potrai mostrarti gradualmente per ciò che sei (cfr punto quattro—sempre che tu riesca a superare il punto tre: la visita in casa.)

3. LA VISITA IN CASA

Il momento della visita in casa è il più delicato e al contempo inconcludente. Perché, che si tratti di interagire col tipo dell’agenzia/proprietario o un gruppo di coinquilini impiccioni, tu sei troppo agitato per notare tutti i difetti della casa che si paleseranno istantaneamente il giorno in cui dovrai entrarci—come il fatto che la tua camera ricavata dal corridoio sia sprovvista di calorifero.

Piuttosto, quello che differisce davvero è lo svolgimento della visita. Mentre per il proprietario, in fondo, non sei altro che una mensilità con una faccia educata qualsiasi su cui abbozzare fiducia, per i potenziali coinquilini potresti essere una scocciatura. Ecco perché quando segui con passo felpato il proprietario che ti mostra quanto tutto sia “in ottime condizioni”, i potenziali coinquilini cercano di fargli il verso alle spalle—per capire dalle tue reazioni che persona potresti essere.

La questione si ribalta invece totalmente quando sono i coinquilini ad accoglierti, perché da ambo le parti vige la consapevolezza che tutto dipenderà dal tuo comportamento in un quarto d’ora scarso.

“Adoro i gatti, certo che non sono un problema.” Foto di Vlad Brăteanu.

Ma, in realtà, è proprio in quei primi sette secondi di cui sopra, da strette di mano, occhiate complessive dell’aspetto reciproco, e frasi di circostanza su quanto sia stato intuitivo trovare la scala C che comprendi quanto questo quarto d’ora scarso potrebbe risolverti il problema di dormire per la terza settimana di fila sul divano del tuo più caro amico che spera di poter venire a trovarti per sedersi sul tuo.

Arrivato a questo punto, stai facendo il tour della casa (il divano non c’è). Ed è allora che dovrai rispondere a tutte le domande che ti verranno poste. Il consiglio è di essere il più possibile vago ma altrettanto convincente. D’altronde, le frasi che ogni coinquilino vorrebbe sentire, sono sempre le stesse: sono uno/a che trascorre pochissimo tempo a casa, praticamente solo per dormire/Non sono un maniaco/a dell’ordine, ma ci tengo alla pulizia degli spazi comuni—a seconda dei casi. Insomma, dovresti trasmettere il fatto che sei una persona dinamica, ma rilassata: una che può rimanere sveglia fino alle cinque del mattino, ma che è molto silenziosa se si porta qualcuno per scopare a quell’ora.

Tornato sul divano di cui sopra, non puoi far altro che aspettare. Con l’indirizzo dell’annuncio salvato tra i preferiti, tornerai ogni mattina a controllare se è stato rimosso, e se quindi dovrai ricominciare a cercare perché significa che la persona scelta non sei tu. Se questo problema non sussiste perché sei TU a dover dire al proprietario che prendi la casa, non si capisce perché tu stia ancora leggendo: vai al punto successivo. Lo stesso, ovviamente, vale per chi ce l’ha fatta.

4. L’INGRESSO NELLA NUOVA CASA

Dal momento in cui poggi il primo pacco sull’uscio della tua nuova casa, sai che dovrai stare in allerta. Perché per quanto il sostrato di cordialità aleggi in ogni metro cubo dell’appartamento, tutti sono consapevoli che le bottiglie di vino che hai portato per festeggiare il tuo nuovo mazzo di chiavi e il lavabo vuoto durante le prime settimane della tua permanenza sono solo una finzione.

Non importa per quanto la facciata di comprensione reciproca continui: l’importante è che non sia tu a cedere per primo. Proponiti per gettare la spazzatura e chiedi dove si trova il cassonetto dell’umido anche se ci passi davanti ogni mattina. Invita gli altri coinquilini a servirsi della tua confezione di Oki. Concretizza uno dei 3000 “hack” di Buzzfeed che scorri quando sei annoiato per costruire un’anta portasacchetti fatta di sacchetti. Suggerisci migliorie al profilo AirBnb con cui i tuoi coinquilini subaffittano stanze già in subaffitto. Tradotto: conquista la totale fiducia di quegli stronzi che alla mattina ti fregano sempre il bagno.

Come diventerà la cucina. Foto di Aleksa Vitrovic.

A quel punto, dopo qualche uscita e tag su Facebook (#coinquiforever), i piatti inizieranno a lievitare nel lavandino—così come deve essere. La sensazione di sentirti a casa pervaderà così tanto il tuo corpo che non ti renderai conto di star passeggiando già in mutande per il corridoio, di aver finito il pacco degli Oki altrui senza preavviso e di pisciare negli angoli per marcare il territorio. Fino a quando in contemporanea qualcuno ormai tornato lucido vorrà fartelo notare.

5. COME CACCIARE I COINQULINI

Arriva un momento della convivenza in cui anche solo il respiro del tuo coinquilino può darti noia. Lui pensa che tu sia uno stronzo sudicio, e tu viceversa. La ragione probabilmente sta nel mezzo, ma nessuno dovrebbe essere mai così sudicio da non usare lo spazzolone del water. A meno che quello sia tu e lo stia facendo con premeditazione.

Perché, dopo qualche mese, hai ormai raggiunto la consapevolezza che uno dei due dovrà andarsene alla fine dell’anno solare—e quello a dare la disdetta non sarai tu. È un processo che richiede pazienza, con qualche momento di cedimento e alleanze con il resto della casa. Queste ultime sono fondamentali: bisogna innestare gradualmente nei tuoi alleati la credenza che persino le loro giornate storte a lavoro siano la conseguenza di una convivenza tossica.

Tutto ciò, ovviamente, senza dimenticare di non trascurare l’attento studio etologico delle fissazioni del nemico, all’infuori di quelle che accomunano il branco casalingo, per sfruttarle a tuo vantaggio. Variano a seconda dei casi, ma un esempio esemplificativo potrebbe essere alterare la sua routine alimentare attingendo senza preavviso dalla sua dispensa.

Insomma, basta rimanere nei limiti della legalità. Tipo facendogli venire il dubbio che aver perso il terzo mazzo di chiavi in sei settimane non sia solo dovuto a sbadataggine. Finché non restituirà il quarto al proprietario prima di perderlo e ti cancellerà da Facebook.

Così, alla fine dei giri, dopo manomissioni del filtro del rubinetto del bagno prima del tuo weekend fuori e cicli mestruali sincronizzati con le coinquiline, ti ritroverai dall’altra parte della barricata: tra quelli che vorranno essere fregati, dovranno giudicare i messaggi in inbox e cercare di sopravvivere al turnover del coinquilinaggio obbligato almeno per un altro anno. Ammesso che quello che ha rifatto le chiavi per quattro volte non fossi tu.

Thumbnail di Félix Macherez. Segui Vincenzo su Twitter