Non c’è nulla di certo in questo mondo, tranne il fatto che ogni donna ha almeno una brutta storia legata al ciclo mestruale. Ho chiesto a diverse comiche di raccontarmi la loro. I nomi sono stati (quasi) tutti cambiati per proteggere gli innocenti.
Vanessa: Ero in seconda media. Mi era appena venuto il ciclo, e non mi ero ancora abituata a quanto fosse consistente il flusso. Mia madre mi aveva dato degli assorbenti, ma non bastavano. A scuola c’era questa regola imbarazzante per cui non potevi andare in bagno durante la lezione a meno che non fossi una ragazza con il ciclo, e questo voleva dire ammettere di avere il ciclo. Un giorno ero in classe e sentivo che i miei assorbenti non avrebbero retto, ma eravamo nel bel mezzo della lettura di Johnny Tremain e non volevo interrompere tutti per chiedere di andare in bagno. Alla fine ho macchiato i pantaloni e la sedia––fatto di per sé già abbastanza imbarazzante––e non sono riuscita a togliere il sangue dalla sedia, così a fine lezione me ne sono andata di soppiatto. Da quel momento in poi quella sedia è stata conosciuta come “la sedia dello schifo”, e i miei compagni di classe cercavano sempre di passarla a qualcun altro.
Ashley: Dopo che mi sono venute le mestruazioni mia madre mi ha costretta a uscire di casa e mi ha detto che saremmo andate in farmacia. Invece abbiamo passato due ore in macchina, fino a che non siamo arrivate in un piccolo paesino della Georgia. Poi, in mezzo alla nebbia, mi ha letto delle poesie sulla femminilità e mi ha dato dei talismani avvolti nella seta. Pensavo che di lì a poco ci sarebbe stato un sacrificio umano, ma alla fine a spaventarmi era soprattutto la folle idea che qualcuno della mia scuola potesse passare di lì e assistere alla scena.
Videos by VICE
Belinda: Ero a un concerto della Dave Matthews Band (parliamo di un sacco di tempo fa) e dovevo cambiare l’assorbente interno. Mentre lo tenevo in mano avvolto nella carta per buttarlo sono inciampata e la maglietta si è macchiata di sangue in più punti. Quindi ho detto a tutti quelli che incontravo, anche a chi non mi aveva fatto nessuna domanda, che mi ero sporcata mangiando un hotdog con troppo ketchup. Io odio Dave Matthews.
Stephanie: Avevo 13 anni, ero a casa e mi era appena venuto il ciclo. Mia madre era a casa con me, ma ero troppo in imbarazzo per dirglielo, quindi le ho mandato una mail. Mentre eravamo entrambe nella stessa casa.
Erica: Mia madre era fuori città per lavoro, così la prima volta che mi sono venute le mie cose ho dovuto dirlo a mio padre, che a sua volta l’ha detto alla mia vicina, Rita. Rita era un capo scout, e in teoria quel giorno sarei dovuta andare da lei a prendere una tenda antizanzare per il campo estivo. Alla fine Rita me la diede gratis, facendomi le congratulazioni. Forse aveva solo paura che il mio sangue avrebbe attirato più zanzare.
Matilda: Avevo 15 anni ed ero alle Hawaii con la mia famiglia. Una mattina ci siamo svegliati presto per fare un giro in barca. Sia io che i miei genitori ci eravamo dimenticati di quanto soffrissi il mal di mare, ma non ci è voluto molto perché ce lo ricordassimo tutti: ho passato un’ora tra i conati, davanti a turisti schifati e personale di bordo preoccupato. Poi mi sono addormentata, per risvegliarmi in una pozza del mio stesso sangue mestruale. Avevo macchiato tutto il legno bianco della barca. Mentre piangevo in bagno, dei bellissimi ragazzini hawaiani sono andati a sbirciare il risultato della devastante visita di madre natura.
Angela: Dopo il mio primo ciclo mia madre mi ha regalato un Bobblehead di un bassotto.
Laura: All’epoca quando indossavo un vestito avevo l’abitudine di non mettere le mutande. Una volta, durante il ciclo, decisi che sarebbe stata una buona idea usare un assorbente interno così da poter mettere un vestito. Stavo facendo la spesa da Whole Foods con un’amica quando mi accorsi che mi era caduto l’assorbente… Cercammo di rintracciarlo senza mai ritrovarlo. Scommetto che qualcuno è riuscito a venderlo per 30 dollari.
Danielle: Avevo 17 anni e stavo giocando a palla prigioniera con un gruppo di 30 persone. Avevo le mestruazioni, e verso la fine del gioco sentii che avevo urgentemente bisogno di un cambio di assorbente. MA ERA PALLA PRIGIONIERA. Ero rimasta l’unica della mia squadra, ed era la finale. Mi colpirono molto forte allo stomaco e l’assorbente interno uscì. Rimasi ferma immobile mentre calava il silenzio. Mortificata, lo raccolsi con lentezza e me ne andai. Non ho mai più giocato a palla prigioniera.
Sophie Carter-Khan: Era la terza volta che mi venivano le mie cose, in seconda media, ed ero appena arrivata in una nuova scuola e non conoscevo nessuno. Tutte le ragazze dovevano andare in palestra, e io mi resi conto che non avevo abbastanza assorbenti per arrivare a fine giornata. Chiesi alla ragazza di fianco a me se avesse un assorbente, poi, pensandoci un po’ su, lo chiesi anche a un’altra, spiegando che “stavo per finirli.” Mi guardò di traverso e me lo diede. In palestra al mio passaggio bisbigliavano tutti, e non capivo il perché. Più tardi scoprii che la mia compagna aveva detto a tutti che mi servivano DUE assorbenti ALLA VOLTA perché stavo per morire “dissanguata.” Usate pure il mio vero nome, perché fottiti Alex Favier, NESSUNO dovrebbe tradire chi ha bisogno di un assorbente. È l’UNICA regola tra donne in cui credo profondamente.
Illustrazioni di Penelope Gazin
Follow Allegra Ringo on Twitter.