Situazione: stai programmando le vacanze, un weekend lungo, una gita fuoriporta o semplicemente devi passare mezza giornata in una città che non è la tua. E cosa fai, se non scrivere a quell’amico/a che lì ci vive o ci ha vissuto, e dopo una serie accettabile di convenevoli pregare perché ti dia consigli sui posti in cui mangiare e da visitare?
Ecco, abbiamo pensato di fare un favore ai suddetti amici e liberarli da questa incombenza creando una serie di guide a città o zone d’Italia (finora: Sicilia Orientale e Napoli), tutte scritte da giovani local e pensate per altri giovani. In questo modo tu sai dove andare e noi diventiamo un po’ tuoi amici. Bello, no?
Videos by VICE
Stavolta tocca a Bologna: una città dove gli abitanti non se ne vanno mai (o tornano) e dove i fuorisede vorrebbero rimanere tutta la vita—salvo poi rendersi conto che non c’è tutto ‘sto lavoro. La nostra guida potrebbe tornare utile anche a questi ultimi, soprattutto se sono appena arrivati in città e, dopo avere finalmente trovato una stanza, sono in vena di esplorazioni.
POSTI DA VEDERE GRATIS O CON POCO
Piazza Maggiore è il posto in cui scattare una foto per far capire anche a vostra nonna che siete a Bologna: ci trovate i due simboli del paesaggio bolognese, ovvero la Fontana del Nettuno (affettuosamente chiamato “Il Gigante” dai locali) e la basilica di San Petronio. Se siete in zona merita una veloce visita anche Sala Borsa, la biblioteca più democratica d’Europa: aperta nel 2001 all’interno di Palazzo d’Accursio, sotto la sua pavimentazione trasparente si possono vedere reperti etruschi e romani. In pratica, turismo culturale con il minimo sforzo. A pochi passi, in via Clavature, c’è la Chiesa di Santa Maria della Vita dove è conservato il bellissimo “Compianto del Cristo Morto” di Niccolò dell’Arca. Sempre a proposito di biblioteche, inoltre, non potete perdere l’Archiginnasio. I controlli per accedervi e studiare potrebbero farvi desistere, ma una volta dentro potreste non voler più uscire (bonus: il teatro anatomico, una sala in cui nel 1600 si tenevano le lezioni di anatomia).
Spostandoci verso piazza Santo Stefano—a mio parere la piazza più bella della città, nonostante lo scomodissimo ciottolato e i locali decisamente sovrapprezzati—troviamo le Sette Chiese, un complesso di edifici costruito a partire dal 100 d.C., che per qualche ragione non del tutto chiara è una delle mete predilette dagli studenti quando bigiano scuola. Un’altra attrazione economica è la Finestrella di via Piella, da cui si vede il fiume.
Se rimanete a Bologna abbastanza a lungo sentirete la frase ‘Se accade XY vado a San Luca a piedi’. Il Santuario della Beata Vergine di San Luca, appollaiato su un ripido colle, è raggiungibile a piedi lungo il porticato che si snoda dal centro storico (666 colonne in totale, come simbolo del diavolo che viene schiacciato dalla Madonna): ormai è più meta di fanatici del fitness che di devoti in pellegrinaggio, ma la vista ripaga della mezz’ora abbondante di camminata per raggiungerlo. I più atletici possono godersi la vista della città anche da San Michele in Bosco o dall’ Eremo di Ronzano. Senza faticare troppo, nelle giornate di sole è sempre piacevole un giro ai Giardini Margherita.
Due appuntamenti da segnarsi sono il mercato degli ambulanti— ‘la Piazzola’ —il venerdì e il sabato, e il Mercato Ritrovato il sabato mattina in piazzetta Pier Paolo Pasolini, davanti alla Cineteca di Bologna.
COSA MANGIARE
Se per qualsivoglia motivo avete paura dei carboidrati (a proposito, mi spiace per voi) Bologna non è la città da visitare. Siamo la gloriosa patria della pasta fresca, la sfoglia, rigorosamente tirata a mano: non si può ripartire senza averla assaggiata nelle tre versioni canoniche, ovvero tagliatelle, tortellini (ai vegetariani sono concessi i tortelloni alla ricotta) e lasagne. Altri primi piatti sono la zuppa imperiale, piccoli dadini di semolino, Parmigiano e uova serviti in in brodo, e i passatelli, vermicelli di pangrattato, uova e Parmigiano mangiati in brodo o asciutti. Nel dubbio ricordate: una spolverata di Parmigiano va bene dentro ogni impasto e sopra ogni piatto.
I secondi non brillano per fantasia, ma se avete un fegato d’acciaio potete affrontare l’epica cotoletta alla bolognese: fritta nel burro, viene passata in forno con brodo, prosciutto crudo e (sorpresa!) Parmigiano Reggiano. Ovviamente, come per qualsiasi piatto tipico, esistono centinaia di versioni e altrettanti eserciti per difenderli. I prodotti da forno, dolci o salati, non sono uno dei nostri punti forti—ma un morso di crescenta coi ciccioli vi darà comunque soddisfazione.
E poi ovviamente ci sono i salumi, tantissimi salumi, taglieri su taglieri di mortadella, salame, pancetta, coppa, prosciutto e ogni altro insaccato mai concepito dalla mente umana. Accompagnateli con le tigelle o le crescentine.
DOVE MANGIARE
La ristorazione di fascia tradizionale non sempre riesce a trovare la quadra tra ‘non turistico’ ed ‘economicamente accessibile’. Spesso ci riescono i ristoranti di cucina straniera, come il siriano Sham o l’iraniano Babilonia, i cui falafel hanno salvato generazioni di fuorisede affamati. Al Salam è stata la prima caffetteria palestinese in Italia, mentre To Steki costituisce il battesimo della cucina greca per tutti i giovani bolognesi.
Ma torniamo alla tradizione bolognese: chi la cerca sarà contento a Vagh in Ufezzi, aperto fino a tarda notte, dove il menù ruota giornalmente come nelle osterie di una volta: il giovedì cervella fritte, il sabato trippa. Da Vito è un topos bolognese, le cui serate un tempo erano animate dalle chitarre di Guccini e Dalla: loro non ci sono più, ma rimangono i prezzi bassi e il vino servito direttamente dal bottiglione (primi 7/8 euro, secondi di carne 7,50/9,50 euro). Se il vostro budget di spesa è più ampio dirigetevi Al Cambio: vale la scarpinata fino in periferia per il ragù come si faceva una volta (16 euro per un primo con ragù al coltello tradizionale). Più in centro troviamo la Trattoria di Via Serra, cucina appenninica (da provare i tortelloni), e la Trattoria Da Me con la sua epica cotoletta alla bolognese (contate circa 30 euro per antipasto, piatto principale e dessert, bevande escluse).
Tra i locali aperti negli ultimi anni brilla Olmo: bagel, hamburger (entrambi a circa 15 euro l’uno) e brunch all’inglese, hipster senza perdere l’anima e con diverse proposte vegane (non scontato in città), mentre sempre una certezza è Il Montesino, cucina sarda solida e sostanziosa. Non dimenticatevi di ordinare il pane di patate.
A Bologna si trovano infine alcune delle migliori gelaterie italiane. Saltate i posti più turistici intorno a piazza Maggiore e godetevi il pistacchio salato della Cremeria Santo Stefano o la granita di Galliera 49.
DOVE BERE E DIVERTIRSI LA SERA
Le vie dove si concentra la vita notturna—e i conseguenti problemi con l’amministrazione e i comitati dei residenti—sono via Zamboni e via del Pratello. I locali di qualità in via Zamboni latitano, ma nella vicina via Mascarella c’è L’Ortica, con un’ottima scelta di birre artigianali e vini naturali. Lo stesso discorso vale per via del Pratello, dove comunque potete essere sicuri di trovare un dignitosissimo spritz a pochi euro, e qualcuno con cui “tirare tardi e aspettare il mattino” (con questa ho esaurito il bonus di citazioni gucciniane), al Barazzo, mentre da Zapap si beve ottima birra locale e si mangia una buona pizza.
In alternativa, il Bar de’ Marchi ha il privilegio della vista su piazza San Francesco. Spostandosi verso piazza Maggiore troviamo i cocktail del Marsalino e di Ruggine e l’Osteria del Sole, la seconda più antica d’Italia, che ancora tiene fede all’accezione originaria di osteria: non si serve da mangiare, ma solo da bere. Il cibo potete portarvelo da casa, occupare uno dei tavoloni di legno e passare lì la serata—che comunque termina presto, visto che l’Osteria chiude alle 22.
Passiamo a un’altra zona, quella di via Castiglione e via Santo Stefano: alto-borghesi di giorno, di notte riservano non poche gioie. Al minuscolo Rude si trovano alcuni dei migliori cocktail in città, mentre La Confraternita dell’Uva è una libreria-wine bar dove si organizzano spesso reading interessanti e in via Orfeo troviamo due dei bar più punk in città, Michi e Max e la Drogheria degli Elefanti. Se avete voglia di camminare, d’estate aprono i 300 scalini: si salgono letteralmente trecento scalini per arrivare nel mezzo del Parco San Pellegrino, in uno spazio gestito dal Teatro dei Mignoli, che organizza concerti e serate di poesia.
Sotto il ponte di Stalingrado spunta il Freakout Club, tempio underground della musica live, mentre altri nomi sono Covo, Estragon e Locomotiv. Il TPO è uno storico e ancora attivissimo centro sociale, le cui attività spaziano dai festival di vignaioli a quelli artistici. Più decentrato l’XM24 nel quartiere della Bolognina. Il Cassero è il cuore della comunità LGBT, dove si organizzano frequentatissime serate disco.
COME EVITARE DI FARE I TURISTI
I veri bolognesi vanno a San Luca a piedi, i turisti ci salgono con il trenino. I locali, inoltre, non salgono sulle Due Torri. O meglio, sono saliti una volta sulla Torre degli Asinelli, da piccoli, ed è loro bastato per capire che effettivamente non è niente di speciale.
Se volete evitare di distinguervi dalle comitive con la macchina fotografica al collo evitate di fare aperitivo, o addirittura cenare, nelle vie del Quadrilatero, dietro piazza Maggiore: la qualità del cibo non è alta, il conto sì. Sul capitolo Bologna = Disneyland del cibo, città dei taglieri e crisi d’identità, consigliamo di leggere questo.
Infine, attenzione a cosa chiedete al ristorante: piadina e cappelletti non sono tipici dell’Emilia, bensì della Romagna, e quella tra Emilia e Romagna è una secolare rivalità su cui non vale la pena scherzare. Scordatevi di dire “Vorrei un etto di Bologna,” termine con cui fuori dalle mure cittadine si definisce la mortadella.
GITE FUORI CITTÀ
Uno dei privilegi di vivere a Bologna è avere a poca distanza il verde degli Appennini. Ai Prati di Mugnano, a mezz’ora di macchina dal centro, potete organizzare una grigliata come si deve o semplicemente fare una camminata sui tanti sentieri CAI (è la prima tappa della Via degli Dei, il sentiero che collega Bologna a Firenze). A poca distanza ci sono Badolo, dove si va per arrampicare ma anche per un pranzo con vista all’Hostaria di Badolo, e Monte Sole, teatro di uno dei peggiori eccidi della Seconda Guerra Mondiale e ora Parco Storico.
Una mezz’ora di tornanti più in là—ma li merita tutti —si arriva alla Rocchetta Mattei. Il castello è stato costruito nella seconda metà del 1800 da Cesare Mattei, eclettico fondatore dell’elettromeopatia, mescolando lo stile gotico a quello moresco. Il cortile è una riproduzione precisa dell’Alhambra di Granada. Dalla parte opposta di Bologna, in direzione Romagna, troviamo il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, dove i non claustrofobici possono fare una visita alla Grotta del Farneto. Fate tappa anche nel paesino di Dozza, con la sua rocca medievale e i murales.
VOCABOLARIO E FRASI UTILI
TAFFIO: l’atto del mangiare. Non mangiare e basta: mangiare tanto. Con godimento. Spesso durante il taffio si fa il toccio, la scarpetta. Il toccio migliore è quello fatto con un pezzo di pane nella pentole del ragù che sobbolle.
BRENSO: crasi di breve e intenso. Quando riferito a cibo indica un pasto buono, semplice, con un rapporto condimento-spesa di 10 a 0. Esiste perfino un profilo Instagram che consiglia i pranzi brensi in città.
POLLEGGIO: polleggio, vez! Prenditela con calma, non stressarti, la vita è bella, siediti sotto un portico, beviti un bicchierino di lambrusco e goditela.
BAZZA: un colpo di fortuna, un affare particolarmente conveniente.
PAGLIE: sigarette. Ormai lo si dice anche fuori Bologna, ma sappiate che è una delle due parole che mette più in crisi i fuorisede bolognesi nei loro primi giorni in città, insieme a rusco (spazzatura), sportine e tiro.
SPORTINE: le borse della spesa. ‘Mi dà una sportina?’ è una frase fondamentale da imparare per interagire nei negozi bolognesi, insieme alla risposta giusta ad ‘Altro?’: quando ve lo chiedono, non dovete rispondere ‘No’, bensì ‘Altro, grazie’.
TIRO: ‘Dare il tiro’ vuol dire aprire il portone. Lo trovate scritto su una targhetta nell’androne di ogni palazzo bolognese.
SBARBE: le ragazze. Vedasi il capolavoro degli Skiantos.
SOCMEL: forse non la più raffinata delle espressioni gergali bolognesi, ma di certo una delle più utilizzate, insieme alla variante ‘Soccia’. Si può usare per esprimere sorpresa, sconcerto, disappunto e un’altra vasta gamma di emozioni.
UNA PLAYLIST PER ENTRARE NEL MOOD
“Fino a qualche anno fa Bologna era una città con un quadro musicale facilmente delineabile,” dicono su Noisey. “C’era il fermento della scena indie, da cui è nata una delle etichette regine del nuovo pop italiano come la Garrincha Dischi; c’erano locali e centri sociali con band nazionali e internazionali; e soprattutto c’erano i gruppi, tanti gruppi, sempre nuovi. La spinta propulsiva di quella scena, che va dal 2008 al 2014, è in fase calante.” In questa playlist, gentilmente offerta dalla redazione di Noisey, vogliamo onorare trapassato, passato e presente musicale cittadino:
Segui Giorgia su Instagram.