Eva ha iniziato a subire cyberbullismo quando aveva soltanto 17 anni. Tutto è iniziato con foto di peni non richieste, poi sono arrivate le esplicite minacce di violenza sessuale e centinaia di uomini a perseguitarla su Instagram e Twitter. Ma le cose sono peggiorate definitivamente due anni dopo, nel 2021, quando Eva ha iniziato a fare dirette in streaming su Twitch.
I suoi molestatori hanno iniziato a “dedicarle” una pratica detta “cum tribute”. Detto in poche parole, significa ricoprire una foto o un video di una persona di sperma e poi pubblicare il risultato online. “Alcuni hanno postato foto e video di se stessi mentre si masturbavano ed eiaculavano su di me su Reddit e su un sito di cum tribute,” ha detto Eva.
Oggi, Eva si muove in modo molto prudente su Internet. Ci ha concesso di condividere la sua esperienza nella speranza di aiutare altre vittime, ma non ha voluto diffondere il suo nome per paura di rappresaglie.
Leo (nome di fantasia) è un cum-tributer. Gli piace postare video su Reddit in cui si vede solo la sua mano, il suo pene e la foto di una donna. Si masturba, poi eiacula. “È una bella sensazione in sé, ma la parte migliore è far vedere a tutti quanto sono belli il mio cazzo e il mio sperma,” Leo ha risposto al nostro messaggio su Reddit. Altri Redditor gli inviano foto di ragazze e lo pagano per avere un cum tribute. “Ricevo complimenti e soldi,” ha aggiunto.
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A parte Reddit, ci sono decine di siti, forum e spazi online privati dedicati interamente al cum tribute. Anche Twitter ha la sua bella fetta di account di cum tribute.
Su questi siti e account ci sono donne comuni, ma anche celebrità. Personalità come Anita Sarkeesian ed Emma Watson, entrambe sostenitrici delle cause femministe, sono tra i bersagli più famosi. “Odio queste donne,” recita un commento su un sito dedicato ai cum tribute. “Voglio vederle ridotte a stracci per raccogliere lo sperma. Non hanno valore. E la rossa [Emma Watson] è una femminista.”
Stando al misuratore di digital intelligence Similarweb, questo sito riceve 4,8 milioni di visite al mese. Alcuni degli utenti Reddit con cui abbiamo parlato l’hanno definito il centro nevralgico del mondo del cum tribute. Anche se ha base negli USA ed è usato per lo più da statunitensi, sono attivi anche vari utenti internazionali. “Ci sono dei francesi che vogliono fare un tributo alla mia ragazza?” recita un commento nella sezione francese del sito; “Francesi, mandatemi le vostre puttane” si legge in un altro. Sono tutti accompagnati da foto di donne, comprese adolescenti e bambine, probabilmente inconsapevoli dell’esistenza del sito.
Una delle prime persone a parlare del cum tribute è stata la blogger canadese-americana Anita Sarkeesian, che ha condiviso la sua esperienza di molestie di questo tipo già nel 2012. Sarkeesian era finita nel mirino di troll misogini dopo aver postato una serie di analisi femministe di famosi videogiochi. Poco dopo è diventata uno dei bersagli principali del gamergate, un’azione di persecuzione e molestie lanciata contro gamer donne e queer tra il 2014 e il 2015.
Ancora prima, nel 2006, l’artista italiano Sergio Messina, che ai tempi lavorava nel porno amatoriale online, aveva parlato in termini alquanto positivi dei tributi consensuali. “Una donna posta una foto, un uomo la scarica, la stampa, ci eiacula sopra, fa una foto del risultato—il tributo—e la riposta. […] Più tributi riceve, più grande è la gloria,” aveva detto allora. “È un vero e proprio gioco tra due o più persone, dove il primo post è soltanto la mossa di apertura.”
La prospettiva di Messina va dritta al cuore del paradosso dei tributi non-consensuali: il nome stesso implica un desiderio di offrire un omaggio alle donne, “fare un complimento,” per usare le parole del cum-tributer Leo. Eppure lo scopo è anche chiaramente umiliarle.
I cum tribute sono la manifestazione di un desiderio di “fare violenza alle vittime,” secondo Ketsia Mutombo, presidente dell’organizzazione francese Féministes Contre le Cyberharcèlement (Femministe Contro il Cyberbullismo). “Alle sue spalle c’è un enorme universo macho e pornografico legato alla leggenda del bukkake.”
Questo atto sessuale, che consiste in diversi uomini che eiaculano su una donna, “si dice sia stato praticato come punizione verso le donne adultere nel Giappone medievale,” ha aggiunto Mutombo. Gli storici, tuttavia, contestano questa versione, perché la punizione per le donne infedeli di norma era la morte. Il bukkake, più probabilmente, ha origine nella pornografia anni Ottanta, quando veniva praticato per aggirare le severe leggi che obbligavano a censurare i genitali.
Secondo Clare McGlynn, docente all’Università di Durham in UK specializzata in abusi sessuali tramite immagini, quando gli uomini fanno cum tribute provano il bisogno di creare un contatto con altri uomini. “Si torna sempre alla solidarietà maschile: il desiderio di ritagliarsi un proprio spazio all’interno di un gruppo di uomini.”
Quando navighi in queste acque particolarmente torbide di Internet, ti viene la netta sensazione che nessuna sia al sicuro, e che chiunque potrebbe trovare una foto o un video di sé su questi siti. Queste donne sono le colleghe, le amiche, le madri di questi uomini. E, senza saperlo, sono il bersaglio di messaggi di una violenza inaudita da parte di sconosciuti.
Le immagini scelte sono quasi sempre molto banali, di solito prese dai social—una ragazza in spiaggia, un selfie allo specchio, un sorriso al tavolo di un ristorante. “Il contrasto tra questi contenuti estremamente semplici—cose non particolarmente erotiche—e il fatto che siano usati in modo così sessuale è molto violento,” ha fatto notare Ketsia Mutombo.
Eva, che ha trovato decine di sue foto su Reddit e altri siti di cum tribute, ha detto che le ci è voluto un po’ per comprendere la gravità della situazione. “All’inizio ti senti in colpa. Ti chiedi se te la sei andata a cercare in qualche modo.”
In un certo senso, fare cum tribute potrebbe essere una strategia per levare spazio pubblico alle vittime. E sarebbe molto efficace: quando ha provato a denunciare i molestatori, Eva stessa si è sentita rispondere dalla polizia che l’unico modo per proteggersi era stare fuori da Internet. A quel punto, i suoi persecutori non avevano soltanto usato le sue immagini senza il suo consenso, ma avevano anche trovato il suo indirizzo e l’avevano minacciata di stupro. La sua denuncia è stata respinta.
Clare McGlynn, che lavora con i deputati britannici per redigere nuove leggi sull’abuso online, ha sentito questa storia innumerevoli volte. “Il consiglio di uscire dai social è estremamente inappropriato ed evidenzia quanto poco capiamo di questo tipo di abuso,” ha detto.
Peggio ancora, spesso l’incombenza di chiedere a Google e ad altre piattaforme di cancellare i contenuti violenti—o di raccoglierne le prove per poter presentare una denuncia formale—ricade sulle vittime. Inoltre, il processo di rimozione è lungo, complicato e ri-traumatizzante, quindi molte persone finiscono per arrendersi. È andata così anche per Eva: “Non voglio passare il tempo a cercare di eliminare le tracce lasciate da queste persone,” ha detto. “Contenerle non dovrebbe essere una mia responsabilità.”
Le leggi riguardanti la pornografia e la persecuzione online sono vecchie e superate in tutto il mondo. E questa è una situazione estremamente frustrante per le vittime, costrette a vivere nel terrore e con la consapevolezza che questi video potrebbero vivere per sempre su Internet. “Anche se è passato un anno, se cerchi il mio username di Twitch troverai dei cum tribute,” ha detto Eva. “A meno che non ti cancelli completamente dai social media, questa cosa può perseguitarti per il resto della vita. Ma non posso rassegnarmi a non esistere. Una vita nascosta che vita è?”