Il ‘Piano Kalergi’ è la teoria del complotto preferita da Salvini e dagli estremisti italiani

Questo pezzo è comparso originariamente su VICE News

Nella cornice della festa leghista a Ponte di Legno del 15 agosto 2016, un Matteo Salvini particolarmente ispirato ha promesso “mano libera” a polizia e carabinieri per “ripulire la città,” incitato a sgomberare gli alberghi che ospitano i migranti, e proposto un rimedio drastico contro tutti i mali principali della società.

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“Prendiamo un bel furgone, li carichiamo lì e li molliamo in mezzo al bosco a 200 chilometri, così ci mettono un po’ a tornare,” ha esclamato il segretario della Lega Nord, incassando l’applauso di una platea in visibilio.

Com’era prevedibile, affermazioni di questo tipo hanno sollevato una montagna di critiche; e il fatto che siano state pronunciate da un politico che indossava una polo della polizia ha fatto imbestialire quasi tutti i sindacati di polizia, che hanno parlato di un “atto gravissimo” e di una manipolazione del ruolo delle forze dell’ordine.

Ma nel suo discorso, Salvini ha anche evocato uno strano scenario – quello della “pulizia etnica controllata e finanziata” che starebbe subendo il popolo italiano.

Non è la prima volta che il leader leghista si esprime in questo modo. Lo scorso Ferragosto, proprio a Ponte di Legno, aveva denunciato il “tentativo di genocidio delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo e che qualcuno vorrebbe soppiantare con decine di migliaia di persone che arrivano da altre parti del mondo.”

Nel febbraio del 2015 aveva poi detto che “è in corso un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa,” che avrebbe come vittima sacrificale i “padani discriminati.” Nel maggio di quest’anno era tornato alla carica in un’intervista a SkyTg24, dove aveva parlato di una “sostituzione etnica in corso” e di “tentativo di genocidio,” poiché “c’è chi pensa di importare nuovi schiavi […] per sostituirli con gli italiani.”

Insomma, Salvini sembra genuinamente convinto che qualcuno stia organizzando i flussi migratori per sostituire in massa la stirpe italica. E sebbene una tale convinzione sia già di per sé abbastanza singolare, il tutto diventa ancora più bizzarro se si individua il repertorio “culturale” a cui si rifà il Capitano – ossia il fantomatico “Piano Kalergi,” una delle teorie del complotto più estreme e gettonate degli ultimi anni.

Secondo la letteratura complottista, il Piano Kalergi teorizzerebbe l’esistenza di un “genocidio programmato dei popoli europei” che sfrutta l’immigrazione di massa per “distruggere completamente il volto del Vecchio continente.”

L’obiettivo finale sarebbe l’incrocio dei “popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere.”

Il diabolico ideatore di questo sterminio “studiato a tavolino” sarebbe il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, un aristocratico austro-giapponese nato nel 1894 e morto nel 1972. Considerato uno dei primi uomini politici a proporre il progetto di un’Europa unita, nei primi anni Venti del Novecento Kalergi (che era iscritto a una loggia massonica) pubblica il manifesto Pan-Europa e fonda l’associazione Unione Paneuropea.

In altre opere principali – che sono del tutto anacronistiche e vanno inserite nell’epoca in cui sono state scritte, cioè nel momento di ascesa dei totalitarismi – Kalergi specifica ulteriomente il suo progetto. Riassumendolo al massimo, si tratta di arrivare ad un’Europa confederata in Stati per poi “integrarla all’interno di un’organizzazione mondiale politicamente unificata.”

Naturalmente, da nessuna parte si parla di un “piano” per il genocidio dei bianchi europei. Piuttosto, i vecchi testi di Kalergi sono un “insieme di riflessioni, spesso sul filo del paradosso, che si contrapponevano alla predicazione nazista e al suo sogno di Reich millenario.” Al suprematismo nazista, si legge in uno dei più dettagliati articoli di debunking sul “piano,” Kalergi “opponeva il sogno di una umanità che al termine del completo rimescolamento si sarebbe ritrovata.”

Immagine via No Al Piano Kalergi – Vadano Via Gli Immigrati

Nonostante abbia esercitato una certa influenza a livello teorico ed esista ancora oggi un premio che porta il suo nome, il pensiero e il personaggio di Kalergi sono rimasti pressoché sconosciuti al grande pubblico. C’erano dunque tutte le condizioni per un recupero e uno stravolgimento da parte dell’estrema destra, che puntualmente è avvenuto nei primi anni Duemila.

Le basi le ha gettate Gerd Honsik – un autore austriaco condannato nel 2009 per negazionismo dell’Olocausto – nel libro Addio, Europa. Il Piano Kalergi. Utilizzando gli scritti di Kalergi come un juke-box, Honsik ha “svelato” l’esistenza di questo enorme complotto con un abile operazione di estrazione e decontestualizzazione.

Tra le “prove” portate da Honsik ci sono anche le frequentazioni di Kalergi (che comunque apparteneva ad un’élite europea cosmopolita), e persino l’elenco di coloro che in seguito hanno ricevuto il premio.

Per diverso tempo, tuttavia, il “Piano Kalergi” è rimasto confinato in circuiti ben connotati politicamente. In Italia ha iniziato a farsi strada nel 2012, principalmente nel sottobosco in cui l’estrema destra si interseca con la “controinformazione” (leggi: complottismo più sfrenato).

Da lì in poi – specialmente a seguito della strage a Lampedusa dell’ottobre 2013, e al culmine della crisi dei migranti nell’estate 2015 – il cosiddetto “Piano Kalergi” è uscito dall’orbita originaria e si è agganciato ad una sfera decisamente più generalista, crescendo e autoalimentandosi.

Nel 2015 è uscito il primo libro italiano sull’argomento, scritto da Matteo Simonetti ed edito da Edizioni Radio Spada. Come ha raccontato lo stesso autore a Libero, l’incontro con Kalergi è avvenuto “per caso, viaggiando in rete,” perché da tempo “mi ponevo domande su questa Europa delle crisi indotte […] dei popoli che vedono passare il destino sulle loro teste, dell’invasione accettata e autoprocurata.” La risposta è arrivata appunto con il “piano,” perché “tutto questo non poteva essere frutto solo del caso o della cattiva gestione.”

In una data del tour di presentazione, Simonetti è stato chiamato a Belluno da un’associazione culturale vicina a Forza Nuova. In quell’occasione, riporta la cronaca locale, tra il pubblico c’era anche il prete lefevbriano Floriano Abrahamowicz, noto per aver celebrato una messa commemorativa per Erich Priebke e aver avanzato dubbi sull’esistenza delle camere a gas.

Il “piano Kalergi” è stato oggetto d’interesse anche di personaggi come Magdi Allam (a cui ha dedicato un video riepilogativo) e l’ex responsabile della comunicazione al Senato del M5S, Claudio Messora. Quest’ultimo ne ha parlato sia sul suo blog, che – soprattutto – durante la trasmissione televisiva La Gabbia.

Non poteva mancare Giuseppe Povia, che nell’aprile 2015 ha trasformato una finta citazione di Kalergi in un promo Facebook per la sua musica.

La Gabbia sembra davvero essersi affezionata al “piano,” al punto tale da dedicare un servizio di cinque minuti ad una delle principali emissarie di Kalergi in Italia, ossia lapresidente della Camera Laura Boldrini. E Curiosamente, quel servizio è piaciuto alla cittadinaportavoce del M5S Carla Ruocco, che l’ha postato sulla propria pagina Facebook.

Come si vede, dunque, la penetrazione di questo fantomatico “genocidio dei popoli europei” è avvenuta in ambiti abbastanza diversi tra loro. Dopotutto, specialmente in un periodo storico come questo, il “piano Kalergi” racchiude tutte le caratteristiche che possono contribuere alla sua diffusione.

Secondo il professore Michael Barkun, autore del saggio A culture of conspiracy, le teorie del complotto funzionano quando “creano un senso in una realtà che altrimenti è troppo confusa, e lo fanno in una maniera semplice e accessibile, dividendo il mondo tra le forze del bene e quelle male.” Un’altra attrattiva delle le teorie è che “spesso e volentieri sono presentate come un sapere speciale e segreto, sconosciuto alle masse sottoposte al lavaggio del cervello.”

Ma, sempre per Barkun, il successo di una teoria del complotto comporta diversi pericoli, tra cui “l’ipersemplificazione del processo politico” e la “ricerca di un capro espiatorio su cui riversare tutte le colpe.”

In questo senso, non è assolutamente un caso che Matteo Salvini si sia appropriato del “piano Kalergi” e lo stia sfruttando per i suoi scopi politici. Del resto, ripetendo la storiella del “genocidio” dei bianchi europei il leader leghista non solo compatta il suo elettorato contro i colpevoli – i Poteri Forti, Laura Boldrini, i “clandestini” – ma offre loro il brivido di accedere ad un livello di “conoscenza” superiore.

Peccato che non ci sia nessuno sterminio in corso, né tantomeno una sostituzione etnica pianificata dall’alto. Ma poco importa, visto che la distinzione tra i fatti e la finzione non è mai stata particolarmente rilevante in determinati ambienti.

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