Come evitare di farsi rubare la bici a Milano

Sono nato 25 anni fa a Milano, dove vivo tuttora, e da più di dieci uso la bicicletta per gran parte dei miei spostamenti in città. Perché in bici arrivi ovunque, non devi pagare il biglietto, eviti il traffico, non inquini e non devi bestemmiare per il parcheggio. Ma c’è un grande problema che tutti i ciclisti di Milano conoscono: quanto sia facile vedersi rubare il proprio mezzo.

A me, sotto casa, hanno rubato due volte la bici intera, una volta una ruota e una volta i PEDALI (cosa che non mi sarei mai aspettato). E nessuno dei miei amici ha avuto più fortuna. Secondo una stima riportata dal Giorno, infatti, solo a Milano si rubano tra le 10mila e le 18mila bici all’anno.

Videos by VICE

Per saperne di più ho deciso di parlare con Tommaso Sansone, ingegnere ambientale e autore per The Submarine di un’indagine sui furti di biciclette a Milano. L’indagine è iniziata nell’ottobre 2016 e da allora viene continuamente aggiornata, essendo basata su un questionario ancora compilabile, destinato a chi ha subito un furto. Da dicembre 2017 è stata allargata ad altre città.

Questo è ciò che mi ha detto.

INVESTI IN UN BUON ANTIFURTO

Un grafico degli antifurti per biciclette più scassinati a Milano. Foto per gentile concessione di The Submarine.

“Guardando i dati che raccolti sulla città di Milano, direi che la prima cosa da fare è spendere in antifurto,” dice Sansone. Quegli stessi dati mostrano che la maggior parte delle bici rubate (fino al 79 percento nei luoghi pubblici) era stata legata col cavo o con la catena—i due antifurti più economici, più diffusi, ma anche i più semplici da rompere.

Dunque è meglio spendere qualche soldo in più e comprare un u-lock (o bloster) “non tanto perché sia indistruttibile—nessun antifurto lo è—ma perché ci vuole un po’ a romperlo e fa un rumore terribile quando si cerca di spezzarlo. Il top è l’u-lock accoppiato con cavo d’acciaio, che permette di legare anche le ruote.”

Un buon u-lock costa solitamente qualche decina di euro, e tra una rischiosissima catena e un costoso GPS tracker sembra una buona via di mezzo.

LEGA LA BICI CON CURA

Tuttavia, avere un buon antifurto non serve se poi si lega la bicicletta a una rastrelliera troppo sottile o a un palo troppo basso, da cui la si può sfilare, o fatto di un materiale che si taglia facilmente e senza far rumore, come il legno. “Mi raccomando, va sempre legato il telaio al supporto. Anche le ruote, soprattutto quella davanti, altrimenti la sfilano,” avverte Sansone. “La bicicletta va legata con un minimo di cura, e come dice lo scrittore Federico Del Prete, c’è anche un principio d’orgoglio ed egoismo: bisogna legarla con cura così che un ladro, quando la vede, preferisca rubare quella di un altro, legata peggio.”

FA’ ATTENZIONE AL LUOGO IN CUI LA LEGHI

Ulteriori cautele possono essere quelle di parcheggiare la bici in luoghi sorvegliati, come davanti a una posta, una banca, una caserma o una questura. Ma l’indagine di Sansone porta a considerazioni più sottili: con i dati raccolti è stato possibile creare una mappa che mostra le zone più a rischio di Milano, evidenziando i luoghi maggiormente colpiti dai furti e quelli in cui è necessario fare attenzione.

Queste zone sono Isola e Garibaldi, i Navigli, Porta Romana, l’Arco della Pace, Affori, la zona del Politecnico e il tratto tra Duomo e San Babila—che secondo Sansone, nonostante sia molto frequentata, “è un luogo di viavai, dove nessuno si guarda intorno con attenzione, così come fuori dalle stazioni.”

Per i furti che avvengono in luoghi privati, aggiunge Sansone, “le nostre mappe sono libere, e si vede chiaramente dove avvengono: i residenti del condominio si potrebbero organizzare per installare [o chiedere di installare] rastrelliere resistenti, depositi di biciclette o telecamere in funzione deterrente, o anche legare più bici con la somma degli antifurti.”

… E ALL’ORA

Quanto all’orario, Sansone spiega che le fasce più critiche sono “attorno a mezzogiorno e intorno a mezzanotte. Banalmente, perché molte persone usano la bici per andare a lavoro o scuola e la recuperano all’ora di pranzo, e i ladri agiscono in quel periodo; poi verso la mezzanotte perché hanno il favore delle tenebre.” Nell’indagine emerge anche che il giorno in cui la bici è più rubata è il sabato, “probabilmente per la legge dei grandi numeri, perché la gente esce di più, e quindi anche in bicicletta.”

Ma la cosa più interessante è che “sul totale delle percentuali raccolte, il 20 percento delle persone si era fatto rubare la bici nella prima ora dopo aver parcheggiato, e il 5 percento nel primo quarto d’ora”; questo fa dedurre che ci siano ladri appostati, o che seguono i ciclisti aspettando che parcheggino. Per questo stesso motivo non va mai lasciata la bici slegata, nemmeno per una sosta di pochi minuti.

NON COMPRARE BICI DI DUBBIA PROVENIENZA

Una mappa dei principali mercatini che vendono bici rubate a Milano. Foto per gentile concessione di The Submarine.

“La maggior parte delle bici rubate vengono rivendute in città,” dice Sansone. Poi ci sono i casi particolari come quello scoperto qualche giorno fa in viale Fulvio Testi: grossi depositi di bici rubate—nascoste sul tetto di un capannone abbandonato—che si presume vengano tenute lì per poi essere spostate in altre città e rivendute. In ogni caso è buona prassi evitare di comprare bici di dubbia provenienza, ad esempio nei mercatini, perché quello della ricettazione è un circolo vizioso che alimenta tutto il fenomeno.

SÌ, OK, PERÒ INTANTO LA BICI ME L’HANNO RUBATA. CHE FACCIO?

Purtroppo la percentuale di ritrovamenti è scoraggiante: “su una stima di 10-18mila furti all’anno, vengono ritrovate circa una ventina di bici al mese,” spiega Sansone. In ogni caso la prima cosa da fare è sempre sporgere denuncia. “Il Comune di Milano ha un ufficio dedicato alla lotta alle bici rubate e una pagina Facebook dove vengono caricate le foto delle bici ritrovate. Se non l’hai denunciata poi fai fatica a ritornarne in possesso, a dimostrare che è tua.” E questo anche se la ritrovi in vendita in un annuncio online. Anche girare per mercatini con una copia della denuncia in tasca è una buona idea, per dimostrare subito il possesso della bici se la si vede in vendita.

Ci sono poi i gruppi Facebook cittadini. “In quello di Milano non capita spessissimo che si ritrovino bici, ma comunque si può provare,” mi ha detto Sansone. In altre città esistono organizzazioni di cittadini ben funzionanti—come il Bologna Bike Watch—che fungono da database e fanno sensibilizzazione sul tema. In ogni caso, secondo Sansone, queste strutture più che a ritrovare una bicicletta rubata servono a “sensibilizzarsi al problema e a vedere la bici come il proprio mezzo di trasporto principale e come un bene per la comunità.”

“Il fattore chiave,” conclude Sansone, è proprio “diffondere la cultura della bicicletta: poi le cose vanno da sé, e anche il fenomeno del furto diventa meno rilevante.”

Segui Stefano su Twitter