Ipotermia, ossa rotte e alimentazione rettale: cosa c’è nel rapporto sulle torture della CIA

​Un prigioniero morto di freddo. Altri costretti a stare in piedi con le caviglie rotte, minacciati di venire sodomizzati con una scopa o sottoposti ad “alimentazione rettale” senza che vi fosse una ragione medica. Sono solo alcuni dei dettagli contenuti nel ​sommario di 500 pagine del dossier del Comitato ristretto per l’intelligence del Senato americano sul programma di “interrogatori potenziati” avviato dalla CIA durante la presidenza Bush.

Dianne Feinstein, presidente del Comitato, ha definito il programma condotto dalla CIA dal 2002 al 2006 “una macchia sul nome e sui valori del nostro paese.”

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Nelle sue 6700 pagine ancora coperte dal segreto di Stato il controverso rapporto parlerebbe, tra le altre cose, di come i detenuti venissero rinchiusi in celle buie e fredde “come segrete” per periodi superiori alle 180 ore di fila e di come venissero ripetutamente sottoposti alla tecnica del waterboarding. Dopo un’inchiesta durata tre anni, il Comitato del Senato ha concluso che “le brutali tecniche utilizzate negli interrogatori in violazione della legge degli Stati Uniti, dei trattati internazionali e dei nostri valori” erano del tutto inutili a ottenere informazioni “importanti” o “uniche”, ovvero informazioni che la CIA non avrebbe potuto ottenere con altri mezzi.

Secondo quanto scoperto dal Senato, inoltre, la CIA avrebbe mentito all’opinione pubblica americana, al Congresso e persino alla Casa Bianca riguardo alla brutalità e all’efficacia del programma. La CIA avrebbe infatti fornito al Dipartimento di Giustizia “informazioni approssimative” per ottenere l’autorizzazione a utilizzare “tecniche di interrogatorio potenziato”, facendo lo stesso anche con “la Casa Bianca, il Congresso, il Dipartimento di Giustizia, l’organismo di controllo della stessa CIA, i media e il popolo americano.”

La tecnica del waterboarding in particolare avrebbe avuto conseguenze gravi sui detenuti che vi sono stati sottoposti, provocando loro convulsioni e vomito. Inoltre, gli agenti della CIA che si occupavano degli interrogatori avrebbero minacciato i detenuti di sodomizzarli con delle scope e di stuprare e uccidere le loro madri. Ad altri detenuti sarebbero stati rotti i piedi e le caviglie; altri ancora sarebbero stati costretti a stare per lunghi periodi di tempo in posizioni dolorose.

“A due detenuti è stato rotto un piede; sono stati messi al muro, in isolamento, e costretti a stare a lungo in posizioni dolorose, anche se l’utilizzo di queste tecniche di interrogatorio potenziato era sconsigliato per via delle loro condizioni di salute,” afferma il dossier. “I vertici della CIA non hanno mai preso provvedimenti contro l’utilizzo di tali tecniche, nonostante non fossero state da loro approvate.”

Il dossier del Senato descrive inoltre una fotografia che documenterebbe l’utilizzo della pratica del waterboarding su un prigioniero, in una struttura in cui, secondo quanto affermato dalla CIA, la pratica non sarebbe mai stata usata.

Le “tecniche di interrogatorio potenziato,” specialmente quelle utilizzate nel carcere segreto della CIA che nel dossier è identificato con il nome di “Cobalt” avrebbero portato alcuni detenuti a sviluppare gravi forme di disturbi mentali. Inoltre, almeno un prigioniero detenuto nel carcere di Cobalt sarebbe morto di ipotermia.

“​Molti prigionieri che sono stati sottoposti agli ‘interrogatori potenziati’ della CIA e che sono stati tenuti in isolamento per lunghi periodi hanno sviluppato problemi psicologici, allucinazioni, paranoia, insonnia e tendenze suicide e autolesioniste,” si legge. 

Lunedì, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha affermato che il Presidente Obama avrebbe fortemente voluto la pubblicazione del rapporto, “perché il mondo possa capire cos’è successo esattamente.” I falchi del Congresso e la CIA, al contrario, ritengono che la pubblicazione del dossier potrebbe scatenare un’ondata di rabbia contro gli Stati Uniti e i loro alleati che potrebbe avere ripercussioni sul personale americano all’estero. 

“Siamo preoccupati che la diffusione di questo rapporto possa mettere in pericolo le vite degli americani all’estero, danneggiare le relazioni degli Stati Uniti con i paesi alleati, provocare lo scoppio di violenze, creare problemi politici ai nostri alleati e fornire materiale a supporto della propaganda dei nostri nemici,” hanno dichiarato lunedì i senatori repubblicani Marco Rubio e Jim Risch.

Durante un incontro con i membri del Comitato ristretto per l’intelligence, James Clapper, il direttore dell’Intelligence Nazionale, ​ha espresso la preoccupazione dell’amministrazione riguardo al fatto che il dossier potesse provocare un’ondata di violenza contro gli americani all’estero, ma si è anche detto favorevole alla sua pubblicazione. Nel frattempo, sono state messe in atto misure di sicurezza straordinarie presso le sedi delle ambasciate americane, e secondo alcuni funzionari governativi il Pentagono avrebbe fatto lo stesso per le basi delle forze americane in Afghanistan.

Nelle ore precedenti alla pubblicazione del dossier, i difensori delle tecniche di interrogatorio della CIA hanno lanciato un’aggressiva campagna mediatica. Sul New York Times l’ex vice presidente Dick Cheney ​ha definito il dossier “un mucchio di cazzate,” mentre l’ex avvocato alla CIA John Rizzo ​ha dichiarato a Fox News che è “fazioso e irragionevole.” Alcuni ex membri della CIA hanno perfino aperto un sito, ​CIAsaveslives.com, per contestare le affermazioni in esso contenute.

Bill Harlow, che è stato il portavoce della CIA durante l’amministrazione Bush, ​ha spiegato a Foreign Policy che “col sito… riusciremo a pubblicare documenti da poco declassificati, documenti che erano già stati pubblicati ma non accuratamente letti, oltre ad editoriali e interventi di vari funzionari.”

Nel dossier, il Comitato ristretto per l’intelligence non definisce mai i metodi con cui venivano condotti gli interrogatori di prigionieri rinchiusi in carceri segrete come “tortura.” Ma, detto questo, la stessa Feinstein ha scritto nel dossier che la sua “conclusione personale” (e non quella del comitato come organismo) è che “i prigionieri della CIA siano stati torturati nel vero senso della parola.”