Abbiamo chiesto a due medici se la dieta vegana è pericolosa per i bambini

Poche settimane fa, una bambina di due anni è stata ricoverata in rianimazione all’ospedale Gaslini di Genova per una forte carenza di vitamina B12 — causata dalla mancata assunzione del nutriente, secondo alcuni report legata alla sua alimentazione vegana.

Stando a un articolo pubblicato a giugno sul sito di Repubblica, la bambina sarebbe arrivata all’ospedale pediatrico genovese in “condizioni gravissime,” e le sarebbero stati riscontrati un “peso nettamente sotto il percentile di riferimento, una scarsa reattività, movimenti rallentati […] e un livello di emoglobina bassissimo.”

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I genitori, che secondo quanto riportato dal Secolo XIX vivono a Ventimiglia, avrebbero dichiarato ai medici di essere vegani e di far seguire lo stesso regime alimentare anche alla figlia. La madre avrebbe inoltre allattato la bambina a lungo, ma il suo latte non sarebbe stato abbastanza nutriente proprio a causa della dieta seguita durante l’allattamento.

In seguito all’accaduto il senatore Lello Ciampolillo, del Movimento 5 Stelle, aveva tuttavia affermato di avere “contattato il direttore sanitario” dell’Ospedale Gaslini, il quale gli avrebbe riferito come la bambina ricoverata non fosse tuttavia vegana, poiché mangiava parmigiano.

Ad ogni modo – dopo alcuni giorni trascorsi in terapia intensiva – la bambina si è ripresa ed è stata trasferita alla clinica pediatrica dell’ospedale. Ma, nonostante i medici fossero ottimisti rispetto alla possibilità di recuperare la funzionalità muscolare della bambina, sono stati condotti degli esami ulteriori per capire se la piccola avesse riportato dei “danni neurologici permanenti.”

Sebbene questo non si presenti come un caso di incuria o maltrattamenti, è stato comunque per prassi segnalato agli assistenti sociali e, sempre secondo quanto scrisse Repubblica al tempo, “anche il Tribunale dei Minori potrebbe interessarsi alla vicenda.”

Negli ultimi anni ci sono stati casi simili di bambini ricoverati in ospedale a causa di carenze nutrizionali legate ad una apparente alimentazione vegana — del bambino, o della madre che lo allattava. A ottobre 2015 la stampa ha riportato il caso di un bambino di due anni ricoverato a Belluno, mentre a luglio dello scorso anno un bambino di 11 mesi è finito in ospedale a Pisa e poi a Firenze. Ma non sono gli unici.

I casi hanno sollevato un dibatto riguardo alla sicurezza di far seguire un’alimentazione vegana anche a bambini molto piccoli, scatenando scontri anche accesi nel dibattito pubblico. Ma, alla fine, la questione sembra essere mal posta.

È fuor di dubbio infatti che il problema non sia la dieta vegana in sé – come sottolineato dai medici intervistati da VICE News – ma lo è una dieta vegana impartita ai bambini senza un’adeguata programmazione e senza la supervisione di un medico.

“Il problema non è il veganismo, ma un veganismo mal applicato senza tener conto di quelle che sono le peculiarità del bambino. Non l’alimentazione in quanto tale,” spiega il professor Andrea Vania, Responsabile del centro di dietologia e nutrizione pediatrica dell’Università Sapienza di Roma.

“Ovviamente non è impossibile portare avanti un’alimentazione vegana. Ma in età pediatrica e soprattutto con i bambini piccoli, va seguita molto da vicino da un pediatra nutrizionista, o da un nutrizionista pediatra, che conosca cosa si può utilizzare e cosa va integrato, perché altrimenti molto probabilmente nel bambino ci saranno delle carenze,” prosegue.

Dello stesso avviso è il Professor Leonardo Pinelli, già professore associato di pediatria all’Università di Verona, pediatra ed esperto di nutrizione vegetariana, che sostiene che “le diete vegetariane, anche vegane, sono indicate in tutte le fasi della vita dell’uomo, dalla gravidanza, all’allattamento, alla prima infanzia, se ben pianificate.”

La pianificazione e la supervisione medica sono quindi condizioni fondamentali per la messa in atto di un’alimentazione vegana equilibrata per i bambini, ed è proprio l’assenza di questi due elementi, secondo i medici, a provocare i casi di gravi carenze di nutrienti.

Ma se per Pinelli il problema risiede principalmente con il sistema sanitario, per Vania le responsabilità ricadono in parte anche sui genitori.

“Il problema è del sistema sanitario, che non si prende cura di una scelta vegana che è in aumento esponenziale in Italia,” spiega Pinelli. “Non dà informazioni corrette ai medici e specialmente ai pediatri che poi si prenderanno cura di questi bambini.”

Secondo Pinelli, poi, spesso i genitori vegani non si rivolgono ai pediatri, perché i medici si dichiarano contrari in maniera assoluta a un’alimentazione vegana per i bambini.

“Bisogna formare i pediatri, devono smettere di essere disinformati su questo tema. L’alimentazione vegana deve essere pianificata, quindi bisogna che i pediatri si occupino di nutrizione e non di seguire semplicemente degli schemetti su dei foglietti volanti,” prosegue il professore.

“È vero quello che dice Pinelli, molti dei pediatri di famiglia non ne sanno abbastanza di alimentazione,” afferma Vania. “Spesso non ne sanno abbastanza di alimentazione in generale, quindi figuriamoci poi di aspetti che sono molto più specifici e delicati.”

Ma Vania dice di aver riscontrato casi di genitori che non si recano dai pediatri non perché questi non sono disposti o in grado di aiutarli, ma perché sono ritenuti incompetenti.

“È come se lei volesse farsi una casa nuova, e invece di rivolgersi a un architetto o un ingegnere se la tira su da sola, perché tanto ne capisce di più dell’ingegnere,” spiega Vania con un esempio.

Indipendentemente dalla causa che porta questi bambini a non essere seguiti in maniera adeguata dai propri medici, la supervisione medica rimane fondamentale per evitare ripercussioni sulla salute, che possono essere di vario genere.

Oltre alla carenza di vitamina B12, che non si trova negli alimenti di origine vegetale, Pinelli spiega che bisogna monitorare i livelli di ferro, che comunque è contenuto negli alimenti vegetali, per evitare fenomeni di anemia.

Vania aggiunge che due punti critici sono rappresentati dall’apporto calorico e dall’assunzione di fibre — soprattutto a cavallo dello svezzamento.

Infatti, gli alimenti generalmente assunti in una dieta vegana “spesso non sono molto densi dal punto di vista energetico, quindi si rischia alla fine della giornata di aver dato troppo poco al bambino, non in termini di quantità, ma proprio di apporto energetico,” spiega il professore.

I cibi su cui si basa la dieta vegana sono anche molto ricchi di fibre, “che possono interferire con l’assorbimento di alcuni nutrienti; dunque prese in una quantità giusta vanno benissimo, ma se ne vengono assunte tante c’è il rischio che i nutrienti non arrivino a sufficienza,” prosegue Vania.

E ribadisce: serve la supervisione medica.

“Un medico esperto naturalmente è in grado di dire se serve o meno fare delle analisi o controllare determinati valori, il genitore probabilmente no,” conclude.


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Foto di Luis via Flickr, rilasciata su licenza Creative Commons