Sono le 9 di mattina di una domenica di fine dicembre 2020 e a Huveaune, vicino alla famosa spiaggia del Prado di Marsiglia, la temperatura dell’acqua è di 14 gradi. Fuori non supera i 10 e il Maestrale soffia gelido a piena potenza. Nonostante il meteo in acqua ci sono 30 persone con le tavole da surf sottobraccio e la muta allacciata fino al collo.
“Fare surf qua ormai è di moda,” dice Florian, 36 anni, che ha fondato la scuola di surf La 13ème Vague (“la 13esima onda”) a Marsiglia nel 2010. Nonostante gli affari andassero già bene, la pandemia ha dato una forte spinta al surf, dato che palestre e impianti sciistici sono rimasti chiusi a lungo. Oggi, Florian divide 80 principianti in dieci gruppi da otto. Li supervisionerà con l’aiuto di due istruttori.
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“Arrivano un sacco di adulti ultimamente, specialmente donne tra i 30 e i 50 anni,” dice. “Si iscrivono a fare surf come se fosse la palestra.”
Il Mediterraneo, con le sue maree relativamente basse, non è in genere considerato un mare ideale per fare surf—in Francia, le spiagge dell’Atlantico nella regione settentrionale della Bretagna o della regione dell’Iparralde (anche nota come Paese Basco francese) sono posti ben più rinomati. Ma da aprile a novembre le coste del Mediterraneo nei pressi di Marsiglia sono costantemente animate da forti venti di Maestrale, che creano onde piccole ma regolari, trasformando la zona in una destinazione stagionale per i surfisti.
La spiaggia di Huveaune prende il nome dal fiume che la attraversa per sfociare poi in mare. Il flusso del fiume crea banchi di sabbia che aiutano il generarsi delle onde, che di rado superano i due metri di altezza e sono perfette per i principianti. La spiaggia è anche vicina alla strada, il che la rende facilmente accessibile sia con un’auto che con i trasporti pubblici.
Quentin, una giovane guardia privata, si è trasferito qui dal nord della Francia per lavoro e dopo poco si è appassionato al surf, che non aveva mai considerato prima. “Tra un paio di mesi voglio provare windsurf e kiteboard,” racconta a VICE. “Se quando ero ancora al nord qualcuno mi avesse detto che sarei finito a fare surf, gli avrei riso in faccia.”
Paul è un surfista di lunga data che si è trasferito qui dalla Bretagna con sua moglie e i loro quattro figli circa due anni fa. Ha portato la tavola da surf con sé, ma non pensava che l’avrebbe usata da queste parti. Scoprire la comunità del surf di Marsiglia è stata “una bella sorpresa,” racconta, per quanto senta la mancanza delle spiagge ampie della Bretagna—e le regole e l’etica dei surfisti a nord.
“L’acqua era piena stipata di persone,” racconta Paul, a proposito di una sessione di surf a cui aveva partecipato il settembre prima. “Deve esserci una persona sola per onda, così tutti hanno il loro momento. Le persone qui hanno talento, ma non sono molto educate.” Malika, una ragazza di circa 30 anni di Marsiglia, è d’accordo con lui. “Dipende dal punto della spiaggia, ma ogni tanto la situazione diventa un po’ caotica. Devi importi con gli altri per avere spazio, cosa non sempre facile quando sei una ragazza.”
La gente del posto conosce i punti migliori della costa, ma non ha nessuna intenzione di rivelarli. “Devono restare segreti, come le parti del bosco dove crescono i funghi più buoni,” dice Nicolas Mallaret, insegnante di educazione fisica, fotografo amatoriale e appassionato di surf.
Sul suo profilo Instagram, Nicolas condivide le foto delle sue avventure da surfista, senza mai svelare dove sono state scattate esattamente. Questi punti non sono per principianti—in alcune zone vicino a Marsiglia dove prevalgono gli scogli, le onde possono essere piuttosto forti. “Ma persino posti come questo talvolta si riempiono di gente,” dice Yann, che ha 25 anni ed è nato a Marsiglia.
L’estetica del surfista e l’immaginario legato al surf sono stati sfruttati per anni dai pubblicitari per vendere qualsiasi cosa, dai prodotti per la barba alle automobili. Ma solo di recente lo sport è stato finalmente inserito alle Olimpiadi. Anzi, avrebbe dovuto fare il suo debutto proprio nel 2020 a Tokyo, prima che fosse tutto rimandato.
Tra i nomi più interessanti in Francia ci sono proprio due fratelli di Marsiglia, Antoine ed Edouard Delpero. Hanno entrambi vinto svariati titoli nazionali ed europei, tra cui uno di coppia, per la sezione di competizione a squadre della ISA World Longboard Surfing Championship nel 2013.
I due vivono ora sulla costa Basca, dove hanno una scuola di surf, ma il loro percorso è iniziato a Marsiglia. “Questo inverno, quasi non si riusciva a surfare [a Marsiglia],” dice Edouard, a proposito del boom di popolarità dello sport. “Questa nuova fissa per il surf è fuori controllo.”
Pensa che molte persone si approccino allo sport per una questione di apparenze. “Per loro il punto è lo stile, nulla di più,” dice. “Ma l’essenza del surf è essere in contatto diretto con le forze più potenti della natura.”
Hervé Amouyal, uno dei pionieri dello sport a Marsiglia, ha comprato la sua prima tavola nel 1983 a un negozio di seconda mano dopo aver letto alcuni articoli pubblicati su riviste specializzate. All’epoca internet praticamente non esisteva, né esistevano le app di previsioni del meteo che i surfisti usano oggi.
“Nel 1983 e 1984 eravamo una manciata di persone,” racconta Hervé. “Eravamo un gruppo di studenti di Tahiti che frequentavano la facoltà di Architettura di Luminy [un campus fuori città] e ci siamo accorti che la zona aveva del potenziale.” Stando a Hervé, hanno scoperto tutti i punti migliori e fatto scoprire lo sport alla gente del posto.
Hervé e i suoi amici hanno poi creato un servizio telefonico di informazioni sul meteo per surfisti. Nel 1992, Hervé ha co-fondato lo Sardine Surfclub e due anni dopo ha aperto un negozio di articoli specifici, il primo nella regione. L’abbigliamento da surfista era già di moda all’epoca, ma l’interesse per lo sport in sé ha preso davvero piede intorno al 2010, dice Hervé. Ed è stato allora che hanno cominciato ad aprire altre scuole di surf.
Nonostante i guadagni, i surfisti della vecchia guardia sono comunque un po’ infastiditi dalla nuova ondata di popolarità dello sport. “Vogliamo solo stare da soli con la nostra onda,” dice Hervé. “Il surf è uno sport individuale.” Quando gli chiedo se frequenta la spiaggia di Huveaune, Hervé ride. “I veri surfisti non lavorano granché,” dice, lasciandomi intendere che il tempo che a disposizione gli permette ancora di ignorare le spiagge più battute e raggiungere quelle davvero segrete.