Per i grandi quotidiani internazionali—come il New York Times—Giorgia Meloni è “una leader di estrema destra,” mentre in Italia questa rappresentazione fa fatica ad attecchire.
Eppure, la presidente di Fratelli d’Italia ha riportato in auge massime come “Dio, patria, famiglia”; ha dichiarato che Mussolini è “un personaggio complesso che va storicizzato” e che il fascismo “storicamente ha prodotto tanto”; ha garantito la sopravvivenza di simboli neofascisti come la fiamma tricolore e ha riempito le liste di fascisti dichiarati.
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In un paese che ancora non ha saputo fare i conti con il Ventennio e il colonialismo, e che non smette di spolverare statue e targhette di figure come Giorgio Almirante o Indro Montanelli, non stupisce che tutto questo lasci indifferenti.
Va detto che Giorgia Meloni si sta sforzando molto per presentarsi in una veste apparentemente più moderata e rispettabile: il teatrino sul palco di Cagliari sulle unioni civili, la condanna delle leggi razziali, la veste atlantista dopo anni passati a elogiare Putin e il suo appoggio alla moneta comune (quando prima ne chiedeva l’uscita) sono stati salutati come il segno che il personaggio è meno estremista di come sembri.
Ma se si allarga lo sguardo ai partiti stranieri da cui Meloni prende spunto e ispirazione, possiamo farci un’idea più realistica di chi abbiamo davanti. Di seguito abbiamo raccolto quelli con cui ha rapporti più stretti e duraturi.
Vox, Spagna
Vox è nato nel 2013 dall’unione tra alcuni transfughi del Partito Popolare spagnolo e membri della Falange spagnola—una formazione fascista e franchista—come Jorge Buxadé (capogruppo di Vox all’Europarlamento e ospite nel 2021 ad Atreju, la festa di partito di Fratelli d’Italia) e Javier Ortega Smith, segretario generale del partito.
Il leader di Vox è Santiago Abascal, che tra le varie cose ha detto che il regime di Francisco Franco era meglio del governo di centrosinistra di Sánchez. Tra i rappresentanti del partito, che alle elezioni politiche del 2019 ha raccolto il 15 percento dei voti, ci sono membri dell’esercito e candidati che hanno Adolf Hitler come idolo.
L’ideologia di Vox sembra una trasposizione di quella di Giorgia Meloni. Nei documenti ufficiali si parla di deportazione degli immigrati clandestini, di cancellazione della legge sulla memoria storica che riconosce diritti alle vittime del franchismo, di guerra al multiculturalismo e al politicamente corretto, di eliminazione del diritto all’aborto e della legge sulla violenza contro le donne “che incoraggia la supremazia femminista.”
All’Europarlamento Vox siede al fianco di Fratelli d’Italia nel gruppo Conservatori e riformisti (guidato da Giorgia Meloni). In generale, le relazioni tra i due partiti sono molto solide: secondo Repubblica, Giorgia Meloni vola a Madrid “una-due volte al mese” per incontri con la dirigenza di Vox, comparendo di tanto in tanto alle sue manifestazioni—come ha fatto nel 2021 o lo scorso giugno, aizzando la folla contro “ideologia gender,” “lobby Lgbt,” “grande finanza internazionale” e violenza islamista.
Fidesz, Ungheria
Viktor Orbán è stato descritto dalla leader di Fratelli d’Italia come l’alleato con cui consolidare i rapporti una volta saliti al potere.
“Tra patrioti europei ci si intende,” ha scritto qualche anno fa su Facebook Meloni, mentre si mostrava sorridente di fianco a un politico che si è pronunciato contro la “mescolanza di razze” ed è costantemente sotto accusa dalle istituzioni europee.
Nell’ultimo decennio, Orbán e il suo partito Fidesz hanno trasformato l’Ungheria in ciò che il Parlamento Europeo—con un documento a cui Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro —definisce una “autocrazia elettorale.”
Il modello che rivendica Orbán, del resto, è la democrazia illiberale. Tra le varie cose, per costruirla ha alzato muri contro migranti, fatto respingimenti selvaggi, criminalizzato chi aiuta le persone migranti, preso di mira la comunità LGBTQIA+, assimilato omosessualità e pedofilia e messo sotto il suo controllo Parlamento, media e giustizia.
Nonostante ciò, Meloni continua a dire che Orbán è un “vero sovranista” nonché uno dei suoi modelli di ispirazione. Presto Fratelli d’Italia e Fidesz potrebbero trovarsi nello stesso gruppo all’Europarlamento, visto che il partito ungherese ha lasciato il Partito Popolare Europeo nel 2021.
Diritto e Giustizia, Polonia
Nello stesso gruppo c’è anche Diritto e Giustizia, il partito di estrema destra che governa la Polonia. I rapporti tra Giorgia Meloni e il suo leader Mateusz Morawiecki sono molto stretti, come dimostra l’intervento di quest’ultimo al convegno di Milano dello scorso maggio.
Diritto e Giustizia è un altro di quei partiti che vede nel diritto all’aborto e nei diritti della comunità LGBTQIA+ una storpiatura democratica, al punto tale da aver vietato di fatto l’aborto e di essersi conquistato il titolo di paese più omolesbobitransfobico d’Europa.
C’è poi un altro punto che contraddistingue Diritto e Giustizia: l’erosione dello stato di diritto. Con una serie di riforme costituzionali in Polonia è progressivamente aumentata l’influenza del potere esecutivo e legislativo su quello giudiziario, mentre è stato sancito il primato delle leggi nazionali su quelle comunitarie.
Questo è un disegno a cui Giorgia Meloni tiene molto: nel 2018 aveva presentato una riforma costituzionale che puntava a introdurre questa “soluzione polacca.” Insomma: i dialoghi e gli elogi reciproci tra FdI e Diritto e Giustizia fanno scricchiolare la presunta fede europeista che Giorgia Meloni ha esibito nelle ultime settimane.
Rassemblement National, Francia
Giorgia Meloni ha sempre dato il suo appoggio a Marine Le Pen, fondatrice e presidente del partito dell’estrema destra francese Rassemblement National (ex Front National). In più, i dirigenti del partito sono stati invitati più volte ai congressi di Fratelli d’Italia: nel 2016, ad esempio, a quello di Firenze aveva partecipato Marion Maréchal Le Pen—che in seguito si è sposata con Vincenzo Sofo, europarlamentare di FdI e braccio destro di Giorgia Meloni in Europa.
Anche se i rapporti sembrano essersi raffreddati negli ultimi tempi, pendendo più verso Matteo Salvini e la Lega, la stima tra le due leader rimane immutata. E non potrebbe essere altrimenti, vista la comunanza di ideali, proposte e strategie.
Dal referendum per cancellare lo ius soli (già esistente nel paese) alla corsia preferenziale per francesi nell’accesso a sussidi per le case popolari (una misura ritenuta incostituzionale dagli esperti), fino alla prevalenza “alla polacca” del diritto nazionale su quello europeo, la Francia che ha in mente il Rassemblement National non è tanto diversa dall’Italia che vorrebbe Giorgia Meloni.
Ed è probabile che proprio a Marine Le Pen si stia ispirando la leader di Fratelli d’Italia nel suo nuovo percorso di “moderazione,” visto che la prima a intraprendere questa strada è stata proprio la politica francese. Una scelta che ha pagato in termini di consensi, aumentati non poco alle elezioni politiche di quest’anno.
Partito Repubblicano, Stati Uniti
Infine, c’è il Partito Repubblicano statunitense—ormai quasi completamente a immagine e somiglianza di Donald Trump.
Giorgia Meloni è stata invitata diverse volte alla Conservative Political Action Conference (Cpac), il più importante raduno della destra conservatrice statunitense e globale. L’ultima edizione si è tenuta in via eccezionale in Ungheria; anche in questo caso la leader di FdI vi ha preso parte, seppur in videocollegamento.
Negli ultimi anni ha poi coltivato un rapporto piuttosto stretto con Steve Bannon, ex consigliere strategico di Trump ed ex gestore del sito di estrema destra Breitbart News. Anche se il sodalizio con il 45esimo presidente si è interrotto malamente, ancora adesso Bannon rappresenta l’ala più estrema del conservatorismo americano. E in Fratelli d’Italia ha trovato una sponda politica disposta ad ascoltarlo e a credere in lui.
Nel 2018, ad esempio, era stato invitato ad Atreju. In quell’occasione aveva urlato dal palco che “Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono dei sovvertitori,” e che “la rivoluzione sovranista deve partire dall’Italia.” Nello stesso anno Meloni aveva dato il suo appoggio a The Movement, il progetto di Bannon—naufragato miseramente—per federare i sovranisti d’Europa.
Con la caduta in disgrazia di Bannon tra processi, condanne e problemi economici, oggi i rapporti con Giorgia Meloni sono meno stretti. L’estremista americano ha comunque dato il suo endorsement a Fratelli d’Italia per le elezioni del 25 settembre, dicendosi convinto che vincerà.
Del resto, Bannon considera Fratelli d’Italia un “partito fascista”—e per lui “fascista” non è un’accusa, ma un complimento.
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