Per qualche settimana nel settembre del 1979 sono stato l’ombra di Lolo Pigalle. Era la spogliarellista più anziana del vecchio quartiere di Pigalle—ora non c’è più. Era una donna intelligente e raffinata, e per questo era molto rispettata. Per me, rappresentava una specie di lasciapassare. Entrare in un club con Lolo ti rendeva subito intoccabile. Mi facevano entrare ovunque.
Pigalle è sempre stato un quartiere pieno di cabaret, strip club, bordelli e sex shop; il Moulin Rouge è qui. Allo stesso tempo è tradizionalmente considerato una zona borghese, forse perché ci vivevano luminari del 19esimo secolo come Andre Breton e Pablo Picasso. La combinazione tra passato sconcio e presente altolocato dà a Pigalle un’atmosfera triste e un po’ oscura.
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Quando i miei genitori si sono trasferiti a Parigi dalla Tunisia all’inizio degli anni Settanta, sono andati a vivere a Barbès-Rochechouart, che è vicino a Pigalle. Non vivevo con loro ma andavo spesso a trovarli e vagavo per tutto il quartiere, soprattutto per Montmartre.
Ovviamente, da bravo parigino, entravo nei sex shop e sono anche andato a uno o due peep show. Oggi però, a causa del boom immobiliare degli ultimi decenni, non ci sono più le prostitute che aspettano di fronte alle porte degli alberghi del 18esimo arrondissement.
Quanto agli strip club però—non potevo e ancora oggi non posso permettermeli. Quell’autunno con Lolo mi sono reso conto che ci sono un sacco di uomini che si farebbero pelare per qualche carezza e uno spogliarello. Non l’ho mai capito.
Quello che ho scoperto immortalando questi luoghi era un mondo sinistro. Un mondo di miseria e sfruttamento. Magari c’è anche un aspetto più glamour, ma non l’ho visto. Penso che Pigalle abbia vissuto i suoi ultimi anni d’oro tra la fine del 19esimo e l’inizio del 20esimo secolo. E io sono arrivato tardi.
Il libro Eros Pigalle di Gilles Elie Cohen è stato pubblicato da Serious Publishing.
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