Guinea. Foto via Flickr/European Commission DG ECHO.
Il 21 marzo 2014 il governo della Guinea ha annunciato che nel paese è in corso un’epidemia di Ebola, una malattia particolarmente letale dato che al momento non esistono cure o vaccini (il tipo più mortale, l’Ebola-Zaire, ha un tasso di mortalità pari al 90 percento).
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Stando alle agenzie di stampa, finora l’epidemia in Africa occidentale avrebbe mietuto 121 vittime. L’organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha affermato di aver registrato un totale di 200 casi confermati o sospetti in Guinea e negli stati confinanti di Liberia e Mali. Keiji Fukuda, vice direttore generale dell’Oms, non ha nascosto la sua preoccupazione: “Si tratta di una delle epidemie più virulente con la quale ci siamo confrontati.” Le autorità sanitarie internazionali e locali, che hanno già predisposto cordoni sanitari e misure di prevenzione, non si aspettano che l’epidemia diventi globale e sottolineano che prendere l’Ebola è molto difficile, dato che serve un contatto diretto con i fluidi corporei del contagiato.
In Italia il Ministero della Sanità non ha preso sottogamba l’epidemia in corso in Africa. Con una circolare del 4 aprile inviata a Enac, Farnesina, Regioni, Croce Rossa e Ministero della Difesa, il Ministero ha “comunicato l’attivazione di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia.” Nel documento si evidenzia anche la necessità di controllare gli arrivi “diretti e indiretti”, soprattutto a Lampedusa. Pietro Bartolo, coordinatore sanitario dell’isola, ha detto all’Espresso che “i migranti arrivati in questi giorni provengono in gran parte dalla Libia, e questo dovrebbe escludere la presenza di portatori del virus Ebola. Ma in ogni caso è meglio stare con gli occhi aperti perché la situazione è drammatica e non è possibile procedere all’identificazione dei migranti che arrivano.”
Da diverse parti d’Italia stanno giungendo rassicurazioni in merito allo “sbarco” dell’epidemia nel nostro paese. Il coordinatore del centro profughi di Bolzano, ad esempio, ha dichiarato: “Sono state prese tutte le precauzioni necessarie e inoltre i profughi che vengono dai Paesi ‘a rischio’ hanno lasciato i rispettivi luoghi di nascita molto tempo prima che l’epidemia scoppiasse. L’Ebola ha un periodo d’incubazione di venti giorni. I profughi arrivati a Bolzano sono stati in viaggio per molto più tempo prima di sbarcare a Lampedusa.” Il comune di Pisa ha fatto sapere che in città, dove nei giorni scorsi sono arrivati una quarantina di migranti dall’isola, non c’è alcun “allarme Ebola”.
E fin qui ho parlato della realtà; su Internet e sui social network, infatti, la storia è nettamente diversa. Da almeno una settimana si è scatenata una caccia all’untore in cui l’Italia viene descritta come un paese in balia totale di “clandestini” ed “extracomunitari” che spargono il virus letale. Il tutto avviene con il silenzio complice delle autorità, che tacciono sul punto per non diffondere Il Panico tra la popolazione.
Tutto è iniziato non appena i vari siti complottari hanno rilanciato la nota del Ministero della Salute come se fosse un qualcosa di segreto, un documento che il Governo non vuole farci vedere ma che è stato scoperto grazie al fiuto paranoide. Presentandola come un bollettino dall’inferno la circolare diventa sicuramente allarmista—molto di più rispetto alle intenzioni originarie del Ministero—ma non è comunque sufficiente a sventare l’epidemia. La previsione di controlli più stringenti alle frontiere, infatti, “fa ridere, visto come viene affrontata l’invasione di clandestini.”
L’unica misura sensata per bloccare l’Ebola è quella suggerita in un incerto italiano dalla pagina Facebook Catena Umana: “BLOCCATE GLI SBARCHI, CHIUDETE LE FRONTIERE, O TENETELI IN QUARANTENA IN MARE O VOLETE DARE LA CITTADINANZA ANCHE ALL’EBOLA?”
Il tema delle frontiere violate dai “clandestini contagiati” è particolarmente sentito, tant’è che “persino il Marocco ha bloccato le frontiere e nessun africano può entrare.” Noi, che a differenza del Marocco siamo schiavi del “politicamente corretto”, non possiamo chiudere le Sacre Frontiere e siamo esposti all’Apocalisse. Renzi, insomma, deve muoversi prima che sia troppo tardi.
Per qualcuno, però, è già troppo tardi. Nella lettera di un’anonima “Madre Italiana”—pubblicata su vari blog e condivisa più di 8mila volte—si avverte che “ad oggi dal 19 di marzo 2014 sono 5 le NAZIONI, ribadisco 5 Nazioni colpite da EBOLA.” La situazione è già “fuori controllo” ed è questione di attimi prima che il virus arrivi anche da noi.
“Madre Italiana” spiega perché proprio l’Italia sia il target più appetibile: “abbiamo un servizio di taxi via mare EFFICIENTISSIMO D’ECCELLENZA, e con la DEPENALIZZAZIONE del reato di clandestinità siamo la meta più attraente del momento ora che offriamo vitto alloggio e vitalizio a chi ci porta in cambio regalini come la tubercolosi!”
Le caratteristiche ideali per il diffondersi dell’epidemia, continua l’autrice, ci sono tutte: “i migranti viaggiano stipati uno addosso all’altro per ore in mare e lo scambio di umori in quella situazione è più facile che mai e nei centri di accoglienza idem, IN QUELLE CONDIZIONI NE BASTA UNO INFETTO per portarci alla catastrofe.” Nell’articolo c’è anche spazio per l’immancabile complotto del Big Pharma: “i laboratori di diagnosi una volta che il virus avrà preso piede in Italia, saranno inutili. A meno che qualcuno non stia VENDENDO la salute pubblica MONDIALE a qualche azienda del settore, a beh allora!!! avanti tutta mare nostrum!!!!” Con tutta evidenza, dunque, c’è “un filo [che] ci lega alla morte ma non lo si recide. ALFANO E LORENZIN FATE QUALCOSA !!”
La politica però sembra ignorare la minaccia che viene dall’Africa. La denuncia dell’inazione parlamentare arriva da questo impagabile fotomontaggio—che ovviamente deve essere FATTO GIRARE!1 il più possibile per sventare la tragedia.
E mentre la politica sottovaluta criminalmente la minaccia biochimica, le persone in prima linea—i poliziotti—lanciano un accorato appello da Tumblr: “I poliziotti a stretto contatto con stranieri risulterebbero i più a rischio per il contagio… e allora mi chiedo: quando partirà una profilassi per tutelare tutti i colleghi più sottoposti a rischi? Si aspettano forse i primi contagi?”
La psicosi del contagio, secondo Vox News, avrebbe già varcato le Alpi. Un deputato dell’UDC svizzero (partito xenofobo noto per alcuni manifesti lievemente razzisti) avrebbe già chiesto di fare i controlli alla frontiere con l’Italia per tutelare la popolazione ticinese. La chiusura dell’articolo non potrebbe essere più chiara: “Se continuiamo con l’operazione Mare Nostrum, a breve, gli altri paesi europei, quelli sani di mente, ci metteranno in quarantena.”
Il culmine di questa caccia alle streghe probabilmente è stato raggiunto due giorni fa, quando il fantomatico sito CorriereSalute ha lanciato l’angosciante notizia del primo caso di Ebola registrato a Lampedusa—notizia di cui “ancora le tv non ne parlano.”
Questo il testo dello “scoop”: “Secondo alcune voci sul posto, alcuni individui presentano degli stati influenzali molto simili alla fase d’incubazione dell’ebola. Le autorità sanitarie insieme all’esercito stanno programmando l isolamento dell’isola in caso di contagio.Si pensa che tra altri extracomunitari sbarcati sulle coste siciliane, la possibilità di soggetti infetti e molto alta.”
La bufala, che ha avuto più di 20mila like, è poi stata rimossa in seguito a “sollecitazione da parte della sicurezza nazionale.” Ora sul sito si specifica che “nell’isola di Lampedusa non è presente nessun contagio” e che “le forze dell’ordine e il ministero stanno vigilando 24 ore su 24.”
L’Ebola è un virus che si presta benissimo a infiammare l’isteria complottista e causare slittamenti razzisti. I motivi sono svariati: anzitutto, non esiste una cura definitiva. Proprio per questo, mass media e cultura pop hanno usato a ripetizione l’Ebola come espediente narrativo per immaginare la fine della civiltà (soprattutto occidentale). Basta pensare a film apocalittici quali Virus letale (1995), in cui lo scenario è quello di una pandemia incontrollabile che nemmeno il governo più potente del mondo è in grado di arginare.
L’immagine di eserciti per strada e cadaveri ammassati alla rinfusa nelle metropoli si sovrappone e si mescola alla paura più pressante dell’“invasione” di migranti, che insieme ai corpi “ingombranti” e alla cultura diversa porterebbero anche le loro malattie “esotiche”. Come si vede dagli articoli e dai post riportarti sopra, il terrore per l’Ebola—un virus con cui non si può scendere a patti—deve essere necessariamente razionalizzato, in modo da farlo incarnare in un nemico a cui addossare la colpa. E in questo caso il “clandestino”, buono per ogni stagione ed evenienza, è il perfetto caprio espiatorio.
Insomma, il rischio che l’epidemia di Ebola raggiunga le coste italiane continua a essere molto remoto. Quello che sta accadendo nel sottobosco internettiano, tuttavia, dimostra inequivocabilmente come all’interno dei nostri confini sia in corso un’altra epidemia, ben più radicata e diffusa: quella del razzismo.
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