Ho visto la serie di Fabio Volo che dovrebbe rivoluzionare la comicità italiana

Negli anni le trasmissioni Discovery sono ciò che, televisivamente parlando, mi ha aiutato a conoscermi più di ogni altra cosa: è stato grazie a loro, ad esempio, che ho scoperto che niente—né il denaro né il potere—ha la forza per risvegliare il mostro capitalista dentro di me quanto il programma La nostra seconda casa al mare.

Da fan non ho quindi potuto non notare come ultimamente il gruppo abbia deciso di spingere sul panorama italiano mainstream con una certa forza, ingaggiando alcuni dei nomi più noti dell’intrattenimento nazionale tipo Maurizio Crozza e Roberto Saviano. E Fabio Volo.

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Quest’ultimo, a partire dal 9 novembre, sarà in TV come produttore e interprete di una serie comedy andata in onda in anteprima online già da sabato (qui).

La serie si chiama Untraditional e, a cominciare dal titolo, parte bella carica di aspettative. Gli episodi durano 50 minuti, che sono un’eternità per un prodotto comico, il suo autore rilascia interviste in cui parla di assoluta libertà creativa e viene anche da credergli, visto che nei credits appare con la dicitura “serie creata da”—un privilegio che in genere è visto da un normale sceneggiatore di serie italiane come una specie di folle miraggio autoriale-sei-pazzo-ma-chi-ti-credi-di-essere-smarmella-apri-tutto.

D’altronde Volo non ha intenzione di rinunciare alla sua autorialità, così mette subito in chiaro le cose e annuncia, con vitalità da bomber, che lui con questa serie si promette di essere “politicamente scorretto” e di “usare con trasparenza parole come cicciona.”

La serie si può riassumere in Fabio Volo Che Racconta Fabio Volo, un intreccio fittizio basato sulla sua vera quotidianità, in cui lui cerca di vendere una mini serie romantica da girare a New York e nel frattempo affronta gli sbattimenti giornalieri. A rendere il tutto più “vita di Fabio Volo, quella vera” ci sono diversi special guest nei panni di se stessi e alcuni personaggi non attori totalmente integrati nella serie, come Johanna, la moglie di Volo.

Comunque, sia dentro che fuori la puntata Volo ha citato piuttosto chiaramente i riferimenti internazionali di Untraditional, delle serie colosso della comicità americana come Louie e Curb Your Enthusiasm, che per quanto belle datate vengono ancora guardate come delle specie di totem del genere comedy che sarebbe meglio non fissare dritto negli occhi.

Ma Fabio non è un conservatore impaurito e ci prova. Infatti tutto in Untraditional si sforza di ricreare l’atmosfera di questo tipo di serie, dalle ampie vedute urbane/metropolitane al protagonista maschile vagamente depresso e maltrattato dal mondo. In alcune scene, come quella dell’esplorazione rettale, ci sono addirittura citazioni piuttosto evidenti, come il “tributo” alla famosa scena di Louie in cui Ricky Gervais fa una cameo come medico del protagonista.

Però non so se l’effetto sia quello sperato, perché ad esempio qui le differenze si notano parecchio. Nell’originale c’è sì l’espediente dell’esplorazione rettale—e fa molto ridere—ma dura pochissimi secondi, su una scena di diversi minuti che invece è tutta giocata sulla personalità fuori di testa di Gervais e il suo rapportarsi con il paziente diagnosticandogli l’AIDS per scherzo o schernirlo con frasi come “Mio Dio hai il pene più brutto che io abbia mai visto, e faccio il medico.”

Nella scena di Untraditional il perno nel gioco è semplicemente un dito che rimane a lungo nel sedere di una persona che non lo desiderava. Il che non è necessariamente malvagio, solo che svolazza molto più in area Massimo Boldi che in area Curb Your Enthusiasm.

Questa scena è in realtà un esempio abbastanza buono per capire più in generale i limiti di Untraditional, che aspira a rompere gli standard di una comicità televisiva italiana così edulcorata e priva di cinico realismo e punchline.

E infatti eccoci a questo tagliente dialogo con il suo agente in cui si discute per diversi lunghi minuti della larghezza della figa di Selvaggia Lucarelli e delle donne in generale prima e dopo un parto.

Ora, mi rendo conto che dovrei essere in alternativa o: a) divertita da una comicità senza peli sulla lingua né categorie protette bla bla; b) presa male perché dai ma che roba è etc etc. E forse è colpa mia che non ci arrivo.

È solo che l’unico sentimento che ho provato guardando la scena, è stata una specie di colpevole vergogna perché stavo assistendo contro la mia—e probabilmente loro—volontà a un dialogo fra due dodicenni alla scoperta della sessualità. Il problema con il concetto di politicamente scorretto è semplicemente questo: andrebbe aggiornato dopo le scuole medie. Il che non vuol dire che non si possano fare battute o monologhi o qualsiasi cosa carichi di volgarità, solo che in genere si prova a usarli per dire qualcosa in modo efficace e immediato, non per buttarli lì a fare numero come una scoreggia in un cinepanettone (come confronto sempre coi mostri sacri di cui sopra, valga questo video in cui Louis CK parla di quanto tempo ha aspettato prima di farsi una sega dopo i fatti dell’11 settembre).

In generale, in Untraditional, le relazioni con il genere femminile rimangono spesso un po’ difficili al nostro amico Fabio, che da Tenero Imbranato proprio non ne azzecca una. Ma se te ne vai in giro a chiedere a donne che ti sembrano ingrassate se per caso siano gravide—facendole, incredibile ma vero, arrabbiare—perché non scivolare anche su delle bucce di banana o anche solo direttamente urlare “bbbbbbbbuciodeculo” (cit.)? Mi sembra che si facciano un sacco di sforzi inutili, ma soprattutto inutilmente frustranti per Fabio, che poi ci rimane anche male.

Comunque nel frattempo piovono ospiti speciali da ogni dove, da Stefania Rocca a Giuliano Sangiorgi a Silvio Orlando a—attenzione—Quentin Tarantino. Questa forse è l’idea più riuscita della serie, perché Volo è riuscito a convincere tutti a prendersi in giro in un modo normale per una celebrità negli Stati Uniti, ma qui abbastanza inusuale.

Tutti interpretano delle versioni parodiche di se stessi e interagiscono col Volo della Fantasia regalandoci ricostruzioni delle sue creative dolciamare giornate milanesi fra malinconici sospiri e fan invadenti. Infatti ecco qui ritratto Fabio nella cosa che sicuramente fa più spesso in assoluto durante la sua giornata, anche nella vita reale, cioè camminare solo per Milano assorto e pensoso.

Un altro aspetto positivo è anche l’impostazione narrativa della puntata e della regia, che ha davvero un’aria più fresca e meno prossima alla morte del prodotto di fiction “standard” italiano. Questo, insieme alla fan base massiccia su cui il Nostro può chiaramente contare—ormai i romanzi li avranno pure finiti di leggere—di sicuro promette bene in termini di pubblico e ascolti. Magari un po’ meno in termini di gran ridere e rivoluzione della comicità in Italia, tant’è.

Ad ogni modo non vorrei spoilerare troppo questo pilota, quindi sorvolerò sul resto della trama limitandomi a dare voce a un interrogativo che funesta, lo so, chiunque abbia visto la puntata. In un’impennata di Arte a un certo punto c’è un momento molto enigmatico in cui Fabio Volo entrando dal suo medico incontra le Donatella in sala d’aspetto

I tre non si dicono nulla, si limitano a fissarsi e salutarsi. Ma perché sono lì? Chi sono le Donatella? Sono solo nella testa di Fabio Volo o sono visibili a tutti? Sono un presagio di qualcosa? Fammi sapere, Fabio, vorrei andare avanti con la mia vita.

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