Qualche settimana fa abbiamo parlato con il presidente dell’Associazione Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, che ci ha detto che le giovani italiane sono campionesse in disinformazione quando si tratta di sesso e connessi. Tra le altre cose, uno dei grandi errori consiste nel dimenticarsi che esistono antipatiche condizioni, che si chiamano malattie sessualmente trasmissibili (MST), che come mi pare piuttosto chiaro si trasmettono proprio con i rapporti sessuali.
Queste malattie sono anche molto diffuse, perciò è bene smettere di considerarle una cosa che “non capiterà proprio a me, e se mi capita sono uno sfigato,” ma una variabile da considerare se non si prendono precauzioni: dai dati divulgati a settembre di quest’anno dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, nel 2013 in Europa 385.000 persone hanno contratto la clamidia, 50.000 la gonorrea e 22.000 la sifilide—la sifilide, quella malattia mitologica che avevano Wilde e Baudelaire. Per non parlare del papilloma virus: l’80 percento delle donne italiane sessualmente attive ne è stata infetta per almeno un periodo della vita.
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Dato che sono questioni delle quali non si parla volentieri, abbiamo deciso di chiedere alla dottoressa Giulia Tiso, specializzanda in ginecologia al Policlinico di Milano, di fare un po’ di ordine in merito e sfatare qualche credenza molto, molto errata.
LE MST NON SONO DIFFUSE SOLO TRA I GIOVANI NÉ SOLO TRA LE DONNE
Per quanto sia vero che la diffusione massima si ha tra pazienti di età compresa tra i 15 e i 24 anni, “le malattie sessualmente trasmissibili interessano tutte le persone sessualmente attive, di qualsiasi età e sesso siano,” ci ha detto la dottoressa. La diffusione è più o meno pari tra i due sessi, con alcune differenze a seconda della malattia in questione. Un’altra questione che è bene tenere a mente è che le MST non sono malattie che si trasmettono per magia solo con il contatto genitale, ma dipendono dal contatto tra fluidi corporei. “Tra le pazienti gravide non è infrequente la diagnosi di MST (HIV, epatiti, sifilide) il cui contagio sia avvenuto per contatto sieroso per via iniettiva—anche in casi di tossicodipendenza.”
LE MALATTIE A TRASMISSIONE SESSUALE SONO PIÙ DI QUEL CHE CREDETE
Le tre MST più diffuse sono gonorrea, clamidia e sifilide. La gonorrea colpisce decisamente più spesso gli uomini, mentre la clamidia è “l’infezione vaginale sessualmente trasmessa più frequente.” Come altre MST, soprattutto quando si parla di apparato genitale femminile, la clamidia è nel 70 percento dei casi asintomatica—e questo significa che può causare danni senza che ce ne accorgiamo, oltre a essere pericolosa al momento della gravidanza, causando polmoniti e congiuntiviti nei neonati. Questo significa che anche se vi sembra di non avere niente che non va, i test per le MST li dovete fare. Sempre.
“Tra le malattie che possono essere sessualmente trasmesse non c’è solo l’HIV, ma anche l’HSV (l’herpes virus, come quello orale, ma ad infettare i genitali è un tipo diverso; può dare ulcere dolorosissime), chlamydia trachomatis (che può appunto causare una spiacevole malattia dell’occhio che si chiama tracoma), tricomoniasi.” Ma non solo: “Anche le epatiti possono anche essere trasmesse per via sessuale.”
E SOPRATTUTTO È FACILE PRENDERLE
“Una domanda che facciamo di prassi alle pazienti in Pronto Soccorso è se abbiano rapporti protetti,” mi ha detto la dottoressa. “Ma purtroppo per alcuni, per più di quelli che credi, la risposta è no: non usano il preservativo perché tra la popolazione sono diffuse altre strategie il cui fine è ‘proteggersi’ da un punto di vista solo contraccettivo—cioè per evitare la gravidanza: con la terapia ormonale, il coito interrotto o l’idea che ‘tanto ho il ciclo quindi non resto incinta’.”
Insomma, tendenzialmente il problema MST “non viene molto considerato,” sia da chi ha un partner fisso sia da chi ha rapporti occasionali. Scelta non proprio azzeccata, dal momento che alcune infezioni come l’herpes e la gonorrea sono altamente contagiose. “In generale, per tutte le MST è sufficiente un solo contatto,” affermazione che unita a quello che dicevamo poco sopra, ovvero che in alcune persone i sintomi delle MST non sono manifesti, rende pericolosamente facile contrarle.
“Certo, lo sviluppo dell’infezione dipende da una serie di fattori; sicuramente lo stato immunitario del soggetto è importante, ma il ruolo principale è dato dall’aggressività del patogeno.” Perciò, lo ripeto ancora una volta: magari il vostro sistema immunitario sta talmente bene che non avete ancora iniziato ad avere bruciori pelvici e fitte dolorose, ma l’unico modo per sapere se avete MST—e quindi se c’è possibilità di contagiare un partner—è fare i test.
LE MST POSSONO COMPROMETTERE GRAVEMENTE LA SALUTE
Il prurito, il bruciore, le perdite strane e maleodoranti possono già da sole farvi giurare che non farete mai più sesso in vita vostra, ma le MST possono anche dare esiti ben più gravi. “Prima di tutto, ci sono infezioni non guaribili: l’HIV non è guaribile, l’epatite C (HCV) è curabile ma difficilmente guaribile” (nonostante sembri che la ricerca si stia muovendo nella direzione giusta).
Anche in questo caso, un altro problema vero, e più infido ancora, viene con le infezioni che decorrono in maniera asintomatica: “per esempio, l’infezione della cervice uterina da Neisseria Gonorreae. In questi casi spesso si arriva senza nemmeno accorgersene a presentare quadri di infezione a livello della pelvi—utero, tube, strutture adiacenti—che oltre a essere gravi e necessitare spesso l’ospedalizzazione, possono dare come esito sterilità, dolore pelvico cronico, gravidanze tubariche (cioè nella tuba e non nell’utero, un evento molto pericoloso per il feto e anche, in alcuni casi, per la madre).”
LA CANDIDA NON È UNA MST, ANCHE SE È INFETTIVA
“La candida è un micete [un fungo] normalmente ospite della mucosa vaginale e su alcuni tessuti maschili, ma in certe condizioni può diventare infettivo dando un’intensa sintomatologia genitale,” mi dice la dottoressa. La candida quindi non è passata da un individuo all’altro, ma è naturalmente presente in tutti gli individui e in determinate condizioni di debilitazione può diventare un problema. “Le condizioni possono essere malattie croniche (HIV, diabete, obesità), assunzione di farmaci come antibiotici, contraccettivi orali, corticosterioidi, la gravidanza.”
L’HIV NON È MAI SPARITO
Se al momento dell’esplosione l’HIV era effettivamente più diffuso tra la popolazione omosessuale, e per ragioni storiche e sociali gay-AIDS era considerata un’equazione, oggi questo non è più vero. Secondo gli ultimi dati disponibili, che si rifanno al 2013, l’83,9 percento delle nuove diagnosi è causata da rapporti sessuali non protetti, e tra questi il 44,5 percento sono dovute a rapporti eterosessuali, contro il 39,4 percento di rapporti omosessuali.
Il contagio per passaggio di sangue infetto, invece, non è più così diffuso: se resta alto tra tossicodipendenti—che si passano la siringa—è invece drasticamente sceso in altri ambiti, grazie ai controlli obbligatori per il personale sanitario e per i donatori.
PAPILLOMA VIRUS NON È SINONIMO DI TUMORE
“Il Papillomavirus è un virus a trasmissione sessuale. Circa il 70 percento della popolazione ne è affetta.” Questo però non significa che il 70 percento della popolazione stia per sviluppare un tumore maligno. “Esistono diversi tipi di virus, di cui solo alcuni sono cancerogeni (i più frequenti sono HPV 16 e 18).” E anche in questo caso, non è detto che la situazione precipiterà. “In una minoranza di casi e a distanza di anni dall’infezione primaria i virus cancerogeni possono determinare lo sviluppo di un tumore maligno alla cervice uterina.”
Non è nemmeno detto che le alterazioni riportate sul referto si riferiscano alla presenza di HPV. “Il PAP test è un test citologico, cioè un test che va ad analizzare le cellule della cervice uterina—nel caso in cui queste alterazioni siano prodotte dall’HPV, è possibile distinguerle in lesioni infiammatorie (benigne, cioè non correlate al tumore), precarcinomatose (cioè alterazioni cellulari che precedono il tumore) o vere e proprie degenerazioni tumorali.” Ma anche nel momento in cui si evidenziano lesioni tumorali o pre-tumorali si può definirne l’esatta natura con test di II livello e intervenire—con il laser—prima che il tumore si sviluppi. Quindi sì, io sono la prima a essere andata in iperventilazione quando ho letto alterazione cellulare sul referto del pap test, ma poi è venuto fuori che mi ero scordata di evitare i rapporti per tre giorni prima della visita.
IL VACCINO PER IL PAPILLOMA VIRUS NON ANNULLA LE POSSIBILITÀ DI CONTRARRE L’INFEZIONE
“Il vaccino è protettivo nei confronti di alcuni dei tipi più frequenti di Papillomavirus cancerogeni. È sicuramente indicata la vaccinazione (meglio se prima dell’inizio dell’attività sessuale perché la paziente non è ancora venuta in contatto con il virus) perché riduce la percentuale di infezioni da parte di questi virus e quindi di tumori,” ma riduce non significa azzera. “Il PAP test va comunque effettuato perché il vaccino è contro i tipi più frequenti di virus che danno tumore, ma non contro tutti.” La Regione Lombardia, per esempio, permette l’esecuzione gratuita del test ogni tre anni a tutte le donne tra i 25 e i 64 anni.
Quindi no, a meno che conosciate di che tipo esatto di HPV è portatrice la persona con cui avete rapporti e sappiate di essere vaccinate esplicitamente per quel ceppo, non siete immuni. In ogni caso, anche se avete l’antitetanica, fate di tutto per tagliarvi con una lama arrugginita?
LA PILLOLA NON AUMENTA IL RISCHIO DI TUMORE NÉ DIRETTAMENTE IL RISCHIO DI CONTRARRE INFEZIONI
“Non è vero che la pillola contraccettiva aumenta il rischio di sviluppare tumori, anzi riduce il rischio di cancro endometriale, ovarico e del colon-retto, e non vi sono negli ultimi studi differenze significative nel rischio di cancro mammario.” Tuttavia, per quanto riguarda il rischio di infezioni, “non è la pillola che ne aumenta l’incidenza, quanto il fatto che le donne che utilizzano la pillola tendono ad avere più rapporti senza preservativo e quindi ad aumentare il rischio di contrarre infezioni.”
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