Perché il volto di Federico Aldrovandi continua a dare fastidio

Qualche anno fa avevamo scritto che il caso di Federico Aldrovandi, ucciso nel 2005 da quattro agenti della polizia, non è mai finito veramente. E questo perché sono in tantissimi a ricordare quel brutale omicidio, la battaglia della famiglia per arrivare alla verità e ottenere giustizia—giustizia che, purtroppo, è arrivata solo parzialmente—e a portarne avanti la memoria.

Tra questi ci sono i tifosi della Spal, la squadra di calcio di Ferrara tornata di recente in serie A, che espongono regolarmente una grande bandiera con il volto di Aldrovandi. Tendenzialmente, quella bandiera non ha mai creato problemi. Ma all’inizio di dicembre è cambiato qualcosa: all’Olimpico, dove era in programma la partita contro la Roma, quel vessillo non è stato fatto entrare. In risposta, il settore ospiti è rimasto in completo silenzio per 90 minuti.

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La Questura di Roma ha fatto poi sapere che “per far entrare la bandiera era necessaria una richiesta da presentare tre giorni prima,” e che dunque “non era autorizzata in quanto nessuno aveva chiesto l’autorizzazione per l’ingresso.” Al di là del tecnicismo della spiegazione, l’episodio ha destato non poche polemiche e prese di posizione.

Ilaria Cucchi ha reagito su Facebook, scrivendo che “senza di lui io non sarei mai arrivata fin qui. Roma è la mia città, ed io amo la mia città, ma io sto con Aldro.” Anche il padre di Aldrovandi, Lino Aldrovandi, ha scelto il suo profilo sul social network per stigmatizzare il divieto. “In quello che fanno questi ragazzi meravigliosi non c’è d’aver paura di chissà quale lesa maestà,” ha scritto. “Ci insegnano invece molto.”

Per non far passare la notizia in sordina, cioè relegarla alla sola sfera calcistica, le critiche si sono presto trasformate in una campagna di mobilitazione—online e offline—chiamata #FedericoOvunque. ACAD, l’Onlus contro gli abusi in divisa attiva dal 2014, ha lanciato infatti un appello a “tutta la collettività a partire dalle tifoserie e dalle curve” per “esporre ove sia possibile l’immagine di Federico Aldrovandi con striscioni, magliette, foto, bandiere e qualsiasi mezzo.”

Le adesioni sono state numerose, e nel corso delle ultime due settimane il volto di Aldrovandi è apparso dentro e fuori dagli stadi, sia sugli spalti che per le strade delle città italiane. Si è partiti il 5 dicembre 2017, all’Olimpico, dove i tifosi della Roma hanno esposto uno striscione durante la partita di Champions League contro il Qarabağ.

Successivamente, molte altre tifoserie hanno fatto lo stesso—a partire da quella della Spal, per arrivare agli ultras greci dell’Aris Salonicco. A Foggia, inoltre, un arbitro si è messo un’immagine di Federico nel taschino.

In alcuni frangenti, tuttavia, non c’è stata alcuna tolleranza nei confronti degli striscioni con il ritratto di Aldrovandi o con frasi che lo ricordassero. Il 17 dicembre, in occasione di Atalanta-Lazio, uno striscione con la scritta “Federico Aldrovandi ovunque” non è stato fatto entrare allo stadio. Altrove sono addirittura scattate sanzioni.

Dopo Siena-Prato, partita di prima divisione disputatasi il 16 dicembre, gli ultras di entrambe le squadre hanno denunciato il comportamento delle forze dell’ordine: “Ad inizio secondo tempo,” sostengono i tifosi del Prato, “alcuni steward e poliziotti in divisa e non, dopo aver strappato un drappo di Aldrovandi dalla curva del Siena, sono entrati nel nostro settore intimandoci (pena il DASPO) di levare lo striscione con la foto di Aldrovandi.”

In merito a quanto accaduto a Siena, questa settimana il giudice sportivo ha deciso di multare le due squadre perché le tifoserie avrebbero esposto “uno striscione di contenuto provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine.” Nonostante non sia specificato nel provvedimento, l’immagine di Aldrovandi era l’unica immagine interpretabile come tale.

Tre tifosi del Parma, invece, sono stati sanzionati dalla polizia per “coreografia non autorizzata”—un’accusa scattata per aver sollevato una serie di cartelloni con il volto di Federico nella pausa tra il primo e il secondo tempo di Ternana-Parma, che si è giocata lo scorso 8 dicembre. ACAD ha duramente criticato questi provvedimenti, affermando che “la questura di Terni parla in maniera generica di provvedimenti senza menzionare l’oggetto vero della questione: l’iniziativa per Federico Aldrovandi a cui la tifoseria del Parma come tantissime altre tifoserie ha aderito.”

A seguito di quest’ultimo provvedimento, Lino Aldrovandi ha voluto esprimere la sua amarezza e dare “un abbraccio a chi ha pensato a Federico con la sua immagine da vivo.”

A distanza di 12 anni dalla sua morte, il volto di Federico Aldrovandi continua a interrogare in profondità le autorità italiane, e sotto un certo punto di vista è ancora estremamente “provocatorio.” Il padre lo ha spiegato così: “quello sguardo di Federico, severo a guardarci dentro, forse fa paura alle coscienze di tanti e credo che non lo smetterà mai.”

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